Incontrando oggi “el Camino neocatecumenal” a Tor Vergata, nel 50° della fondazione, Francesco ha lodato il loro slancio missionario e li ha invitati ad “andare avanti”: “Vi accompagno e vi incoraggio”. Sono contento di questa sintonia tra il Papa e il movimento che mostra maggiore capacità di presa su giovani e famiglie. Nei commenti alcune parole di Francesco e una mia glossa.
Francesco al Camino: “Vi accompagno e vi incoraggio”
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Con umile semplicità. Cari fratelli e sorelle, il vostro carisma è un grande dono di Dio per la Chiesa del nostro tempo. Ringraziamo il Signore per questi cinquant’anni: un applauso ai cinquant’anni! E guardando alla sua paterna, fraterna, e amorevole fedeltà, non perdete mai la fiducia: Egli vi custodirà, spronandovi al tempo stesso ad andare, come discepoli amati, verso tutti i popoli, con umile semplicità. Vi accompagno e vi incoraggio: andate avanti! E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me, che rimango qui!
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/05/05/0322/00698.html
Sempre in uscita. Sento di dirvi qualcosa dal cuore proprio sulla missione, sull’evangelizzazione, che è la priorità della Chiesa oggi […]. La missione chiede di partire. Ma nella vita è forte la tentazione di restare, di non prendere rischi, di accontentarsi di avere la situazione sotto controllo. È più facile rimanere a casa, circondati da chi ci vuol bene, ma non è la via di Gesù. Egli invia: “Andate”. Non usa mezze misure. Non autorizza trasferte ridotte o viaggi rimborsati, ma dice ai suoi discepoli, a tutti i suoi discepoli una parola sola: “Andate!”. Andate: una chiamata forte che risuona in ogni anfratto della vita cristiana; un invito chiaro a essere sempre in uscita, pellegrini nel mondo alla ricerca del fratello che ancora non conosce la gioia dell’amore di Dio.
Leggeri e liberi. Ma come si fa per andare? Bisogna essere agili, non si possono portar dietro tutte le suppellettili di casa. La Bibbia lo insegna: quando Dio liberò il popolo eletto, lo fece andare nel deserto col solo bagaglio della fiducia in Lui. E fattosi uomo, camminò Egli stesso in povertà, senza avere dove posare il capo (cfr Lc 9,58). Lo stesso stile domanda ai suoi. Per andare bisogna essere leggeri. Per annunciare bisogna rinunciare. Solo una Chiesa che rinuncia al mondo annuncia bene il Signore. Solo una Chiesa svincolata da potere e denaro, libera da trionfalismi e clericalismi testimonia in modo credibile che Cristo libera l’uomo. E chi, per suo amore, impara a rinunciare alle cose che passano, abbraccia questo grande tesoro: la libertà. Non resta più imbrigliato nei propri attaccamenti, che sempre reclamano qualcosa di più ma non danno mai la pace, e sente che il cuore si dilata, senza inquietudini, disponibile per Dio e per i fratelli.
Qualche richiamo. “Andate” è il verbo della missione e ci dice ancora una cosa: che si coniuga al plurale. Il Signore non dice: “vai tu, poi tu, poi tu…”, ma “andate”, insieme! Pienamente missionario non è chi va da solo, ma chi cammina insieme […]. Bisogna stare attenti, ad esempio, a non dettare il passo agli altri. Occorre piuttosto accompagnare e attendere, ricordando che il cammino dell’altro non è identico al mio […]. Si va avanti insieme, senza isolarsi e senza imporre il proprio senso di marcia; si va avanti uniti, come Chiesa, coi Pastori, con tutti i fratelli, senza fughe in avanti e senza lamentarsi di chi ha il passo più lento. Siamo pellegrini che, accompagnati dai fratelli, accompagnano altri fratelli, ed è bene farlo personalmente, con cura e rispetto per il cammino di ciascuno e senza forzare la crescita di nessuno, perché la risposta a Dio matura solo nella libertà autentica e sincera. Gesù risorto dice: «Fate discepoli». Ecco la missione. Non dice: conquistate, occupate, ma “fate discepoli”, cioè condividete con gli altri il dono che avete ricevuto, l’incontro d’amore che vi ha cambiato la vita.
Profeti e popolo. Credo sia la quarta volta che Francesco incontra il Cammino Neocatecumenale ma sarà la più memorabile, perché di massa: 150mila persone da 134 nazioni. Il Papa ha inviato 34 nuove “Missioni alle genti”: gruppi missionari che andranno in diversi paesi del mondo, formati da circa 200 famiglie con 600 figli. Il Movimento neocatecumenale è più tradizionale rispetto alla Chiesa delle riforme di Papa Bergoglio, ma fornisce energie: in questo momento di riflusso di tutti i movimenti ecclesiali, esso resta il più espansivo. E’ dunque comprensibile che il Papa che va dai “profeti” Mazzolari, Milani, Bello, Saltini, vada anche da chi è capace di mobilitare: in marzo da Padre Pio, oggi dai neocatecumenali, giovedì prossimo a Loppiano (Firenze) dai Focolarini.
E finalmente il Cammino ce l’ha fatta! Conoscendo la realtà dall’interno posso assicurare che non sono solo parole! Conosco un fratello che è andato in Mongolia, famiglie che hanno suscitato vocazioni, famiglie che hanno lasciato tutto per andare in missione, famiglie con tanti figli, conosco persone che si sono convertite! Potrei continuare all’infinito … Ed è tutto vero! ..
Conosco .. Conosco .. Conosco tante cose che non si possono rivelare .. Ma una cosa la posso dire. Più volte ho cercato di distaccarmi dal Cammino, ma non ci sono riuscita!
Perché non si possono rivelare, Antonella? Se sono cose buone non vanno nascoste.
Sono.vicende troppo personali. E poi il Cammino crede alla testimonianza delle azioni, non al trionfalismo dei racconti.
Una cosa non è stata rilevata da nessuno ma ritengo che, dal punto di vista ecclesiale, sia invece da notare: le cosiddette “communitates in missionem” che, al momento, riguardano la sola città di Roma. Intere comunità, anche se composte da persone di età non più giovanissima, lasciano la propria parrocchia dove sono state per trenta anni per recarsi in parrocchie delle periferie laddove il cristianesimo è più debole per aiutare il parroco locale nella pastorale sacramentale e nel lavoro di prima evangelizzazione. “Uscite e andate alle periferie” è stato uno slogan di Papa Francesco : ecco una concreta attuazione del suo invito.
Nonostante da più parti si parli di crisi del cristianesimo questa è una testimonianza che esiste una chiesa “viva” , formata da gente “normale”, che pone la fede in Cristo al centro della propria esistenza. E per un cristiano quotidianamente colpito da notizie negative riguardanti la sua Chiesa questa è una boccata di ossigeno
Dal punto di vista liturgico il movimento Neocatecumenale non è per nulla tradizionale. Nel senso che si rifa’ alle origini della celebrazione Eucaristica. Tanto è vero che i tradizionalisti lo accusano da tempo di eresia e protestantesimo.
C’è n’è qualcuno buono: il resto, zum zum zum, come le loro canzoni. Che cosa ci faccia là in mezzo una come la Lignani è un mistero.
Le vie del Signore sono infinite, Leopoldo. Dietro gli zum zum ci sono molte ricchezze.
Rif. 9.41 – Liturgia neocatecumenale
Sul piano liturgico i neo-catecumenali sono attaccati da destra e da sinistra. Eretici per la destra tradizionalista (che è senza peccato e perciò…); infedeli alle norme e ai principi della messa di Paolo VI per il centro e la sinistra.
Ma i catecumenali non vanno visti solo da questo lato.
Bella e utile la testimonianza di Zezza delle 9.18
Effettivamente anch’io non riesco a capire Antonella, la quale sa che non ho in grande simpatia questi satelliti ruotanti…. Conosco la realtà dei neo catecumeni. Ebbi modo di sperimentare quella presenza invadente ed invasiva dal sapore fortemente settario che non solo non produsse frutti nella comunità parrocchiale che li aveva accolti ed ospitati con vero spirito di condivisione. Ma lacerò i rapporti tra gli operatori salesiani, contribuì a creare inimicizie e divisioni. Ero catechista in quel periodo ed il Parroco mi affiancò nella missione due catecumeni. Ebbi modo in quel frangente di sperimentare da vicino “lo zelo” del gruppo che – proprio come il sale quando eccede- riuscivano sempre a guastare tutto. Formidabili, poi, nel trasformare la Sacra Liturgia in un interminabile, estenuante teatrino. Un vago suono in cui l’essenza, la purezza del rito, veniva sopraffatta da un troppo: troppo di tutto. Come dice Sant’Agostino “la voce senza Parola colpisce bensì l’udito, ma non edifica il cuore”.
