“Cari bergamaschi custodite lo spirito che fu del ‘Papa buono’, approfondite lo studio della sua vita e dei suoi scritti, ma, soprattutto, imitate la sua santità. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo. Non abbiate paura dei rischi, come lui non ha avuto paura. Docilità allo Spirito, amore alla Chiesa e avanti … il Signore farà tutto”: così Francesco ha parlato ieri ai bergamaschi, nel cinquantesimo della morte di Giovanni XXIII. Punto il laser sulle parole “non abbiate paura dei rischi”, appello ricorrente del Papa argentino, che intende esortare ad assumere il rischio della missione, dell’uscita verso l’umanità e le sue periferie. Nel contesto dell’impegnativa memoria del Papa del Concilio la parola “rischio” alludeva anche ai rischi delle decisioni “profetiche”, come ha qualificato quella giovannea della convocazione del Vaticano II. Nei primi due commenti altri passi vividi del saluto di Francesco ai bergamaschi.
Francesco ai bergamaschi: “Non abbiate paura dei rischi”
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Bergoglio 1. “Vorrei partire dalla pace, perché questo è l’aspetto più evidente, quello che la gente ha percepito in Papa Giovanni: Angelo Roncalli era un uomo capace di trasmettere pace; una pace naturale, serena, cordiale; una pace che con la sua elezione al Pontificato si manifestò al mondo intero e ricevette il nome della bontà“. Queste parole mi ricordano il motto francescano “Pax e bonum”, pace e bene, pace e bontà. Papa Giovanni che ricevette il nome della bontà: mi pare detto bene da uno che si chiama Francesco.
Bergoglio 2. “A cinquant’anni dalla sua morte, la guida sapiente e paterna di Papa Giovanni, il suo amore per la tradizione della Chiesa e la consapevolezza del suo costante bisogno di aggiornamento, l’intuizione profetica della convocazione del Concilio Vaticano II e l’offerta della propria vita per la sua buona riuscita, restano come pietre miliari nella storia della Chiesa del XX secolo e come un faro luminoso per il cammino che ci attende“. Qui metto in neretto il richiamo pacificante alla tradizione e all’aggiornamento. Benedetto diceva “riforma nella continuità”. Anche nelle parole abbiamo un’eco che si prolunga di Papa in Papa.
Ho inserito il post e i commenti dal Freccia Club della stazione di Santa Maria Novella in Firenze, dove sono di passaggio nei miei spostamenti per conferenze, come si può vedere nella pagina CONFERENZE E DIBATTITI elencata sotto la mia foto.
Non abbiate paura dei rischi- dice Francesco.
Da Giovanni Paolo II in avanti, questo richiamo a non avere paura ritorna con forza e con costanza. Non che sia nuovo, visto che è Vangelo puro. Ma il fatto che gli ultimi tre papi, molto diversi nello stile e nella sensibilità, insistano così energicamente su questo punto, la dice lunga.
A volte guardandoci, leggendoci, ascoltandoci, io ho l’impressione di gente fondamentalmente spaventata e in ritirata su tutti i fronti. Spaventata dal mondo esterno; dalle diversità di vedute all’interno; dall’idea di perdere la propria identità; dal fatto di ridursi ogni giorno in numero;dal pericolo di contaminare la propria storia e le proprie tradizioni con qualsiasi cosa; dall’ aver perso una leadership spirituale e valoriale universalmente riconosciuta; dal non aver piu’ peso, se non marginalmente, nella vita politica e sociale.
La paura, di per sè, non sarebbe né positiva, né negativa.
Anzi , potrebbe aiutarci a renderci ben conto della realtà delle cose, della consistenza delle nostre forze, dei nostri limiti evidenti.
E’ il modo in cui si reagisce a questa paura, che amareggia.
Ci si blocca. Ci si ritira. Ci si arrocca.Ci si inquarta in difesa. Ci si culla nel rimpianto dei bei tempi andati, quelli della favoleggiata ” società cristiana” di cui si sospirano, indorandoli e piazzandoli nel mito, gesti, linguaggi e devozioni; non rendendosi conto che se si stacca tutto questo, che in altre epoche era ” naturale ” e ” connaturato” a un certo modo e ritmo di vita, prima ancora che a una certa religione, dalle epoche relative, non si riporta in vita niente, si fa solo della archeologia e una operazione nostalgia.
