Ho riproposto tre giorni addietro – con il titolo erasmiano Attratti dal trucco più che dalla verità – la mia retorica sugli pseudonimi nella Rete. In otto anni di blog sarà la decima volta che la riscaldo e più che mai ne sono seguiti rumori e malumori. Provo a chiarire, anche se è probabile che ne venga ancora più confusione. Ma prima di chiarire chiedo scusa agli offesi. Mai l’immaginavo, stante anche l’uso di un italiano antico tipo “favole” del Gadda che nel mio codice linguistico sta a dire che sto mezzo scherzando. Nel primo e secondo commento i chiarimenti e qui la conclusione: ognuno sia libero come sempre di usare una firma parziale o un nome finto.
Firmate come volete e state sereni
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Finchè è un gioco. L’identità fittizia sta bene finchè è un gioco. E non mi disturba che sia doppia, o tripla, in contemporanea o in successione. Ma quando il mascherato critica chi non è mascherato – che si tratti di partecipanti al blog o di personaggi pubblici – io sono a disagio. L’ho fatto osservare in più occasioni a Matteo e in altra occasione quasi collettiva a Franti, Ginestra e Discepolo. Riconosco a ognuno la libertà di decidere il proprio comportamento e rivendico la mia libertà di ritenere più corretta la critica firmata, o l’espressione di una riserva rispettosa in caso di anonimia. E di dirlo.
Oltre il gioco. Quando si afferma che l’identità coperta non pone problemi io resto scettico. Insulti, vetriolo, dita negli occhi, maledizioni qui sono venuti, negli anni, solo da identità coperte. Degenerazioni dell’anonimato nella Rete vengono segnalate ogni giorno. E’ un fatto nuovo e io sono vecchio. Mi adopero a capirlo e per capirlo anche lo combatto. Compatite la fissazione.
Penso che sia giusto consentire di mantenere il proprio nickname e nessuno debba sentirsi costretto a svelare la propria identità. Questo può favorire la condivisione di aspetti più personali e intimi, che si avrebbe imbarazzo a esternare se i propri commenti dovessero essere firmati.
Per evitare invece le degenerazioni dei commenti dovuti all’anonimato, come quelle ricordate da Luigi, prima di scrivere un commento di contenuto potenzialmente offensivo ciascuno pensi “se si vedesse il mio nome, lo pubblicherei così?”
Sono d’accordo con Alexandros.
Vorrei spezzare una lancia a favore della nobile arte dell’insulto. Il perbenismo imperante da un lato e l’illimitata volgarità dei nostri tempi l’hanno ormai quasi soffocata in una morsa letale. Pretendere che l’uomo non insulti i suoi simili significa imporgli un’etica impossibile, mettergli una camicia di forza che un giorno si strapperà, con esiti catastrofici. Non gli permettere di insultare? Un giorno ucciderà.
Come è già stato ricordato in un altra discussione, il codice penale punisce (e anche severamente) non solo la calunnia (e passi), ma anche la diffamazione. Anche una verità (“Tizio è un cretino”), se un giudice pensa che, una volta resa pubblica, leda la buona reputazione (usurpata!) di qualcuno, può diventare reato.
Ma almeno qui tra maschere ci possiamo sfogare, senza far male a nessuno. Se, tanto per fare un esempio, ogni tanto dico di “Matteo” quel che si merita, chi mai diffamo? Forse che esiste, nella realtà, un “Matteo” la cui reputazione venga dalle mier giuste parole menomata? E così per tutti gli altri.
Si può agire in giudizio per tutelare la buona fama di Arlecchino, o del dottor Balanzone?
Capisco che questo atteggiamento, come dire, ludico, non piaccia troppo a chi, come ad esempio fra’ Lorenzo, vive questo luogo come una casa di esercizi spirituali.
Ma il mondo è bello perché è vario. Compatisca, anzi ci prenda come un piccolo cilicio da integrare nella sua ascesi.
