Prima decisione del Papa nuovo riguardante il governo, così annunciata oggi da un comunicato della Segreteria di Stato (e dunque questa, almeno formalmente, non è stata scavalcata): “Il Santo Padre Francesco, riprendendo un suggerimento emerso nel corso delle Congregazioni Generali precedenti il Conclave, ha costituito un gruppo di Cardinali per consigliarlo nel governo della Chiesa universale e per studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica Pastor bonus sulla Curia Romana. La prima riunione collettiva del gruppo è stata fissata per i giorni 1 – 3 ottobre 2013; Sua Santità è tuttavia sin d’ora in contatto con i menzionati Cardinali“. – Nel primo commento l’elenco dei magnifici otto e nel secondo una mia lettura.
Francesco chiama otto cardinali a consigliarlo nel governo
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Gli otto cardinali che consiglieranno il Papa sono: Giuseppe Bertello (Governatorato dello Stato della Città del Vaticano), Francisco Javier Errázuriz Ossa (emerito di Santiago de Chile), Oswald Gracias (di Bombay), Reinhard Marx (di München und Freising), Laurent Monsengwo Pasinya (di Kinshasa), Sean Patrick O’Malley (di Boston), George Pell (di Sydney), Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga (di Tegucigalpa) con funzione di coordinatore, più il vescovo Marcello Semeraro di Albano con funzione di segretario.
Mi fa strano che si vedano solo a ottobre, come non ci fosse fretta al mondo. E invece penso che fretta vi sia. Immagino dunque che la consultazione personale sia già attivata – stante anche l’accenno del comunicato al fatto che il Papa è “sin d’ora in contatto” con loro – mentre quella collettiva avverrà quando sarà matura. Come a dire che sulle singole decisioni di governo li sente uno a uno, mentre per questioni di quadro o di programma – poniamo: la riforma della Curia – li consulterà collettivamente e, magari, dopo apposita istruttoria. – Altra osservazione: il giugno scorso Benedetto aveva consultato sulla governance curiale cinque cardinali di diversi paesi che erano: George Pell, Marc Ouellet, Jean Louis Tauran, Camillo Ruini, Jozef Tomko. Di loro solo George Pell è presente ora nel nuovo consiglio. A Papa nuovo, nuovo consiglio.
Un’altra osservazione che forse si può fare riguarda il rilievo preminente dell’America: 3 su 8, uno dei quali coordinatore del gruppo e un altro, in quanto emerito, forse con più tempo a disposizione per dedicarsi a questo compito.
Inoltre due dei cinque cardinali consultati da Benedetto XVI erano curiali, qui c’è il solo Bertello (che poi a rigore non fa parte della curia in senso stretto).
C’è un passaggio della nota – “consigliarlo nel governo della Chiesa universale” – che mi lascia sospettare che la Segreteria di Stato venga ridimensionata eccome. Finora il primo interlocutore del Papa su questo fronte è sempre stato il segretario di Stato
“La vita è come è”, non va “truccata” ma affrontata direttamente “senza paura” e senza cedere alla tentazione di lamentarsi e basta,ha detto Papa Francesco nella messa celebrata, la mattina di sabato 13 aprile, nella cappella della Domus Sanctae Marthae. Tra i presenti, come si legge in un articolo dell’Osservatore Romano, il direttore dei servizi di sicurezza e protezione civile Domenico Giani con i familiari, agenti del corpo della Gendarmeria e dei Vigili del fuoco, la madre di monsignor Alfred Xuereb e alcuni disabili che stanno partecipando a un convegno in Vaticano. Nel passo degli Atti degli apostoli (6, 1-7), proclamato nella prima lettura, “c’è un pezzo – ha spiegato il Pontefice – della storia dei primi giorni della Chiesa: la Chiesa cresceva, aumentava il numero dei discepoli”, ma “in questo momento incominciano i problemi”. Infatti, “quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica” perché nell’assistenza quotidiana venivano trascurate le vedove. “La vita – ha proseguito – non è sempre tranquilla e bella” e “la prima cosa che fanno è mormorare, chiacchierare uno contro l’altro: “Ma, guarda, c’è questo …”. Ma questo non porta ad alcuna soluzione, non dà soluzione”. Invece “gli apostoli, con l’assistenza dello Spirito Santo, hanno reagito bene. Hanno convocato il gruppo dei discepoli e