“Chi di noi non ha sperimentato insicurezze, smarrimenti e perfino dubbi nel cammino della fede? Tutti abbiamo sperimentato questo: anche io. E’ parte del cammino della fede, è parte della nostra vita. Tutto ciò non deve stupirci, perché siamo esseri umani, segnati da fragilità e limiti. Tutti siamo fragili, tutti abbiamo limiti: non spaventatevi. Tuttavia in questi momenti difficoltosi è necessario confidare nell’aiuto di Dio, mediante la preghiera filiale e, al tempo stesso, è importante trovare il coraggio e l’umiltà di aprirsi agli altri per chiedere aiuto: dammi una mano, ho questo problema“. Così il Papa poco fa all’udienza generale. Giusto mercoledì 23 parlando dei carcerati si era chiesto: “Perché lui è caduto e non sono caduto io?”: a quella forte domanda avevo brindato con un bicchiere di Vino Nuovo. La confessione di oggi sugli smarrimenti della vita ha lo stesso segno e in me provoca la stessa gratitudine.
Francesco: anch’io ho dubitato nel cammino della fede
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http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/religiosi-religious-religiosos-29122/
SCHEGGE DI VANGELO
«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno»
Lc 13, 22-27
«Mi hai respinta, mi hai gettata via, non voluta e non amata. Io chiamo, io mi aggrappo, io voglio, ma non c’è Alcuno che risponda. Nessuno, nessuno. Sola… Dov’è la mia Fede… Perfino quaggiù nel profondo, null’altro che vuoto e oscurità – Mio Dio – come fa male questa pena sconosciuta…».
Madre Teresa di Calcutta
E anche mi torna in mente una frase detta sempre da papa Francesco, in cui parla di un suo periodo di “secchezza” spirituale (o del cuore).
“Adesso non possiamo essere sicuri nemmeno della fede del papa”.
(cit.)
Madre Teresa è in buona compagnia.
Santa Teresina di Lisieux, o San Giovanni della Croce (i primi due che mi sovvengono) narrano la medesima esperienza.
Credo che la prova più certa della grandezza della loro fede sia proprio nella fedeltà del loro STARE, nel non allontanarsi dalla ricerca del dialogo con Dio, anche nel buio della note più nera.
Federico, non mi preoccuperei. L’esperienza di dubitare della fede è parte integrante (e credo necessaria) di ogni vera esperienza di fede. Si chiama “prova”.
Lo so, Rosa, e gli esempi dei Santi danno ragione alle tue parole. Le parole che ho riportato non erano mie, le ho sentite pronunciare ieri da una persona “credente non praticante” ed esprimono la perplessità di chi si aspetta che un vescovo (e il papa) confermi la fede, senza giustificare dubbi e relativismo.
E se fosse che sotto sotto, dentro dentro, la fede davvero non ce l’ha nessuno o quasi nessuno, e tutti si appoggiano sulla presunta fede degli altri?
In fondo Gesù non scherzava mica quando si è fatto quella domanda: ma il Figlio dell’uomo, quando tornerà, troverà la fede sulla terra?
Però Dio c’è anche se noi non ci crediamo, o ci crediamo pochissimo. E opera. Sempre. Sia che ce ne accorgiamo sia che non ce ne accorgiamo, sia che ci crediamo sia che non ci crediamo.
È una cosa talmente poco soggettiva, il cristianesimo, che si può essere cristiani anche senza crederci. Ci crede Dio, e questo basta. Ho bisogno di credere all’esistenza del sole perché questo mi illumini e mi scaldi?
[In soccorso previo della povera Marilisa: questi sono paradossi]
Non penso che il Papa abbia giustificato “dubbi e relativismo”, come dice l’amico di Federico B. – che saluto!
Il Papa ha dedicato l’udienza generale di ieri alla nozione di «comunione dei santi». Il Papa è partito dal «Catechismo della Chiesa Cattolica», dove si legge che questa espressione indica la comunione tra le persone sante. Francesco ha voluto dire che la comunione fra persone sante è «una verità tra le più consolanti della nostra fede, poiché ci ricorda che non siamo soli ma esiste una comunione di vita tra tutti coloro che appartengono a Cristo». I santi, in questa espressione, non sono solo quelli canonizzati o coloro che praticano le virtù in un grado eroico. Sono tutti «coloro che credono nel Signore Gesù e sono incorporati a Lui nella Chiesa mediante il Battesimo».
