“E adesso vi invito a fare una cosa: chiudiamo gli occhi; immaginiamo quella scena lì, sulla riva del fiume, Giovanni battezzando e Gesù che passa. E sentiamo la voce di Giovanni: ‘Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo’. Guardiamo Gesù e in silenzio, ognuno di noi, dica qualcosa a Gesù dal suo cuore, in silenzio“: così Francesco ieri pomeriggio alla parrocchia del Sacro Cuore, in via Marsala. E’ la prima volta che il Papa gesuita invita il popolo a eseguire uno degli “esercizi” tipici di Ignazio di Loyola. Nei primi commenti il dettaglio dei riferimenti.
Francesco detta al popolo un esercizio di Ignazio
19 Comments
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L’esercitazione che Ignazio nel libro degli Esercizi spirituali (1548) propone per il 1° giorno della Terza settimana, che prende ad argomento l’Ultima Cena, ha questa scansione: “Il primo punto è vedere le persone presenti alla Cena […]. Il secondo: udire quel che dicono […]. Il terzo: guardare quel che fanno …]. Terminare con un colloquio con Cristo”. “Chiudiamo gli occhi” dice Francesco, “immaginiamo”, “sentiamo la voce di Giovanni”, “guardiamo in silenzio”, “ognuno dica qualcosa a Gesù”. La scansione di Ignazio è seguita alla perfezione.
Mi pare che Ignazio non inviti mai a chiudere gli occhi ma dice parole equivalenti: suggerisce di “vedere le persone con la vista immaginativa”, gli occhi chiusi sono dunque un presupposto. A meglio “contemplare o meditare” consiglia al paragrafo 79 di “privarsi di qualsiasi luce chiudendo finestre e porte”.
Avevamo già visto Francesco che invitava la folla a gridare, dicendo “non sento, più forte”. O che la chiamava a riflettere, a pregare in silenzio, a fare un “proposito”, a prendere un impegno: “Questo facciamolo oggi”. Oggi preghiamo “per quelli con i quali siamo arrabbiati”. Il 2 giugno aveva rivolto questo invito dopo l’Angelus: “Facciamo insieme, adesso, in silenzio, una preghiera per i caduti, i feriti e i loro familiari”. Dopo l’esercizio ignaziano di ieri sappiamo che vi sia dietro quelle “monizioni”. Immagino che ne vedremo ancora, di più impegnative.
Benvenuto.
“non sento, più forte”.
Mi ricorda tanto il modo di fare di certi preti, che pongono delle domande ai bambini, e alle loro timide e incerte risposte li invitano a gridarle.
La frase è identica: “non sento, più forte”.
Ammetto di non conoscere per nulla gli Esercizi Ignaziani: sono lieto che Luigi me li chiarifichi non appena il papa ci introduce in essi.
Spero che molto cortesemente il nostro padrone di casa continuerà a farlo.
Ciao a tutti.
Ti consiglio un’edizione degli Oscar Mondadori, dove la traduzione è di Giovanni Giudici ed è ottima. Dev’essere ancora in commercio.
Città sul monte aperta a tutti. Ieri all’angelus Francesco aveva fatto questa applicazione dell’immagine dell’agnello alla Chiesa: “Essere discepoli dell’Agnello significa non vivere come una “cittadella assediata”, ma come una città posta sul monte, aperta, accogliente, solidale. Vuol dire non assumere atteggiamenti di chiusura, ma proporre il Vangelo a tutti, testimoniando con la nostra vita che seguire Gesù ci rende più liberi e più gioiosi“.
FABRICIANUS
Dai un’occhiata qui:
http://www.francescoocchetta.it/?
E’ il blog del gesuita P. Occhetta scrittore di Civiltà Cattolica,.
Pubblica sempre cose interessanti.
Wowwww!!!!
Luigi che aiuta i suoi condomini a camminare e comprendere
la logica degli esercizi ignaziani,
per come viene apparendo
e nell’approccio di papa bergoglio.
Wowwwwwwwwwww!!!!
Bene Bis !!!!!!
Grazie Luigi.
Ciao Nino, grazie mille.
Scusate, non vorrei disturbare, ma ho visto questo istruttivo documento sul background liturgico di Bergoglio:
http://www.youtube.com/watch?v=ZiHQ2hnwwuM
e sarei curioso di sentire che cosa ne pensano i frequentatori di questo sito.
(I due vecchi che ballano il tango, dal minuto 26:40 in poi, sono anche bravi tecnicamente, ma tutto l’insieme è di una tristezza che quando l’ho visto mi sarei messo a piangere)
lei non è cosi vecchia… una mazurka è più vivace infatti, ma in Argentina sarebbe un reato 🙂
In effetti mi sembra che da quando e’ diventato Papa sia piu’ allegro, trasmette gioia. A me invece ha fatto tanta tenerezza la processione iniziale: l’ uomo altissimo vicino al bassetto, la vecchina… E tutti i fedeli presenti…. un ordinario pastore in mezzo al suo ordinario popolo un po’ scalcagnato… Si capisce da dove vengono e da cosa nascono tante cose.
Condivido la tristezza di Franti.
L'”odore delle pecore” non si può annusare in altri momenti e in altri luoghi?
Più che la messa, sembrava un raduno dell’Auser.
Luigi Franti, francamente non capisco. Se quella comunità è fatta di QUELLE persone, che bisognava fare, nasconderle e mettere al loro posto dei figuranti?
Beh, tanto per cominciare si doveva evitare quel tango, che non so che senso avesse, ma se ne aveva uno era certamente sbagliato. Non ho nulla contro i vecchi che ballano/guardano ballare, ma fa tanto Auser (e non ha niente a che fare con la messa).