Messa del mattino e udienza generale senza ospiti ma piene di presenze per invocazione. Prima della messa e all’omelia Francesco ha ricordato i malati del Covid-19, i carcerati in rivolta, i cristiani perseguitati, Asia Bibi. nei saluti dell’udienza ha di nuovo salutato i combattenti del virus, i siriani imprigionati tra Turchia e Grecia, gli italiani in quarantena, i detenuti di Padova che hanno scritto per lui la Via Crucis del Venerdì Santo. Nei commenti riporto con miei titoletti le intenzioni della preghiera universale del Vescovo di Roma. Concludo con una mia nota su Francesco maestro di preghiera.
Francesco ai contagiati, ai carcerati, ai siriani, ad Asia Bibi
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Per i malati e i carcerati. Prima della messa a Santa Marta. Continuiamo a pregare per gli ammalati di questa epidemia. E oggi, in modo speciale vorrei pregare per i carcerati, per i nostri fratelli e le nostre sorelle rinchiusi in carcere. Loro soffrono e dobbiamo essere vicini a loro con la preghiera, perché il Signore li aiuti, li consoli in questo momento difficile. “Non abbandonarmi, Signore mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza” (Sal 37,22-23).
Per i santi perseguitati. Omelia di Santa Marta. Quando c’è accanimento nella persecuzione di un cristiano, di una persona, c’è il demonio […]. Pensiamo alle persecuzioni di tanti santi, di tanti cristiani che non (solo) li uccidono, ma anche li fanno soffrire e cercano per tutte le vie di umiliarli, fino alla fine. Non confondere una semplice persecuzione sociale, politica, religiosa con l’accanimento del diavolo. Il diavolo si accanisce, per distruggere. Pensiamo all’Apocalisse: vuole divorare quel figlio della donna, che sta per nascere. I due ladri che erano crocifissi con Gesù, sono stati condannati, crocifissi e li hanno lasciati morire in pace. Nessuno li insultava: non interessava. L’insulto era soltanto per Gesù.
Per Asia Bibi. Omelia di Santa Marta. Ma non dimentichiamo: quando c’è accanimento, c’è l’odio, la vendetta del diavolo sconfitto. È così fino a oggi, nella Chiesa. Pensiamo a tanti cristiani, come sono crudelmente perseguitati. In questi giorni, i giornali parlavano di Asia Bibi: nove anni in carcere, soffrendo. È l’accanimento del diavolo.
Per i contagiati e i medici. Udienza generale. In questo momento, vorrei rivolgermi a tutti gli ammalati che hanno il virus e che soffrono la malattia, e ai tanti che soffrono incertezze sulle proprie malattie. Ringrazio di cuore il personale ospedaliero, i medici, le infermiere e gli infermieri, i volontari che in questo momento tanto difficile sono accanto alle persone che soffrono. Ringrazio tutti i cristiani, tutti gli uomini e le donne di buona volontà che pregano per questo momento, tutti uniti, qualsiasi sia la tradizione religiosa alla quale appartengono. Grazie di cuore per questo sforzo.
Per i poveri siriani. Udienza generale. Ma non vorrei che questo dolore, questa epidemia tanto forte ci faccia dimenticare i poveri siriani, che stanno soffrendo al confine tra Grecia e Turchia: un popolo sofferente da anni. Devono fuggire dalla guerra, dalla fame, dalle malattie. Non dimentichiamo i fratelli e le sorelle, tanti bambini, che stanno soffrendo lì.
Per gli italiani in quarantena. Udienza generale. Saluto con affetto voi, cari fratelli e sorelle di lingua italiana. Vi incoraggio ad affrontare ogni situazione, anche la più difficile, con fortezza, responsabilità e speranza.
Per i detenuti della Via Crucis. Udienza generale. Anche vorrei ringraziare la parrocchia del carcere “Due Palazzi” di Padova: grazie tante. Ieri ho ricevuto la stesura della Via Crucis, che voi avete fatto per il prossimo Venerdì Santo. Grazie per aver lavorato insieme tutti, tutta la comunità del carcere. Grazie per la profondità delle vostre meditazioni.
