“Voi per me siete Gesù, siete fratelli. Voi che siete il cuore di Gesù ferito”: così ha parlato Francesco stamane ai detenuti di San Vittore. Lo stesso messaggio di vicinanza il Papa ha portato – con gesti e parole di catturante cordialità – in tutti gli appuntamenti della giornata: con tre famiglie del quartiere Case Bianche, con i consacrati in Duomo, con la folla della messa al Parco di Monza, con i ragazzi a San Siro. Nei commenti le parole che metto in dispensa.
Francesco a San Vittore: “Voi per me siete Gesù”
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Ai carcerati: Vi ringrazio dell’accoglienza. Io mi sento a casa con voi. Gesù ha detto: “Ero carcerato e tu sei venuto a visitarmi”. Voi per me siete Gesù, siete fratelli. Io non ho il coraggio di dire a nessuna persona che è in carcere: “Se lo merita”. Perché voi e non io? Il Signore ama me quanto voi, lo stesso Gesù è in voi e in me, noi siamo fratelli peccatori. Pensate ai vostri figli, alle vostre famiglie, ai vostri genitori. Voi che siete il cuore di Gesù ferito.
Restaurare la Chiesa e confessarsi. Alle Case Bianche: Questa vostra Madonnina [gli avevano regalato un’immagine della Madonnina dopo il restauro] è stata restaurata, come la Chiesa ha sempre bisogno di essere “restaurata”, perché è fatta da noi, che siamo peccatori, tutti, siamo peccatori. Lasciamoci restaurare da Dio, dalla sua misericordia. Lasciamoci ripulire nel cuore, specialmente in questo tempo di Quaresima. La Madonna è senza peccato, lei non ha bisogno di restauri, ma la sua statua sì, e così come Madre ci insegna a lasciarci ripulire dalla misericordia di Dio, per testimoniare la santità di Gesù. E parlando fraternamente una buona Confessione ci farà tanto bene, a tutti! Ma anche chiedo ai confessori che siano misericordiosi!
Non temere le sfide. Ai sacerdoti e ai consacrati: Le sfide si devono prendere come il bue, per le corna. Non temere le sfide. Ed è bene che ci siano, le sfide. E’ bene, perché ci fanno crescere. Sono segno di una fede viva, di una comunità viva che cerca il suo Signore e tiene gli occhi e il cuore aperti. Dobbiamo piuttosto temere una fede senza sfide, una fede che si ritiene completa, tutta completa: non ho bisogno di altre cose, tutto fatto. Questa fede è tanto annacquata che non serve. Questo dobbiamo temere. E si ritiene completa come se tutto fosse stato detto e realizzato. Le sfide ci aiutano a far sì che la nostra fede non diventi ideologica. Ci sono i pericoli delle ideologie, sempre. Le ideologie crescono, germogliano e crescono quando uno crede di avere la fede completa, e diventa ideologia. Le sfide ci salvano da un pensiero chiuso e definito e ci aprono a una comprensione più ampia del dato rivelato. Come ha affermato la Costituzione dogmatica Dei Verbum: «La Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio» (8b). E in ciò le sfide ci aiutano ad aprirci al mistero rivelato. Questa è una prima cosa, che prendo da quello che tu hai detto.
Dentro i processi. Ai sacerdoti e consacrati 2: Tutto ciò che non assume il dramma umano può essere una teoria molto chiara e distinta ma non coerente con la Rivelazione e perciò ideologica. La fede per essere cristiana e non illusoria deve configurarsi all’interno dei processi: dei processi umani senza ridursi ad essi. Anche questa è una bella tensione. E’ il compito bello ed esigente che ci ha lasciato nostro Signore, il “già e non ancora” della Salvezza. E questo è molto importante: unità nelle differenze. Questa è una tensione, ma è una tensione che sempre ci fa crescere nella Chiesa.
Zapping e discernimento. Ai sacerdoti e consacrati 3: I nostri giovani sono esposti a uno zapping continuo. Possono navigare su due o tre schermi aperti contemporaneamente, possono interagire nello stesso tempo in diversi scenari virtuali. Ci piaccia o no, è il mondo in cui sono inseriti ed è nostro dovere come pastori aiutarli ad attraversare questo mondo. Perciò ritengo che sia bene insegnare loro a discernere, perché abbiano gli strumenti e gli elementi che li aiutino a percorrere il cammino della vita senza che si estingua lo Spirito Santo che è in loro […]. Sono convinto che come comunità ecclesiale dobbiamo incrementare l’habitus del discernimento. Quando si è bambini è facile che il papà e la mamma ci dicano quello che dobbiamo fare, e va bene – oggi non credo che sia tanto facile; ai miei tempi sì, ma oggi non so, ma comunque è più facile -. Ma via via che cresciamo, in mezzo a una moltitudine di voci dove apparentemente tutte hanno ragione, il discernimento di ciò che ci conduce alla Risurrezione, alla Vita e non a una cultura di morte, è cruciale. Per questo sottolineo tanto questa necessità.
