Primo “venerdì della misericordia” di Papa Francesco, che oggi pomeriggio ha visitato senza preavviso, nella periferia romana, una casa per anziani e un’altra per persone in stato vegetativo. Nei commenti l’informazione fornita dal portavoce vaticano e un mio commento volante.
Francesco dagli anziani e dai malati non coscienti
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Nota del portavoce. Oggi pomeriggio, verso le ore 16,00, il Santo Padre si è recato in visita privata presso la Casa di riposo Bruno Buozzi in Via di Torre Spaccata, 157, dove sono ricoverati 33 anziani. Grande sorpresa e gioia tra gli ospiti della Casa in quanto la visita non era stata annunciata. Il Papa li ha incontrati uno ad uno, soffermandosi a parlare con ognuno.
Sei non coscienti. Prima di ritornare in Vaticano ha visitato anche Casa Iride, dove abitano 6 malati in stato vegetativo. Casa Iride non è organizzata come un ospedale, ma come una casa famiglia dove i degenti possono essere assistititi continuamente dai familiari. Erano le 17,15 quando il Papa ha preso la via del ritorno verso il Vaticano.
Ancora la nota del portavoce. Queste visite fanno parte dell’iniziativa “I venerdì della misericordia” in cui il Papa si riserva di compiere un’opera di misericordia esemplare. In particolare, in questa occasione, Papa Francesco ha voluto evidenziare, contro la “cultura dello scarto”, la grande importanza e preziosità delle persone anziane, dei nonni e dall’altra il valore e la dignità della vita in ogni situazione.
Qui alcune foto di questo “venerdì della misericordia”: http://www.iubilaeummisericordiae.va/content/gdm/it/news/evidenza/2016-01-15-pcpne.html
Mio commento. Quello di oggi è il primo dei cinque “segni” che Francesco “compirà in modo simbolico raggiungendo alcune ‘periferie’ esistenziali per dare di persona testimonianza della vicinanza e dell’attenzione ai poveri, ai sofferenti, gli emarginati e a quanti hanno bisogno di un segno di tenerezza”: questo era stato il 5 maggio scorso l’annuncio che ne aveva dato l’arcivescovo Rino Fisichella. Si tratterà – aveva detto Fisichella – di momenti che avranno “un valore simbolico”, cioè di messaggio, tipo le lavande dei piedi del Giovedì Santo, ma non saranno di esclusiva competenza del Papa: verrà chiesto ai vescovi e ai sacerdoti di compiere nelle loro diocesi e parrocchie “lo stesso gesto in comunione con il Papa perché a tutti possa giungere un segno concreto della misericordia e della vicinanza della Chiesa”.
Perchè la riservatezza. Il calendario del Giubileo colloca i cinque segni nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile e giugno del 2016: sono indicati i mesi ma non i giorni nei quali verranno compiuti. E’ verosimile prevedere che questi cinque appuntamenti si porranno come parabole – o messaggi – riassuntivi dell’Anno Santo. Da me interpellato Fisichella lo scorso settembre motivò la riservatezza sui cinque segni sia con il rispetto per le persone destinatarie degli stessi, sia con l’esigenza di garantire una ragionevole la libertà di decisione del Papa, che potrebbe optare per un gesto o un altro “anche al momento e su suggerimento delle circostanze che avessero a verificarsi”: poniamo per particolari emergenze riguardanti le categorie cui sono indirizzate le opere di misericordia antiche e nuove.
Rileggere la bolla. Trovo di grande interesse questa finestra giubilare dei segni di misericordia, specie nella sua proiezione pedagogica verso i vescovi e le comunità locali. Nella bolla di indizione del Giubileo, Misericordiae Vultus, pubblicata l’11 aprile 2015, c’è un paragrafo, il 15°, che può aiutare a intendere la ricerca dei “segni” che il Papa e i suoi stanno conducendo. In esso si legge: “È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse saremo giudicati: se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero (cfr Mt 25,31-45). Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. In ognuno di questi ‘più piccoli’ è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura”.
Questo segno del Papa, non so perché, è la cosa che mi ha toccato di più di tutto il pontificato di Papa Francesco.
Mi fa capire meglio il significato dell’Anno Santo: essendo un esempio, mi coinvolge più dei discorsi; inoltre mi piace la chiamata a vescovi e sacerdoti, questa visita del Papa è un gesto radicato nella Chiesa (a volte con Giovanni Paolo II mi sembrava che la Chiesa fosse un passo indietro a lui; ora mi rendo conto di quanti uomini sacerdoti santi ho incontrato nei confessionali e nelle parrocchie in cui sono stato).
Mi piace pure che lo abbia fatto qui a Roma, come vescovo di Roma.
“In ognuno di questi ‘più piccoli’ è presente Cristo stesso.
La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura”.
Tanto arrabattarsi, tanto fare il Werther, tanto spaccare il capello in quattro, tante menate devote, e poi ce l’ho sotto il naso, davanti al naso, ce l’ho CON ME.
Forse è proprio questo che mette addosso una fifa cane, e spinge a sperticarsi in fughe di mille tipi diversi.
Questa “visita” ha la capacità di mettere in discussione il mio modo di consumare il tempo che la giornata e l’intera vita mi mette a disposizioni; mentre nella mente risuona l’eco delle parole “ogni volta che l’hai fatto o non l’hai fatto al più piccolo….”
Non provo la fifa cane di Lorenzo, ,ma piuttosto un senso di colpa e di frustrazione; e penso: “che sia la volta buona?”.
Ho letto che i papi del 1600 durante il.giubileo lavavano i piedi ai pellegrini.