Poi, qualche volta, potrebbe capitare anche a noi di dire, tra i denti e per sbaglio, qualche mezza verità da prendere sul serio. Hai visto mai …
La nobile arte dell’insulto, figliolo Franti, è nobile ed è arte quando viene esercitata a viso aperto.
Altrimenti è lettera anonima pipparola.
Come tutte le pippe, dà la soddisfazione fugace che puo’, e infatti non funziona per nulla da elemento stabilizzante e liberatorio come quello che lei evoca: come si evince dal permanente e progressivo “incarognimento” dell’insultatore che, invece che realizzarcisi, ne resta frustrato.
( Per la cronaca, mai portato piede in una casa per esercizi spirituali, e sono una capra in fatto di ascesi. Se lo desidera potrebbe fornirmi alcuni illuminanti consigli in merito, giacché lei mi pare al contrario ben documentato in materia. Perdoni se resto al banale ” lei”, nonostante l’uso da parte sua del plurale maiestatico, ma il voi non mi viene naturale)
“Ma quando il mascherato critica chi non è mascherato – che si tratti di partecipanti al blog o di personaggi pubblici – io sono a disagio.”
Non è la critica in sé a dover essere stigmatizzata, Luigi. La critica è legittima, e potrebbe anche essere utile, quando fa parte di una colloquialià fra persone che la pensano in modo diverso su un argomento. Difficile essere unanimi.Se non ci fosse critica, vorrebbe dire che si è d’accordo su tutto. Il che è improbabile e addirittura impossibile.
Dunque, la critica, nei giusti limiti del dialogo, deve essere concessa.
Il brutto è che molto spesso la critica degenera in aggressione da parte di chi non vede condiviso il proprio pensiero. Ci sono persone che pretendono che sia giusto tutto quello che dicono loro, e si sentono mortalmente offese quando qualcuno dissente. Allora arrivano anche agli insulti e alle volgarità. Se poi ci si mette anche la incomprensione del concetto espresso dall’altro, o addirittura la volontà(forzata!) di non capire( ci fosse almeno il dubbio!) ciò che invece è chiarissimo, allora il gioco diventa sporco.Non può essere neppure chiamato “critica”; è sopraffazione vera e propria.
Lo si vede anche nella vita reale di tutti i giorni, al di fuori del mondo virtuale. Pe non parlare dello scenario politico, che dà il buon esempio a tutti noi.
Bisognerebbe tenere d’occhio i giusti limiti nel bilancino dell’equilibrio.
In fin dei conti si tratta anche di buona educazione.
PS
“La nobile arte dell’insulto” di cui parla, con molta convinzione, il Frante, io più modestamente la chiamo “nobile arte del cazzeggio”, ma sono sicura che lui non se la prenderà a male, anzi forse ci riderà sopra.
Di più, mi rallegro che alla penna di entrambi siano sfuggiti, per una volta, stilemi di una qualche forza: «la soddisfazione fugace che può», «mai portato piede» li ho apprezzati, nella prosa di fra’ Lorenzo, (che non sarà aduso alle case di esercizi ma certo, prima di fare il meccanico, “avrà fatto la sua carovana”, come si può notare) e anche a Marilisa è uscito un inciso («con molta convinzione») che non era malaccio. Siccome la parte prima del Post Scriptum era invece la solita broda, mi lusingo di avere indirettamente contribuito ad affinare il suo stile. Baci a tutti e due.
Non si lusinghi, Franti. Per quanto mi riguarda, non lei ha “contribuito”, neppure indirettamente, ma la mia, genuina, espressività allor quando mi trovo a leggere certi post rivelatori di ben noti “atteggiamenti ludici” quali quelli che una maschera come la sua predilige da sempre. Ovvero i dileggi e, appunto, qualche insignificante insultino detto qua e là per non perdere l’esercizio, ovviamente.
Alla quale maschera mi permetto di fare osservare, con qualche rincrescimento–mi può credere–, che ha dimenticato su un tasto del computer un apostrofo che avrebbe reclamato di essere sistemato nel punto giusto.