Soprattutto si alza la cortina di sbarramento degli “ismi” , e si scappa verso la logica del muro contro muro: e questo, non soltanto verso l’esterno ( che, in una pur bizzarra logica di battaglia, avrebbe un suo senso) ma anche- e direi soprattutto- all’interno della Chiesa, tra di noi, dove è tutto un rinfacciarsi accuse ed un lanciarsi reciproche scomuniche. Ma questo non è altro che una sbronza collettiva , un modo come un altro per non aprire gli occhie e affrontare la realtà, una via di fuga che non porta da nessuna parte.
Se non a chiudersi in cerchie sempre più ristrette, in ambiti sempre più angusti, fino a far coincidere cerchie e ambiti con sé stessi e i quattro polli, che sempre si trovano, che- fino a prova contraria!- la pensano come te…
Tant’è che questo stesso meccanismo lo vediamo riprodotto su ogni scala e in ogni versione: dai blog alle associazioni, dalle parrocchie ai gruppi….
Perché questa paura crescente, irrazionale, che non vuol sentir ragioni?
Se Gesù avesse avuto paura dei rischi, semplicemente se ne sarebbe stato nel suo alto dei cieli. Se Maria lo avesse fatto, se avesse soppesato i pro e i contro, se non avesse fatto il passo piu’ lungo della gamba, noi saremmo stati fottuti. Se Pietro & C. avessero ragionieristicamente, prudentemente valutato i rischi, tenendosene lontani come “un buon padre di famiglia”, avremmo avuto qualche pescatore in piu’ e la Chiesa in meno.
Senza qualcuno che si prenda il rischio, Gesù Cristo non cammina nella storia.
E se noi siamo qua oggi a poter fare i comodi cristianini occidentali del duemila, pieni di fisime, di puzze sotto il naso e di nasi arricciati, è solo perché ogni generazione ha avuto il suo bravo gruppo di persone che, per la passione per Gesù Cristo, se ne sono alla fine sbattuti dei rischi , e si sono buttati senza tante storie.
AAA. Continuatori della specie cercansi.
( tanto per parlar chiaro fino in fondo, così Sara mi puo’ mandare a stendere sbuffando, i ” rischi” nel caso dei cristiani, sono assai piu’ di rischi, sono praticamente certezze, e hanno tutti uno stesso nome. Croce.
Detto questo, la domanda è: ne vale la pena, ci fidiamo del Signore, e andiamo a prenderci – da subito- quello che ci ha promesso e riservato?
O stiamo a traccheggiare?)
Lorenzo ieri sera il gruppo catechisti della mia parrocchia si è esibito in singolar tenzone su facebook a colpi di video come vaffanculo e bella stronza.
Oggi il Papa ha detto che il vangelo è politicamente scorretto, sarebbe fiero di loro, di sicuro non sono cristiani da salotto tutti delicatezze e fisime borghesi.
Sara, nessuna meraviglia per quello che è successo, lo vediamo anche qui tutti i minuti – per ora questo 3d è pulito, ma aspettiamo fiduciosi… 🙁
Evangelico sarebbe riuscire a superare questo conflitto, scandaloso sarebbe dire parole come “Ho sbagliato, ho trasceso, posso anche avere torto, chiedo scusa, se nessuno mi capisce forse ho qualche problema di comunicazione…”
Questo scandalo manca. E’ questa la pietra d’inciampo, che mettiamo così poco nelle nostre comunicazioni perchè ci viene più comodo rintuzzare che ci contraddice.
Quindi, niente paura. Non diamo nessuno scandalo finché ci mandiamo a quel paese più o meno elegantemente.
Ben, se è per questo anche qui non ci si parla sempre delicatini e in punta di forchetta: d’altra parte, chi mai lo fa in famiglia, tra fratelli e sorelle vere, voglio dire? Ma indipendentemente dalla franchezza del linguaggio, e pure dai vaffanculo et similia, la Paura aleggia e si sente distintamente ….
…rintuzzare CHI ci contraddice, of course.
Lorenzo una dei catechisti sarebbe quella di mio figlio, litigano per il campo scuola. Il commento di mia cognata è stato: teniamoci a casa i figli e via.
Non è sempre colpa degli altri no?
Nelle discussioni non è mai ” colpa ” degli altri.
