Preghiamo oggi per gli insegnanti che devono lavorare tanto per fare lezioni via internet e altre vie mediatiche e preghiamo anche per gli studenti che devono fare gli esami in un modo nel quale non sono abituati. Accompagniamoli con la preghiera. – E’ l’intenzione detta stamane da Francesco prima della messa a Santa Marta. Nel primo commento narro la mia adesione a essa. Nel secondo una mia partecipazione a un’iniziativa del Liceo di Ceccano. Negli altri riporto intenzioni papali degli ultimi giorni che fino a oggi non avevo raccolto. Infine un mio articolo su quella per l’Europa.
Francesco agli insegnanti che fanno lezione da remoto
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Se la Rete salva la scuola. Ho in casa un’insegnante da remoto e vedo quanto lavora per mandare video, raccontare storie, correggere compiti, dialogare con 38 alunni di due prime elementari. E poi fare meeting al computer con le colleghe e con la dirigente. Seguendo la mattina il Francesco celebrante – che è per me un dono quotidiano – andavo ammirando l’intuizione dell’umano che l’avvicina a ogni gruppo umano in pandemia. L’aiuta a tessere la sua preghiera universale. Ammiravo l’accenno ai farmacisti, ai poliziotti, alle badanti, persino ai giornalisti. E mi dicevo: sta dimenticando gli insegnanti da remoto. Non li ha dimenticati. E neanche i figli e le figlie che devono fare gli esami – dice l’argentino – in un modo al quale non sono abituati.
https://www.vaticannews.va/it/papa-francesco/messa-santa-marta/2020-04/papa-francesco-messa-santa-marta-coronavirus14.html
Al Liceo di Ceccano. Sono stato al Liceo Scientifico e Linguistico di Ceccano, Frosinone, ovviamente da remoto, per il programma “quelli delle 7 e un quarto”, già il primo aprile: era per una conversazione con gli studenti organizzata da Pietro Alviti, creativo docente di religione, su Papa Francesco nel dramma della pandemia. Ecco il link alla registrazione dell’incontro:
https://drive.google.com/open?id=1vX9NneHPh1m9HXJMERJgauPThrhxiPu3
Per l’Europa. L’intenzione del 22 aprile. In questo tempo nel quale è necessaria tanta unità tra noi, tra le nazioni, preghiamo oggi per l’Europa: perché l’Europa riesca ad avere questa unità, questa unità fraterna che hanno sognato i padri fondatori dell’Unione Europea.
Il silenzio insegni l’ascolto. L’intenzione del 21 aprile. In questo tempo c’è tanto silenzio. Anche, si può sentire il silenzio. Che questo silenzio, che è un po’ nuovo nelle nostre abitudini, ci insegni ad ascoltare, ci faccia crescere nella capacità di ascolto. Preghiamo per questo.
Articolo sulla preghiera per l’Europa. Il “Quotidiano del Sud” aveva ieri un mio commento alla preghiera dell’altro ieri per l’Europa, pubblicato con il titolo “Ritrovi lo spirito di unità fraterna sognato dai padri fondatori”. Lo riporto qui e nei due commenti che seguono.
Oggi il vertice europeo proverà a salvare l’Unione squassata dalla pandemia ed è in vista di questo appuntamento che ieri il Papa ha rivolto un monito alle nazioni del continente perché recuperino lo spirito di unità “fraterna” che guidò l’opera degli iniziatori del processo comunitario.
“In questo tempo nel quale è necessaria tanta unità tra noi, tra le nazioni – ha detto Francesco alle sette del mattino, avviando la messa a Santa Marta – preghiamo per l’Europa: perché riesca ad avere questa unità, questa unità fraterna che hanno sognato i padri fondatori dell’Unione”.
La parola di Bergoglio batte da settimane sul tasto che più duole nella stagione politica della pandemia: la mancata unità tra i partiti e i paesi nell’affrontare una sfida che è globale. Lunedì il Papa – forse scosso dalle sorprendenti divisioni all’interno della rappresentanza italiana al Parlamento Europeo – aveva invitato a pregare per i partiti, perché cerchino il bene comune e non quello della propria fazione.
Mio articolo 2. Il giorno di Pasqua, con il messaggio Urbi et Orbi aveva spronato l’Unione Europea a cogliere la “sfida epocale” della pandemia, affrontandola con “soluzioni innovative”. Come via per la ricerca di tali soluzioni aveva indicato il “concreto spirito di solidarietà” che dopo la seconda guerra mondiale aveva aiutato i popoli del continente a superare le “rivalità del passato”.
E’ quanto mai urgente – aveva concluso – che nel mezzo della pandemia le rivalità non riprendano vigore e tutti “si riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda”. L’alternativa – aveva ammonito – è solo la tentazione degli egoismi e del “ritorno al passato”.
La tentazione del passato Bergoglio l’intende come il ripiegamento su posizione sovraniste e populiste che gli appaiono evocatrici del nazismo. “Oggi, in Europa – ha detto in un’intervista recente allo scrittore britannico Austen Ivereigh – quando si cominciano a sentire discorsi populisti o decisioni politiche di tipo selettivo non è difficile ricordare i discorsi di Hitler nel 1933”.
Mio articolo 3. Anche in quell’intervista Francesco ammoniva sul rischio del ritorno al passato con riferimento al dopo pandemia: al quale – diceva – dovremmo prepararci progettando una nuova economia e mirando all’unità della famiglia umana.
Da tempo, con l’occhio impietoso di un uomo del Sud del mondo, il Papa argentino viene segnalando l’impressione “di stanchezza e di invecchiamento” che gli viene dalla percezione di “un’Europa nonna e non più fertile”. Così si espresse – senza eufemismi – nel 2014 in visita al Parlamento di Strasburgo.
In più occasioni Francesco ha spronato l’Europa a respingere la tentazione della chiusura – che egli vede galoppante in materia di migranti, di aiuto ai paesi poveri, di commercio delle armi – e a recuperare i “grandi ideali” dei padri fondatori. Ora quegli ideali di solidarietà li ripropone per reagire alla pandemia, convinto – come ha detto all’intervistato britannico – che “ogni crisi è un pericolo ma è anche un’opportunità”.
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-25-aprile-2020/