Tra un gioco e l’altro, si può incorrere in dimenticanze siffatte. Chi non lo sa? Ma per un saputone come lei, Franti, per niente aduso alle “brode” (solite o no che siano), suppongo che fatto da altri, tale errorino da poco sarebbe stato un oltraggio al saper scrivere, o sbaglio?
Però se è vero ( e in effetti nel suo caso vero è) che io mi trovo a parlare ad una maschera, e non a chi sta dietro a quella, è del tutto inutile rimarcare. Ed è forse anche un po’ meschino?
Tuttavia, per rimediare a quell’ obbrobrio di cui prima, mi sento autorizzata a chiederle di fare una sorta di penitenza parlando bene, almeno una volta, di papa Francesco. Mi promette che lo farà?
Bene. Mi permetto di mandarle un buffetto sulla guancia. Non se ne abbia a male.
E mi scusi se ho osato.
Credo che i “peccati” di parola , come l’insulto o la contumelia danneggino il malcapitato nella misura in cui significano qualcosa, quando, cioè , nell’ intenzione di chi lo esprime vi è la volontà di distruggere con le parole l’onore di quella persona, la sua intelligenza, ledendola nell’intimo. Allora si che l’azione diventa grave: dare del meschino a destra e a manca non è lo stesso che affibbiare un banale nomignolo . Dare del meschino, sinonimo di infido, subdolo, codardo, è pesantemente lesivo. Spesso, indipendentemente da come ci si identifichi, si viene bollati con marchi infamanti solo perché, in buona fede, si desidera comunicare la propria esperienza, il proprio vissuto, in cui la predisposizione interiore non è animata dalla presunzione di ammonire, o correggere ma solo condividere: anche l’Apostolo dice ai Galati: “O stolti Galati!”, ma nessuno gli ha dato del meschino, o del presuntuoso. Un epiteto del genere è pesante e non è esente da colpa, come non lo è chi nel colpire un altro per gioco lo ferisce gravemente. In certi casi si preferisce tacere – in altri , come dicono i Proverbi si “risponde allo stolto secondo la sua stoltezza”.
State sereni. Lo ha detto Matteo ad Enrico. Dobbiamo stare sereni allo stesso modo?
“l’Apostolo dice ai Galati: “O stolti Galati!”, ma nessuno gli ha dato del meschino, o del presuntuoso.”
Vero Clodine, ma l’Apostolo non utilizzava fantasiosi nomignoli, né si firmava “paulenzo” o “paulino”. Ci metteva nome, cognome, faccia e , testa che, come sappiamo, necessariamente ha finito col rimetterci.
Un tantino di differenza , questo, la fa.
Il nickname non rende mai completamente anonimi ( lasciamo l’email per iscriverci) e in caso di offese e diffamazioni siamo legalmente perseguibili anche senza cognome.
Spesso i dati e’ meglio non darli per motivi di sicurezza essendo internet una piazza enorme e non conoscendo tutti quelli che leggono ciò che scriviamo.
Non è questione di coraggio ma di prudenza, per le offese gravi c’è la legge e la moderazione.
In genere funziona così.
Clodine: “L’Apostolo dice ai Galati: ‘O stolti Galati’, ma nessuno gli ha dato del meschino, o del presuntuoso”. Leggi la parabola che riporto al commento seguente e ti ricrederai.
Parabola di una sera in Galazia
– Eri ieri all’assemblea? Hai ascoltato la lettera di quel rinnegato di Paolo che usurpa il titolo di apostolo?
– Certo che l’ho sentita. Non saprei come qualificarlo meglio se non con gli aggettivi “meschino e presuntuoso”…
– Ho ascoltato fremendo le sue parole insensate sulla Santa Circoncisione e quando ci ha apostrofati come “stolti galati”…
– Detto da un avventuriero venduto ai romani, che viene da Tarso e che fu nostro persecutore… non so come sia riuscito a trattenermi…
– Ha pure raccontato – per tirare acqua al suo mulino – che le colonne della Chiesa, a Gerusalemme, gli hanno raccomandato di ricordarsi dei poveri e nient’altro. La solita demagogia populista…
– Si è vantato di aver resistito a Pietro a viso aperto: ma si può essere più sfacciati?
