“Uccidere in nome di Dio è un’aberrazione. Credo che questo sia la cosa principale sulla libertà di religione: si deve fare con libertà, senza offendere, ma senza imporre ed uccidere. La libertà di espressione: ognuno non solo ha la libertà, il diritto, ha anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune, ma senza offendere. Perché è vero che non si può reagire violentemente, ma se il dott. Gasbarri, grande amico, mi dice una parolaccia contro la mia mamma, gli arriva un pugno! E’ normale! Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri”: parole dette oggi dal Papa in aereo durante il volo dallo Sri Lanka alle Filippine. Nei primi commenti riporto domanda e risposta: sono parole di straordinaria schiettezza, da conoscere per intero. Le ho commentate con un articolo per il “Corsera” che linkerò domani.
Francesco batte un pugno in difesa della fede irrisa
51 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Domanda di Sébastien Maillard: Santo Padre, ieri mattina durante la Messa ha parlato della libertà religiosa come diritto umano fondamentale. Ma nel rispetto delle diverse religioni fino a che punto si può arrivare nella libertà di espressione, che anche quella è un diritto umano fondamentale? Grazie della domanda, è intelligente. Credo che tutte e due siano diritti umani fondamentali: la libertà religiosa e la libertà di espressione. Non si può… pensiamo… Lei è francese, andiamo a Parigi! Parliamo chiaro.
Uccidere in nome di Dio. Non si può nascondere una verità, che ognuno ha il diritto di praticare la propria religione, senza offendere, liberamente. Così facciamo, vogliamo fare tutti. Secondo, non si può offendere, fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio. A noi quello che succede adesso ci fa un po’… ci stupisce. Ma sempre pensiamo alla nostra storia: quante guerre di religione abbiamo avuto! Lei pensi alla “notte di San Bartolomeo”… come si capisce questo? Anche noi siamo stati peccatori su questo. Ma non si può uccidere in nome di Dio. Questa è una aberrazione. Uccidere in nome di Dio è un’aberrazione. Credo che questo sia la cosa principale sulla libertà di religione: si deve fare con libertà, senza offendere, ma senza imporre ed uccidere.
La libertà di espressione. Ognuno non solo ha la libertà, il diritto, ha anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune. L’obbligo. Pensiamo ad un deputato, ad un senatore: se non dice quello che pensa che sia la vera strada, non collabora al bene comune. E non solo questi, tanti altri. Abbiamo l’obbligo di dire apertamente, avere questa libertà, ma senza offendere. Perché è vero che non si può reagire violentemente, ma se il dott. Gasbarri [organizzatore dei viaggi papali, che in quel momento era accanto al Papa], grande amico, mi dice una parolaccia contro la mia mamma, gli arriva un pugno! E’ normale! E’ normale. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la fede.
Papa Benedetto in un discorso – non ricordo bene dove – aveva parlato di questa mentalità post-positivista, della metafisica post-positivista, che portava alla fine a credere che le religioni o le espressioni religiose sono una sorta di sottocultura, che sono tollerate, ma sono poca cosa, non fanno parte della cultura illuminata. E questa è un’eredità dell’illuminismo. Tanta gente che sparla delle religioni, le prende in giro, diciamo “giocattolizza” la religione degli altri, questi provocano, e può accadere quello che accade se il dott. Gasbarri dice qualcosa contro la mia mamma.
C’è un limite. Ogni religione ha dignità, ogni religione che rispetti la vita umana, la persona umana. E io non posso prenderla in giro. E questo è un limite. Ho preso questo esempio del limite, per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti come quello della mia mamma. Non so se sono riuscito a rispondere alla domanda. Grazie.
Sensazione mia il Papa ha assestato un “gancio” alla superiorità occidentale esibita In questi giorni, ho sentito un sacco di retorica sull’illuminismo e la rivoluzione francese dimenticando che la rivoluzione è iniziata con la testa del re e finendo con il terrore, la ghigliottina e la Vandea.
Senza dimenticare le due guerre mondiali Hitler e Hiroshima, non per fare la no global, cosa a cui non penso minimamente, ma mi pare pacifico che la modernità sia piuttosto instabile in quanto a pace, se la facciamo risalire alla fine del ‘700.