I «santi» sono in comunione tra loro perché sono in comunione con Dio. Gesù ha pregato «perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21).
Il significato della “comunione dei santi”, è una realtà molto bella della nostra fede”
C’è “un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancore pellegrini su questo mondo”, “le anime del Purgatorio e quanti sono già in Paradiso”. Una “comune unione” che deve spingerci a cercare l’aiuto di Dio e quello dei fratelli nei momenti di «insicurezze, smarrimenti e perfino dubbi nel cammino della fede. Tutti abbiamo sperimentato questo, anch’io: fa parte del cammino della fede, fa parte della nostra vita. Tutto ciò non deve stupirci, perché siamo esseri umani, segnati da fragilità e limiti; tutti siamo fragili, tutti abbiamo limiti».
In queste difficoltà anzitutto «è necessario confidare nell’aiuto di Dio, mediante la preghiera filiale, e, al tempo stesso, è importante trovare il coraggio e l’umiltà di aprirsi agli altri per chiedere aiuto, per chiedere una mano: ‘Dammi una mano, ho questo problema’. Quante volte l’abbiamo fatto? E poi, siamo riusciti ad uscire dal problema e incontrare Dio un’altra volta. In questa comunione – comunione che vuol dire ‘comune unione’, tutti uniti, comune unione – in questa comunione siamo una grande famiglia, tutti noi, dove tutti i componenti si aiutano e si sostengono fra loro».
Alla fine, il carattere distintivo del cristiano è questo: crede che la comunione con le persone che ha incontrato e che gli sono care, e con tutta la Chiesa «va al di là e continua nell’altra vita; è una unione spirituale che nasce dal Battesimo e non viene spezzata dalla morte, ma, grazie a Cristo risorto, è destinata a trovare la sua pienezza nella vita eterna». E questo non significa soltanto che, quando saremo morti, continueremo a vivere l’esperienza della comunione. Significa pure che, già oggi, siamo in comunione con i nostri defunti che sono in Paradiso o in Purgatorio. «C’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo – fra noi – e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia». In questo contesto, per le anime del Purgatorio non dobbiamo mai dimenticare «la preghiera di intercessione».
Chi crede tutto questo deve vivere fin da ora nella bellezza, nella gioia e nella fiducia. Con i nostri cari potremo trovarci «un’altra volta lassù in cielo. Andiamo per questo cammino con fiducia, con gioia. Un cristiano deve essere gioioso, con la gioia di avere tanti fratelli battezzati che camminano con lui; sostenuto dall’aiuto dei fratelli e delle sorelle che fanno questa stessa strada per andare al cielo; e anche con l’aiuto dei fratelli e delle sorelle che sono in cielo e pregano Gesù per noi. Avanti per questa strada con gioia!».
Grazie, Luca73, dell’ampia citazione, molto bella del Papa sulla comunione dei santi.
Il dubbio di fede è quello di fidarsi/non fidarsi che Lui ci ami veramente anche quando tutto nella nostra vita sembra dire il contrario…
La parola “FEDE2 ha la stessa radice della parola <"FEDELTA"'
mattalr dice che la fede è un "fidarsi".
io invece penso che la FEDE sia soprattutto FEDELTA'.
una fedeltà molto terra terra niente di trascendentle, una fedeltà come quella del cane per il suo padrone.
Il cane non solo di "fida" del suo padrone ma è anche "fedele" al suo padrone e così il suo padrone può fidarsi del cane.
la parola fedeltà è molto anacronistica al giorno d'oggi, se per esempio di dice che un marito deve essere fedele ( o una moglie deve essere fedele) ti ridoo in faccia . la fedeltà , in tutti i campi è vista quasi come un ottusità.
Addirittura un giornalista televiso molto trendy e alla moda ha intitolato spiritosamente il suo programma "l?infedele".
insomma essere infedele è trendy esser fedele ( in tutti i campi) viene visto come una canina ottusità.
Ma la parola e il significato della "FEDE" invece è proprio questo: essere fedeli, nel tempo, anzi tutta la vita.
per gli uomini di oggi non è facile, per i cani sì.
Come diceva Mark Twain "Andare in paradiso è solo una questione di grazia. se ci si dovesse andare per MERITO il tuo cane entrerebbe e tu no. "