– Ha sparlato della Santa Legge dicendo che non salva nessuno. Ha avuto il coraggio di dire “anatema” a chi non condivide la sua eresia…
– Ha scritto: “Se vi fate circoncidere Cristo non vi servirà a nulla”. Un linguaggio insensato, che può essere facilmente confutato: basti dire che Cristo era circonciso…
– E’ arrivato a dire che dovremmo farci castrare, noi tutti che non lo seguiamo a pecorone come fanno i capi della comunità…
– C’erano anche le nostre donne ad ascoltare la lettura: che vergogna!
– Uno che parla così si condanna da solo…
Ma noi infine siamo eredi di Pietro, Paolo, Giovanni eccetera, mica di uno solo. Un paradosso che viviamo tuttora (già che si parla di circoncisione, Cristo il circonciso ha superato, elevato, ma non nientificato la circoncisione; almeno non mi pare che abbia).
E dunque Luigi, che i dati li da sic et simpliciter, e ci mette pure la faccina, come lo dobbiamo ritenere, Sara? Un senza cervello imprudente e scriteriato che sfida la perigliosa piazza enorme di internet ?
🙂
Che dire?… Evidentemente il dilemma morettiano, per quel che mi riguarda, si risolve nel fatto che… mi si nota di più se non ci sono. Questo, beninteso, limitatamente al penultimo post, perché non ho la presunzione di essere comunque “notabile”. Difatti la mia presenza in questo blog, che seguo volentieri e con simpatia, si è limitata a qualche rara “apparizione” e mai tale da risultare “appariscente”. Comunque ringrazio il sig. Luigi per l’attenzione e quanti altri mi hanno invitato a rimanere, fosse anche all’ultimo banco, che è il posto da me preferito e che più mi si addice.
Conservo il nickname solo perché è utile alla mia naturale riservatezza e perché mi consente di dire che sto attraversando un periodo un po’ così, che mi ha indotto a una reazione impulsiva alla riproposizione del sig. Luigi circa l’uso dello pseudonimo nella Rete, della quale riproposizione non avevo intuito il tono retorico.
Comunque, per stare al tema del post presente, io “gioco” e non insulto nessuno. Ma nemmeno mi piace chi lo fa, anche se con intenti nobilmente artistici. Mi capita spesso di essere d’accordo con qualche frequentatore del blog, senza condividere, però, il suo modo di esprimersi. E a volte mi meraviglio che certi epiteti possano essere usati da chi è convinto di essere cristiano. Spesso invidio la sicurezza di certe posizioni, ma meno la focosa gagliardia con cui vengono difese. Personalmente sono quasi un “cultore” del dubbio, e per questo debbo affidarmi alla fede. È una contraddizione? Ma è facile essere “fedeli” nella certezza.
Mi accorgo di essermi dilungato troppo. Non mi era mai capitato. Ritorno zitto zitto all’ultimo banco. Di nuovo pace e bene a tutti.
Battute a parte, se è vero e giusto che anche per prudenza si voglia mantenere il riserbo sulla propria identità, ” non conoscendo tutti quelli che leggono ciò che scriviamo” , perché mai non usiamo la stessa prudenza considerando questo banalissimo ed evidente fatto – una platea sconfinata che ci legge- quando facciamo le nostre sparate quotidiane trinciando giudizi sulla Chiesa, sul papa, a fede , liturgia ecc ecc?
QUello che potrebbe avere un peso e un senso in una discussione viso a viso a 4occhi in una assemblea, ne ha tutto un altro, ed enormemente piu’ amplificato, nel mare magnum del pubblico degli internauti.
Il vero problema è che , qui, noi parliamo VERAMENTE E SEMPRE in pubblico!
Abbiamo idea delle conseguenze che possono avere le nostre parole?
Luigi e’ scrittore giornalista e conferenziere metterci il nome fa parte del suo lavoro.
Molti blog sono gestiti in modo anonimo, lo stesso Matteo ne ha uno non è proibito o da pirla.