hanno parlato. È il primo passo: quando ci sono difficoltà, bisogna guardarle bene, prenderle e parlarne. Mai nasconderle. La vita è così. La vita bisogna prenderla come viene, non come noi vogliamo che venga”. È “un po’ – ha detto Papa Francesco ricorrendo a una metafora efficace e a lui cara – come il portiere della squadra, no?, che prende il pallone da dove viene. Questa è la realtà”. Gli apostoli, dunque, “hanno parlato tra loro e hanno fatto una bella proposta, una proposta rivoluzionaria, perché hanno detto: “Ma noi siamo gli apostoli, quelli che Gesù ha scelto”. Ma quello non basta. Si sono accorti che il primo loro dovere era la preghiera e il servizio della Parola. “E per l’assistenza quotidiana alle vedove, dobbiamo fare un’altra cosa””. Così “hanno deciso di fare i diaconi”. “Una decisione – ha aggiunto il Papa – un po’ rischiosa in quel momento. Ma lo Spirito Santo li ha spinti a fare quello. Lo hanno fatto. Hanno scelto i diaconi, decisi. Non hanno detto: “Ma, domani vedremo, pazienza”. No, no. Hanno preso la decisione e il finale è tanto bello: “E la Parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente”. È bello. Quando ci sono i problemi, bisogna prenderli e il Signore ci aiuterà a risolverli”. Così “non dobbiamo avere paura dei problemi. Gesù stesso dice ai suoi discepoli: sono io, non abbiate paura, sono io! Sempre. Con le difficoltà della vita, con i problemi, con le nuove cose che dobbiamo prendere: il Signore è là. Possiamo sbagliare, davvero, ma Lui è sempre vicino a noi e dice: hai sbagliato, riprendi la strada giusta”. Un problema, ha detto il Papa, non si risolve se ci si limita a dire “a me non piace” e si comincia “a mormorare o a chiacchierare”. E “non è un buon atteggiamento quello di truccare la vita, di fare il maquillage alla vita. No, no. La vita è come è. È la realtà. È come Dio vuole che sia o come Dio permette che sia. Ma è come è, e dobbiamo prenderla come è. Lo Spirito del Signore ci darà la soluzione ai problemi”.
http://www.lastampa.it/Page/Id/1.0.1848794354
Anche a me ha stupito la data così lontana fissata per la prima riunione collettiva. Ma, in effetti, se Francesco vuole procedere a dei cambiamenti senza grandi clamori immediati – come sembra -, potrebbe essere verosimile che alla riunione collettiva di Ottobre si arriverà per tirare le fila e deliberare sul lavoro (delicato e perciò discreto) svolto nei prossimi mesi. Guardando alla composizione del consiglio, mi sembra ancora più importante, invece, il fatto che tutta la Chiesa universale venga rappresentata: Europa (tedesco, italiano), Asia (indiano), Oceania (australiano), Africa (congolese), America del Nord (statunitense) del Centro (honduregno) e del Sud (cileno). Della serie: uno decide (siamo ‘apostolici romani’ – o no?), ma dopo aver ascoltato veramente tutti (siamo ‘cattolici’ – o no?). Mi sembra, poi, che questa volontà di rimettersi in ascolto profondo delle grandi aree culturali del cattolicesimo sia il filo rosso che leghi insieme l’ultimissimo Benedetto XVI, il Conclave e i primi passi di Francesco, il modo giusto in questo momento per affrontare difficoltà e problemi che richiedono approfondite discussioni (e non maldicenze) tra culture diverse della stessa umanità – soprattutto se si è aperti a qualche “proposta rivoluzionaria” dello Spirito…
PS riferimento per nulla velato all’omelia di stamattina (grazie Sara1!), la quale diventa una chiave ermeneutica ‘esplosiva’ se letta insieme all’odierna decisione
Andreacs concordo e preciso: la Segreteria di Stato è ridimensionata, ma non scavalcata. E questo si può dire di tutta la Curia.
Il Padre Lombardi ha detto che il gruppo degli otto cardinali avrà funzioni consultive ma “chi aiuta effettivamente il Papa a governare la Chiesa giorno per giorno con le diverse competenze che sono assegnate è la Curia Romana (…); questo mi sembra utile a dire per evitare discorsi non pertinenti di messa in secondo piano del servizio della Curia o di diminuzione delle sue responsabilità; con la nomina degli otto cardinali il Papa dimostra che vuole continuare a sentire la voce della Chiesa delle diverse parti del mondo e quali consigli gli possono per il governo della Chiesa universale”.