Detto ciò, avendo visto il giornale devo dire che non vale proprio la pena tutto questo casino, sembra una pubblicazione autogestita di un liceo, davvero è assurdo offendersi per queste cose anche se sono provocazioni.
Concordo in pieno con Sara.
Io non ci credo nemmeno che la strage sia avvenuta per colpa delle vignette, semplicemente si è cercata massima risonanza mediatica, se non era quella sarebbe stata un’altra.
Vero è che le provocazioni rischiano di deteriorare i rapporti anche con i non estremisti che evidentemente fanno fatica a riconoscersi (anche per una storia cultuale diversa) in una libertà di espressione che corrode ciò che sentono estremamente importante e caro.
Anche imparare a ridere ha bisogno di pazienza.
A mia modesta opinione le vignette c’entrano, eccome.
E fanno parte di un evidente piano laicista a antireligioso. La cultura che si diffonde è quella di considerare un fedele, come un povero idiota, un residuo arcaico di una sottocultura appartenente al passato e ormai superata.
E non si tarderà a questo proposito a vedere l’eco e il dileggio che avranno il pugno del Papa.
Rimango piuttosto attonito dalle conferme che paiono esserci riguardo al riscatto pagato per le due ragazze italiane rapite. Denaro che va a finanziare il terrore.
Noi europei siamo dei geni: combattiamo il terrore, ma al tempo stesso vendiamo le armi, paghiamo i sequestri, ecc.
Isis a parte c’è da dire che l’Islamismo attuale non è solo un fenomeno reazionario ma in certe cose può essere accostato al liberazionismo sudamericano in funzione anticoloniale.
Volevano un Papa che venisse dalla fine del mondo…
L’obiettivo della “liberazione” nel mondo islamico non ha come obiettivo, il riscatto di una classe proletaria, ma la restaurazione di uno stato confessionale antimodernista che nega i diritti fondamentali dell’individuo alla luce di una legge rivelata e superiore.
E’ arduo, fare oggi affermazioni come “Isis a parte”. Questo per l’estensione geografica che ha oggi il fondamentalismo islamico e per la stessa posizione estremista di molti Imam (come ad esempio quello di Londra).
Da questo punto di vista, qualcuno potrebbe considerare il pugno del papa, come la versione soft di quanto è successo a Parigi.
Ben venga la vignetta di Vauro sul pugno del Papa:
https://triskel182.files.wordpress.com/2015/01/vauro6.jpg
E’ ovviamente provocatoria la frase del Papa sul pugno. Ma è acuta! Perchè la mamma è benvoluta da tutti con sacrale filiale rispetto.
Coglie esattamente il senso di cosa sia la provocazione.
Certo un pugno istintivo è meno pesante di una reazione pianificata.
Ma il senso non cambia.
Questo non vuole giustificare per nulla la violenza, ma concordo sull’avvertimento al confine tra irriverenza scherzosa e provocazione.
Scherza coi fanti e lascia stare i Santi!
Direi che il quadro di tutta la situazione esplosa in Francia è complesso, e non può essere liquidato come semplice guerra di religione. Certamente la religione c’ entra in larga parte, infatti è risaputo che i musulmani hanno una fede radicalizzata, e Maometto, il profeta, è venerato quasi fosse Allah stesso. Per cui offenderla con parole e vignette varie è come offendere la propria madre (per rifarsi alle parole del Papa). Ma non c’è dubbio che la religione viene strumentalizzata per
farvi aderire un po’ dappertutto tanti giovani che della religione se ne infischiano altamente e che invece vogliono combattere contro l’ Occidente visto come antagonista di quel mondo mediorientale spesso considerato inferiore rispetto alla cultura occidentale.
Questi si arruolano fra i terroristi di lì (ma prima devono aderire a quella religione), partono e ritornano indottrinati e addestrati, pronti ad entrare nei progetti eversivi di quelle organizzazioni estremiste, che mescolano motivazioni religiose a ragioni di imperialismo nel nostro continente europeo.
E non bisogna dimenticare che di là vengono aiutate da paesi considerati moderati (Arabia Saudita), che li muovono come pedine per interessi puramente economici.
Dunque, una situazione composita e intricata, che esige da parte dell’ Europa grande avvedutezza e capacità di coesione massima per affrontare un nemico assai insidioso.
O.T.