Lievito e sale. Ai sacerdoti e consacrati 4: Oggi la realtà ci invita ad essere nuovamente un po’ di lievito, un po’ di sale. Ieri sera, nell’Osservatore Romano, che esce alla sera ma con la data di oggi, c’è il congedo delle ultime due Piccole Sorelle di Gesù dall’Afghanistan, tra i musulmani, perché non c’erano più [suore] e ormai dovevano, anziane, tornare. Parlavano l’afghano. Benvolute da tutti: musulmani, cattolici, cristiani… E io ho pensato, ho detto al Signore, mentre leggevo questo: “Ma Gesù, perché lasci quella gente così?”. E mi è venuto in mente il popolo coreano, che ha avuto all’inizio tre-quattro missionari cinesi – all’inizio – e poi per due secoli il messaggio è stato portato avanti solo dai laici. Le strade del Signore sono come Lui vuole che siano. Ma ci farà bene fare un atto di fiducia: è Lui che conduce la storia! Oggi la realtà ci interpella – ripeto – la realtà ci invita ad essere nuovamente un po’ di lievito, un po’ di sale. Potete pensare un pasto con molto sale? Nessuno lo mangerebbe. Oggi, la realtà ci chiama ad avviare processi più che occupare spazi, a lottare per l’unità più che attaccarci a conflitti passati, ad ascoltare la realtà, ad aprirci alla “massa”, al santo Popolo fedele di Dio, al tutto ecclesiale. Aprirci al tutto ecclesiale.
Abbracciare i confini. Omelia al Parco di Monza: Milanesi, sì, Ambrosiani, certo, ma parte del grande Popolo di Dio. Un popolo formato da mille volti, storie e provenienze, un popolo multiculturale e multietnico. Questa è una delle nostre ricchezze. E’ un popolo chiamato a ospitare le differenze, a integrarle con rispetto e creatività e a celebrare la novità che proviene dagli altri; è un popolo che non ha paura di abbracciare i confini, le frontiere.
Mai bulli. Ai cresimandi a San Siro: Nella vostra scuola, nel vostro quartiere, c’è qualcuno o qualcuna di cui vi fate beffe, prendete in giro perché ha quel difetto, perché è grosso, perché è magro, per questo, per l’altro? Pensate. E a voi piace farlo vergognare e anche picchiarlo per questo? Pensate. Questo si chiama bullying (bullismo). Per il sacramento della Santa Cresima, fate la promessa al Signore di mai fare questo e mai permettere che si faccia nel vostro collegio, nella vostra scuola, nel vostro quartiere. Capito? Mi promettete di non prendere mai, mai in giro, farvi beffe di un compagno di collegio, di quartiere, promettete questo, oggi? [Ragazzi: Sììì!!!] – Il Papa non è contento con la risposta: promettete questo? [Ragazzi: Sìììì!!!] – Bene questo “sì” lo avete detto al Papa. Ora in silenzio. Pensate; che cosa brutta è questa e pensate se siete capaci di prometterlo a Gesù. Promettete a Gesù, mai fare questo bullying? [Ragazzi: Sììì!!!] – Papa Francesco: A Gesù … [Ragazzi: Sììì!!!] – Grazie. E che il Signore vi benedica!
Luigi, lo hai fatto apposta?
Hai riportato i passaggi che più mi sono piaciuti.
Quelli rivolti ai sacerdoti e consacrati si adattano bene anche a molti cattolici laici.
A me ha fatto ridere Papa Francesco quando ha detto: “Io non ho mai visto fare una pizza con mezzo chilo di lievito e un etto di farina…” :-):-):-)
Colgo l’occasione per far presente una bella notizia, dimostrativa del detto meneghino “Milàn col coeur in man”, “Milano con il cuore in mano”. La notizia è che la diocesi ambrosiana come regalo a Papa Francesco ha acquistato 50 casa e le ha ristrutturate per metterle a disposizione di altrettante famiglie senza casa…
Lo dico con l’orgoglio di un milanese d’adozione, che a fine anni ’60 del secolo scorso fu accolto con rispetto, trovò lavoro per essere man mano sempre apprezzato. Grazie, Milàn, anche per il concreto gesto di carità fatto in nome di Papa Francesco…
A proposito della visita di Papa Francesco a Milano, che ne dite di questa foto?
Il link me lo ha mandato un mio amico dall’Abruzzo.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/03/25/foto/papa_milano_messa_parco_monza_corna-161390853/1/#1
E’ incredibile che ci siano persone come queste. Si può dissentire, ma sempre rispettando. O no?
Ma, Giuseppe, chissà a cosa intendeva riferirsi quel tale, che, vedo, è stato ripreso da una sequenza di 7 fotografie, nelle quali compie vari gesti e segni (tra cui anche quello delle corna): boh ! Non mi pare nulla d’importante, comunque.
Quel che resta della straordinaria giornata di ieri è, in ogni caso, la magnifica accoglienza riservata dal popolo di Milano al nostro caro Papa: molti amici e (ex) colleghi milanesi mi hanno trasmesso messaggi, racconti, sensazioni, immagini, etc., da cui traspare tutta l’emozione di cui Papa Francesco ha saputo contagiarli.
Buona domenica a tutti.
Roberto Caligaris
Roberto, certo è che non era il posto e l’occasione per esibirsi in quel modo…
Dalle mie parti, in Abruzzo, si dice che il Padre Eterno tanti ne fa e tanti ne alleva… 🙂 🙂 🙂
Buona domenica.
Giuseppe, mi pare che quel tizio stia comunicando con qualcuno.
Possibile che nessuno dei preti lì vicino si sia accorto di nulla?
Victoria, mmah!…
http://www.milanotoday.it/cronaca/prete-corna-don-luca.html
Ecco chi è il prete delle corna
Cristina vicquery
Grazie, Cristina vicquery, per aver sciolto l’enigma.
Adesso è tutto chiaro. Mi è simpatico questo don Luca.