Scusate come scrivo, ho il polso destro un po’ fratturato (niente di grave). A me sembra che la prima riforma papa Francesco l’abba già fatta, nel momento in cui ha cominciato a celebrare ogni mattina a Santa Marta invitando dipendenti del Vaticano. Come dire, ha cominciato la nuova evangelizzazione da casa sua.
Il coordinatore del gruppo: “Con il Papa affronteremo tanti argomenti. Sicuramente anche tutti i temi che riguardano lo IOR, oltre che la riforma della Curia. Non abbiamo ancora avuto modo di confrontarci in riunioni preliminari ma penso che parleremo molto anche di ciò di cui si è discusso durante le congregazioni pre-conclave. Queste, a Tgcom24, le parole del cardinale salesiano honduregno Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, coordinatore del gruppo di otto cardinali consiglieri istituito da Papa Francesco. Sicuramente aiuteremo il Papa in tutto quello che lui ci chiederà, gli daremo soprattutto informazioni di prima mano su alcune situazioni che non sempre si conoscono abbastanza. Possiamo dargli, in contatto con le varie Conferenze Episcopali, altre prospettive rispetto a quelle che arrivano alla Santa Sede. Credo che il Papa guardi al futuro con grande fede, coraggio e decisione. Abbiamo grande speranza, ma noi e lui abbiamo bisogno anche di grandi preghiere”.
Quando avvengono fatti epocali,
come quelli che stanno succedendo in Vaticano dopo l’avvento (si può dire?) di Papa Francesco, quelli che fanno delle considerazioni (anche terra – terra, come quelle che fa il sottoscritto), prima ancora di esprimerle vengono emozionati. Provano cioè delle emozioni.
Una delle prime emozioni che ho provato quando ho visto affacciarsi al balcone Papa Francesco dopo la sua elezione è stata quella di vedere un Profeta. Che parla con parole semplici ma che esprime dei concetti pesantissimi (sopportabili da coloro che sono abituati ai pesi).
Altra impressione che ho provato è stata quella di pensare che, il Profeta di cui sopra, sappia anche un po’ leggere nei cuori, specie di coloro che gli stanno vicini.
Tutto questo per dire che, dato per scontato che il potere finisce per “inquinare” (poco o tanto che sia) tutti gli uomini che lo esercitano per un certo periodo, questo Profeta, mescolando le carte del potere, sta offrendo l’opportunità a coloro che hanno portato fino ad ora il peso del potere, di disintossicarsi.
Troppo sincero e puerile? Può darsi…
@Luigi, avevo notato la tua finezza nell’uso del termine “scavalcare”. La mia osservazione era legata più alla diplomazia mediatica dell’impareggiabile padre Lombardi. In effetti, nella stringata nota della Segreteria di Stato si parla chiaramente di “governo della Chiesa” come incarico per la commissione e Lombardi sottolinea invece l’espressione “governare la Chiesa giorno per giorno” come prerogativa per la curia. La commissione, in questo senso, sembrerebbe essere focalizzata quindi sul governo strategico di medio-lungo periodo, aspetto che è da sempre (e lo resta ancora perché l’ultima parola spetta a lui) di competenza esclusiva del Papa. Sta di fatto che in questo i consiglieri più stretti sono stati tradizionalmente il segretario di Stato e i prelati di curia, mentre ora la prospettiva cambia. E Maradiaga dà un indiscutibile colpo di grazia: “dare informazioni di prima mano” e tenere i contatti con le Conferenze episcopali era palesemente compito del Segretario di Stato e della sua rete di nunzi che ora, quindi, possono considerarsi – appunto – ridimensionati nel monopolio del loro rapporto col pontefice
Si vede che il Papa ha una paura matta (e a ragione) di rimanere isolato: Non vuole lasciare Santa Marta, il gruppo dei cardinali… Informazioni filtrate = manipolazione.
Non c’è più Ruini, finalmente !
Buona domenica !
Roberto 55
Che papa particolare!! Non finisce mai di stupirci. Questa mossa ferina e lungimirante, di buon senso, è davvero rivoluzionaria.
