La dichiarazione venuta oggi dalla Compagnia di Gesù, “Verso un riconoscimento della verità”: le decisioni del Delegato DIR riguardo a p. Marko Rupnik, è l’occasione giusta per chiarire le ragioni del mio silenzio su questa vicenda per me due volte dolorosa: per lo scandalo di cui è portatrice e per il fatto che io negli anni ho molto valorizzato, qui nel blog, i mosaici di Rupnik. La mia è una scelta di penitenza per essere stato divulgatore di un artista che contraddiceva con la vita quello che proclamava con la sua arte. Nei commenti chiarisco la mia scelta di penitenza e dico quanto mi pare di poter leggere tra le righe della dichiarazione di oggi.
Fino a oggi non ho scritto sul caso Rupnik per una scelta di penitenza
8 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Una ventina di volte ho riprodotto qui nel blog e mei miei profili Instagram e Facebook immagini di Rupnik, parlandone bene: di quelle immagini, intendo dire. Non mi sono mai occupato dell’uomo Rpnik. Mi sento dunque oggettivamente coinvolto, non so come dire, dallo scandalo. E questa mia scelta di penitenza è anche una scelta di attesa: attendo di capire i fatti. Ovvero: aspetto a scriverne nell’attesa che lo scandalo sia chiarito, o che comunque i fatti denunciati siano giudicati per completo. Al momento la mia comprensione della vicenda è troppo inadeguata perché io possa dire qualcosa di mio. Rischierei di aggiungere confusione a confusione. Il fiuto di giornalista mi suggerisce che avremo presto degli sviluppi: me lo dicono persone informate che vado interpellando e lo leggo in filigrana nella dichiarazione di oggi. Il titolo della dichiarazione dice “Verso un riconoscimento della verità”, i paragrafi finali annunciano l’avvio di un procedimento interno alla Compagnia che potrebbe portare alla “dimissione” da essa del padre Rupnik. Ripetutamente la dichiarazione afferma che il padre non ha – fino a oggi – accettato di incontrare il “Team referente” che voleva interrogarlo. Se farà lo stesso con il tribunale interno alla Compagnia che sta per costituirsi, è ragionevole prevedere che la possibilità della dimissione prenderà corpo. Potrebbe essere dimesso: cioè cacciato dalla Compagnia.
Tre testi chiave. A mio parere al momento sono tre i testi che possono aiutare a intendere, per via documentale diretta, qualcosa della vicenda:
– la dichiarazione di oggi venuta dalla Compagnia di Gesù:
https://dir-jesuits.com/verso-un-riconoscimento-della-verita-le-decisioni-del-delegato-dir-riguardo-a-p-marko-rupnik/
– una precedente dichiarazione della stessa fonte corredata da una “Cronologia delle indagini sulle accuse a p. Marko Rupnik”:
https://dir-jesuits.com/caso-rupnik-i-gesuiti-invitano-chiunque-abbia-subito-abusi-a-contattarli/
– un’intervista pubblicata ieri dal quotidiano francese La Croix al vescovo gesuita Daniele Libanori – commissario straordinario della Comunità di Loyola, dalla quale sono venute le prime denunce contro Runik – tradotta oggi in italiano da Marco Tosatti:
https://www.marcotosatti.com/2023/02/21/caso-rupnik-lintervista-integrale-di-mons-libanori/
A me pare che il problema, gravissimo, sia costituito, più ancora che dallo sciagurato comportamento di Rupnik, dalla totale copertura, ai limiti della connivenza, di cui a quanto pare egli ha goduto fino a poco più di due mesi fa, e in parte gode ancora. Copertura e connivenza, per quanto si capisce, ai più alti livelli gerarchici della chiesa. E dopo tutti questi anni di tempeste dovute agli scandali sessuali, in cui sono stati presi, a quegli stessi livelli gerarchici, più i solenni impegni di trasparenza e di rigore, che hanno portato in altri casi ad usare la massima severità, forse anche oltre i limiti del giusto, nei confronti di chi aveva sbagliato.