Perlomeno c’è un concorso al 50%, magari ben nascosto…..:)
Bene, però beati i miti è ancora Vangelo no?
Almeno a provarci, che non significa certo essere mollicci e borghesi o troppo con il piattino del tè.
Dì , Sara, frego una frasetta da quelle suggerite da Nico:forse ho qualche problema di comunicazione…
🙂
Per dire che quando dicevo che siamo pieni di fisime, puzze sotto il naso e nasi arricciati, non intendevo riferirmi al linguaggio che usiamo tra di noi. Che anzi, in un modo o nell’altro, vira con sorprendente rapidità al genere clavata in testa, piu’ o meno volgare che sia…
Io parlavo di quello di cui parliamo e dei problemi che ci facciamo.
Sulla mitezza, ti do ragione da vendere.
D’altra parte, questo papa allergico alle cristallerie e al vasellame da salotto al punto da buttarle tutte volentieri fuori dalla finestra, e anon abitarlo nemmeno , il suo ” salotto”, lo fa con i toni di una assoluta mitezza, che è quasi dolcezza. Si potrebbe dire qualcosa a proposito di pugni di ferro in guanti di velluto, ma credo invece che qui sia proprio il mite evangelico a prevalere.
( …. e così,se posso osare: per la sguaiataggine pure masiniana- mi pare dai video citati-, ne vanno di mezzo i pargoli? )
Ho imparato che la cosa migliore è imitare quell’ ” asin bigio, rosicchiando un cardo Rosso e turchino non si scomodò: Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo . E a brucar serio e lento seguitò”.
“Davanti a San Guido”
G.Carducci
Cioè, Clodine, tradotto: non ti muovi di un millimetro dalla tua posizione, il resto che sia quel che sia?
🙂
l’atteggiamento dell’asin bigio non è recaciltrante, ostinato, ma tranquillo, quieto, nel senso che se cade il mondo si gira di lato…
Ok. Atteggiamento molto saggio e molto…”romano”, della saggezza di chi non si scompone perché c’ha i millenni di storia nel DNA.
Ma: come la si mette col sobbarcarsi i rischi?
Non mi pare che l’asin bigio sia così rischiante…
🙂
Lorenzo, l’asin bigio è un asino.
Ringrazio Papa Francesco per questo omaggio a Papa Giovanni XXIII e alla sua opera conciliare! Era uomo di governo (addirittura…); conduttore perche’ condotto! Anche la bonta’ (“Roncalli era capace di trasmettere pace perche’ pacificato”), semplicita’ e umilta’ sono profetiche!
Ha detto ancora Papa Francesco:
“E qui veniamo alla seconda e decisiva parola: “obbedienza”. Se la pace è stata la caratteristica esteriore, l’obbedienza ha costituito per Roncalli la disposizione interiore:l’obbedienza, in realtà, è stata lo strumento per raggiungere la pace. Anzitutto essa ha avuto un senso molto semplice e concreto: svolgere nella Chiesa il servizio che i superiori gli chiedevano, senza cercare nulla per sé, senza sottrarsi a nulla di ciò che gli veniva richiesto, anche quando ciò significò lasciare la propria terra, confrontarsi con mondi a lui sconosciuti, rimanere per lunghi anni in luoghi dove la presenza di cattolici era scarsissima. “Questo lasciarsi condurre, come un bambino, ha costruito il suo percorso sacerdotale che voi conoscete bene, … … Egli ha costantemente riconosciuto, nella fede, che attraverso quel percorso di vita apparentemente guidato da altri, non condotto dai propri gusti o sulla base di una propria sensibilità spirituale, Dio andava disegnando un suo progetto. Era un uomo di governo, un conduttore condotto dallo Spirito Santo.”
Sono due i punti che mi colpiscono in particolare
nei discorsi di Papa Francesco in questi ultimi tempi.
Prima di tutto ci chiede “l’estasi cristiana”: estasi nel senso di “ex-stasi”, cioè di uscire da noi stessi e cominciare a cercare i pensieri di Dio invece dei nostri. Per dirla in altre parole: il mondo si genuflette davanti al PIL di una Nazione, mentre Papa Francesco ci dice che le persone che abitano nella Nazione dove c’è il PIL più basso sono quelle che hanno più bisogno ed alle quali serve il nostro aiuto. Sul “come” c’è ancora molto da discutere ma, se non si comincia a parlarne, la gente muore di fame (Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur).