Otto Apostoli [numero cabalistico che dice tutto] sguinzagliati per l’intero ecumene sono una garanzia anche per quel popolo di Dio lontano dal cuore pulsante -rappresentato dalla curia romana- malato, sclerotizzato e sclerotizzante che andava “curato” e, se necessario,amputato nelle sue parti necrotizzate. Una decisione dirompente studiata a mestiere, forse suggerita dallo Spirito Santo anche, e non da ultimo, per mettere sotto la lente eventuali misfatti che accadono – perché accadono e non solo nella curia malata-anche nell’anfratto più remoto dell’ecumene. Forse non ce ne rendiamo conto perché siamo di casa, abbiamo il papa sempre con noi. Ma nelle lontane Americhe, in Asia, Africa Oceania, sono isolati e come ben dice il proverbio “quando il gatto non c’è i sorci ballano!”. Molte sono le defezioni, le più disparate, anche tra i religiosi a livello morale ed etico, e non da ultimo un’osservazione più attenta anche circa le violenze sui cristiani in medio ed estremo oriente era necessaria..
Occorreva aprire più finestre sull’universo: due soli occhi e due sole orecchie vedono e odono ben pochino e malamente, ma 18 occhi e altrettante orecchie la possibilità di di sbagliare è un tantino più remota….importante che siano occhi limpidi, non strabici, o miopi, o daltonici… ma non lo credo!!
[…] Commenta Luigi Accattoli, decano dei vaticanisti italiani: Mi fa strano che si vedano solo a ottobre, come non ci fosse fretta al mondo. E invece penso che fretta vi sia. Immagino dunque che la consultazione personale sia già attivata – stante anche l’accenno del comunicato al fatto che il Papa è “sin d’ora in contatto” con loro – mentre quella collettiva avverrà quando sarà matura. Come a dire che sulle singole decisioni di governo li sente uno a uno, mentre per questioni di quadro o di programma – poniamo: la riforma della Curia – li consulterà collettivamente e, magari, dopo apposita istruttoria. […]
Segnalo questa presentazione del discorso che papa Francesco ha fatto l’altro ieri alla commissione biblica:
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-bibbia-illuminata-dal-magistero-6238.htm
È consolante sentire che, con buon senso, l’attuale papa su questo versante ripete pari pari il magistero di Benedetto XVI.
Bell’articolo, grazie Franti. Mi piace sentire papa Francesco ribadire un concetto fondamentale ed è questo :”Non basta leggere la Sacra Scrittura…Occorre collocarsi nella corrente della grande Tradizione che, sotto l’assistenza dello Spirito Santo e la guida del Magistero, ha riconosciuto gli scritti canonici come Parola rivolta da Dio al suo popolo e non ha mai cessato di meditarli e di scoprirne le inesauribili ricchezze».
Et aggiunereri a coronamento di tale concetto imprescindile un piccolo particolare : l’Obbedienza che postula amore e timore di Dio senza la quale non può esistere alcuna processione [Spirito Santo; Sacra Scrittura, Tradizione, Magistero e infine la Verità e tutta intera!]
Perché, vedi Franti, come dice San Giacomo: anche i diavoli credono in Dio e lo temono, ma non Gli obbediscono. Così i cristiani i i quali credono in Dio e lo temono ma non gli obbediscono….proprio come i diavoli!
Obbedienza dunque in primis a Dio in Cristo nello Spirito Santo e alla Chiesa: mater et magistra!
Per intendere la mossa di Papa Francesco sono necessari molti rimandi, a partire quantomeno dalla conferenza PER UNA RIFORMA DEL PAPATO dell’arcivescovo di San Francisco J.R.Quinn – Oxford 29/06/1996 – fino a oggi, attraverso una serie di suggerimenti che Alberto Melloni riassumeva così, a braccio, in un’intervista all’indomani dell’elezione di Papa Francesco: “Un organo nuovo, per un ruolo di comunione. Lo può chiamare Senato di comunione, collegio dei Capi delle Chiese, Sinodo straordinario a cadenza periodica, Segreteria del Sinodo straordinario. O fa un organo nuovo o lo ricava da qualcosa di esistente” (Vita pastorale 4/2013, p. 10).
“Sicuramente aiuteremo il Papa in tutto quello che lui ci chiederà, gli daremo soprattutto informazioni di prima mano su alcune situazioni che non sempre si conoscono abbastanza. Possiamo dargli, in contatto con le varie Conferenze Episcopali, altre prospettive rispetto a quelle che arrivano alla Santa Sede.”
Questo è da evidenziare, questa è la strada giusta, a mio parere.