Sembra che in questo caso come in altri casi ( esempio quello di mons. Ricca e di Zanchetta ) Bergoglio si sia attenuto al famoso detto di Peron : Al amigo todo, al enemico ni giustizia . Detto in italiano due pesi e due misure, una per gli amici ,sempre protetti e benevolmente trattati, per gli altri nessuna giustizia , un calcio nel sedere , defenestrazione immediata.
Questo due pesi e due misure, questa mancanza di giustizia si vede in ogni atto di governo dell’ attuale pontefice: ai vari progressisti che fanno scempio della Liturgia, riserva paterna benevolenza e ” dialogo” , ai fedeli che vorrebbero
solo andare alla Messa Vetus Ordo, guerra aperta senza esclusione di colpi bassi. .
Oltre alla palese contraddizione di volere ,a parole, una chiesa sinodale e decentrata ,con margini di discrezionalita’ dei vescovi locali , da una parte ,e dall’ altra governare a colpi di Motu Propri e di Rescritti, cioe’ di atti autoritari, volti a mettere nelle proprie mani ogni potere ,i vescovi devono avere il suo permesso per permettere ai giovani sacerdoti la celebrazione V ed tus Ordo, il vescovo vicario della diocesi di Roma deve avere il suo permesso per qualsiasi decisione, l’ abarte di Montecassino, da sempre eletto dai monaci stessi stabilito da Lui, l’ Ordine di Malta sotto il Suo controllo ,eccetera eccetera.
Da cio’ pare si fedeli che la ” sinodalita’” sia solo uno specchietto per le allodole: configurandosi invece una Chiesa rigidamente autoritaria con a capo un Generale a cui obbedire e che controlla tutto, , come e’ organizzata la Compagnia di Gesu’.
Connivenza, poca trasparenza, amici benevolmente trattati… tutto ciò mi riporta anche al caso del prete francese Tony Anatrella. Psicoterapeuta ed “esperto” di omosessualità, vicino a papa Benedetto da quando questi era cardinale. Ad Anatrella fu affidata la presentazione in Vaticano ed il commento che ha corredato il Documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica voluto da Benedetto sulla non ammissione dei gay al sacerdozio, pubblicato il 29 novembre 2005. Era consultore di vari dicasteri vaticani e di molti vescovi in Francia. Le prime denunce contro di lui risalgono addirittura al 2001. Abusi su seminaristi ( almeno un caso accertato di minorenne) e preti che gli venivano inviati dalle diocesi per guarire dell’omosessualità. Abusi sessuali e di coscienza. Solo nel 2023 è arrivata la punizione, e la punizione è forse stata la dimissione dallo stato clericale come avrebbe dovuto essere secondo me ? no, semplicemente divieto di confessare e predicare e vita riparata. Si ha l’impressione che il Vaticano tratti gli abusi se commessi su adulti ( ma Anatrella di sicuro ha abusato di un minorenne) con una certa ” benevolenza”,come se fosse tra adulti consenzienti quando è evidente che uno psicoterapeuta, un confessore, un accompagnatore spirituale ha un grande potere sugli altri
cristina vicquery
So che la testata non ti è gradita, caro Luigi, ma trovo che il contenuto di questo articolo sia ineccepibile: https://lanuovabq.it/it/ecco-perche-si-deve-insistere-sullo-scandalo-rupnik?fbclid=IwAR1KqaUMFJHJlMBtPb8n1nvYq4sDxKGueASjAcl3fvFFzhm3fj64U8NCxtU
Rif. 21 febbraio – Ultimo documento
L’ultimo documento uscito sul terribile caso Rupnik, quello del delegato DIR, sembra dire e contraddire molto di quanto apparso o detto in precedenza. Ho l’impressione che la verità si stia facendo strada molto faticosamente con tanti rimandi, e rinvii di competenze e stralci vari di confessioni. Non si può dire che qui sia tutto ad maiorem Dei gloriam