Da cardinale, Bergoglio aveva affermato con audacia il convincimento che “pastorale non si oppone a dottrinale ma lo comprende” e che “il titolo di pastore include quello di maestro”. Prevedo che il Papa arriverà presto a formulare in termini magisteriali questo criterio, che guida sotto traccia la sua tenace opera di sganciamento dalla dominante dottrinale che eredita dai predecessori: è uno spunto retrospettivo e preveggente di una mia intervista all’Azione di Fabriano per i tre anni di Papa Francesco.
Francesco al terzo anno: prima il pastore poi il maestro
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Pastorale comprende dottrinale. L’affermazione che “pastorale non si oppone a dottrinale ma lo comprende” e che “il titolo di pastore include quello di maestro” – da me citata nell’intervista – il cardinale Bergoglio l’aveva proposta in un’occasione romana impegnativa: parlando da relatore alla plenaria della Commissione per l’America Latina, nel 2009. Vedi l’intera relazione nel volume “Solo l’amore ci può salvare”, LEV 2013, pp. 141ss.
Ho letto l’intervista, Luigi, e, sbaglio ?, mi pare d’aver colto nelle tue parole un accento maggiormente ottimista che in precedenti tuoi interventi in merito all’esito dell’azione riformatrice che Papa Francesco sta conducendo: in sostanza, mi sembra che tu ritieni che il nostro Papa riuscirà, prima o poi, a vincere quelle resistenze al cambiamento che dalla Curia e da taluni settori della gerarchia ecclesiastica gli si frappongono; è, questa mia, una sintesi corretta del tuo pensiero ?
Buon sabato a te ed a tutti !
Roberto Caligaris
Hai colto bene. Da settembre a oggi abbiamo avuto diversi segni di riforma che rendono meno vaga la prospettiva. La riforma del processo matrimoniale, il discorso del 17 ottobre sul futuro del Sinodo dei vescovi, la nuova norma sulla responsabilità dei vescovi nell’insabbiamento dei casi di pedofilia, la mini-riforma del rito della lavanda dei piedi, i buoni passi in avanti della Segreteria per l’informazione, la riforma del comparto economico delle Cause dei Santi… penso che altri elementi analoghi arriveranno via via e che ve ne saranno anche nell’imminente esortazione post-sinodale sulla famiglia… sono altrettanti inviti a guardare avanti con fiducia…
….e sappiamo tutti di quanto ci sia bisogno, di questi inviti a guardare avanti con fiducia.
Tanto piu’ che gli sfascisti del tantopeggiotantomeglio, i gufoni predicenti rovine, e i millenaristi fuori tempo danno fiato alle trombe(tte) un giorno sì e l’altro pure con l’intento di espiantarla in modo radicale, questa speranza ineliminabile .
Ho letto che Papa Francesco ha approvato anche le nuove “Norme sull’amministrazione dei beni delle cause di beatificazione e
canonizzazione”. Da fare non gli manca. “Deus conservet eum et vivicet eum et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in animam inimicorum eius”.
Esatto Giuseppe: è quello che indicavo come “riforma del comparto economico delle cause dei santi”…
è falso che , nella pratica, la pastorale della Chiesa non si possa opporre alla dottrina morale della Chiesa. nella realtà vediamo come nella pratica molte volte la pastorale si oppone alla dottrina morale della Chiesa o la ignora.. Il caso del matrimonio indissolubile (dottrina) e della comunione ai divorziati ( pastorale) non è che un esempio. e ne potrei fare molti altri, come per esempio l’uso degli anticoncezionali, benchè proibiti con atto magisteriale da Paolo VI.
La dottrina non c’è bisogno di “opporsi” , basta ignorarla, far finta che non ci sia, dimenticarla, lasciarla a pochi studiosi “fissati” avulsi dalla realtà,
L’opposizione frontale alla dottrina sarebbe una posizione troppo netta, troppo franca. un Lutero ne fu capace. i gesuiti di oggi non ne sono capaci e allora cercano le vie “traverse”: non un opposizione netta, ma la furbizia di dimenticare la dottrina pur proclamando che la pastorale non si “oppone” ad essa. certa pastorale è vero che “non si oppone” ma neppure si richiama alla dottrina. semplicemente fa finta che non ci sia.
Così si compie la rivoluzione “soft”.
ricordiamo il consiglio che Bergoglio diede da arcivescovo di Buenos Aires alla donna che si lamentava perchè non poteva fare la comunione nella sua parrocchia perchè divorziata risposata. Egli le consigliò di andare in una altra chiesa, dove nessuno la conosceva e lì fare tranquillamente la comunione.
Possiamo dire che questa “pastorale” di Bergoglio si oppone alla dottrina? Formalmente no, perchè Bergoglio non ha detto francamente alla donna
“guarda che si può benissimo sposarsi due volte” , tuttavia AGGIRA la dottrina, come se la dottrina non esistesse.
e’ molto semplice e facile: lo hanno fatto e lo fanno tantissimi cristiani.
Si chiama “barare con Dio.” o fare i furbi con Dio o auto-assolvere se’ stessi.
Che però lo insegnasse dalla cattedra di Pietro un papa è la prima volta che accade.