È una vera apertura al mondo, per conoscere quel che succede al di fuori di una Curia chiusa nel proprio mondo e ripiegata su su sé stessa.
Quindi non in grado di capire in tutti i suoi aspetti la vita della gente comune, i suoi problemi e le sue vere urgenze.
Questo assume, in qualche misura, il significato di andare concretamente incontro al gregge del Cristo per cominciare ad uscire dall’ autoreferenzialità che è fine a sé stessa, distacca dal popolo e allontana molti dalla Chiesa.
Sono molti gli ecclesiastici che credono di convincere i fedeli facendo ricorso ad insegnamenti teorici, appresi da testi teologici “incorniciati” ed esibiti come attestati di ottima conoscenza della Verità. Ma è una pia illusione.
Le parole non restano, si perdono al vento, non fanno breccia su chi vive certi problemi, li soffre e vorrebbe l’ascolto autentico, che significa vicinanza pratica, della Chiesa.
“Le informazioni di prima mano su alcune situazioni che non sempre si conoscono abbastanza” sono–io credo– il primo passo giusto per capirle davvero ed entrare nel vivo della storia della gente, e per cercare di trovare le soluzioni più opportune all’insegna della luce evangelica.
Gesù non si affidava alle parole, agiva in concreto andando incontro alla gente, guarendo gli ammalati, toccando e abbracciando gli afflitti, piangendo con loro.
Sul “Corriere” di oggi Melloni commenta la decisione papale. Ma è sempre interessante vedere come il commento post factum corrisponda – in questo caso corrisponde perfettamente – alla prospettazione ante factum. Lo dico in riferimento a quanto richiamavo nel precedente commento.
Apprezzo l’ironia di Luigi.
Non ho trovato il commento di Melloni in corriere.it e quindi non so che cosa esattamente abbia scritto post factum, però è certo che quello che papa Francesco ha fatto non è un «Senato di comunione», né un «collegio dei Capi delle Chiese», né un «Sinodo straordinario a cadenza periodica», né una «Segreteria del Sinodo straordinario» …
A cadenza periodica sono i consigli che Melloni dà ai papi su come rifare la chiesa. Finora, chissà perché, i papi se ne sono sempre infischiati …
Sempre Melloni aveva scritto un testo per il Corsera del 12 aprile, giorno di inizio del Conclave che ha eletto Francesco, intitolato I dieci punti irrinunciabili per l’agenda del nuovo pontefice, dove il 4° era formulato così: “Il senato di comunione. A lungo s’è temuto che un organo di comunione del collegio episcopale minacciasse l’autorità del Papa. La rinunzia di Ratzinger dice che è il contrario: invece proprio la solitudine di Pietro l’ha esposto alle bizze di ladruncoli e zozzoni e ne ha indebolito la figura. Un Papa che a differenza dei predecessori creerà un senato della comunione prima o poi ci sarà: il prossimo Pontefice dovrà solo decidere se essere l’ultimo di una fila o il primo dell’altra”.
Qui si può leggere il Melloni di giornata:
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201304/130414melloni.pdf
Beh il minimo che si può dire è che il presidente Napolitano colla sua commissione di 10 saggi , docet, fa scuola , fa moda, anche Oltretevere!
solo che Napolitano i dieci saggi li ha convocati subito e hanno già finito. E sono stati pure accusati di perder tempo!!!
. Invece gli otto supercardinali saggi di Bergoglio sono convocati a ottobre tra sette mesi. E l’unico italiano , Bertello, è un fedelissimo di Bertone! ( sì l’abominevole Bertone che i Corvi volevano fare fuori!)
certo se la Rivoluzione della Curia la si intende così, alla sudamericana, con la massima calma e flemmaticità , allora va bene. facciamo in tempo a morire! Quanto a Melloni si dia una calmata e si armi di pazienza , fa in tempo a morire pure lui, e tutte le sue smanie dossettiane.
Capisco l’entusiasmo di Melloni, ma al posto suo non mi farei prendere la mano.
Francesco è stato molto prudente, ha creato semplicemente un gruppo di consultazione, non lo ha istituzionalizzato in una commissione o in un consiglio.
Il fatto anche simbolico resta tutto, ma la cornice è importante.
Se si fosse voluta dare da subito una proiezione collegiale al gesto, il Papa avrebbe potuto stabilire di avere a fianco, per il governo della Chiesa, il Consiglio Permanente della Segreteria del Sinodo. Cosa che non ha fatto, invece, e non penso per una questione di nomi.