Mi resi subito conto della differenza di linguaggio: lo spirito all’apparenza conciliante, umile, nascondeva , neppure troppo velatamente, quella autoreferenzialità tipica delle grandi lobby…
Riscontro nel cammino una vaga reminiscenza che ricorda i Catari,o gli Albigesi, che San Bernardo, malgrado i buoni propositi e la buona fede di questa comunità sorta dal basso -ma trasformatasi presto in un vero e proprio movimento ascensionale dove l’adesione di strati sociali sempre più alti finì per coinvolgere vescovi e prelati- non tardò a definire “orgogliosa” pronosticando che la potente eresia avrebbe presto o tardi finito per sconvolgere l’intera Cristianità.
Concordo con padre Amigoni. Sul piano teologico la visione e’ molto molto discutibile. C’ e una visione molto veterotestamentaria su molti aspetti…
In un paese di ciechi beato chi ha un occhio solo.Inuna Chiesa in decadenza e crisi e’ovvio che I movimenti di successo sono vezzeggiati.
Le stravaganze liturgiche vengono perdonate ai neocatecumenali in nome del loro “successo” missionario e della loro prolificita’.Certo hanno molti adepti e sono molto forti pero’…..
Rimango convinta che lex orandi lex credendi e che la liturgia non sia affatto “secondaria” e trascurabili e che gli abusi liturgici non possono essere sottovalutati e che la stravaganza liturgica non porti buoni frutti.
Rif. ore 14.44 – Alti protettori
Storicamente chi ha protetto alla grande, promosso e vezzeggiato i neo-catecumenali è stato Giovanni Paolo II.
a) I religiosi (in particolare la Unione superiori generali) hanno molto sofferto della pronunciata predilezione pontificia verso gruppi e movimenti (catecumenali in prima linea) negli anni 80, 90 e oltre.
Nei vari sinodi speciali continentali si incoraggiavano e si elogiavano i movimenti (o i vari “Legionari” o Francescani vari extra-vaganti) e si ignoravano gli Ordini e Congregazioni religiose (e si emarginavano i Gesuiti).
b) Perchè Papa GP II potesse celebrare a Porto San Giorgio – AP
(casa madre dei catecumenali italiani) secondo il “rito catecumenale”, il 30 dicembre 1988, il dicastero della liturgia (Martinez Somalo – Noè, a capo, se non erro), addirittura richiamandosi anche a un documento (1969) del famigerato periodo della riforma postconciliare, approvò, pochi giorni prima della messa papale, le particolarità che loro usavano da sempre. Mi pare che successivi interventi (statuti ad esperimento e definitivi, richiami, documenti, precisazioni, inviti, anche sotto papa Ratzinger) non abbiano cambiato molto e i catecumenali continuino a celebrare con orari e modalità di sempre (forse oggi non ricevono più la comunione sotto le due specie stando seduti – ma io da un po’ di anni non celebro messe con loro).
c) In relazione ai catecumenali è difficile fare una applicazione rigorosa della “lex orandi – lex credendi”. L’impressione – a spanne – è che con loro e con i lefevriani siano stati usati pesi e misure liturgiche diverse rispetto ai comuni mortali cattolici.
d) In ogni caso i 150.000 – mi pare – di ieri a Roma (come i tanti catecumenali a tutte le GMG o ai vari raduni di massa dei gruppi laicali) ) fanno impressione e meritano rispetto.
E’ difficile catalogare i neocatecumenali
Superinnovatori dal punto di vista liturgico, ipertradizionalisti su alcune questioni teologiche.
E ll giudizio su di loro divide anche i cardinali innovatori.
Martini mi risulta non ne fosse entusiasta, Schonborn stravede per loro…
Non sono i numeri che contano, ma le testimonianze di vita che contano! E sono veramente tante!
durante gli scrutini del Cammino sono state finamente eliminate le confessioni pubbliche che costituivano uno dei suoi più gravi abusi?
cristina vicquery
Uno dei detti più in voga in questo tempo è che bisogna riconoscere i “segni dei tempi”.
Papa GPII ha prediletto i movimenti rispetto agli ordini religiosi? Non c’è dubbio. Gli ordini religiosi erano – e sono – in vertiginosa crisi di vocazioni, i movimenti erano altrettanto in vertiginosa crescita. Forse (?) GPII ha letto i segni dei tempi.
Papa Francesco ha in piu occasioni parlato della Chiesa come un poliedro e non come una sfera. Questo concetto è ancora molto lontano dall’essere accolto: ne fanno fede le diatribe liturgiche sul “vetus ordo” , sulle “aperture ai lefevriani” , gli accesi scambi di vedute ai quali assistiamo su questo blog. Spesso si scambia la chiamata del Signore alla “unità” come una chiamata alla “uniformità” ( di stile cinese, sotto la rivoluzione culturale ).
Le liturgie eucaristiche dei neocatecumenali sono “diverse”? Da quello che mi consta rispettano quelle che sono le disposizioni liturgiche con le variazioni concesse.
Non avrebbero dovuto essere concesse? ( questo sembra tra le righe il pensiero di p. Amigoni nel suo accenno alla messa celebrata a Porto San Giorgio nel 1988).
C’è sempre qualcuno che si ritiene il “depositario della verità” e più realista del re.
Qualcuno ne abusa? Forse, ma non credo in misura maggiore di quanto non si legge sui giornali per esempio su sacerdoti in bicicletta o altre amenità.
In definitiva: papa Paolo VI li ha incoraggiati, GPII li ha protetti e ha voluto che fossero redatti gli statuti, BXVI ha detto che sono un carisma che Dio ha dato alla Chiesa, papa Francesco domenica ha detto che hanno fatto un gran bene alla Chiesa e li ha incoraggiati.
A qualcuno non piacciono? Peccato.
Forse bisogna convincersi che non siamo il metro di tutto e che non possiamo considerare verità indiscussa il nostro particolare “gusto”.
Bene Beppe! Forse non è un caso.che per un certo periodo il sabato sera seguissi il rito neocat e la domenica mattina il Vetus Ordo! Ambedue mi aiutavano nella fede.
Facevo parte di un movimento, i focolarini, ai tempi di Giovanni Paolo II. La sua predilezione per noi , insieme agli altri movimenti , ci era nota è motivo di orgoglio.. Diciamo che privilegiava i movimenti in confronto alle parrocchie da lui considerate quasi inutili, almeno questo era quello che ci veniva detto. I religiosi erano da lui poco considerati per due motivi, uno era che durante il comunismo non esistevano in Polonia e quindi il loro carisma era a lui scononosciuto, secondo ( derivante dal primo) riusciva poco a capire il loro essere soggetti ad un superiore religioso che avvertiva le necessità dell’intero ordine e nel contempo lavorare in una Diocesi con a capo un vescovo …
Vero è che le vocazioni religiose sono in diminuzioni e quelle dei movimenti in crescita, ma le due vocazioni sono molto diverse e poco paragonabili.. I movimenti ( come gli ordini religiosi moderni , tipo i legionari) hanno un che di settario ( cerchi concentrici di conoscenza a cui si viene introdotti poco per volta a seconda del proprio essere sempre più intrododotti nel movimento, linguaggio particolare non intellegibile dai non adepti, culto della personalità del fondatore/fondatrice, partecipazione a Messe e liturgie solo fra adepti, persino matrimoni solo tra adepti, una certa manipolazione delle coscienze…) cosa che non esiste per gli ordini religiosi più antichi i cui membri proprio grazie ai tre voti hanno una certa libertà nel servire la Chiesa è il popolo di Dio.