Altra cosa che ci chiede Papa Francesco è l’obbedienza: ma “obbedienza” a chi e come?
Credo che il primo passo verso l’ubbidire sia quello di “ob audire”, cioè cercare di “ascoltare” la Voce dello Spirito, quella che parla ad ognuno di noi: il guaio è che la Voce parla piano e noi siamo abituati ad urlare perchè siamo convinti che chi urla più forte abbia necessatriamente ragione…
Cmq all’Udienza Generale di oggi… :
“La persona umana è in pericolo: ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia. ”
Etica e antropologica…
e poi cita e ricita Benedetto XVI per due volte…
Bene, bene: Giovanni XXIII, Francesco, Benedetto XVI…insieme in un post…e senza azzuffarsi! Che miracolo!
“e senza azzuffarsi”………..
zitto!!!!!
Sempre all’Udienza Generale di oggi…
“Perché avviene questo? Perché pensiamo e viviamo in modo orizzontale, ci siamo allontanati da Dio, non leggiamo i suoi segni.”
Troppa “orizzontalità” fa male…
C’era bisogno di papa francesco a dirci che la persona e l’umanità
è in pericolo !!!!!!
Ammazza!!!! Ooooohhhhhh! Boum !!!!
è dal ’39/45 che tanti se ne so accorti !!!!!!
Ma ce sta chi se svejia doce doce….. doucement (on dit le cousins)
gli anni ’60/70 con il terrore della guerra nucleare ?
Nun se lo ricorda nessuno !!!!!!!
Noi Italiani ce stavamo proprio in mezzo,
grazie ai missili in puglia, messi dagli USA,
l’URSS volle portare i missili nucleari a Cuba….
Ma è chiedere troppo ai cervelli disastrati !!!!!!!
Che mo’ scoprono l’acqua calda !!!!!
Veramente si paròava di “ecologia umana”, “crisi” etica e antropologica (e sull’antropologia ci sarebbe tutto un discorso che posso pure capire perchè si suscitino certi “indispettimenti”…), nonchè orizzontalità.
Ma tant’è…
“Noi stiamo vivendo un momento di crisi; lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo vediamo nell’uomo. La persona umana è in pericolo: questo è certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia. La Chiesa lo ha sottolineato più volte”
Ecco, così si capisce meglio di cosa si parlava…
qui si legge il tutto:
http://www.vatican.va/holy_father/francesco/audiences/2013/documents/papa-francesco_20130605_udienza-generale_it.html
“Problemi antropologici”
Leggo oggi sul Corriere che all’Università di Lipsia hanno deciso di chiamare
tutti i professori ( maschi e femmine) Signor Professoressa.
Il Rettore poi , benchè maschio, sarà chiamato in tutti i documenti ufficiali dell’Università, “Rettrice”
Questo per un uno scrupolo estremamente “politicamente corretto” e sensibile alla teoria del “gender” per cui non è giusto declinare le nomine solo al maschile, per esempio dire Preside , Rettore , Professore ecc.
Ecco dal punto di vista antropologico , mi chiedo questi professori maschi che saranno chiamati “Professoressa” avranno dei cambiamenti radicali?
la loro virilità cambierà grazie alla gentile apostrofe “professoressa”? i loro ormoni , il loro testosterone, la loro aggressività, e la notoria prepotenza del maschio della specie umana, cambierà perchè saranno chiamati Professoressa?
sono quesiti antropologici. Non azzannatemi! 😉
Maria Cristina
Io chiamerò ciascuno per come vuole essere chiamato.
Mi piace rispettare anche la libertà degli altri popoli europei.
Chi non ama i tedeschi,
può andare nella santa Russia.
In futuro dovremo fare i conti con la parola “uomo”
bisognerà trovare un lemma neutro che esprima l’insieme di uomo e donna.
Oggi usiamo il lemma “persona”, infatti.