Qui il video e il testo della messa di Santa Marta:
https://www.vaticannews.va/it/papa-francesco/messa-santa-marta/2020-03/papa-francesco-messa-santa-marta-coronavirus-carcerati-asia-bibi.html
Qui il testo dell’udienza dalla Biblioteca privata:
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2020/documents/papa-francesco_20200311_udienza-generale.html
Qui il video dell’udienza:
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-03/papa-francesco-udienza-generale-siria-coronavirus.html
Scuola di preghiera. Seguendo quotidianamente le omelie e le catechesi di Papa Francesco si può fruire di una continuata scuola di preghiera accessibile a ognuno. Il nostro Papa infatti non svolge una teoria dell’orazione, che potrebbe risultare ostica ai meno preparati: egli offre preghiere in atto, fattuali; ed è con esse che ci guida all’arte dell’orazione. Segnalo, delle invocazioni contenute nell’omelia e nella catechesi di oggi, la varietà dei destinatari e la precisione con la quale sono evocati, ben oltre le categorie di appartenenza.
Prendo a esempio le intenzioni formulate al termine dell’Udienza generale, che ho riportato al quarto commento: vi sono richiamati “tutti gli ammalati che hanno il virus e che soffrono la malattia”, ovviamente; ma anche i “tanti che soffrono incertezze sulle proprie malattie”. Poniamo quando uno è positivo ma non malato, e può trattarsi di una situazione d’angoscia.
Poi Francesco convoca alla mensa della sua preghiera “il personale ospedaliero, i medici, le infermiere e gli infermieri, i volontari che in questo momento tanto difficile sono accanto alle persone che soffrono”: uno magari direbbe, sommariamente, “medici e malati”; invece il Papa pone attenzione anche agli infermieri e alle infermiere, al personale che non ha a che fare direttamente con i malati, ai volontari. Chiama cioè nel cerchio della sua orazione l’intera comunità ospedaliera e i volontari che a essa gratuitamente s’uniscono.
Infine il campo dell’orazione s’allarga a “tutti i cristiani, tutti gli uomini e le donne di buona volontà che pregano per questo momento, tutti uniti, qualsiasi sia la tradizione religiosa alla quale appartengono”. Preghiera per gli oranti. Ecumenica anche, e interreligiosa. Perché in essa tutti abbiano perseveranza e trovino consolazione.
Conclusione: “Grazie di cuore per questo sforzo”. Gratitudine dell’orante per gli oranti. Per lo sforzo, il combattimento che l’orazione comporta. Il combattimento di tutti che sostiene la preghiera d’ognuno.
L’umile preghiera che abbiamo esaminato è anche una lezione fattuale sull’arte del pregare.
Altri convocati alla preghiera. Indico sommariamente gli altri convocati alla preghiera che vengono nominati nell’omelia e nella catechesi di oggi.
I carcerati che soffrono per il virus: vedili al primo commento. Qui Francesco allude alla sofferenza per la privazione dei colloqui – sofferenza oscurata dai fatti di violenza – ma sofferenza che va comunque ascoltata. Aiutata. consolata. Sono degli impresentabili, dunque i più bisognosi “per i quali io sono venuto”.
Santi e cristiani perseguitati: vedili al secondo commento. E’ istruttivo di preghiera l’accostamento – di segno neotestamentario – tra santi e cristiani che sono nella tribolazione: “Pensiamo alle persecuzioni di tanti santi, di tanti cristiani”.
Asia Bibi oggetto di accanimento satanico: vedila al terzo commento. Poche parole per un’invocazione di molta tenerezza.
Per i poveri siriani: vedili al quinto commento. “Non vorrei che questa epidemia tanto forte ci faccia dimenticare i poveri siriani”. Una sofferenza caccia l’altra. Ma nessuna dovrebbe restare fuori dell’invocazione memoriosa: non quella dei carcerati in in queste giornate violente, non quella dei siriani nell’emergenza virale. La preghiera insegue i dimenticati.
I detenuti chiamati alla via crucis: vedili al commento sette. La Passione del Signore guardata con gli occhi di chi è nella passione.
Nel laboratorio dell’orazione. Con le intenzioni di oggi il Papa ci ha introdotti nel laboratorio della sua orazione quotidiana. Intesa a un discernimento evangelico ricco di insegnamenti.
La preghiera insegue i dimenticati. Qui sopra al commento penultimo – decimo della serie – affermavo che la nostra invocazione non dovrebbe mai lasciare fuori i dimenticati. Questo insegnamento che mi torna ora dal Papa l’ebbi da bambino dal rosario che si faceva ogni sera nella casa contadina dov’ero sesto tra sette figli. Si diceva il rosario e le litanie lauretane, seguite una serie di pater-ave-gloria o requiem per santi e defunti e l’ultima intenzione era: “Per i morti di cui non si ricorda più nessuno”. E quando si andava al cimitero si portavano più fiori del necessario e quelli in più si mettevano alle tombe che non ne avevano mai.