Scusate, ma faccio una piccola divagazione: come tutti noi cattocomunisti/zapateristi/relativisti sapevamo sin dall’elezione al soglio pontificio dell’arcivescovo di Buenos Aires, card. Jorge Mario Bergoglio, qui sibi nomen imposuit Franciscus sta difendendo con tutte le sue forze il “valore cattolico” della famiglia durante il suo viaggio in Asia.
Volevo avvisare i miei amici del tradizionalismo cattolico. Siate sereni e mangiatevi un bel piatto di spaghetti.
😉
Sono molto contenta di quanto detto dal Papa: finalmente una parola chiara, logica e semplice che spazza via tutta quella massa di pippe mentali (scusate il francesismo) sul superiore valore della satira no-limits che ci ha travolto in questi giorni. Segnalo, per la impressionante pochezza delle argomentazioni, l’intervista di Vincino al Foglio
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/124459/rubriche/charlie-hebdo-vincino-discorso-sulla-satira.htm
Un’autorefenzialità compiaciuta e del tutto impermeabile a qualunque cosa non sia la propria opinione, anche umorale. Mi chiedo cosa direbbero Vincino e tutti quelli come lui se a qualcuno venisse in mente di disegnare qualche vignetta che umilia i morti di Charlie Hebdo.
Fides scrivo Isis a parte perchè lo considero una creatura molto ibrida. E insisto sulla componente anticoloniale e antioccidentale.
La frase del Papa ha ricordato un punto della Evangelii Gaudium:
“218. La pace sociale non può essere intesa come irenismo o come una mera assenza di violenza ottenuta mediante l’imposizione di una parte sopra le altre. Sarebbe parimenti una falsa pace quella che servisse come scusa per giustificare un’organizzazione sociale che metta a tacere o tranquillizzi i più poveri, in modo che quelli che godono dei maggiori benefici possano mantenere il loro stile di vita senza scosse mentre gli altri sopravvivono come possono.”
Il cazzotto lo si può interpretare in vari modi ma a vedere come si è incavolato Ferrara secondo me lo ha capito.
Il Papa ha usato una metafora semplice, per far capire che quando si colpisce qualcuno in qualcosa che gli è molto caro, è probabile che costui abbia una reazione violenta. Non voleva certo giustificare la reazione, ma descriveva quella che è una massima dell’esperienza. Mi pareva che non occorresse grande acume per capirne il senso. Eppure nel web ho trovato commenti insulsi, del tipo “ha abolito il porgere l’altra guancia”.
Ma pazienza per i commenti fuorviati e fuorvianti, confesso che sono rimasto allibito invece dalla quantità di commenti cattivi, offensivi e violenti rivolti al papa e ai cattolici che si trovano sui social network e anche nelle pagine dei giornali che ne hanno dato notizia. Lo spettacolo che ne emerge è davvero desolante.
La liberta’ di espressione ha dei limiti, non ci sono dubbi in proposito. Le religioni vanno rispettate, non si possono deridere miliardi di fedeli in nome di un presunto laicismo “illuminato” . In questi tempi si sentono molti commentatori tv parlare di “valori laici” : sarebbe interessante che spiegassero meglio questi valori e se rientrano fra essi quelli di dileggiare e “dissacrare” qualsiasi religione
“rimasto allibito invece dalla quantità di commenti cattivi, offensivi e violenti rivolti al papa e ai cattolici che si trovano sui social network e anche nelle pagine dei giornali che ne hanno dato notizia”
Beato lei che se ne accorge solo oggi.
(senza contare quelli rivolti agli islamici nei giorni scorsi)
Mi spiace, ma trovo palesemente contraddittorie tra loro “mitezza” e “reazione violenta”.
Ci sono tanti modi di reagire quando offendono tua madre, il tuo credo, i tuoi ideali, ma la reazione violenta per un cristiano non è per niente logica né normale, pur se umanamente comprensibile.
Esiste un’opera di misericordia spirituale proprio legata al perdonare le offese ricevute, e Gesù Cristo che morente dalla croce chiede al Padre di perdonare i suoi aguzzini è l’incarnazione di questa misericordia.
Che questo sia difficile, contro corrente, quasi impossibile, non lo nega nessuno, ma i veri martiri della chiesa non sono tanto quelli morti con la spada in pugno e lo scudo crociato, quanto piuttosto quelli che per un ideale di giustizia e libertà hanno dato la vita subendo violenza e perdonando gli assassini.