Ci sono scrittori che da sempre usano lo pseudonimo, tutti pirla?
E’ internet bellezza…
Se qualcuno ha qualche cosa da lamentarsi delle mie parole può chiedere la mia email a Luigi o denunciarmi io non ho affatto paura se dobbiamo buttar la sul coraggio.
A Luigi fa piacere, m’è parso di capire, che qua sopra si parli con nome e cognome:a me basta.
ma cappero, c’è mica solo la denuncia o la querela, siamo un tantino ossessionati?
Io non parlo di codice penale, parlo di testimonianza e/o controtestimonianza, non parlo di insulti e maleducazione, quelle vanno e vengono, parlo di sparate sulla chiesa e sulla fede, dove si puo’ spalare fango a tonnellate senza l’ombra di denuncia ( epperfortuna)
e che sia internet non c’è dubbio, ma non ce l’ha prescritto il medico il MODO di starci dentro, dipemde da noi, fino a prova contraria
Parliamo di internet e dell’anonimato San Paolo e la religione non c’entrano.
Proibire l’anonimato sarebbe un cambiamento sostanziale che personalmente non apprezzo (basti dire che lo fanno in Cina)
Ovvio che il rispetto delle leggi invece deve essere considerato anche se usi um Nickname.
Chi parla di “proibire” l’anonimato?
Va bene parlare di internet in generale, ma qui io parlo di questa internet qui specifica che noi bazzichiamo e che contribuiamo a costruire, di questa che facciamo anche noi, letteralmente con le nostre mani, ad esempio in questo blog.
Un conto sono le leggi, un altro le consuetudini, un altro ancora le libere scelte.
E comunque, come si puo’ sostenere che” la religione non c’entra” se si partecipa attivamente al blog di Luigi Accattoli?
Non c’entra la religione nel senso che riguarda più il problema di internet l’anonimato e la maleducazione.
ne avevamo già parlato:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/2013/05/09/sto-con-mentana-contro-i-mascherati-della-rete/
Problema che c’è non lo nego però la soluzione di abolire i Nick non mi sembra la migliore.
Grande Lazzaro, bene: sono proprio contento che resti tra noi; sono certo che lo sia pure l’amico Sump (l’altro – silenzioso ma sempre presente – nostro compagno di ultimo banco).
Buona domenica sera a tutti !
Roberto 55
Ho letto di gusto il reportage di Luigi dalla Galazia, e mi rallegro che dopo Anna Caterina Emmerich e Maria Valtorta ci sia qualcun altro che “ha visto tutto”.
Il fatto è che – almeno stando al brano di Atti della messa di oggi – le cose dovevano andare anche allora proprio come la immagina lui: quando l’autore sacro dice pudicamente che «quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica» è ragionevole ipotizzare che in realtà se ne dicessero di tutti i colori.
Questo è un blog tutto sommato piacevole. Da un po’ volevo farne parte e riflettevo con quale soprannome mi dovevo identificare. Sfortuna ha voluto di essere capitato proprio quando era richiesta una trasparenza maggiore di quanto potevo offrire. Brutta cosa, anche fuori del calcio, un intervento in tempo sbagliato. Ora che faccio? Per dirla con “affari tuoi”: vado o resto?
…e, caro Franti, venne additato con l’appelativo di “ciarlatano”… ma poi le cose cambiarono con l’arrivo a Roma trovando molti punti di contatto con il pensiero filosofico corrente, lo stoicismo, interrotto bruscamente ad Atene. La sua amicizia con Seneca, messa in discussione a lungo, sembra ormai acclarata.
Per il resto, per dirla con Benedetto XVI “In un mondo in cui la menzogna è potente, la verità si paga con la sofferenza”, cogliere l’invito del papa emerito ad essere testimoni della fede nel mondo digitale comporta il rischio di essere additati come integralisti, fondamentalisti, tradizionalisti, per non dire meschini ed ogni altra sorta di ingiurie ed epiteti…che, francamente, da un orecchio entrano e dall’altro escono…
Clodine, dimmi se sbaglio: io ardisco credere che si possa essere integralista, fondamentalista, tradizionalista, progressista, relativista, ateo, ecc. nel rispetto delle idee altrui, anche nel linguaggio. Sbaglio? Intanto ci dormo su.