Cristina Vicquery
molto diversi sono anche i metodi e le politiche di coptazione tra ordini e movimenti, mentre gli ordini sono molto selettivi ( ci sono magari 5 candidati e di questi ne accettano la metà) i movimenti accettano nel cerchio più esterno chiunque e ti spingono a cercare sempre nuovi adepti…
Si entra più facilmente in un movimento sapendo che lo si potrà lasciare facilmente e che in fondo stando nel movimento sei sempre nel mondo, mentre lasciare un ordine richiede il permesso della Santa Sede…
Io direi che i movimenti hanno un continuo rinnovarsi dei membri, molti lasciano e vengono rimpiazzati dalle new entry…
Proprio per essere stata in un movimento ribadisco che non ha senso paragonarli agli ordini religiosi , sono due cose completamente diverse. Contrapporli , come contrapporli alle parrocchie, è stato uno dei gravi errori di GPII ben ricompesato dai movimenti che all’approssimarsi della sua morte hanno orchestrato e poi messo in atto l’operazione ” santo subito”, che non è certo stato un grido spontaneo della folla come qualche anima troppo buona ancora crede.
cristina vicquery
Rif. 21.41- Movimenti agili e protetti
Mi pare che l’analisi di Picchio sia condivisibile per molti aspetti.
Credo per esempio che gli ordini religiosi in vari periodi abbiano “inglobato” tutte le vocazioni di vita cristiana. Se uno voleva fare qualcosa di appena “diversamente buono” si faceva religioso/a. Si parlava della vita religiosa – per molto tempo senza nemmeno gli istituti secolari – come (unico) “stato di perfezione”.
La universale vocazione alla santità non era dottrina comune, anche se san Francesco di Sales aveva dimostrato (per tempo) che ognuno può farsi santo nel suo “stato di vita”.
Per quanto riguarda una delle osservazioni di Zezza (ore 20.53), relativa alla mia comunicazione, ho solo rilevato – particolare minimo nell’insieme di un percorso – che la concessione vaticana del 1988 ha evitato anzitutto una possibile infrazione liturgica del papa e ha sanato, dei catecumenali, 20 anni di un “abuso” (dava nell’occhio a tutti – mi pare – il fatto anomalo di comunicarsi stando seduti, passandosi pane e vino consacrati), diventato così norma.
Non facciamo torto ai focolarini assimilandoli all’odore dei neocatecumeni: altra pasta.
Picchio ha ( forse, perché non conosco molto bene i criteri di selezione dei candidati degli ordini religiosi ) ragione nel dire che i “criteri di selezione tra ordini religiosi e cammino neocatecumenale e altri movimenti ,sono diversi ” Io lo vedo così: per gli ordini religiosi è più “preliminare” per i movimenti è più ” in corso d’opera “.
Per il cammino neocatecumenale è addirittura, direi, “strutturale” , trattandosi di un percorso di “iniziazione” cristiana : si parte da zero e ci si avvicina progressivamente alla meta di una vita cristiana seriamente vissuta. Un percorso “graduale” come tante volte si legge essere auspicato nei documenti ecclesiali.
Per quanto riguarda l’assumere il corpo e il sangue di Cristo stando seduti che desta tanto scandalo in alcuni, mi pare risponda alle parole del Sacerdote : “Beati gli invitati alla CENA del Signore” . Va bene che nei tempi moderni si sono diffuse anche le “cene in piedi”…. tuttavia il modo “normale” di mangiare è stando seduti!!!!
A mio parere il Concilio ha voluto trovare una sintesi tra le due “anime” della Messa: l’anima del “sacrificio” e quella del “convivio” , con la insistenza sulla “partecipazione” dei presenti, sintesi che, forse, è più evidente nel “modo neocatecumenale” come è stato ammesso di quanto non lo sia nelle liturgie parrocchiali “ordinarie”. Nel “vetus ordo” è presente quasi esclusivamente l’aspetto sacrificale, nelle liturgie “riformate” solo l’aspetto conviviale. Tra i due estremi “solo sacrificio” e “solo convivio” dovrebbero, a mio parere, essere accettabili “forme” intermedie. Il cristianesimo è la religione dello “et et”, le sette eretiche invece sono per lo “aut aut”. Un conto sono le “preferenze” personali, legittime, un conto le “delegittimazioni” .
Che, come dice picchio, ordini religiosi e movimenti siano sostanzialmente diversi tra loro al punto da non essere “paragonabili” è assolutamente vero. Sono due modi diversi per portare Cristo al mondo. Gli uni che si sono sviluppati maggiormanete in un certo periodo storico, gli altri in una altro ambiente culturale.
Nella storia della Chiesa non sono nuove le ondate di “movimenti”. Resto dell’idea che, seppur appaiono in forme nuove, e malgrado lo Spirito Santo solleciti le mutevoli situazioni in cui viene a trovarsi la Chiesa ritengo che, come per le vocazioni sacerdotali, anche per i movimenti vale la chiamata di Dio, dall’alto: non può venire dal basso. Spesso l’ansia di annunciare il Regno fa scordare chi è, veramente, il Signore del Regno! Questo per via di principio.
Dopo di che…
I movimenti non possono essere “lanciati” , com’è di fatto avvenuto, dall’autorità, anche se a volerli è un Papa e anche se questo Papa si chiama Giovanni Paolo II, ma devo arrivare come un dono spontaneo. Poi sta all’autorità ecclesiale in virtù di quel sano e santo discernimento vagliare quanto vi sia di buono e quanto di inadeguato.
Esiste tutto un passato storico a disposizione della Chiesa in grado di constatare via via la qualità dei frutti a fronte di tutta la pletora di movimenti che fallirono o portarono a scissioni – montanisti, catari, valdesi, il movimento della Riforma del sedicesimo secolo- e gli strappi dolorosi che causarono…
Non vorrei entrare in collisione con Beppe, dico soltanto che la fede apostolica è una, ed una sola per tutta la Chiesa,a questa si aggiunge l’unità e la volontà di stare nella comunità viva con i successori degli apostoli e con
il Successore di Pietro, cui incombe la responsabilità dell’integrazione tra Chiesa locale e Chiesa universale, quale unico popolo di Dio.
Se la collocazione, il luogo dei movimenti nella Chiesa è l’“apostolicità” , ebbene, è proprio a motivo di questo attributo -oggi come per ogni epoca- che NON può essere condivisa una propria , specifica idea di Chiesa come di fatto avviene nei movimenti. Pertanto il rischio di unilateralità che porta ad esagerare il mandato specifico che in forza di un particolare carisma che si avverte imperante. A motivo di ciò, dicevo, si fa palpabile ad un osservatore esterno la spiritualità degli adepti ai questi movimenti, vissuta non come una delle forme della vita cristiana, ma come di coloro i quali: investiti dalla pura e semplice integralità del messaggio evangelico assolutizzano il proprio movimento identificandolo con la Chiesa stessa e intendendolo come la via per tutti, mentre di fatto non lo è,se non una semplice proposta…
Questo è il motivo per il quale finiscono, settari, perdono la fresca vivacità iniziale. Accusano la Chiesa locale di conformismo e di sale scipito. Creano frizioni e allo stesso modo con il quale loro stessi giudicano vengono poi giudicate le loro stravaganze liturgiche sostenute da motivazioni inconsistenti, da infantilismi ed erronee assolutizzazioni …
Vorrei dire a Beppe Zezza che la questione delle stravaganze e veri e propri abusi liturgici dei neocatecumenali non si può in alcun modo paragonare alla celebrazione della Santa Messa secondo l’Antico Rito, fra l’altro MAI ABROGATO dalla Chiesa.Non è una questione di “et-et” nma una questione molto più profonda. Dietro la Messa tridentina ci sta un intero concilio ( appunto il Concilio di Trento), presieduto da un Papa Santo ( San Pio V) ci sta tutta la tradizione e la ricchezza teologica della Chiesa , ogni parola , ogni gesto della swanta Messa tridentina è carico di significato , mentre dietro le “novità” liturgiche dei neocatecumenali ci stanno KiKO e Carmen , due laici,persone perbene per carità , ma non certo infallibili e coi loro limiti teologici e i loro gusti personali. Possono due laici , così, cambiare a proprio piacimento la Liturgia?
