Un Messaggio Urbi et Orbi che invita a guardare avanti quello rivolto ieri da Francesco all’umanità tribolata dall’epidemia, parlando dalla cancellata dell’altare della Confessione, nel vuoto della Basilica di San Pietro: parole di speranza cristiana universale, esortanti a scelte di solidarietà planetaria, improntate all’annuncio della risurrezione, che è lievito di vita nuova per il mondo. Nei commenti il grosso del messaggio e una mia nota finale.
Francesco all’Europa e al mondo presi nella sfida epocale
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Neanche l’estremo saluto. Il mio pensiero quest’oggi va soprattutto a quanti sono stati colpiti direttamente dal coronavirus: ai malati, a coloro che sono morti e ai familiari che piangono per la scomparsa dei loro cari, ai quali a volte non sono riusciti a dare neanche l’estremo saluto. Il Signore della vita accolga con sé nel suo regno i defunti e doni conforto e speranza a chi è ancora nella prova, specialmente agli anziani e alle persone sole. Non faccia mancare la sua consolazione e gli aiuti necessari a chi si trova in condizioni di particolare vulnerabilità, come chi lavora nelle case di cura, o vive nelle caserme e nelle carceri. Per molti è una Pasqua di solitudine, vissuta tra i lutti e i tanti disagi che la pandemia sta provocando, dalle sofferenze fisiche ai problemi economici.
Persino i sacramenti. Questo morbo non ci ha privato solo degli affetti, ma anche della possibilità di attingere di persona alla consolazione che sgorga dai Sacramenti, specialmente dell’Eucaristia e della Riconciliazione. In molti Paesi non è stato possibile accostarsi ad essi, ma il Signore non ci ha lasciati soli! Rimanendo uniti nella preghiera, siamo certi che Egli ha posto su di noi la sua mano (cfr Sal 138,5), ripetendoci con forza: non temere, «sono risorto e sono sempre con te» (cfr Messale Romano)!
Ai soccorritori. Gesù, nostra Pasqua, dia forza e speranza ai medici e agli infermieri, che ovunque offrono una testimonianza di cura e amore al prossimo fino allo stremo delle forze e non di rado al sacrificio della propria salute. A loro, come pure a chi lavora assiduamente per garantire i servizi essenziali necessari alla convivenza civile, alle forze dell’ordine e ai militari che in molti Paesi hanno contribuito ad alleviare le difficoltà e le sofferenze della popolazione, va il nostro pensiero affettuoso con la nostra gratitudine.
Tutto il mondo soffre. In queste settimane, la vita di milioni di persone è cambiata all’improvviso […]. Non è questo il tempo dell’indifferenza, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia. Gesù risorto doni speranza a tutti i poveri, a quanti vivono nelle periferie, ai profughi e ai senza tetto. Non siano lasciati soli questi fratelli e sorelle più deboli, che popolano le città e le periferie di ogni parte del mondo. […]. Si allentino le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità dei Paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini e si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri..
L’Europa non torni al passato. Tra le tante aree del mondo colpite dal coronavirus, rivolgo uno speciale pensiero all’Europa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, questo continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato. È quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne, che tali rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda. Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative. L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato.
Cessate il fuoco. Cristo nostra pace illumini quanti hanno responsabilità nei conflitti, perché abbiano il coraggio di aderire all’appello per un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo. Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi […]. Indifferenza, egoismo, divisione, dimenticanza non sono davvero le parole che vogliamo sentire in questo tempo. Vogliamo bandirle da ogni tempo! Esse sembrano prevalere quando in noi vincono la paura e la morte, cioè quando non lasciamo vincere il Signore Gesù nel nostro cuore e nella nostra vita. Egli, che ha già sconfitto la morte aprendoci la strada dell’eterna salvezza, disperda le tenebre della nostra povera umanità e ci introduca nel suo giorno glorioso che non conosce tramonto.
Mia nota. Papa fragile nella voce e nel passo ma capace di continuata dedizione nel porsi a orante per la famiglia umana. Come Mosè sul monte, con le mani levate al cielo per il popolo. Per tutti i popoli. Preghiera universale e invocazione del pastore per il gregge.
Da Paolo VI a Giovanni Paolo II, a Benedetto, a Francesco, all’invocazione universale di impronta liturgica dei messaggi “Urbi et Orbi” (Alla città di Roma e al Mondo) si è unito l’appello cristiano e umanistico alla pace universale che ha trovato le espressioni più alte nei discorsi dei Papi all’Onu. Ieri i due filoni si sono come ricongiunti nella supplica di Francesco a Dio e agli uomini perchè non vada perduta la prova di questa pandemia e da tanto male possa venire un bene.
“La risurrezione di Cristo – ha detto Bergoglio al apertura del messaggio – è la vittoria dell’amore sulla radice del male, una vittoria che non scavalca la sofferenza e la morte, ma le attraversa aprendo una strada nell’abisso, trasformando il male in bene: marchio esclusivo del potere di Dio”.
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-14-aprile-2020/
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-15-aprile-2020-mercoledi-fra-lottava-di-pasqua/
Mi piace il confronto tra papa Francesco e la preghiera di Mosè sul monte.