Buonanotte 🙂
Beh, Clodine, gli epiteti sono il meno, entro certi limiti: francamente, vanno e vengono.
Sono i pareri personali fatti passare per Verità, le interpretazioni non corrispondenti alla realtà gabbate per vere, la delegittimazione di quello che non ci garba nella Chiesa, strisciante e continua, che rischiano di fare danno, di restare ,di non passare , e quindi vanno contrastate e di-svelate volta a volta.
Strisciante e continua, invece, è la malafede di chi giudica e giudicando condanna se stesso. Strisciante e continue e anche insopportabili le accuse improprie di chi conosce poco e male la Parola di Dio e ancor meno il senso della Liturgia, fonte e culmine dell’azione di Cristo nella Chiesa e nella vita di ciascuno. Il danno lo fa chi stra-parla credendo di essere il “tredicesimo apostolo” divorato da sacro zelo! Purtroppo, come insegnava Fizzotti, il mio Prof di “psicologia della Religione” , il delirio d’onnipotenza è sempre in agguato, sintomatico di problemi non risolti. Consiglierei, anziché stare li, con la lente ,armato di cerbottana pronto col curaro a contrastare e disvelare di volta a volta i presunti errori altrui , di concentrarsi su altro : ad esempio sul senso del “servizio di culto della Chiesa a Dio” in Cristo il quale, reso presente nel rito Eucaristico permette di conoscerlo e adorarlo in “Spirito e Verità” , una Verità che le assicuro egregio, nessun Cattolico oserebbe gabbare, perciò, non si agiti , stia sereno…
Serenissimo piu’ di un doge, grazie.
Non c’è bisogno di nessun tredicesimo apostolo, men che meno di sacro zelo.
Il bello delle cose come sono è che sono lì, sotto gli occhi di tutti.
Basta guardarle.
Senza foderarsi gli occhi con la pelle di salame delle proprie quattro idee.
“Il bello delle cose come sono è che sono lì, sotto gli occhi di tutti.”
Questo pruoprio preiuoccupare Nikolai. Tuttosuotto uocchi ma nessuno vede verità di cose. Nessuno preoccupa. Sembra come prima di Diluvio. Mangiavano bevevano, poi improvvisa arrivo ruovina. Lui detto cuosi avverra ancora.
Come “lampo” sarà suo ritorno. Rischio è rimanere fulminati (rischio nuon corre chi gia fulminato cervello e anima).
Sono sempre più della convinzione che dietro certi apostoli dell’ultima ora, ci sia tanta solitudine e tanta insicurezza, bisogno di essere considerati e amati.
Scrivono migliaia di parole, ripetono all’infinito le loro verità, lanciando i loro strali contro i nemici, si sentono come le Giovanna D’arco delle nuove frontiere dello Spirito Santo.
Invece hanno semplicemente bisogno di comprensione e misericordia.
E pensare che qualcuno, di certo più importante di noi, disse “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”.
Umiltà, umiltà, umiltà, ma che fine ha fatto questa virtù’
E dire che la vita è una lunga lezione d’umiltà: un viaggio nel deserto. E’ vero che il mondo è pieno di gente che fa dell’umiltà la propria presunzione, ma è una maschera che dura fintanto non si è dinnanzi alla prova perché tutto è provvisorio e transiente: gli affetti, la salute , il benessere, la roba , la casa gli averi, tutto è destinato ad esserci e a scomparire in un giro di boa: la malattia, la morte dei cari, i tradimenti, gli imprevisti , la sfiga…e ecco che la finta umiltà, messa a dura prova dagli eventi, è una maschera destinata a cadere miseramente! Umiltà non si può millantare, né davanti agli uomini né davanti a Dio.