Per l’importanza della liturgia che non è affatto SE£CONDARIA consiglio Beppe Zezza di leggere l’ottimo padre Ariel Levi di Gualdo, che non è un tradizionalista, ma che esprime tutto il suo disagio per gli usi e abusi liturgici dei “movimenti”:
“sia detto per inciso che certi laici ai quali non è proprio chiaro il loro ruolo all’interno della Chiesa, sono nati da quei movimenti che proprio sotto gli occhi del Beato Paolo VI e di San Giovanni Paolo II hanno finito col dar vita a delle vere e proprie chiese dentro la Chiesa, con tanto di proprie liturgie e di propri catechismi, diffondendo un’idea errata e sovente ereticale basata sulla non lieve confusione che costoro fanno sul sacerdozio comune dei fedeli acquisito col Battesimo, ed il sacerdozio ministeriale acquisito con l’Ordine Sacro; e qui mi riferisco ai neocatecumenali. Per non parlare poi della pneumatologia di certi laici auto-elettisi delegati personali dello Spirito Santo, ai quali non è facile chiarire che i carismi elargiti dalla grazia divina, sono tali solo se riconosciuti e soprattutto regolamentati dalla Chiesa, quindi esercitati nella Chiesa, per la Chiesa e sotto il vigile controllo della Chiesa; e qui mi riferisco a certe frange dei carismatici e del Rinnovamento nello Spirito Santo. Tutto questo ha prodotto nella Chiesa ciò che molto bene spiegò a suo tempo il Venerabile Pontefice Benedetto XVI lamentando la «clericalizzazione dei laici e la laicizzazione del clero». Ebbene, erano forse questi i frutti sperati e auspicati dal Concilio Vaticano II che ha affrontato il discorso sulla missione dei laici nella Chiesa? Se infatti leggiamo il decreto sull’apostolato dei laici nella Chiesa, tra le sue righe non vi troveremo nulla che possa legittimare solo lontanamente certe follie messe in piedi da Kiko Arguello e Carmen Hernandez o da certe frange carismatiche [cf. Apostolicam actuositatem, testo QUI]. Da dove nascono, dunque, certi “mostri”? Presto detto: dal para-concilio e dal post-concilio dei grandi “interpreti” e “attuatori”.
http://isoladipatmos.com/lepiscopato-tedesco-e-lintercomunione-eucaristica-con-i-protestanti-pietro-si-lava-le-mani-come-pilato-trovate-una-soluzione-unanime-tra-di-voi/
Non voglio entrare in polemica con nessuno.
Tuttavia è necessario fare alcune precisazioni: NON esiste un RITO neocatecumenale dell’Eucarestia –( per questo non può esistere un paragone tra “vetus ordo” e “rito neocatecumenale”. In questo Maria Cristina Venturi ha perfettamente ragione.
I neocatecumenali celebrano l’Eucarestia con il RITO attualmente in vigore con alcune variazioni concesse dalla congregazione dei riti. Nulla di “stravagante” o inventato. Gli altri riti che punteggiano il cammino sono stati tutti esaminati, corretti in qualche dettaglio e approvati dalle competenti autorità della Chiesa. Quali sono le “stravaganze” e gli “abusi liturgici” dei quali MCV fa menzione? Affermazioni categoriche vanno precisate, per non alimentare divisioni e discordie. . Purtroppo nelle nostre chiese ci sono quotidianamente “varianti” liturgiche estemporanee, non esaminate né approvate da nessuno se non dal celebrante che fa della Messa la “sua” Messa
Sono totalmente d’accordo con MCV anche quando dice che il modo di celebrare l’Eucarestia non è per nulla irrilevante
Che persone che fanno il cammino neocatecumenale non abbiano ben chiara la distinzione tra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale non ho difficoltà a crederlo. L’ignoranza sul significato dei sacramenti, sul significato della liturgia, sulle fondamenta del cattolicesimo è talmente diffusa nel popolo cristiano che mi meraviglierei che fosse altrimenti. E i neocatecumenali non fanno eccezione. D’altro canto per “essere” cristiani non è necessario “sapere” molto Il “direttorio catechetico” che racchiude tutte le catechesi che punteggiano il percorso del neocatecumenato è stato esaminato, limato e approvato da cinque diversi dicasteri, non è dunque possibile che promuova simili confusioni. Dalle mie conoscenze con cristiani “ordinari” a me pare che per loro il fatto di essere insigniti del “sacerdozio comune” sia qualcosa di molto misterioso.
Stigmatizzo poi l’uso di espressioni generiche quali “certe follie” che delegittimano tutto un insieme. Quali sono queste “follie”? Di cosa stiamo parlando?
Concordo assolutamente con CCL quando dice che la chiamata viene “dall’alto” e non dal “basso”. Può CCL pensare che migliaia di famiglie si mettano in movimento senza essere state “chiamate dall’alto”?
Papa GPII ha certamente “appoggiato” i movimenti, difendendoli nei contrasti con gli episcopati locali, incoraggiandoli e mostrando simpatia per loro. Ma questi si sono sviluppati perché “lanciati” dal Papa? Ritengo che sopravvaluti le possibilità di un papa!!!!!
Non ho una conoscenza approfondita dei vari “movimenti” come la ho del Cammino neocatecumenale (che ci tiene a non essere considerato un “movimento”). So per certo che il cammino è proposto alle Parrocchie, vive all’interno delle Parrocchie e si propone di offrire alle Parrocchie un percorso attraverso il quale persone fisicamente o spiritualmente lontane dalla Chiesa le siano progressivamente incorporate. Offrire, non imporre. UNA via –sperimentata e fruttuosa – e non la SOLA via esclusiva.
Nella loro maturità le comunità neocatecumenali collaborano con il Parroco in tutte le attività della Parrocchia nelle quali il loro contributo è RICHIESTO. La collaborazione nei primi anni di cammino è invece molto più difficile (e talvolta controproducente) anche per lo zelo eccessivo dei neofiti. Mai bisogna dimenticare che il cammino è “progressivo” e che le impressioni che si ricavano possono essere in larga misura determinate dal “tempo di cammino”. Il neocatecumenato dura un minimo di venti anni. Solo al termine la comunità può dirsi essere realmente una “comunità cristiana”
Le maggiori difficoltà le comunità neocatecumenali le incontrano con i “vicini” i quali sovente mal sopportano usi ed espressioni diversi, con alcuni parroci che, sentendosi molto legati al territorio alla cura del quale sono stati designati dal Vescovo, poco si spendono per quella gente di “fuori parrocchia” che sovente costituisce anche la maggioranza degli aderenti a una comunità neocatecumenale o anche che poco propensi a riconoscere la necessità che il particolare percorso neocatecumenale sia guidato da qualcuno che lo conosce per averlo personalmente vissuto e che magari viene da “fuori parrocchia”
Poi, voglio dire, se si arriva al punto di ringraziare il “cammino” per le vocazioni, o pseudo vocazioni del cammino, allora, siamo veramente all’ipogeo, al “de profundis” della nostra santa religione cattolica.
Di quelle Messe neocatecumenali, viste e riviste più volte dalla metà degli anni 80 fino almeno -anche se in modo saltuario- al 2008. Messe alle quali haimé mi capitò di assistere da spettatrice esterna, restando fredda spettatrice nel mio angolo d’osservazione. Ebbene, di quelle celebrazioni, sempre presidiate da consacrati ( forse è questa la cosa che va veramente pensare) mi sono rimaste impresse le mani degli adepti sulle quali veniva posto un frammento umidiccio di pane azzimo servito in un clima di sghignazzanti battute. Ricordo che, essendo questo pane tagliato grossolanamente una volta umido assumeva un aspetto appiccicoso che induceva il commensale ad indugiare sulle briciole che si perdevano e cadevano ovunque spiaccicate a terra. Una scena umiliante vergognosa e dissacrante.La più brutta mai vista da che sono al mondo in Cristo!
Sono sinceramente dispiaciuto di leggere il post di Clodine.
Vocazioni o “pseudo-vocazioni”? come fa a dire una cosa del genere?
“sempre presidiate da consacrati” Che meraviglia! la messa presidiata da un sacerdote!
“frammento umidiccio” – “una volta umido”. Perché mai “umido”?
“sghignazzanti battute” “cadevano ovunque spiaccicate a terra”
ma in quale contesto è mai stata questa “spettatrice esterna”?
La invito a leggere Mt 12.36
Bravo Beppe Zezza! Concordo in pieno! In quanto ai sacramenti, ricordo che il Cammino è la riscoperta del Battesimo. E poi le confessioni. Le penitenziali, molto ben fatte, sono proposte una volta al mese. E i matrimoni: molto ben fatti. La celebrazione dell’Eucarestia è sempre molto partecipata ed intensa.
In quanto alle vocazioni, nella nostra piccola comunità c’è un seminarista che ha scelto non un seminario del Cammino, ma il seminario regionale, che certo non pullula di vocazioni.
Fare il pane azzimo non è facile. Da parte mia, non ci ho mai provato. Nelle comunità in genere c’è qualche “specialista” che sa tutto sulla consistenza della pasta e sui tempi e modi di cottura.
Rif 15.40 – Cronologie
Grande il Concilio Tridentino, ma non perchè l’ha presieduto Pio V; che diventa papa tre anni dopo la fine del Concilio.
