Il virus costringe alla distanza e a relazioni virtuali: viralizza le comunità. E che ne è della Chiesa, delle liturgie in diretta streaming, o televisiva? “Questa non è la Chiesa” ha risposto deciso Francesco nell’omelia di stamane: “Questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i sacramenti”. E “Chiesa, sacramenti, popolo di Dio sono concreti”, non possono essere virtuali, non possiamo finire viralizzati. Nei commenti riporto brani dell’omelia e li raccordo con l’annunciata prima celebrazione che Francesco farà dopodomani fuori del Vaticano, nella chiesa romana di Santo Spirito in Sassia.
Francesco: “Attenzione a non viralizzare la Chiesa”
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Pericolo di questo momento. Omelia 1. Qualcuno mi ha fatto riflettere sul pericolo di questo momento che stiamo vivendo, questa pandemia che ha fatto che tutti ci comunicassimo anche religiosamente attraverso i media, attraverso i mezzi di comunicazione, anche questa Messa, siamo tutti comunicanti, ma non insieme […]. Anche il sacramento: oggi [qui] ce l’avete, l’Eucaristia, ma la gente che è collegata con noi, ha soltanto la comunione spirituale. E questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i sacramenti. Sempre.
https://www.vaticannews.va/it/papa-francesco/messa-santa-marta/2020-04/papa-francesco-messa-santa-marta-coronavirus8.html
Nella concretezza. Omelia 2. Prima della Pasqua, quando è uscita la notizia che io avrei celebrato la Pasqua in San Pietro vuota, mi scrisse un vescovo – un bravo vescovo: bravo – e mi ha rimproverato. “Ma come mai, è così grande San Pietro, perché non mette 30 persone almeno, perché si veda gente? Non ci sarà pericolo …”. Io pensai: “Ma, questo che ha nella testa, per dirmi questo?”. Io non capii, nel momento. Ma siccome è un bravo vescovo, molto vicino al popolo, qualcosa vorrà dirmi. Quando lo troverò, gli domanderò. Poi ho capito. Lui mi diceva: stia attento a non viralizzare la Chiesa, a non viralizzare i sacramenti, a non viralizzare il popolo di Dio. La Chiesa, i sacramenti, il popolo di Dio sono concreti. È vero che in questo momento dobbiamo fare questa familiarità con il Signore in questo modo, ma per uscire dal tunnel, non per rimanerci. E questa è la familiarità degli apostoli: non gnostica, non viralizzata, non egoistica per ognuno di loro, ma una familiarità concreta, nel popolo. La familiarità con il Signore nella vita quotidiana, la familiarità con il Signore nei sacramenti, in mezzo al popolo di Dio. Che il Signore ci insegni questa intimità con Lui, questa familiarità con Lui ma nella Chiesa, con i sacramenti, con il santo popolo fedele di Dio.
Dopodomani Francesco esce. Sul Papa che dopodomani uscirà a celebrare in Roma e sull’attesa della comunità cattolica di tornare a celebrare con il popolo riporto nei commenti che seguono un mio articolo pubblicato oggi dal “Quotidiano del Sud” con questo titolo impreciso: “La Cei: ora anche le chiese possono riaprire le porte”. Impreciso perché le porte delle chiese parrocchiali sono sempre state aperte, mentre quello che si attende di riavere sono le celebrazioni partecipate e non solo trasmesse.
Mio articolo 1. Dopodomani, domenica della Divina Misericordia, il Papa non celebrerà a Santa Marta ma per la prima volta, da quando è scattata la quarantena, uscirà dal Vaticano e farà la sua messa nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, che è ad appena cento metri da piazza San Pietro, ma in territorio italiano e questa uscita sarà un segnale per tutta la cattolicità del nostro paese, che scalpita in attesa di riavere le messe con il popolo.
Come quando è uscito “pellegrino” per Roma il 15 marzo, e come per le celebrazioni pasquali, di nuovo Bergoglio fa da apripista. L’attesa di un ritorno delle messe, dei funerali, dei battesimi, dei matrimoni è forte nelle parrocchie di tutta Italia e la Cei sta trattando con il Governo una qualche “riapertura”.
Che cosa potrà ottenere, magari già per dopodomani, non si sa ma si conoscono le richieste, che sono state indicate ieri dal sottosegretario e portavoce della Conferenza episcopale, don Ivan Maffeis, in un colloquio con l’Ansa.
Mio articolo 2. “Con tutta l’attenzione richiesta dall’emergenza dobbiamo tornare ad ‘abitare’ la Chiesa, il Paese ne ha un profondo bisogno” ha detto don Ivan, segnalando che in questa direzione “c’è una domanda enorme”, rispondere alla quale verrebbe anche a costituire “un contributo alla coesione sociale”.
La Chiesa vuole aiutare il Governo incoraggiando la popolazione dei praticanti ad accettare le direttive delle autorità, ma ora si aspetta dagli interlocutori istituzionali qualche segnale di accoglienza dell’attesa dei “fedeli”.
I vescovi vorrebbero essere autorizzati già per questa prima domenica dopo Pasqua a celebrare nelle cattedrali con la presenza di un minimo di persone: lettori, ministranti, cantori, operatori necessari alla diretta streaming: ovviamente nel rispetto della distanza di almeno un metro, sanificando gli ambienti prima e dopo, garantendo un servizio d’ordine che eviti assembramenti.
Mio articolo 3. I funerali sono il tasto che duole. “Non possiamo lasciare – dice don Maffeis – che un’intera generazione, e i loro familiari, siano privati del conforto sacramentale e degli affetti, scomparendo dalla vita, e improvvisamente diventando invisibili”.
La sollecitazione è chiara: per i battesimi e i matrimoni si può aspettare, ma per il “congedo dai defunti” no. I vescovi impegnerebbero i parroci a garantire che la celebrazione avvenga con la sola presenza dei familiari più stretti, assicurando che in chiesa entrino poche persone e che queste vengano ben distribuite.
In più occasioni il Premier Conte ha ringraziato la Cei e il Papa per la “comprensione” dimostrata verso le norme della quarantena dettate dal Governo ed ora gli interlocutori in tonaca presentano il conto. Per capire come andranno le cose su questo versante delicato tra tutti converrà tenere d’occhio la celebrazione papale di domenica, la prima “fuori le mura”. Le modalità che saranno concesse dopodomani al Papa verranno di sicuro rivendicate, per la domenica seguente, da tutti i 226 vescovi d’Italia. Le otterranno se i numeri della pandemia resteranno incoraggianti.
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-19-aprile-2020-domenica-fra-lottava-di-pasqua-festa-della-divina-misericordia/