Non è retorico dire che c’è un legame strettissimo tra la comprensione della Parola di Dio, del Vangelo, e la consapevolezza che tutto, su questa terra, è riposto in vasi d’argilla ..
Bravo Nikolai, hai detto il giusto. Cosa dice il Vangelo di Giovanni?
“se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: ‘noi
vediamo’, il vostro peccato rimane”.
Giusto il richiamo alle parole di Giovanni: se si è ciechi, è un conto, ma se si vede benissimo, e ci si fodera gli occhi di pelle di salame ad hoc, si finisce nel fosso ( e pazienza) e si rischia di far finire nel fosso qualcun altro che ci ascolta in buona fede.
Bello e giusto anche il richiamo alla umiltà .
Se c’è la Chiesa, c’è il suo insegnamento, c’è un Papa, c’è il suo insegnamento, si abbia l’umiltà ( se non basta il buon senso e il senso delle proporzioni: se da una parte c’è quello che dice il Papa e dall’altra quello che dico io, e le cose divergono, fa un po’ ridere i polli pensare che sia io ad essere nel giusto, no?) di prenderne atto e riportarlo, anche se non ci piace, anche se siamo contrari, anche se lo riteniamo fumo del diavolo.
Queste cose, se ci sono, vanno dette, avvertendo che è stretto parere personale.
Se no , l’umiltà va in bambola, e passi, e io contrabbando come la penso io per la vera verità che, superdfluo a dirsi, solo io conosco….
Non per niente la parabola del cieco rientra in quel brano di Luca [39-45) in cui si parla del discepolo il quale, se ben istruito, non è meno del suo maestro; cui fa seguito la parabola della pagliuzza e della trave e infine quella dell’albero e dei frutti .
Non è un caso se nell”affresco Lucano, denso di paragoni, le sentenze siano poste in un contesto nel quale si esige il superamento di un atteggiamento di giudizio nei confronti degli altri, che è dato dal legame con quanto
precede : “non giudicate e non sarete giudicati” !
Lasci in pace i polli, mi faccia il piacere.
Recepito il messaggio, Clodine, e ringrazio , anche a nome dei polli.
Giusto e calzante il richiamo, mai abbastanza ripetuto, al superamento dell’atteggiamento di giudizio nei confronti degli altri. Non sarebbe male se tale superamento, magari proprio meditando sui paragoni e sentenze dell ‘affresco Lucano, lo tenessimo in massima considerazione anche quando ci mettiamo inopinatamente a dare giudizi ( perlo piu’ di condanna recisa e senza appello) sulla Chiesa, sui papi, sui Concili, sul magistero; o a dare giudizi su cosa sia veramente (?) conforme e degno della Tradizone, o cosa ne sia contrario.
Naturalmente facendolo in nome della conoscenza profondissima e proclamatissima della parola di Dio, cosa che non metto in discussione, ma che lascerebbe presupporre che Chiesa, papi, Concilio e Magistero non conoscano poi così bene….
E qui, pur se sono stati lasciati in pace, è tutto un irrefrenabile sganasciar di polli.
Il lavoro in officina scarseggia, Lorenzo?
non hai nemmeno idea di quanto NON scarseggi il lavoro in questa mia officina, cara Elsa…
🙂 🙂 🙂
…ohilà Nikolai, mi era sfuggito il tuo intervento.
Ben, è lunedì mattina, e iniziare la settimana con una bella profeziòla di sventura, un diluviuccio bis magari, tira su il morale!
Buon pranzo e buon appetito, direbbe qualcuno piu’ autorevole di me.
🙂
Beh, visto che quanto afferma è di una certa gravità, citi il nome o lo pseudonimo di questi presunti apostati che, secondo la sua analisi, “inopinatamente danno giudizi di condanna recisa e senza appello sulla Chiesa, sui papi, sui Concili,” addirittura “sul magistero e su cosa sia veramente (?) conforme e degno della Tradizione”.. .faccia i nomi e gli interventi postati su questo blog affinché possano essere visionati e discussi, altrimenti taccia.
non hai nemmeno idea di quanto NON scarseggi il lavoro in questa mia officina, cara Elsa…
Mi fa piacere, Lorenzo. Non te la prendere, ma di solito chi ha tanto lavoro non ha poi tutto questo tempo da dedicare a un blog.