Beppe, perdonami. Ho solo riportato una breve testimonianza che riguarda le modalità di distribuzione dell’Eucaristia, almeno fino al 2008 era così. Poi non so se siano cambiati gli usi, lo spero ardentemente. Che l’uso del pane inzuppato nel vino e distribuito non intorno alla ‘mensa’ ma processionalmente da parte del presbitero producesse quanto descritto è pura verità..
Non si tratta di un dato secondario, meramente formale, qui in radice c’è una vera e propria eresia dal momento che i neocatecumenali pongono l’accento sul ‘banchetto’ e vivono e sottolineano la convivialità a detrimento del ‘sacrificio’. E quindi non essendo la messa il luogo del sacrificio incruento di Cristo, ma semplicemente un momento di convivio, tutto si trasforma in una festa tra amici.Quando non si ha fede nella transustaziazione anche l’opera di Dio, che è l’offerta sacrificale redentrice del Figlio perde la sua significanza.
A quel punto cosa resta, Beppe, oltre ad un pane rammollicchiato. Dimmi. Di quella predicazione che sconfessa il sacrificio offerto al Padre per riparare il peccato e redimere l’uomo, cosa resta. Qui l’effetto della Grazia santificante in assenza di fede nel sacrificio Eucaristico non esiste proprio: il rito è privo di vita e incapace di comunicare e produrre salvezza. Capisci che il problema è teologico, sacramentale, ed è serio, molto serio.
Tu diresti che ci sono sacerdoti all’attivo tra i neocatecumenali che certamente ne sanno più di me?! Certamente, dico io che sono l’ultima.Non lo nego.
Ma ti rammento, se ce ne fosse bisogno, le più grandi eresie, quelle più tenaci che ancora perdurano a distanza di secoli furon il prodotto di menti acute, intelligentissime. Non ci si illuda: nessuna eresia è mai scaturita da menti poco geniali, del resto, nessuno più Satana in persona lo sa!
La Liturgia, cari neocatecumeni, non è un ritrovarsi insieme tra convenuti che condividono un ideale e che intendono crescere nella dimensione comunitaria, caro ..Ma un rituale potente in virtù del quale entriamo realmente in relazione con il mistero della nostra salvezza, con Cristo Signore, il Salvatore, che ci comunica la sua stessa vita, la sua grazia. Non si può banalizzare la Sacra Liturgia, perdere il senso pregnante custodito dalla Chiesa. I catecumeni credono che l’Eucaristia sgorghi dalla forza dell’Assemblea. A me consta che avviene l’esatto contrario. Che, invero, è la potenza trasformatrice di Cristo sul peccato che santifica questa, e non questa quello.Ci mancherebbe.
Tanta esaltazione e poco raccoglimento, banalizzazione del mistero, che è un atto di Cristo che si perpetuerà fino alla fine dei tempi anche se a celebrarlo ci saranno solo due o tre anime. Di questo sono stata testimone, ed è questo che trovo inaccettabile.
Poi, per il resto, ciascuno si assumerà la responsabilità davanti a Dio!
Tu Beppe mi inviti a leggere Matteo 12,36. Ti rispondo che conosco perfettamente i Vangelo, compreso quello di Matteo e non direi mai parole oziose.
Io invece invito te a meditare su Ef 4,11-14
E auspico tu possa leggere questa pagina, la 130 , del ibro “Rapporto sulla Fede”, nel quale è riportata l’intervista di Messori all’allora Card. Joseph Ratzinger:
«La Liturgia non è uno show, uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La Liturgia non vive di sorprese “simpatiche”, di trovate “accattivanti”, ma di ripetizioni solenni. Non deve esprimere l’attualità e il suo effimero ma il mistero del Sacro. Molti hanno pensato e detto che la Liturgia debba essere “fatta” da tutta la comunità, per essere davvero sua. È una visione che ha condotto a misurarne il “successo” in termini di efficacia spettacolare, di intrattenimento. In questo modo è andato però disperso il proprium liturgico che non deriva da ciò che noi facciamo, ma che qui accade. Qualcosa che noi tutti insieme non possiamo proprio fare. Nella Liturgia opera una forza, un potere che nemmeno la Chiesa tutta intera può conferirsi: ciò che vi si manifesta è l’assolutamente Altro che, attraverso la comunità (che non è dunque padrona ma serva, mero strumento) giunge sino a noi. Per il cattolico, la Liturgia è la Patria comune, è la fonte stessa della sua identità: anche per questo deve essere “predeterminata”, “imperturbabile”, perché attraverso il rito si manifesta la Santità di Dio. Invece, la rivolta contro quella che è stata chiamata “la vecchia rigidità rubricistica”, accusata di togliere “creatività”, ha coinvolto anche la Liturgia nel vortice del “fai-da-te”, banalizzandola perché l’ha resa conforme alla nostra mediocre misura A pag. 130 leggiamo: «La Liturgia non è uno show, uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La Liturgia non vive di sorprese “simpatiche”, di trovate “accattivanti”, ma di ripetizioni solenni. Non deve esprimere l’attualità e il suo effimero ma il mistero del Sacro. Molti hanno pensato e detto che la Liturgia debba essere “fatta” da tutta la comunità, per essere davvero sua. È una visione che ha condotto a misurarne il “successo” in termini di efficacia spettacolare, di intrattenimento. In questo modo è andato però disperso il proprium liturgico che non deriva da ciò che noi facciamo, ma che qui accade. Qualcosa che noi tutti insieme non possiamo proprio fare. Nella Liturgia opera una forza, un potere che nemmeno la Chiesa tutta intera può conferirsi: ciò che vi si manifesta è l’assolutamente Altro che, attraverso la comunità (che non è dunque padrona ma serva, mero strumento) giunge sino a noi. Per il cattolico, la Liturgia è la Patria comune, è la fonte stessa della sua identità: anche per questo deve essere “predeterminata”, “imperturbabile”, perché attraverso il rito si manifesta la Santità di Dio. Invece, la rivolta contro quella che è stata chiamata “la vecchia rigidità rubricistica”, accusata di togliere “creatività”, ha coinvolto anche la Liturgia nel vortice del “fai-da-te”, banalizzandola perché l’ha resa conforme alla nostra mediocre misura».
Un caro saluto.
Cara Clodine
Dove tu abbia visto neocatecumeni fare la comunione con il pane inzuppato nel vino proprio non me lo riesco a immaginare. Nelle comunità neocatecumenali si comunica SEPARATAMENTE prima al pane e poi al vino.
L Inzuppamento lo fanno in Chiesa quando fanno la comunione sotto le due specie o le chiese orientali.
Quanto ai neocatecumenali sono attentissimi a che le liturgie siano ben preparate e ne hanno grandissima cura proprio perché ne condividono la importanza. iQuelle parole sugli show, che sottoscrivo alla lettera, non sono rivolte ai neocatecumenali ma ai tanti, purtroppo, preti che fanno la propria messa inventandosi cose che non stanno né in cielo né in terra per rendere più appetibile il rito. Di diverso da una messa alla altra c è solo la Liturgia della Parola, il resto si ripete esattamente come dicono le rubriche.
Ho l impressione che lei sia poco informata e per questo le ho citato quel brano del Vangelo, che dovremmo tutti quanti tenere presente prima di esprimere giudizi apodittici.
Ricambio il caro saluto
P.s non capisco perché mi dica di meditare ef 4 11-14 , sono perfettamente convinto che ogni carisma e ogni ministero provengono da Dio per il bene del corpo che è la Chiesa.
Caro Beppe, di che comunità sei? Io.della terza di Santo Spirito di Perugia.
Rif 13:51 Sono nella 1 comunità della Gran Madre di Dio a Ponte Milvio a Roma. In cammino dal 1972.
Un.vero antesignano! Complimenti!
Io sono in Cammino dal 1997.
Mando un saluto d’affetto ad Antonella e a Beppe facendomi largo nel canneto delle critiche. Ho molti amici neocatecumenali che stimo e nella mia raccolta di FATTI DI VANGELO vi è molto che viene da loro. Quanto al dibattito che li riguarda mi piace ricordare uno scambio di battute tra il vescovo di Brescia Bruno Foresti (1983-1998) e Papa Wojtyla, in occasione di una visita ad limina. Foresti parla al papa delle sue difficoltà con i Neocatecumenali e delle misure che ha preso per “controllarne” la presenza in Brescia. Il Papa ascolta e commenta: “Lei ha ragione: a Brescia non servono, ma ci sono luoghi come Roma dove sono necessari”. Conosco le parrocchie romane e concordo su quella necessità.