La sua vita è servire. Così stamane Francesco ha parlato all’udienza giubilare: La settimana scorsa ho ricevuto una lettera di una persona che mi ringraziava per l’Anno della Misericordia; mi chiedeva di pregare per lei, perché potesse essere più vicina al Signore. La vita di questa persona è curare la mamma e il fratello: la mamma a letto, anziana, lucida ma non si può muovere e il fratello disabile, sulla sedia a rotelle. Questa persona, la sua vita, è servire, aiutare. E questo è amore! Quando tu ti dimentichi di te stesso e pensi agli altri, questo è amore! E con la lavanda dei piedi il Signore ci insegna ad essere servitori, di più: servi, come Lui è stato servo per noi, per ognuno di noi. Dunque, cari fratelli e sorelle, essere misericordiosi come il Padre significa seguire Gesù sulla via del servizio. Questo della condivisione e della dedizione a chi è nel bisogno è uno stile di vita che Dio suggerisce anche a molti non cristiani, come via di autentica umanità.
La mia amica Lina. Io conosco una signora la cui vita è servire, proprio come nel caso citato dal Papa. Si chiama Lina e si dedica totalmente a un figlio disabile e al marito malato di Alzheimer. Invito i visitatori a segnalare storie simili. Ve ne sono tante.
Opere di misericordia familiare. Il cardinale Martini queste dedizioni totali in famiglia le chiamava “opere di misericordia familiare” e diceva che erano la scuola per le opere di misericordia, a volte più impegnative, che vanno oltre la famiglia.
Bonanotte visitatori belli. Buona domenica.
Eugenio Scalfari sulla Repubblica di oggi naturalmente scrive una paginata su
Francesco, il suo “carissimo amico” quello che a sentir lui ha messo insieme il cupolone di san Pietro e Garibaldi ( chiesa e massoneria?)
http://www.repubblica.it/vaticano/2016/03/13/news/tre_anni_fa_bergoglio_decise_di_chiamarsi_francesco-135355906/?ref=HRER2-1
quello che mi colpisce sono queste parole di Scalfari.
“Ho più volte scritto e gliel’ho più volte detto a voce, che Francesco è un rivoluzionario. Uno spirito profetico e rivoluzionario. Lui spesso ha anche un linguaggio affettuosamente ironico e in una telefonata recente, del 2 dicembre scorso, esordì dicendomi: “Pronto, sono un rivoluzionario”. ”
non c’è alcun bisogno di sospettare che Scalfari menta. Dunque immaginatevi un papa, il successore di san pietro, che telefona a un giornalista ateo, massone, e anticlericale dicendo:
“Pronto , sono un rivoluzionario”
che cosa significa? cosa significa per la Chiesa?
Pronto, sono un rivoluzionario detto a chi la Chiesa la vuole demolire?
“pronto, sono uno dei vostri, potete contare su di me, la penso come voi”
l’accostamento Francesco – Garibaldi non è casuale nell’articolo di Scalfari .
E’ molto , molto significativo.
Maria Cristina, pure mia nonna, pacelliana “defero”, sarebbe arrossita nel leggere questo tuo commento.
A forza di arrampicarsi sugli specchi, anche gli artigli delle pugnaci amazzoni della contrinoriformina si consumano e si scivola giu’ giu’ giu’…..
Che dici: ci si ferma?
🙂
Buona domenica.
Maria Cristina
Dovresti prendere a prestito un po’ dell’autoironia del papa.
Cristina vicquery
Tornando un attimo su ” amore & servizio”…
Ok, l’amore è servizio agli altri.
Ma dobbiamo anche dire con forza che , in ugual misura, l’amore è permettere agli altri di esserti di aiuto.
La valutazione del ” servizio” è spesso squilibrata: i riflettori puntati su chi lo presta. Col rischio di darne una rappresentazione buonista; la abnegazione, il sacrificio, la costanza e chi più ne ha più ne metta. E due sottorischi in agguato: fare di colui che aiuta un ” santino edificante”, e fare dell’aiutato un ” mezzo di santificazione”, una croce da portare, detto in soldoni.
Bell’affare.
Invece è bene ristabilire le cose come sono.
I lati della relazione sono due, in equilibrio fra di loro.
In molti casi, non c’è servizio e non c’è aiuto che tu, per amore, puoi portare, se non c’è una persona che, per amore, accetta di essere aiutata e servita da te. Non ci sono abnegazione, sacrificio e costanza che tengano, se prima non ce ne sono ALMENO ALTRETTANTI da parte di chi, per amore, accetta di mettersi nelle tue mani e non in quelle, che gli costerebbero assai meno fatica, di un estraneo.
E non farei dei santini edificanti tanto facilmente.
Chi aiuta, aiuta per amore, e quindi facendo una cosa che è importante, bella ed essenziale prima di tutto per se stesso.
Aiuto mia moglie, mio marito e mio figlio perché mia moglie , mio marito e mio figlio sono la MIA vita.Se aiuto solo per senso del dovere, magari per obliterare il tesserino delle “opere di misericordia”, faccio una cosa utile e importante, ma per la quale va benissimo una qualsiasi badante e un qualsiasi volontario.
Quello che è importante dell’aiuto, non è aiutare una persona IN DIFFICOLTA’.. E’ affermare con forza e determinazione , con il proprio aiuto, che quella persona è e resta la stessa mia persona, nonostante la difficoltà. Dell’ aiuto, si finisce col sottolineare il limite e la problematica che lo richiedono
( x es. la disabilità), mentre invece la bellezza e la forza dell’ aiuto è che MANTIENE E PRESERVA LA PERSONA.
Anzi: LE PERSONE coinvolte.
Ancora meglio: LA LORO RELAZIONE.