Anche perché credo che i propri concetti possano essere espressi una volta, sottolineati una seconda, ribaditi una terza e anche una quarta, ma poi…
Cara Elsa, ti ringrazio per il circospetto giro di parole su due commenti, bastava un piu’ efficace ” A Lorè, c’hai rotto! “, che è il senso.
E come darti torto?
🙂
Tacerei volentieri, Clodine.
Ma visto che domandi, stasera risponderò, con un elenco almeno esemplificativo .
…pardon, ” visto che domanda”.
Sono ancora nuovo di qua, Lorenzo, ma l’elenco che prometti o minacci mi interessa. Così capisco dove sto.
🙂
sfotti, e fai bene, Ned.
Ma quali promesse e quali minacce…..
Piuttosto sono stato colpito duro da queste parole di Francesco oggi alla CEI
( almeno a stare alle prime versioni ) :
” La mancanza o comunque la povertà di comunione costituisce lo scandalo più grande, l’eresia che deturpa il volto del Signore e dilania la sua Chiesa. Nulla giustifica la divisione: meglio cedere, meglio rinunciare … piuttosto che “lacerare la tunica ” e scandalizzare …».
Ora, visto che cacciare fuori l’elenco che sto appuntando significa ritirare fuori divisioni fra di noi, andare a riaprire discussioni e discussioni già fatte e rifatte senza mai approdare a uno straccio di sintesi ( ognuno resta indefettibilmente della sua idea), e finirebbe certamente con essere segno di contrasto aspro e ribadito, chiedo scusa a Clodine se non manterrò la promessa, ma credo che me lo terrò nel cassettino virtuale, anzi un bel delete, e via, tutto nel cestino.
Gia’ che ti sento, Ned, trovo anch’io che l’intervento di oggi di Francesco abbia non poco di ratzingeriano. Sarà che sono rincoglionito ( come si evince tra le righe leggendo il commentino che Elsa mi ha dedicato …) ma io trovo non di rado accenti ratzingeriani in Bergoglio. E wojtyliani.E lucianiani. E montiniani. E giovannei. E piu’ oltre non so, perché anche se ci sono non saprei riconoscerli.
“.faccia i nomi e gli interventi postati su questo blog affinché possano essere visionati e discussi, altrimenti taccia.”
_______________________
Madonna!
Quando ho letto la minaccia,
ho sentito l’alito di padre Isaia,
il plenipotenziario difensore della Sacra Congregazione
tra un esorcismo e l’altro
nel mondo del XIII Apostolo.
Madonna dove ti stai cacciando, Lorenzo !!
Persino Padre Gabriel non ce la fa
e si butta tra le confortanti tette della Pandolfi….
🙂 🙂 🙂 🙂
Non credo proprio basti firmarsi con nome e cognome, o magari con il codice fiscale, o con il DNA!
Ormai leggo di rado, dopo essermi allontanato perchè geneticamente impreparato a vivere nella bolgia, tra offese stupide e crudeli (nell’ordine). Certo mi affaccio ogni tanto, come da tante altre parti, restandone a volte interessato (persino edificato), ma tanto spesso scandalizzato.
Fa parte dei tempi che viviamo? Siamo sempre stati così? Forse sì, l’uomo è sempre lo stesso e la volgarità – con la protervia che sempre l’accompagna – sono sostanziate da quella materia vile di cui siamo fatti. La “moderazione” farebbe del blog un circolo per discussioni erudite e/o pie: Luigi vuole invece scritte sui muri, graffiti, tag: vita delle periferie, odore delle pecore.
Dalla scelta, discendono le conseguenze, positive talvolta, ma anche quelle negative, come l’odore di polvere e il dolciastro del sangue. Il loglio tra il grano, com’è necessariamente sino alla mietitura!
Come vorrei fosse presto, la mietitura.