Quanti più fatti di Vangelo si potrebbero raccontare, Luigi! Ma il Cammino non ama la pubblicità!
Nessuno metterebbe in dubbio la buona fede di chi, nel “Cammino” ci crede. ci mancherebbe. Certamente si registrano “fatti di Vangelo”: non lo contesto Antonella! Nulla riguardo la scelta di proseguire il “cammino”
Del resto Dio si serve di tutto per amore della anime, finanche di belzebù se si rendesse necessario. Non è questo il punto.
Ho avuto modo di confrontarmi e di scontrarmi anche duramente con i catechisti del cammino ( “ahimé ). Sento Beppe parlare di Carisma, ma cos’è il carisma? Beppe dice :” Può CCL pensare che migliaia di famiglie si mettano in movimento senza essere state “chiamate dall’alto”? Rispondo che “si” è possibile. Vorrei ricordare che un numero grande di fedeli non è necessariamente segno di vera fede, poiché Dio non è necessariamente dalla parte dei grandi eserciti.
La storia della Chiesa è piena di esempi di questo tipo. Penso a Marcione, uno tra i tanti, (138-139) che in poco tempo creò una vera contro Chiesa potentissima con una estensione che andava dall’Eufrate al Rodano e che provò duramente la Chiesa Cattolica. Anch’esso si rifaceva al Vangelo di Gesù e di Paolo. Ora qui non interessa esporre come altre correnti moderne, addirittura contemporanee che giunsero ad un paolinismo esasperato mostrano un parallelismo con l’eresia di Marcione. Porto l’esempio per sottolineare quanto, l’unità del Corpo di Cristo sia costantemente minacciata.
Spesso l’ eresia nasconde il suo vero volto in quanto nasce da un preciso obiettivo: ricondurre una Chiesa “sviata” sul giusto binario . Giustamente i grandi eretici non possono parlare, ma se potessimo chiedere loro il motivo di tale scelta risponderebbero che erano animati da buone intenzioni nei confronti della Chiesa madre, ed hanno agito in buona fede impegnandosi totalmente!
L’eretico, al contrario del Santo, non si sottomette mai all’autorità, insorge piuttosto, fedele alla propria verità malgrado le conseguenze disastrose per la Chiesa sono destinate a presentare nel tempo, fosse anche un lunghissimo tempo, l’amaro conto.
Parlavamo di “carisma” in riferimento ai fondatori del movimento immagino.
Ma, il carisma di cui parla Paolo è una facoltà superiore alla natura e ai meriti personali: anche un peccatore incallito, un truffatore, un imbroglione può essere dotato di carisma, anche un pagano come Balaam e finanche la sua asina che profetò, può essere investita di carisma. Il carisma di cui si parla, non è un atto meritorio, ma una Grazia che ricongiunge l’uomo a Dio e lo rende gradito.
Ora, ci sono dei punti veramente dirimenti riguardanti il peccato, la Redenzione la stessa concezione di Chiesa nella sua struttura gerarchico/sacramentale, sulla Messa per cui la Chiesa, all’altare non offre a Dio alcuna Vittima ma è un convito di festa fra fratelli uniti dalla medesima fede nella Risurrezione perciò il culto eucaristico non ha senso. Ma sono tanti e tali i punti che non convergono. Spetterà alla Chiesa estirpare fin dalla radice eventuali errori.
Un’ultima cosa poi mi taccio sull’argomento: Accattoli concorda sulla necessità di una maggiore presenza del Cammino affinché trionfi anche sulla Urbe (abbastanza ostica al riguardo) ma, a me sembra che anche Milano, Firenze, Torino, e una stretta arriva anche in quel di Novara, Trieste, Foligno, Palermo.
Evidentemente tutti i vescovi sono propensi a seguire il solco tracciato da Wojtyla, e anche Papa Francesco ci è andato pesante…
Circa il vescovo Bruno Foresti, usò parole durissime contro i neocatecumenali ne cito solo alcune: «spirito di setta», «soggezione psicologica», «dipendenza affettiva ed effettiva dai leader», «visione pessimistica dell´uomo», «sottofondo quasi magico» nella lettura delle Sacre Scritture.
Insomma, direi che ci sarebbe di che pensare più che auspicare!
@corrige ” Evidentemente NON tutti i vescovi sono propensi a seguire il solco tracciato da Wojtyla”
Leggendo i vari interventi sul “movimento catecumenale”, del quale poco so e a cui peraltro qualcuno del blog appartiene, mi sorprende molto che da un lato si sia d’accordo su certi aspetti “negativi” del catecumenato evidenziati dai detrattori e, d’altro canto, si polemizzi con gli stessi detrattori.
Come voler salvare capra e cavoli.
Un modo di fare, questo, che a me non è mai piaciuto perché richiama un’ambiguità di fondo che esclude il discernimento chiaro e netto e suggerisce una volontà di equidistanza discutibile, quasi opportunistica.
È da un bel pezzo che aspetto che si sia coerenti nelle argomentazioni e nell’ affrontare certe questioni.
Rif. 19.12 di ieri – Significato di una presenza
Storicamente (o sociologicamente) si nota che i Catecumenali intercettano soprattutto i “lontani” e gli “assenti da lungo tempo” dalla pratica cristiana. La radicalità del loro modo di vivere (e non solo di pregare) li convince.
Quanto alla distribuzione geografica: è un fatto che in Lombardia, e in alta Italia in genere, i catecumenali non sono e non stati fiorenti, a prescindere dal fatto che non hanno mai trovato vescovi entusiasti o favorevoli al “cammino”. Anche perchè la struttura parrocchiale al nord “tiene” (con tutte le precisazioni del caso) un po’ più che altrove.
In Italia il fenomeno catecumenale è più da “centro-sud”; e le comunità catecumenali nordiche, dove ci sono, coinvolgono – per quel che so io – soprattutto una fascia di recente o antica provenienza centro-meridionale.
Va anche rimarcato il fatto che il cammino si è proposto (e imposto) a livello mondiale, sempre (o quasi) conservando pienamente i segni europei (neo-latini) di provenienza. Per un giudizio globale vanno tenute presenti i vari elementi della “complessità e originalità catecumenale”.
C’è certamente una unilateralità di utilizzo dei “segni cattolici” (dottrinali e pratici); ma non mi pare il caso di parlare di influssi eretici assorbiti. In ogni caso il servizio di vigilanza e guida dei vescovi c’è stato e c’è, con tutte le accentuazioni e le diversità di giudizio proprie di questo servizio.
Riguardo, poi, al carisma dei fondatori del “Camino neo catecumenal”, aggiungerei ancora una piccola riflessione , se Accattoli me lo consente gentilmente, giusto per chiudere quel discorso sul carisma secondo San Paolo che mi sembra sia rimasto a metà.
L’esempio di Balaam e dell’asina ventriloqua, dicevo, sta a significare che a Dio piacendo e per gentile concessione chiunque può diventare strumento per i suoi fini. Tanto è vero che quando gli Apostoli ammoniscono colui che scaccia gli spiriti nel nome di Cristo fu il Signore stesso a dire: “non fermatelo, giacché chi non è contro di voi, è con voi”. (Luca 9:50).
Ora, qual’è il metro per giudicare qualcuno per ciò che compie di sensazionale, per la profezie, per la santità piuttosto che per la condotta se per concessione del Signore tanto i cristiani ortodossi indegni quanto eretici e infedeli sono in grado di compiere opere miracolose e profezie e, come nel caso di Balaam per qualche giustificato motivo che Dio solo sa, lascia campo allo Spirito Santo?
Ma soprattutto come possiamo essere sicuri che in quel capo carismatico, in quella precisa persona che compie profezie e raduna eserciti ci sia la mano di Dio piuttosto che dei demoni- anche se egli pensa e gli altri pensano, che ciò che compie provenga da Dio?- Forse che quel capo, o Antonella o Beppe o coloro che lo seguono hanno prescienza? No! solo il Signore che tutto conosce prima di ogni cosa in avvenimento lo sa. Allora, mi sono sempre chiesta: come possiamo noi, povere creature, difenderci? Se Dio non ci avesse forniti di strumenti in grado di discernere razionalmente saremmo perduti.