Se la frase del Papa era metaforica, beh si è trattato quanto meno di una metafora infelice. Chi la intende in senso letterale potrebbe pensare che ad un atto ingiurioso sia giustificata sempre una reazione violenta; e questo con il cristianesimo poco ci azzecca.
Fides il Papa ha fatto un esempio “da strada” come avessi due monelli che litigano e gli dicesse: guarda che se lo offendi poi non piangere se ti arriva un cazzotto.
Lo si può anche allargare alla dimensione internazionale volendo.
E poi non è uno che ama il porgere l’altra guancia se a chiederlo è il forte verso il debole.
Un tempo se ad uno gli offendevano la mamma, la moglie o la sorella, da gentiluomo sfidava a duello l’avversario. Altri tempi. Troppo snob.
poi è venuto il grande Zidane colla sua testata ai danni di Materazzi che gli aveva offeso (pare) la sorella.
Ora c’è Bergoglio che dice che chi gli offende la mamma si deve aspettare un bel pugno in faccia. Stile “Oui je suis Bud Spencer”
O tempora , o mores! 🙂 .-)
Che come può dirvi la prof. Lignani si traduce:
O tempi, o mori! 🙂
Quoto Discepolo!
A me comunque è sembrato un esempio molto “latino”, se non decisamente “italiano”: se offendi mia mamma, le prendi!
Bergoglio: il Vicario di Cristo?
No la controfigura di Chuck Norris!
E speriamo che Bergoglio non si arrabbi se qualcuno “offende” il suo amato
card. Kasper e le sue tesi teologiche se no vi immaginate che scazzottata al prossimo Sinodo???
Ahhhhhh!!!! Ahhhhhh!!!
Ci hanno più volte “chiamato alle spade” e adesso si stracciato le vesti dopo aver estrapolato solo una metafora del papa.
StracciaNo
Caro Gigi,
ho letto il tuo articolo sul Corriere e tengo a dirti che sono pienamente d’accordo con te. La parola libertà (anche d’espressione) andrebbe rivisitata perché una certa cultura dominante l’intende da tempo come se fosse un assoluto senza limiti. E invece ci sono ovviamente dei limiti (come ad esempio non c’è libertà di uccidere). Il difficile è identificare il limite ragionevole, ma è importante affermare che un limite c’è e bisogna trovarlo (o concordarlo), pena altrimenti scadere nell’anarchia.
Per esempio, a me piacerebbe che ci fosse libertà dal cattivo gusto, e mi sembra indiscutibile che certe vignette e certe spiritosaggini siano di pessimo gusto. Quanto al “pugno” io credo che chi mi offende se lo meriti. Poi se io mi trattengo dal darglielo dipende dalla mia benevolenza, e non da un suo diritto.
Dice Fides: “se si è trattato di una metafora, beh si è trattato quanto meno di una metafora infelice. Chi l’ ha intesa in senso letterale…”
Mi permetto di obiettare.
Prima di tutto quella frase non era una metafora. Era semplicemente un esempio tratto dalla vita pratica.
Ed era chiarissimo il senso. Se poi quelli che vogliono fare le pulci trovano da ridire, non c’ è da stupirsi. Figurarsi!…Mi stupirei del contrario.
Il Papa è uno che sta con i piedi per terra, non su una nuvoletta, e ha detto la verità e sempre la dice proprio rifacendosi alla vita vera. Il bello di lui è proprio questo aspetto.
Ha voluto dire che le provocazioni possono portare a conseguenze gravi, inutile girarci intorno. Le cose vanno dette come stanno esattamente, non idealmente.
Il mite Gesù usò la frusta contro i mercanti del Tempio; ciò significa che la sua mitezza in quel momento si era dileguata; tanta era la sua ira che non perse tempo ad usare la frusta.
Chi poi va a ricordare la mitezza, il porgere
http://www.ilfoglio.it/articoli/iv/124648/rubriche/vignetta.htm
ps. scusate se posto una vignetta che prende in giro Papa Francesco, Marilisa non è che anche tu hai comprato il Kalashnikov a rate , e mi aspetti sotto casa???