Il legame intellettuale tra Jorge Mario Bergoglio e il filosofo Alberto Methol Ferré
A casa del cardinale
per parlare di America latina
http://www.osservatoreromano.va/portal/dt?JSPTabContainer.setSelected=JSPTabContainer%2FPrintDetail&last=false=&path=/news/cultura/2013/127q13-Il-legame-intellettuale-tra-il-filosofo–Al.xml&locale=it
Su Methol Ferré
http://www.30giorni.it/articoli_id_11210_l1.htm
http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2008/12/22/INTERNET-L-America-Latina-di-Methol-Ferre/10280/
E cmq sempre in tema di Papa Francesco, non so se avete letto…
l’omelia di questa mattina è straordinaria!
http://it.radiovaticana.va/news/2013/06/05/gridare_il_proprio_dolore_davanti_a_dio_%C3%A8_una_preghiera_del_cuore/it1-698516
Vero Ubi, volevo segnalarla anche io (per una volta né legnate né anticristo :-))
Azz…
Sara, se non senti le legnate in quell’Omelia, o non l’hai letta, o non hai la mia sensibilità…
“Lamentarsi delle proprie sofferenze davanti a Dio non è peccato, ma una preghiera del cuore che arriva al Signore:
Mi consolava che almeno disperarsi non fosse peccato, mi è sfuggito qualche cosa??
Ci sono tante persone che vivono casi limite, ha sottolineato il Papa: bambini denutriti, profughi, malati terminali….Noi, quando pensiamo a questa gente che soffre tanto, PENSIAMO COME SE FOSSE UN CASO DI MORALE, PURE IDEE.
‘ma, in questo caso, … questo caso …’, o pensiamo con il nostro cuore, con la nostra carne, anche? A me non fa piacere quando si parla di queste situazioni in maniera tanto accademica e non umana, alle volte con le statistiche … ma SOLTANTO LI.
NELLA CHIESA CI SONO TANTE PERSONE IN QUESTA SITUAZIONE”.
In questi casi – afferma il Papa – bisogna fare quello che dice Gesù, pregare:
“Pregare per loro. Loro devono entrare nel mio cuore, loro devono essere un’inquietudine per me: il mio fratello soffre, la mia sorella soffre. Ecco … il mistero della comunione dei Santi: pregare il Signore: ‘Ma, Signore, guarda quello: piange, soffre’. Pregare, permettetemi di dirlo, con la carne: che la nostra carne preghi. NON CON LE IDEE. PREGARE CON IL CUORE”.
“La preghiera – spiega – sempre arriva alla gloria di Dio, sempre, quando è preghiera dal cuore”. Invece, “QUANDO E’ UN CASO DI MORALE …. non arriva mai, perché non esce mai da noi stessi: non ci interessa. E’ UN GIOCO INTELLETTUALE”.
Concordo con Ubi.
Legnate.( bene)
Bene Lorenzo, egoisticamente pensavo per una volta di disperarmi per me.
Invece mi prendo la legnata che mi fortifica.
Così imparo.
🙂
” hanno deciso di chiamare
tutti i professori ( maschi e femmine) Signor Professoressa.”
A chi viene in mente di inventare queste barzellette?
Le “legnate” del papa sinceramente non mi sembrano tali.
Si è sempre saputo, se non sbaglio, che bisogna pregare per chi è nella sofferenza. E ogni preghiera dovrebbe essere fatta “con il cuore”.
Il fatto è che molto spesso, cuore o non cuore, ci sembra di restare inascoltati.
Ma “chi se ne intende” dice che non è così. Che le preghiere Gli arrivano sempre. Allora il problema è continuare a credere (fidarsi, affidarsi) in Lui nonostante tutto. Chi ha vera fede può lamentarsi, ed anche “litigare” ( mica è peccato! ) con Dio, ma gli resta fedele. E non è così facile.
Sara, come vorrei chiacchierare con te…
Buona giornata a tutti
…hai ragione…è forte sara…a volte indisponente perché mette sempre il ditino dentro la piaga! Ma…è una ragazza di spirito..simpatica e intelligente.
Eccellente, Sara!
Senza dubbio una che si legge mooolto volentieri!
Sara1 forever !
@Luigi
una domanda: mi è sfuggita l’eco, sulla stampa, della citazione implicita che Francesco ha fatto all’Angelus domenica, quando ha ripreso le parole di Pio XII alla vigilia della II guerra mondiale, “Niente è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”.
Hai qualche feed-back diverso?
Sennò, mettendoci la malizia, potrei pensare che non si sia voluta accostare a Francesco la figura di Pio XII, non molto amato dalla contemporaneità…
Io invece lo amo PioXII…perdutamente!