Il mio padre spirituale don Marco Saba (del quale sono rimasta orfana da qualche tempo), in quel preciso frangente me ne suggerì uno infallibile: la prudenza, che non a caso è la prima tra tutte le virtù morali, ed è la biga che traina le altre. La prudenza possiede un carattere veramente sapienziale tanto che Giovanni al capitolo 4 mette in guardia :” non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti per comprendere se essi vengono da Dio, perché molti falsi profeti sono apparsi nel mondo”.
La prudenza, che induce ad un atteggiamento di saggia riservatezza, in quanto retto ordinamento della ragione, recta ratio agibilium, guida immediatamente il giudizio di coscienza: è il discernimento, capace di distinguere, tra le azioni da programmare, ciò che porta a Dio e ciò che ce ne allontana, ciò che è secondo lo Spirito di Gesù e ciò che è contro tale Spirito.
Posso azzardare a fare una sintesi del pensiero di Clodine?
Il cammino neocatecumenale :
– ha prodotto migliaia di vocazioni sacerdotali: non significa nulla (Possono essere “pseudo-vocazioni)
– decine di migliaia di persone hanno offerto la loro vita alla evangelizzazione: non significa nulla. (E’ successo anche nel passato. Fuochi di paglia)
– migliaia di persone testimoniano che attraverso il cammino hanno trovato la fede: non significa nulla
– migliaia di persone testimoniano di miracoli ricevuti attraverso il cammino : non significa nulla. (Anche i demoni sono in grado di operare prodigi)
– un papa (non io) lo ha definito un carisma dato da Dio alla Chiesa : non significa nulla. (Cosa sia realmente “un carisma” è cosa difficile da definire e ci si può sbagliare)
– un altro papa ha detto che ha fatto un gran bene alla Chiesa : non significa nulla. ( I papi possono sbagliare – detto in altre occasioni – e per un papa diverso)
– La Chiesa ha approvato gli “statuti” del Cammino : non significa nulla. (Era il papa GPII a volerlo e su di lui ci sono delle grosse perplessità per le posizioni assunte con personaggi come il Padre Maciel )
– la Chiesa ha passato al setaccio gli insegnamenti dati nel Cammino (il cosiddetto “direttorio catechetico” ) e li ha dichiarati conformi alla fede cattolica: non significa nulla. ( I responsabili del dicastero della dottrina della fede cambiano e con essi può variare anche la “interpretazione” della invariabile dottrina cattolica – mia possibile giustificazione della affermazione soprariportata)
quelle che hanno rilevanza e devono essere messe al di sopra di ogni altra considerazione sono:
– le osservazioni di qualche Vescovo
– le proprie convinzioni personali sul senso che il cammino attribuisce alla Liturgia Eucaristica
– le proprie preoccupazioni sulle derive eretiche che, come successo nel passato ad altri movimenti di riforma, il cammino prenderà.
– le proprie esperienze vissute (discussioni con “catechisti” del cammino e partecipazione “esterna” a liturgie [ apparentemente, mia osservazione ] del cammino )
Ora il mio parere è questo:
– è legittimo “non amare” il cammino neocatecumenale
– è legittimo non condividerne il percorso e l’approccio “pastorale”
– è legittimo non condividerne la spiritualità
– è legittimo preferire altre forme approvate di celebrazione della Eucarestia
ma
– NON è legittimo accusare di eresia il cammino
– NON è legittimo porre il proprio giudizio e la propria sensibilità personale al di sopra di quello della Chiesa
Incidentalmente mi pare curioso l’accostamento fatto tra Marcione e il cammino neocatecumenale, posto che se c’è qualcosa all’interno della Chiesa più lontano dal pensiero di Marcione, è il pensiero del cammino che valorizza l’Antico Testamento – del tutto “accantonato” se non peggio da Marcione e ha un grandissimo rispetto per i “fratelli maggiori” Ebrei
Una ultima considerazione. In questi mesi nei quali ho partecipato attivamente alla vita del blog , con Clodine ci siamo spesso trovati in sintonia. Un vero peccato essere in questa circostanza su posizioni così radicalmente contrapposte.
Ma vedi Beppe, io ho una formazione dogmatica, so di non essere una “creativa”, questo sicuramente rappresenterà un limite dal tuo punto di vita, che accetto.
Però, per definizione, parto sempre dal presupposto che non si possono seguire dottrine erronee o celebrare una liturgia semi-protestantizzata senza dispiacere oggettivamente al Signore.
Siamo in un tempo purtroppo assai difficile, di grande travaglio per la Chiesa, e laddove scorgo soggettivismo e relativismo per mia natura mi ritraggo. La via del ” fai da te”, compreso il “carismatismo” che può essere una via comprensibile per alcuni è, dal mio modo di vedere, una via non percorribile
Io seguo Cristo non l’uomo: non mi sono mai attaccata a questo o quel sacerdote, a questo o quel Parroco, a questo o quel carismatico, a questo o quel gruppo, a questo o quel vescovo, neppure a questo o a quel Papa , eccezion fatta per Benedetto XVI.
Io seguo Cristo che trovo in ogni Chiesa, dentro ogni Tabernacolo,nella Parola, dentro ogni persona di buon cuore e anche di cattivo cuore :io Lui e il Deposito Fidei, Lui io e l’obbedienza nella fede a quanto mi comanda in osservanza ai Comandamenti e ai Sacri precetti.
Aborro i movimenti, e questo in via di principio, così come tutto ciò che è “corporativo”, che viene dal basso, compreso il Sedevacantismo per quanto, teologicamente, potrebbe rappresentare una soluzione al modernismo eppure, quando si chiude a cerniera rappresenta un grosso pericolo per l’anima.
Credo che esista una via percorribile da tutti,suggerita da un monaco del V secolo il quale disse una frase che suona pressapoco così: “se un giorno l’errore arrivasse ad invadere anche l’intera Chiesa, bisognerebbe continuare a fare e a credere ciò che la Chiesa ha sempre comandato ed insegnato”.
Ci sono dei punti programmatici, due al massimo tre al massimo che ho sempre seguito:
a) lo studio della Chiesa su base dogmatica per non cadere in errori ecclesiologici onde il rischio di aggiustare un errore con un altro errore è sempre in agguato
b°) agire conformemente alla Teologia cattolica sulla Chiesa e non alle nostre idee su di Essa, per restare integralmente cattolici in questi tempi apocalittici ed anticristici…
c°) praticare la preghiera e la penitenza, affidandoci a Maria,Nostra Madre.
Tutto qui.
Rinnovo il mio cordiale saluto e amicizia a Beppe Zezza, che abbraccio.
P.S
una piccola aggiunta a margine: ho sempre sostenuto che ogni crisi, anche la presente, tormenta gli uomini di Chiesa, non la Chiesa, che è il “Corpo Mistico di Cristo”: imperturbabile, inalterabile ed eterno..
Cara Clodine
ci sono alcune cose che ci accomunano.
1) Anche io “seguo Cristo” e non l’uomo. Non sono mai stato affetto dalla malattia del “kikismo” contro la quale lui stesso combatte ( e contro la quale Carmen co-iniziatrice del cammino si è sempre battuta ). Sono personalmente poco “affettivo” e non mi sono legato nè ai catechisti che si sono succeduti negli anni alla guida della comunità, nè ai presbiteri della comunità nè ai parroci della Parrocchia.
2) Aborro come te il “relativismo” ( ma alla radice del “relativismo” sta anche il porre il proprio giudizio personale al di sopra di quello della Chiesa. Non è forse quello che ti sto rimproverando? ).
3) Ho molto amato Benedetto XVI per la nettezza delle sue posizioni: “si” “si” “no” “no”. Per lo stesso motivo sono spesso critico – con dispiacere per il ruolo che riveste – dell’attuale pontefice del quale non apprezzo alcune ambiguità che io considero “gesuitiche” più che “cattoliche”
4) Concordo con quanto detto dal monaco del V secolo – (aggiungo che la affermazione mi sembra molto attuale in questo tempo nel quale pare che secolari affermazioni dottrinali possano essere ribaltate )
Del Cammino neocatecumenale apprezzo le basi: Parola – celebrata settimanalmente in modo liturgico e che diventa letteralmente “pane quotidiano” ( da un certo punto in poi i neocatecumeni giornalmente leggono le letture dell’Ufficio ) ; la Liturgia Eucaristica – celebrata settimanalmente e terminato il neocatecumenato anche giornalmente in certi periodi dell’anno – “fonte e culmine” della comunità cristiana; la Comunità – formata da giovani e vecchi, ricchi e poveri, istruiti e ignoranti, bianchi e colorati, comunità “concreta” e non solo “auspicio” (come lo è ahimè sovente quella “parrocchiale”) senza la quale come la Tradizione insegna un cristiano non può vivere.