🙂
Cara Discepolo eppure Ferrara di sganascioni se ne intendeva anche prima dell’uscita del Papa…
Dicevo ( prima che saltasse tutto):
Chi poi va a ricordare il porgere l’altra guancia, il martirio e via dicendo, vorrei vederlo nei fatti quando viene provocato in qualche maniera; e comunque non tutti hanno la vocazione al martirio ( di cui parlava Fides).
Si deve poi tener conto con sano realismo del carattere di cui il Creatore ha dotato ogni individuo, e che è diverso per ognuno.
Chi vuole ragionare dei fatti veri e non dell’utopia, non sta a perdersi in ragionamenti che si rifanno a principi proposti come belli e augurabili ma spesso irraggiungibili.
Da tener presente anche che molte parole di Gesù erano dei paradossi proposti per insegnamento. E di tali paradossi nel Vangelo ce ne sono parecchi.
Tranquilla, discepolo. Io sono mite e buona, e non ho intenzione di uccidere nessuno, tanto meno te. 🙂
A scanso di equivoci il Papa ha richiamato la necessità di essere sempre miti, ha solo cercato di riequilibrare la questione prima che si scateni al grido di je suis Charlie una nuova guerra. (anche l’Annunziata per dire orma sembra Ferrara).
“O di qua o di là. O con me o contro di me. O con la vittima o con l’assassino. La logica binaria è, sempre e da sempre, il primo effetto collaterale dello stato di guerra. Ne è anzi, forse, il primo indice: quando si comincia a ragionare così, è segno che la guerra avanza. Fu così dopo l’11 settembre: o ti dichiaravi americano, o stavi con i kamikaze delle Torri. È così di nuovo oggi: o ti identifichi con Charlie Hebdo o stai con gli stragisti della libertà. Tertium non datur e non c’è verso di ragionare, basta dare un’occhiata ai social per rendersene conto.
A spezzare questa logica binaria arriva chiara e limpida, e non poco arrischiata e spiazzante com’è nelle sue abitudini, la parola di Papa Francesco. Il quale sostiene che invece sì, tertium datur e non si tratta dell’astensionismo di un “né… né” – né con Charlie Hebdo né con i terroristi -, bensì dell’affermazione di un doppio no, e contemporaneamente di un doppio sì. Un doppio no: alle religioni che uccidono in nome di Dio (“una aberrazione”), e alla libertà di espressione che offende e “giocattolizza” (pregnante neologismo) le religioni. Un doppio sì: al diritto-dovere di dire quello che si pensa, e alla dignità di ogni fede. ”
http://www.huffingtonpost.it/ida-dominijanni/la-misura-di-francesco_b_6483100.html?utm_hp_ref=italy
Personalmente lo condivido.
Vedo la vignetta di Vincino e dico che gli “sganassoni” di papa Francesco sono cosa buona e giusta e sacrosanta.
hai perfettamente ragione Fabri alle 12.31 🙂 🙂
e bello l’articolo postato da Sara, condivisibile.
Chi usa il grido di je suis Charlie per soffiare sui venti di guerra alla Fallaci, cerca solo un pretesto per farlo.
Avrà le sue buone ragioni, ma io non ne condivido manco mezza.
Mi limito a dire che lo ” spirito” – ma già usare questa espressione è ambiguo da un lato e improprio dall’altro – di Charlie Hebdo , pur con tutto il ciarpame e la zavorra che si porta dentro, va comunque nella direzione perfettamente opposta a quella di polarizzare, di assumere posizioni binarie, di dire qua il bianco, là il nero.
Mah, i venti di guerra alla Fallaci, soffiano alla grande e a mio avviso, non siamo poi così lontani….
Che soffino è facile prevederlo, il punto è se siamo in grado di evitarli.
Purtroppo, Sara, non dipende solo da noi!
Però qualcosina possiamo fare Fides, anche solo cercando di stemperare la tensione, già Benedetto XV fu inascoltato speriamo che il mondo faccia più attenzione a Francesco.
D’accordo che debba esserci un limite alla libertà d’espressione; il problema è come individuare questo limite. L’autore di un pensiero, fosse anche una vignetta, difficilmente è portato a considerare blasfemo il frutto della sua cultura e della sua creatività. Ed anche affidare ad un terzo (arbitro ) il compito di valutare la “correttezza” di un pensiero comunque espresso appare di problematica attuazione. E allora cosa fare’? Si accettano proposte.