Accorata e toccante più che mai l’omelia di stamane di Papa Francesco durante la Santa Messa da Santa Marta.
Un abbraccio a tutti.
Roberto Caligaris
Caro Luigi.
Così l’arcivescovo di MIlano.
Da fedele della diocesi ambrosiana permettimi di ringraziarlo attraverso il Tuo blog.
https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/emergenza-coronavirus-larcivescovo-prega-la-madonnina-311766.html
Vangelo 13 marzo 2020
Mt 21, 33-43.45
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
I nostri progetti e il progetto di Dio. Quando siamo fondamentalmente sinceri è Dio che ci fa in qualche modo maturare i suoi progetti nel cuore. Ma noi possiamo impossessarcene restringendoli nelle nostre visuali e finendo per ridurre gli spazi all’opera di Dio, fino magari ad espungerlo dalla nostra vita. La vigna che coltiviamo allora può in vario modo dover cercare altri riferimenti.
Una storia
Una ragazza di ventidue anni frequenta da qualche tempo in parrocchia un gruppo di giovani seguito da un sacerdote. Ogni tanto va da questo padre spirituale a confessarsi e a dialogare sulla sua vita. Si sente aiutata a scoprire come lo Spirito si può incarnare gradualmente, ben al di là degli schemi, in ogni aspetto della sua esistenza. Rasserenando, sciogliendo nodi, aprendo strade, costruendo ponti, favorendo incontri, semplificando e approfondendo… Un giorno racconta al presbitero di essere innamorata di un giovane del gruppo. Il prete è contento. Le propone di pregare. Lei domanda se si possa pregare per queste cose. L’interlocutore risponde che non si tratta di una pozione magica che costringe una persona a fare quello che si vuole. Se sarà cosa buona per tutti e due Dio aiuterà altrimenti prenderà il buono di quella richiesta e la esaudirà nel tempo in qualche altro, infinitamente migliore, modo. La giovane è molto contenta. Continua il suo cammino, talvolta quando vede il prete da lontano parlare con altra gente fa il segno delle mani giunte per ricordargli l’impegno preso. Accade che non sia così facile che i due ragazzi si incontrino. Talora si tratta di imparare a lasciarsi condurre, con buonsenso, dai criteri della fede piuttosto che da proprie valutazioni. Per esempio non privilegiando altre occupazioni agli incontri del gruppo. I mesi trascorrono e la discepola comincia a sentire la propria fiducia in Dio traballare. Quando vede il padre spirituale da lontano gli fa il gesto delle mani giunte ma poi anche quello dell’indice e del pollice alzati che girano, a significare che qui non c’è trippa per gatti. Talora si lascia sopraffare da qualche capriccio di scoramento, impegnandosi di meno. Anche propone al prete di non pregare più perché le è passata ma il giorno dopo torna a chiedergli di insistere. Una volta va dal sacerdote a sfogare la sua delusione, la sua rabbia, verso Dio. Vuole lasciar perdere tutto, anche il cammino spirituale. Ma poi con l’incoraggiamento di quel confessore cerca a denti stretti di perseverare nella crescita. Ancora altro tempo. In uno dei soliti dialoghi col padre spirituale gli annuncia che si sono fidanzati. Che bello, risponde, hai visto? Lei ribatte, dopo due anni…? A questo punto non è opera di Dio ma un caso. Decidono di rifletterci con calma, anche dopo aver pregato. Sembra venirne fuori che stava vivendo tante cose belle ma come ogni essere umano era bisognosa di maturare. E in quei due anni era cresciuta. Per esempio nel lasciarsi portare da Dio. Come chiedere aiuto a Dio senza poi imparare ad ascoltarlo? Aveva imparato a non chiudere i ponti per un’incomprensione, come aveva fatto con qualche amica… Anche il ragazzo aveva avuto la sua crescita. Insomma tanti doni: forse se si fossero fidanzati subito si sarebbero lasciati presto, magari irreparabilmente. Dio aveva preso sul serio la sua invocazione cercando di darle una risposta sostanziosa, non elargendo una cosa, senza Spirito. La coppietta cominciò una bella storia.
Buone parole su Milano. Grazie Fabrizio.
Bellissimo documento: grazie, Fabrizio.
Roberto Caligaris