Aggiungo poi che questi 8 sono scelti da lui medesimo, non eletti da nessuno.
E’ chiaro che sono rappresentativi, ed espressione di equilibri geo-ecclesiali, ma l’elemento della cooptazione resta.
Insomma, andiamoci piano con le interpretazioni avanguardiste.
Cara discepolo, che dire: salesiano che va, salesiano che viene…New entry e vecchie glorie. Spero solo che Bergoglio non abbia a pentisi amaramente circa la scelta di quel Betello [ritenuto , a suo tempo,perfino papabile ahinoi]. I salesiani [non parlo dei religiosi della congrega sparsi nel mondo per le missioni] quelli che hanno sgomitato -pagando, simoniaci dunque- per accaparrarsi gli alti scranni sono tutti uguali: ne vedi uno, li hai visti tutti, fanno cordata [fatto salvo il povero Farina, un brav’uomo caduto anche lui vittima del “mitrismo”, purtroppo. Quella, vedi, è come il morbillo, contagiosa assai, e certe volte pure mortifera…
Su Melloni, un bravo storico, a modo suo ovviamente…
La mitriaismo…malattia virale altamente contagiosa tra i figli di don Bosco!!
Magister dà un a lettura forte del Gruppo degli otto costituito da Papa Bergoglio:
A un mese esatto dalla sua elezione a papa, Jorge Mario Bergoglio ha quindi messo a segno un colpo innovativo senza precedenti. Nei prossimi giorni, un servizio di http://www.chiesa analizzerà a fondo i caratteri e le implicazioni di questa decisione di straordinario rilievo.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/?topic=03/04/09/3080386
Il Sinodo dei vescovi, oltre a essere – almeno per com’è fino a oggi – un organo prettamente consultivo è anche un organo fortemente centralizzato nelle sue strutture permanenti, nonché altamente farraginoso. Non oso neppure pensare a cosa sarebbe potuta diventare una discussione sul funzionamento della Curia affidata agli organismi del Sinodo, so per certo che avrebbe richiesto almeno un paio d’anni se fosse stata indetta un’assemblea del Sinodo vera e propria, mentre e fosse stata limitata all’attuale segreteria del Sinodo sarebbe stata molto meno “globale” e collegiale. Quindi è evidente che, per promuovere una discussione efficace, papa Francesco avrebbe dovuto riformare anche il funzionamento del Sinodo dei vescovi (in modo molto più forte rispetto alle piccole riforme, peraltro positive, introdotte da Benedetto XVI): ha deciso di fare molto di più, di riformare la Curia direttamente.
andreacs scrive,
13 aprile 2013 @ 20:34
“C’è un passaggio della nota – “consigliarlo nel governo della Chiesa universale” – che mi lascia sospettare che la Segreteria di Stato venga ridimensionata eccome. Finora il primo interlocutore del Papa su questo fronte è sempre stato il segretario di Stato”.
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Prendo lo spunto dal commento di andreas che sintetizza lo “stato d’animo” prevalente di altri bloggers sulle “mosse” di Francesco.
Tutti più attenti a monitorare le differenze tra lui e i predecessori.
Lo stile, la forma, la fisiognomica, il tratto,la loquela.
Come se l’accelerazione dei ritmi della globalizzazione, la contaminazione e la “liquidità” che vive la società umana , fossero paragonabili al contesto di qualche decennio fa e alle “provenienze” culturali ed ecclesiali delle personalità che hanno incarnato Pietro da Pio XII a oggi.
Che senso ha, oggi, ipotizzare cambiamenti delle dinamiche interne al potere vaticano quasi preoccupandosene, quando è in crisi l’uomo.
L’antropologia con cui l’uomo ripensa al senso della vita, alle relazioni sociali fatte a pezzi dalle forsennate politiche del marketing che nella segmentazione del mercato hanno infilato nel modello il mix di parametri che vanno dai beni di consumo agli stili di vita, incidendo e condizionando pesantemente il pensiero umano incluse le fedi e il rapporto con la trascendenza.
Quando un giovane capo di stato coreano si permette di giocare con gli oggetti di distruzione di massa come se si trattasse di fuciletti a tappi.
