“Ieri ho ricevuto una lettera di un sacerdote, che mi ha detto che io parlo poco del Cielo: e ha ragione. Per questo oggi ho voluto sottolineare questo: che la pace che ci dà Gesù, è una pace per adesso e per il futuro. È cominciare a vivere il Cielo”: così Francesco nell’omelia di stamane. Nel primo commento il contesto dell’ammissione e poi una mia nota.
Francesco ammette di parlare poco del Cielo e rimedia
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Dovrei parlarne di più. Commentando Giovanni 14,27-31 [«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi»] Francesco chiede: “Come dà il mondo la pace e come la dà il Signore? Il mondo ti dà la “pace interiore” […] come un possesso tuo, come una cosa che è tua e ti isola dagli altri […]. È un po’ egoista: la pace per me, chiusa in me. È una pace costosa perché tu devi cambiare continuamente gli “strumenti di pace”: ti dà pace una cosa, poi finisce e tu devi trovare un’altra […]. Invece la pace che dà Gesù è un’altra cosa. È una pace che ti mette in movimento: non ti isola, ti fa andare dagli altri, crea comunità, crea comunicazione. Quella del mondo è costosa, quella di Gesù è gratuita, è gratis; è un dono del Signore: la pace del Signore. È feconda, ti porta sempre avanti […] è aperta, dove lui è andato, è aperta al Cielo, è aperta al Paradiso. È una pace feconda che si apre e porta anche altri con te al Paradiso […]: è feconda anche per me perché è piena di speranza, cioè guarda il Cielo. Ieri – scusatemi se dico queste cose ma sono cose della vita che a me fanno bene – ieri ho ricevuto una lettera di un sacerdote, un bravo sacerdote, e mi ha detto che io parlo poco del Cielo, che dovrei parlare di più. E ha ragione. Per questo oggi ho voluto sottolineare questo: che la pace, questa che ci dà Gesù, è una pace per adesso e per il futuro. È cominciare a vivere il Cielo, con la fecondità del Cielo […]. Che il Signore ci dia questa pace piena di speranza, che ci fa fecondi, ci fa comunicativi con gli altri, che crea comunità e che sempre guarda la definitiva pace del Paradiso”.
Mia nota. Forse questa ammissione del Papa può mettere un po’ di pace – diciamo: favorire un minimo armistizio – tra quelli che l’accusano di non parlare del Cielo e quelli che dicono “ne parla”. Io tra questi. L’ultima volta che qui nel blog ho svolto quella difesa è stata sabato 9 con il post intitolato Francesco: come il Signore ci consola davanti alla morte. I termini dell’armistizio sul Papa che parla o non parla del Cielo sarebbero: ne parla, ma farebbe bene a parlarne di più. Io lo firmo con questa nota.
Rif. ore 11.24 – Resistere
Io al Papa direi senza scrivere: resistere, resistere, resistere a quanti (preti e no) insinuano malignamente che è poco dottrinale, che è “sociale” non secondo le linee tradizionali, che simpatizza per un certo populismo ideologico. Si può sempre fare meglio in tutto – chiaro – ma quanto è difficile per tutti (e non solo per il papa) convertirsi al vangelo.