In questi giorni fioccano i giudizi ( positivi o negativi ) sull’Islam sul presupposto di una conoscenza della sua teologia e della sua cultura: In realtà sull’Islam sappiamo molto poco se non quanto i media ci propinano
Personalmente a malappena credo di conoscere le scritture, la fede e la cultura cristiana. Quindi occorre essere più cauti nei giudizi.
Questo articolo potrebbe aiutare a capire qualche aspetto degli avvenimenti di questi giorni:
“Il paradosso è che Islam viene dalla radice s-l-m che in arabo forma “salam” e in ebraico “shalom”, cioè pace. Esso quindi significa pace e rimanda alla pace del cuore e della mente che si ottiene quando ci si sottomette a quella verita? ultima del mondo tradizionalmente detta Dio.
Questo sottomettersi però non è da intendersi come cessazione della libertà,… come l’intendono gli integralismi islamici di ogni sorta, Is, Al Qaeda, Boko Haram, Hezbollah e affini. Si tratta piuttosto di sottomettersi nel senso di “mettersi sotto”, ripararsi, come quando piove forte e ci si rifugia dall’acquazzone.
E? la medesima disposizione esistenziale che porta i buddhisti a recitare ogni giorno “prendo rifugio nel Buddha, nel Dharma, nel Sangha”, e che porta i cristiani a dire “Amen” cioè “è così, ci sto, mi affido” o a recitare Sub tuum praesidium.
La sottomissione equivale alla custodia e al compimento della libertà del singolo che trova un porto a cui approdare e purtroppo c’è ed è in crescita nel cuore stesso dell’Europa, spetta a ognuno di noi decidere se trasformare ogni musulmano in un nemico e in un potenziale terrorista oppure no. E tutto procede da come parliamo dell’Islam e da come guardiamo i musulmani….
Parole di grande buon senso da parte di papa Francesco. Che non si fa arruolare da nessuno, fortunatamente. E ha una grande abilità a saper spegnere gi “incendi” (riflettano i pirlomani…).
Buona serata a tutti.
…se c’è il terrorismo islamico è soprattutto per l’incapacita? dell’Islam e delle sue guide spirituali di gestire l’incontro con la modernità, come più avanti argomenterò.
Sto dicendo che siccome il terrorismo islamico purtroppo c’è ed è in crescita nel cuore stesso dell’Europa, spetta a ognuno di noi decidere se trasformare ogni musulmano in un nemico e in un potenziale terrorista oppure no. E tutto procede da come parliamo dell’Islam
L’Islam è una grande tradizione spirituale con quattordici secoli di storia e con oltre un miliardo di fedeli. L’idea che a questa religione sia essenzialmente connaturata la violenza è profondamente sbagliata….
E? vero che nel Corano vi sono pagine violente e che la storia islamica conosce episodi violenti, ma questo vale per ogni fenomeno umano. La Bibbia ha pagine di violenza inaudita e sia l’ebraismo sia il cristianesimo conoscono il fanatismo religioso e la violenza che ne promana. Lo stesso vale per l’hinduismo con l’ideologia detta hindutva. Persino il più mite buddhismo conosce oggi episodi di intolleranza in Sri Lanka e Myanmar….
Noi non abbiamo nessun titolo per dare lezioni ai musulmani, se non uno solo: che siamo più vecchi e abbiamo pù storia.
Oggi buona parte dell’Islam, come l’Occidente cristiano nel passato, sta vivendo l’incontro con la secolarizzazione sentendosi aggredito, nel senso che i processi di laicita? e di modernità risultano per esso come dei virus infettivi a cui reagisce attaccando e facendo così venir meno la tradizionale tolleranza che ha contraddistinto buona parte della sua storia….
… questo non significa che non bisogna essere determinati nella lotta contro i terroristi islamici, significa solo che occorre sempre saper distinguere l’organismo dalla malattia contratta. E in questa distinzione dovrà consistere la nostra lotta quotidiana a favore della pace del mondo.”
Ho trascritto i passi salienti di un lungo articolo di Vito Mancuso apparso su “La repubblica” del 10 gennaio.