Detto questo, per quanto mi consta la “dottrina” che è insegnata dal “cammino neocatecumenale” è integralmente “cattolica” e come tale è stata dichiarata dai competenti uffici della Chiesa . La accusa che la liturgia eucaristica neocatecumenale sia semi-protestantizzata mi sembra ingenerosa ( a mio parere questa accusa potrebbe essere rivolta alla liturgia parrocchiale ordinaria nella quale la omelia del presidente assume, se non altro temporalmente, rilevanza preponderante rispetto alla Liturgia Eucaristica ) e richiederebbe da parte tua un maggiore approfondimento.
( Quello che hai scritto : “la Liturgia, non è un ritrovarsi insieme tra convenuti che condividono un ideale e che intendono crescere nella dimensione comunitaria, .Ma un rituale potente in virtù del quale entriamo realmente in relazione con il mistero della nostra salvezza, con Cristo Signore, il Salvatore, che ci comunica la sua stessa vita, la sua grazia. ” è esattamente quello che viene insegnato nel Cammino Neocatecumenale.
” I catecumeni credono che l’Eucaristia sgorghi dalla forza dell’Assemblea”
E’ invece falso. Non lo credono affatto.
Voglio infine sottolineare che il Cammino neocatecumenale è un “cammino di formazione cristiana” . Questa formazione è “progressiva”. Ci vogliono molti anni e molta maturità cristiana ( forse tutta una vita e non basta neanche quella) per “vivere” bene la Eucarestia. Non mi meraviglia affatto che delle comunità neocatecumenali vivano “male” la liturgia e, magari, attribuiscano peso eccessivo o ne di-storcano elementi . Non è quello che accade domenicalmente in quasi tutti i frequentatori delle liturgie eucaristiche parrocchiali?
Tra questo e stigmatizzare la forma della Liturgia Eucaristica che si celebra nelle comunità ci passa un oceano.
Ricambio l’abbraccio.
Tra persone di fede è legittimo avere idee diverse
Dio buono, quanta arretratezza! Quanta vana prosopopea! C’ è da restare costernati.
Bene Beppe! Sei tutti noi! Clo, hai scritto: “La liturgia è un rituale potente in virtù del quale entriamo realmente in relazione con il mistero della nostra salvezza, con Cristo Signore, il Salvatore, che ci comunica la sua stessa vita, la sua grazia. ” Questo fatto ho avvertito in maniera tangibile proprio durante una liturgia Eucaristica neocatecumenale!
Caro Beppe Zezza, la faccenda della liturgia non e’ secondaria. Tu dici di essere d’ accordo con questa affermazione è dici altresi’ di essere contrario agli abusi liturgici dalla liturgia -fai-da-te. Ma allora ti faccio una domanda molto semplice:
Per quale motivo i neo-catecumenali nelle loro Liturgie debbono differenziarsi dalla Liturgia della Santa Romana Chiesa? Non sto parlando di Vetus Ordo ma del Novus Ordo. Perche’ non devono celebrare l’ Eucarestia come fanno tutti?
E’ per rimarcare una loro “ differenza” dai cattolici non neo-catecumenali?
E poi altra domanda : in una parrocchia in cui il parroco non sia neo-catecumenale e voglia celebrare la Messa nel modo “ normale” , gli appartenenti al Cammino che fanno? Si fanno una Messa solo per loro con preti loro?
Certo Beppe, che noi avessimo molto in comune lo sapevo già, poi, ciascuno, secondo i piani di Dio le cui vie ci sono ignote , realizza il proprio cammino di fede secondo i modi e i tempi. …
Mi sono piaciute le tue parole che meditero’.
Un forte abbraccio.
P.S
Direi alla Boe di intervenire se ha qualche contributo da offrire al dibattito altrimenti, se solo per insultare che eviti. Trovo inutile costernarsi per tanto poco: non legga e tocca la viola, che ci vuole!!! Mi stia serena.
I NC si fanno.una Messa da loro, comunità per comunità. Celebrano in maniera più partecipata ed approfondita. Quando.vanno in parrocchia seguono.la Messa normale.
Le obiezioni di Cristina Venturi non sono lana caprina. Le condivido in pieno.
Meditero’ su quanto Beppe e Antonella suggeriscono. STimo entrambi ed è proprio a motivo di ciò che auspico loro un serio approfondimento, un esame di quanto fin qui discusso. Purche non sia unilaterale
Cara Maria Cristina Venturi
Un “abuso” è tale fintantochè non è approvato.
Forse di “abusi” si poteva parlare un tempo ma non più ora che il “modo” di celebrare dei neocatecumenali è stato approvato. [ Ribadisco “modo” , non “rito” perché le parole hanno un peso ]
(Ma anche a suo tempo si è andati avanti con “non proibizioni” – le quali non sono “approvazioni” ma sono quelle forme che la “prudenza” della quale la Chiesa Cattolica è sempre stata maestra ha seguito per non “uccidere sul nascere” nuove realtà che potevano fruttificare. Laddove il vescovo locale riteneva invece di esprimere una “proibizione” , i neocatecumeni hanno obbedito e non hanno celebrato . (Per inciso la obbedienza ai pastori è qualcosa di molto significativo ).
Come ha detto Antonella i neocatecumeni celebrano “per comunità” (fintanto che ci sono preti per farlo ) altrimenti vanno alla messa parrocchiale (che viene celebrata con il rito in vigore). Cristiani che non fanno il cammino neocatecumenale possono partecipare, se lo desiderano, alla celebrazione della comunità ( l’Eucarestia domenicale – per definizione – deve essere aperta a tutti). Occasionalmente vengono parenti e amici, di rado altri perché le celebrazioni hanno una durata maggiore.
Perché questo è stato accordato? Io non lo so Ma ritengo che sia perché sia stato considerato, da chi aveva il compito di decidere, che questo facesse parte integrante e non eliminabile di un itinerario che dava alla Chiesa ( e quindi al mondo intero) frutti buoni.
Per Clodine
La distinzione che bisogna operare tra “Chiesa” e “uomini di Chiesa” è anche uno dei miei cavalli di battaglia!
“Trovo inutile costernarsi per tanto poco: non legga e tocca la viola, che ci vuole!!! Mi stia serena.”
Serenissima io, sempre. Costernata tutte le volte che vedo commenti volti ad una lettura di un cristianesimo retrodatato ( di molto) e ormai superato ( da molto!).
I movimenti variamente denominati non mi interessano, ma ovviamente rispetto al massimo grado chi vi aderisce con la propria libertà di pensiero e di coscienza, magari con le sue suggestioni, purché senza fanatismo.
Quel che invece trovo del tutto inaccettabile è proprio il suo riferimento categorico, gentile signora, allo “studio della Chiesa su base dogmatica per non cadere in errori ecclesiologici”; inaccettabile perché è risaputo che gli errori ecclesiologici ci sono stati, eccome. E se ne viene sempre più a conoscenza, salvo che non si preferisca dormire sui guanciali di un certo periodo medioevale.
E trovo altresì inaccettabile il suo riferirsi ad una “Teologia cattolica sulla Chiesa”…”per restare integralmente cattolici in questi tempi apocalittici ed anticristici…”; inaccettabile, questa sua frase, perché del tutto priva di logica e quindi non rispondente alla verità delle cose di questo mondo in cui già da un po’, e sommamente oggi, si sta riscoprendo il Cristo del Vangelo, il gusto del Vangelo, ed è in azione, a vele spiegate, lo Spirito, anche se lei non se ne accorge.
Ecco, veda: il suo è proprio quel “fanatismo” cui prima ho accennato e che è da ascriversi ad una categoria mentale che aderisce alla falsa convinzione che “si stava meglio quando si stava peggio”; propria dei laudatores temporis acti, insopportabili e sempre smentiti beffardamente dalla Storia.
Per il resto, vi lascio ai baci e agli abbracci reciproci, cordiali o solo fintamente cordiali.
Stia serena, non si agiti e non si costerni Boa.
La vita è troppo breve per angustiarsi ….rischiare l’infarto
per tanto poco poi….non conviene.
Si goda il mare aihoooooo. …e
e non si faccia il sangue amaro.
Ora, Se non le dispiace , a margine del suo commento per altro di alcuna utilità , se non le dispiace, garbatamente se ne torni tranquillamente nel suo…
Grazie!