Francesco di tutto può preoccuparsi tranne di dispiacere a curiali e sodali e conniventi di apparati di distruzione della speranza, di pompe magne, di formalismi, di apparenze, di fumo, del vaniloquio di linguaggi autoreferenziali scientificamente coltivati e usati per imbambolare le masse perpetuando la sindrome gattopardesca in cui ancora oggi ci troviamo coinvolti, nostro malgrado.
Finalmente un Vescovo di Roma che è e fa il pastore (rileggere l’omelia di poco fa nella Basilica di san Paolo ) che sferza e incoraggia nel contempo, che non nascondendo o dissimulando le difficoltà del momento storico, ci offre parole e segni di speranza del valore della sequela a Cristo, dell’essenzialità della testimonianza del Vangelo nella vita di tutti i giorni.
Come dicevo giorni fa, il re è nudo, la ricreazione è finita e pure i giochi.
E’ il tempo del guardarsi negli occhi, di riconoscersi membri di una stessa umanità che ha sempre più bisogno di CUORE, di AMORE.
Quì si stanno suicidando madri, padri, umiliati per la perdita del lavoro e con esso della dignità di sentirsi parte della società.
Chissene frega della curia, della segreteria di stato vaticana e dei giochetti collaterali.
Evviva la parola semplice e diretta del Pastore Francesco che riordina il cuore facendocelo sentire nuovamente pulsare nell’amore di Cristo.
Io aspetterò, al fine di vedere se un domani avremo una nuova Costituzione Apostolica sulla Curia Romana che rivede la pastor bonus che oggi disciplina la “macchina curiale”.
Aspetterò…
FABRICIANUS scrive,
14 aprile 2013 @ 20:15
—
Caro Fabri,
quel che ho scritto nel post sullo stato dell’arte e sui possibili sviluppi trae lo spunto da una intuizione di Karl Rahner “Il cristiano del futuro sarà un mistico o non sarà affatto”.
Se così dovrà essere il cristiano, altrettanto lo sarà la chiesa nel suo complesso gerarchico e istituzionale.
Questa è la scommessa e la posta in gioco, Francesco lo sa benissimo e ha l’attrezzatura giusta per operare questa conversione.
Chi continua a non capirlo è il residuo di curialismo che per sopravvivere e mantenere benefici e poltrone si da al minimalismo critico sull’abbigliamento del Vescovo di Roma e sui minima moralia precettistici di una cricca minoritaria di incipriati e polverosi falsi profeti che finora hanno prevalso per l’indifferenza e il devozionismo dei cosiddetti pii e devoti che hanno lasciato fare.
Ma il sottofondo musicale del film Habemu Papam “Todo cambia”, è coincidentalmente profetico e allo stesso tempo incombente e inarrestabile.
E l’aspettativa che coltivi è già in corso di attuazione.
@nino
Un abbraccio, Nino carissimo, grazie.
@Nino, grazie per aver letto il mio post, ma ti assicuro che non perdo tempo “a monitorare le differenze tra lui e i predecessori”. Cerco solo di interpretare, dalle scelte che compie, la sua impronta e i suoi progetti per la Chiesa. Che poi sono il modo di Francesco di rispondere alla “accelerazione dei ritmi della globalizzazione, la contaminazione e la “liquidità” che vive la società umana” che tu citi. E quindi, per me, un tema di grande interesse, se è vero che rilevato il problema dobbiamo pensare a come affrontarlo
Ieri è apparsa sul Corsera l’intervista al segretario del “gruppo” di Francesco. Non mi è andata bene come a Melloni (che potrà vantare la corrispondenza letterale tra le sue espressioni e quelle di Semeraro – vedesi “piccolo sinodo di comunione”), ma, sia detto con lieve autoironia, posso ritenermi soddisfatto anch’io, data la vicinanza tra le mie “grandi aree culturali” e le “aree e culture” del Semeraro o le “aree e realtà culturali” del card. Kasper…
PS a proposito delle date in cui si riunirà collettivamente questo “gruppo” di “consiglio” (1-3 Ottobre), mi sembra, caro Luigi, che nessuno abbia finora notato come il giorno successivo al termine dei lavori sia il 4 Ottobre, ricorrenza di San Francesco patrono d’Italia. Sarà un caso? Certo è una curiosa coincidenza…
Sergio Ventura è vero, Semeraro parla come Melloni ma non fatelo sapere a Luigi Franti:
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201304/130415semerarovecchi.pdf
Per il 4 ottobre immagino un pellegrinaggio ad Assisi di Papa Francesco alla tomba di Frate Francesco accompagnato dal piccolo Sinodo.