[C’è qualche punto interrogativo di troppo che non dipende da me ma dai capricci del computer]
Oddio Mancuso…
Sull’islam ho trovato molto interessanti Massimo Campanini e Oliver Roy però lo trovo molto diverso dal cattolicesimo, causa assoluta trascendenza di Dio per certi versi più simile al protestantesimo. (infatti mi procura lo stesso senso di smarrimento come se mancassero quegli appigli che noi cattolici siamo abituati ad avere).
«I piani del discorso – dice Declich – sono molto diversi: quando si parla di riforma, una riforma c’è già stata a partire dal periodo coloniale e post-coloniale. Con degli esiti che nel tempo sono stati divergenti: da un punto di vista, il salafismo di oggi è uno dei figli di un riformismo di fine Ottocento e inizio Novecento che poi ha preso almeno due strade diverse.
Da una parte, quella di un rifiuto completo di alcune caratteristiche della nostra contemporaneità – molti salafiti, ad esempio, non votano e non credono nella democrazia, nonostante diverse formazioni abbiano deciso di partecipare alle elezioni (come si è visto di recente in Egitto). Dall’altra, invece, gli esiti sono stati una ricerca molto approfondita su temi molto ben meditati di confronto con la modernità e l’Occidente: e dunque laicità, dimensione individuale della spiritualità, democrazia».
Anche le formazioni del cosiddetto “Islam politico”, insomma, sono una creazione relativamente recente. «La storia – riprende Declich – parla della nascita di diverse formazioni che mettono l’Islam nella politica, che trovano cioè nell’entrata in politica e nell’affermazione dell’Islam come soluzione a tutti i problemi».
http://www.linkiesta.it/terrorismo-charlie-hebdo-scontro-modernita-medioevo-intervista-declich
Tra parentesi: molti invocano una riforma stile protestante dell’Islam dimenticando che le guerre di religione in Europa sono iniziate dopo la riforma protestante. (anche il fondamentalismo in fondo è nato in area protestante come reazione all’illuminismo)
Mi pare del tutto improprio spostare il conflitto odierno sul piano teologico.
Non si tratta oggi di mettere a confronto due religioni, ma due civiltà.
Da una parte la nostra civiltà occidentale, fondata sulla rivoluzione francese e sui principi dei diritti umani e delle libertà; una civiltà che esce da secoli di conflitto politico e sociale su concezioni diverse dello stato, dell’economia e che oggi vede prevalere in assoluto il liberismo più sfrenato, con le sue conseguenze dirette che sono il consumismo sfrenato e le periferie dell’indigenza occupate da coloro che sono gli esclusi (si riveda il film la Ricerca della felicità per capire quanto breve sia il passaggio fra ricchezza, successo e indigenza assoluta),
Dall’altra parte la società confessionale (è islam, ma potrebbe essere qualsiasi altra cosa), clericale; la società dei diritti negati e della fede obbligata, la società della lapidazione e dell’infibulazione; una società anch’essa piena di contraddizioni al suo interno; la sfida continua fra le diverse fazioni religiose, come sciiti e sunniti.
La tecnologia, la rete, la facilità di spostarsi e di viaggiare a costi contenuti, non hanno fatto altro che accelerare il conflitto fra queste due civiltà, che sono tristemente destinate a scontrarsi duramente su una piazza ben più grande di quella che è stata la recente Sarajevo.
Per il resto, senza voler dare al cristianesimo alcun riconoscimento di superiorità, noto come il teologo Mancuso sembri trascurare che, essendo pur vero che il cristianesimo nasce dall’ebraismo, tuttavia è sempre l’unica religione in cui si professa che un Dio, Padre e Creatore, ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio Unigenito, a morire in croce in espiazione dei peccati dell’uomo. E questo livello di amore, tolleranza non credo abbia uguali in nessuna altra religione.
Sempre dall’articolo linkato:
“Direbbero anche che, come è piuttosto naturale aspettarsi da una religione con secoli di storia, movimenti di riforma o rinnovamento religioso sono una costante anche della storia islamica. Ma, aggiunge l’autore, «né nel Cristianesimo, né nell’Islam, né nel Giudaismo o nelle altre religioni maggiori la “riforma” può essere equiparata alla moderazione o all’ammorbidimento. Una religione minimalista o ridotta all’osso può essere più violenta e intollerante di una elaborata; chiedere a Oliver Cromwell o ai talebani pakistani».
In un certo senso tra Lutero e Erasmo il moderato era Erasmo.