Forte emozione del povero vaticanista rottamato per il Papa che parte per una missione pericolosa e spericolata, nella quale starebbe volentieri, se gli fosse possibile. Nei commenti riporto brani del videomessaggio inviato dal Papa agli iracheni – nel quale si è presentato come pellegrino penitente e di pace – e l’invito ad accompagnarlo con la preghiera che ha rivolto ieri al termine della catechesi denominata ancora udienza generale, benché svolta senza popolo nella Biblioteca privata. In quell’invito ha affermato – in risposta ai tanti critici di questa missione papale – che “non si può deludere un popolo per la seconda volta”, con riferimento alla mancata visita di Giovanni Paolo II nell’anno duemila.
Francesco all’Iraq: vengo come pellegrino penitente e di pace
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In cerca di fraternità. Videomessaggio 1. Cari fratelli e sorelle in Iraq, assalam lakum! [pace a voi!] Desidero tanto incontrarvi, vedere i vostri volti, visitare la vostra terra, antica e straordinaria culla di civiltà. Vengo come pellegrino, come pellegrino penitente per implorare dal Signore perdono e riconciliazione dopo anni di guerra e di terrorismo, per chiedere a Dio la consolazione dei cuori e la guarigione delle ferite. E giungo tra voi come pellegrino di pace, a ripetere: «Voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8). Sì, vengo come pellegrino di pace in cerca di fraternità, animato dal desiderio di pregare insieme e di camminare insieme, anche con i fratelli e le sorelle di altre tradizioni religiose, nel segno del padre Abramo, che riunisce in un’unica famiglia musulmani, ebrei e cristiani.
Guardiamo le stelle. Videomessaggio 2. Cari fratelli e sorelle cristiani, che avete testimoniato la fede in Gesù in mezzo a prove durissime, attendo con trepidazione di vedervi. Sono onorato di incontrare una Chiesa martire: grazie per la vostra testimonianza! I tanti, troppi martiri che avete conosciuto ci aiutino a perseverare nella forza umile dell’amore. Avete ancora negli occhi le immagini di case distrutte e di chiese profanate, e nel cuore le ferite di affetti lasciati e di abitazioni abbandonate. Vorrei portarvi la carezza affettuosa di tutta la Chiesa, che è vicina a voi e al martoriato Medio Oriente e vi incoraggia ad andare avanti […]. Non arrendiamoci davanti al dilagare del male: le antiche sorgenti di sapienza delle vostre terre ci orientano altrove, a fare come Abramo che, pur lasciando tutto, non smarrì mai la speranza (cfr Rm 4,18); e fidandosi di Dio diede vita a una discendenza numerosa come le stelle del cielo. Cari fratelli e sorelle, guardiamo le stelle. Lì è la nostra promessa.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/03/04/0127/00294.html
Il popolo iracheno ci aspetta. Appello all’udienza di ieri. Dopodomani, Dio volendo, mi recherò in Iraq per un pellegrinaggio di tre giorni. Da tempo desidero incontrare quel popolo che ha tanto sofferto; incontrare quella Chiesa martire nella terra di Abramo. Insieme con gli altri leader religiosi, faremo anche un altro passo avanti nella fratellanza tra i credenti. Vi chiedo di accompagnare con la preghiera questo viaggio apostolico, perché possa svolgersi nel migliore dei modi e portare i frutti sperati. Il popolo iracheno ci aspetta; aspettava San Giovanni Paolo II, al quale è stato vietato di andare. Non si può deludere un popolo per la seconda volta. Preghiamo perché questo viaggio si possa fare bene.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/03/03/0124/00256.html
Uomini usciti per grazia dalla gabbia delle strutturazioni del tempo: https://gpcentofanti.altervista.org/la-gabbia-comune/