Ieri in aereo, partendo per la Colombia, Francesco ha detto ai giornalisti che “questo viaggio è anche per aiutare la Colombia ad andare avanti nel suo cammino di pace”. Ed ha aggiunto che “nel volo sorvoleremo il Venezuela: e dunque, una preghiera anche per il Venezuela, perché vi si possa fare il dialogo e il Paese trovi una bella stabilità, mediante il dialogo con tutti”. Nei commenti alcuni passi dei discorsi tenuti oggi dal Papa a Bogotà: alle autorità, al popolo, ai vescovi, Celam.
Francesco in Colombia per aiutarla “nel cammino di pace”
5 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Sono venuto a dirvi che non siete soli. Alle autorità e alla società civile. Bogotà 7 settembre. Questo incontro mi offre l’opportunità di esprimere l’apprezzamento per gli sforzi compiuti, negli ultimi decenni, per porre fine alla violenza armata e trovare vie di riconciliazione. Nell’ultimo anno certamente si è progredito in modo particolare […]. Occorrono leggi giuste che possano garantire tale armonia e aiutare a superare i conflitti che hanno distrutto questa Nazione per decenni; leggi che non nascono dall’esigenza pragmatica di ordinare la società bensì dal desiderio di risolvere le cause strutturali della povertà che generano esclusione e violenza […]. Non dimentichiamo che l’ingiustizia è la radice dei mali sociali. In questa prospettiva, vi incoraggio a rivolgere lo sguardo a tutti coloro che oggi sono esclusi ed emarginati dalla società, quelli che non contano per la maggioranza e sono tenuti indietro e in un angolo […]. E, per favore, vi chiedo di ascoltare i poveri, quelli che soffrono. Guardateli negli occhi e lasciatevi interrogare in ogni momento dai loro volti solcati di dolore e dalle loro mani supplicanti […[]. Molto è il tempo passato nell’odio e nella vendetta… La solitudine di stare sempre gli uni contro gli altri si conta ormai a decenni e sa di cent’anni; non vogliamo che qualsiasi tipo di violenza restringa o annulli ancora una sola vita. E ho voluto venire fino a qui per dirvi che non siete soli, che siamo tanti a volervi accompagnare in questo passo; questo viaggio vuole essere un incitamento per voi, un contributo che spiani un po’ il cammino verso la riconciliazione e la pace.
Andate incontro a Gesù. Benedizione ai fedeli dal balcone del Palazzo Cardinalizio – 7 settembre. Avete vissuto momenti difficili e bui, però il Signore è vicino a voi, nel cuore di ogni figlio e figlia di questo Paese […]. Durante questi giorni vorrei condividere con voi la verità più importante: che Dio ci ama con amore di Padre e ci incoraggia a continuare a cercare e a desiderare la pace […]. In questo giorno vi dico: per favore, tenete viva la gioia, perché è segno del cuore che ha incontrato il Signore […]. Dio ci ama con cuore di Padre. E questo è il principio della gioia. Il fuoco dell’amore di Gesù rende traboccante questa gioia ed è sufficiente per incendiare il mondo intero. Che cosa dunque potrebbe impedirvi di cambiare questa società e quello che voi vi proponete? […] Ma può anche succedere che siete nati in ambienti dove la morte, il dolore, la divisione sono penetrate tanto a fondo da lasciarvi quasi nauseati e come anestetizzati dal dolore. Per questo vi voglio dire: lasciate che le sofferenze dei vostri fratelli colombiani vi smuovano! E [voi giovani] aiutate noi anziani a non abituarci al dolore e all’abbandono […]. Mi rivolgo ora a tutti voi, cari fratelli e sorelle di questo amato Paese: bambini, giovani, adulti e anziani, voi che volete essere portatori di speranza; che le difficoltà non vi opprimano, che la violenza non vi abbatta, che il male non vi vinca. Crediamo che Gesù, con il suo amore e la sua misericordia che rimangono per sempre, ha vinto il male, ha vinto il peccato e la morte. Basta solo andargli incontro. Andate incontro a Gesù.