Nuovo commento di Magister alla decisione di Papa Francesco: “La notizia è di eccezionale rilevanza, eppure non è stata data con un solenne motu proprio, ma – con la sobrietà di forme che caratterizza l’attuale pontificato – con un semplice ‘comunicato della segreteria di Stato’ emanato sabato 13 aprile. Anche l’aver definito semplicemente ‘gruppo’ i consiglieri in porpora da lui nominati è un ‘understatement’ tipico di papa Bergoglio“.
La riforma della Curia. Una Chiesa universale e locale
http://maioba.blogspot.it/2013/04/la-riforma-della-curia-una-chiesa.html
Bravo maioba! Io, con una certa presunzione, ho scritto questo: http://www.bodem.it/europa-mondo/91-riforma-francesco
Ringrazio Maioba e Luca Grasselli per le acute letture. Non c’è dubbio che la decisione annunciata sabato sia di grande rilievo anche se al momento non è dato misurare quel rilievo. Forse non così epocale come afferma Melloni, ma certo non ordinaria e non riconducibile ai minimi aggiustamenti del governo curiale che abbiamo avuto negli ultimi decenni. La considero paragonabile all’istituzione del Sinodo dei vescovi e seconda tappa, dopo quella, per l’attuazione del governo collegiale della Chiesa universale.
“Riforma”, “notizia è di eccezionale rilevanza”, etc.
Ci si eccita per nemmeno aver poggiato la mano sulla maniglia della finestra.
Ce ne vuole -e quanto ancora!- per ” “Scuotere la polvere imperiale accumulata sul trono di Pietro da Costantino in poi”.
La strada per l’applicazione del Concilio è lunga… (e irta di agguati…).
Condivido l’entusiasmo e i buoni auspici per la mossa di Papa Francesco, la quale mostra chiaramente verso dove vuole andare. Il tenere adesso basso il profilo (“gruppo”…) penso che faciliterá le cose piú in lá quando ulteriori e piú grandi e formali passi saranno fatti.
Leggevo il commento di Don Maioba che riferendosi alle periferie del mondo scrive come “si osservano alcuni fenomeni in crescita che sarà difficile frenare o riportare nel giusto alveo: il papa, …, è diventato il punto di riferimento quasi assoluto per tutti i cattolici, in un verticalismo che salta spesso la figura e il ministero del vescovo locale (l’apostolo della Chiesa particolare). Al punto che si può anche fare a meno della propria diocesi, talvolta della propria parrocchia, ma non si può fare a meno di ascoltare l’Angelus e di partecipare all’Udienza del mercoledì.”
Mi permetto di dissentire sostenendo che questo é piú un fenomeno europeo, e di certi movimenti di origine europea, che delle periferie …a meno che Maioba usi la parola “periferie” come parabola o simbolo di tante altre cose. Un breve aneddoto –vero. Piazza S.Pietro, udienza del Mercoledí 10 Aprile, decine e decine di migliaia di persone. Il papa fa’ il giro della Piazza, arriva anche da noi…grande emozione, gioia e tante altre cose(bambini, fotografi, saluti…). Prima di arrivare al “suo” palco da dove avrebbe parlato, un gruppo di italiani davanti a me…:”L’abbiamo visto, adesso ce ne possiamo ‘anda”. E se ne sono andati senza ascoltare una sola parola della sua catechesi. (Ed é anche vero che per qualche centinaio di persone che hanno lasciato la piazza, decine di migliaia siamo rimaste fino alla sua benedizione finale).
Scrive ancora Maioba: “Resta il fatto che nelle province di periferia si ha una scarsa percezione dell’importanza della Curia Romana….”: forse si riferisce alle province di periferia italiana. Perché nelle periferie “universali”, la mia esperienza dice che – purtroppo – é proprio il contrario: in alcune nazioni, spesso le gerarchie e curie locali non “muovono foglia che Roma non voglia”…(l’Accattoli direbbe “piú papisti del papa”) e a volte cosí pedissequamente che sembra proprio umiliante. E -ancora purtroppo – le ragioni di ció non sono quelle della cattolicitá ma di un servilismo, poco ecclesiale e molto carrieristico. Ben venga allora l’iniziativa di Papa Francesco che puó solo contribuire a dare coraggio e fiducia anche alle chiese di periferia e ai loro responsabili.