Cristo è la parola da pronunciare. Ai vescovi della Colombia. 7 settembre. Vi invito a non avere paura di toccare la carne ferita della vostra storia e della storia della vostra gente […]. La Colombia ha bisogno del vostro sguardo, lo sguardo proprio, tipico di Vescovi, per sostenerla nel coraggio del primo passo verso la pace definitiva, la riconciliazione, verso il ripudio della violenza come metodo, il superamento delle disuguaglianze che sono la radice di tante sofferenze, la rinuncia alla strada facile ma senza uscita della corruzione […]. La strada è ripida e le soluzioni non sono ovvie. Dall’altezza di Dio, che è la croce del suo Figlio, otterrete la forza […]. Vi incoraggio a non stancarvi di fare di ciascuna delle vostre Chiese un grembo di luce, capace di generare le nuove creature di cui questa terra ha bisogno. Rifugiatevi nell’umiltà della vostra gente per rendervi conto delle loro segrete risorse umane e di fede, ascoltate quanto la loro spogliata umanità brama grazie alla dignità che soltanto il Risorto può conferire […]. Voi non siete tecnici né politici, siete Pastori. Cristo è la parola di riconciliazione scritta nei vostri cuori e avete la forza di poterla pronunciare non solo sui pulpiti, ma più ancora nel cuore delle persone […]. Alla Chiesa non interessa altro che la libertà di pronunciare questa Parola. Non servono alleanze con una parte o con l’altra, bensì la libertà di parlare ai cuori di tutti. Proprio lì avete l’autonomia e il potere di inquietare, lì avete la possibilità di sostenere una inversione di rotta.
Andare con Lui in missione. Al Comitato direttivo del Celam. Bogotà 7 settembre: La nostra più grande sfida come Chiesa è parlare all’uomo come portavoce di questa intimità di Dio, che lo considera un figlio, anche quando rinnega tale paternità, perché per Lui siamo sempre figli ritrovati […]. Noi abbiamo ancora più bisogno di questo “stare soli con il Signore” per ritrovare il cuore della missione della Chiesa in America Latina nelle attuali circostanze […]. Dove si trova l’unità? Sempre in Gesù. Ciò che rende permanente la missione non è l’entusiasmo che infiamma il cuore generoso del missionario, benché sempre necessario; piuttosto è la compagnia di Gesù mediante il suo Spirito. Se non partiamo con Lui in missione, ben presto perderemo la strada […]. Che cosa significa concretamente andare con Gesù in missione oggi in America Latina? […] La Chiesa deve riappropriarsi dei verbi che il Verbo di Dio coniuga nella sua missione divina. Uscire per incontrare, senza passare oltre; chinarsi senza noncuranza; toccare senza paura. Si tratta di mettersi giorno per giorno nel lavoro sul campo, lì dove vive il Popolo di Dio che vi è stato affidato […]. E’ fuor di dubbio che la Chiesa in queste terre sia in modo particolare un sacramento di speranza, ma è necessario vigilare sulla concretizzazione di questa speranza […]. Se vogliamo una fase nuova e vitale della fede in questo continente, non la otterremo senza le donne. Per favore, non possono essere ridotte a serve del nostro recalcitrante clericalismo.
La Colombia dove passa il Signore. Omelia a Bogotà, 7 settembre: A Bogotá e in Colombia si trova in cammino un’immensa comunità, che è chiamata a diventare una rete robusta che raccolga tutti nell’unità, lavorando per la difesa e la cura della vita umana, particolarmente quando è più fragile e vulnerabile: nel seno materno, nell’infanzia, nella vecchiaia, nelle condizioni di disabilità e nelle situazioni di emarginazione sociale […]. E come gli apostoli, occorre chiamarci gli uni gli altri, di mandarci dei segni, come i pescatori, di tornare a considerarci fratelli, compagni di strada, soci di questa impresa comune che è la patria. Bogotá e la Colombia sono, nel medesimo tempo, riva, lago, mare aperto, città attraverso la quale Gesù è passato e passa, per offrire la sua presenza e la sua parola feconda, per farci uscire dalle tenebre e portarci alla luce e alla vita. Chiamare gli altri, tutti, perchè nessuno rimanga in balìa delle tempeste; far entrare nella barca tutte le famiglie: esse sono santuari della vita; fare spazio al bene comune al di sopra degli interessi meschini o particolari, farsi carico dei più fragili promuovendo i loro diritti […]. Come fece con Simone, Gesù ci invita a prendere il largo, ci spinge a condividere il rischio – non temete di rischiare insieme – ci invita a lasciare i nostri egoismi e a seguirlo; ad abbandonare paure che non vengono da Dio, i timori che ci paralizzano e ritardano l’urgenza di essere costruttori della pace, promotori della vita.