“Siccome abbiamo trascorso insieme d’amore e d’accordo tutta la vita, desideriamo morire nello stesso momento, così che io non debba vedere il sepolcro della mia sposa, nè essere da lei sepolto”. I loro voti vennero accolti, e i due vecchi diventarono custodi del tempio. Giunti al termine della vita, si trovarono per caso sui gradini del tempio a narrarne la storia ai visitatori. A un tratto Bauci vide Filemone mettere fronde, mentre il vecchio Filemone, dal canto suo, vedeva le membra di Bauci irrigidirsi e metter fronde anch’esse. Intanto che la cima degli alberi cresceva, i due sposi si scambiavano parole di saluto, fino a quando fu loro possibile. “Addio sposo mio” e “addio sposa mia” si dissero insieme.- E’ un brano della favola di Filemone e Bauci narrata da Ovidio nel libro VIII delle Metamorfosi. Lo dedico ai visitatori che hanno amato le storie degli sposi che partono insieme da me narrate una prima e una seconda volta.
Filemone e Bauci che partono insieme
40 Comments
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[Segue dal post] “Quoniam concordes egimus annos, / auferat hora duos eadem ne coniugis umquam / busta meae uideam, neu sim tumulandus ab illa”: è capitato che una visitatrice del blog, professoressa di latino e greco, lette le mie storie degli sposi uniti in morte, mi abbia segnalato questo Ovidio che non conoscevo e che sono stato felice di conoscere. Ci dice come l’amore degli sposi fosse onorato nella Roma pagana.
Prima che anche su questo “post” irrompa Discepolo a sbraitare a destra ed a manca, vorrei provare, fintantochè l’aria è respirabile, ad esprimere un paio di miei pensieri (oh, nulla di che: non spaventatevi …….) su questa favola di Ovidio, che neppure io conoscevo (facevano bene, allora, i miei insegnanti di liceo a rimandarmi a settembre ……), e che immagino da chi sia stata segnalata a Luigi (“visitatrice del blog, professoressa di latino e greco””: indovina / indovinello …….).
In realtà, episodi analoghi non sono infrequentissimi, sopratutto nelle persone anziane: potrei citare la vicenda dei miei nonni materni, che mancarono a distanza di poche settimane l’uno dall’altra;
Mi ritrovo nel pensiero che, a suo tempo, esternò, in questo “pianerottolo”, Marcello, che parlò, in questi casi, di un’esperienza (la morte) che queste coppie di sposi erano, evidentemente, arrivati alla determinazione – consaspevole o meno – di voler vivere insieme.
Forse, qualche riflessione in più potrebbe essere sviluppata – dal mio “storico” ultimo banco m’è un pò difficile, ma in queto “pianerottolo” so che c’è chi lo può fare …… – sul valore, ancora oggi, di quel concetto di “morte corporale” che Francesco cantò nella sua poesia.
Buon sabato sera !
Roberto 55
No Roberto la “visitatrice” non è stavolta Antonella Lignani ma Laura Novelli, che precisa di non essere professoressa di latino e greco ma di lettere. E segnala che ” il partire insieme” – nel testo di Ovidio – è dato da Giove come ringraziamento per l’ospitalità ricevuta quando lui stesso in veste di pellegrino arrivo’ nella casa dei due vecchi sposi: quindi amore coniugale, ma anche accoglienza generosa.
Se due coniugi si sono voluti bene per una vita intera(purtroppo non è sempre così),mi sembra normale che,giunti in prossimità della fine della loro esistenza, vogliano andarsene insieme.Ognuno dei due rappresenta lo scopo della vita dell’altro.Il più delle volte quando manca uno dei due,l’altro resta in uno stato di prostrazione indicibile, non vede più luce.Soprattutto gli uomini sembrano più fragili, si sentono persi.
Questo accade se l’età è avanzata.Se invece sono ancora abbastanza giovani o di media età,gli uomini,più delle donne,non di rado cercano una nuova compagna;non riescono ad adattarsi alla solitudine, a meno che non abbiano un interesse forte che riempia in qualche misura la loro vita. Ma hanno nel cuore il ricordo indelebile di chi non è più qui.
Ho conosciuto un ottantenne- vedovo e risposato con una donna giovane, bella e affettuosissima-che, quando la seconda compagna non era presente,parlava molto spesso della prima( per la quale aveva anche scritto delle poesie) commuovendosi fino alle lacrime.
Certo, quando si è in presenza di un sentimento vivo fra due coniugi già in età avanzata, si resta ammirati.In quell’amore esemplare è possibile vedere una speciale benedizione di Dio.
Amore e accoglienza…
http://www.parrocchiadialbairate.it/Risorse/PDF/Teologia%20della%20Bellezza.pdf
buona domenica a tutti
Chiedo venia se mi auto-menziono con un brano esequiale, ma anche a me il tema affascina: “Tra moglie e marito non mettere il dito… Disma, riferendosi a Beppina, più volte ribadiva: “tra mi e to mama, mai gnente, gnanca tanto così!”. Senza la sua sposa Disma si è visto perduto, la sua esistenza è stata una attesa, attesa dell’incontro. “Cò che Dio ha congiunto, l’uomo non divida!”… chissà cosa si saranno detti, lassù, nel ritrovarsi: qualcuno ha ipotizzato che Beppina abbia alzato un attimo le mani e – un istante, un istante solo, si sia permessa un filo di humour: “anche qua!”, per poi rimanere insieme, per sempre”.
Grazie, LUigi, per avermi fatto rileggere questo bel passo di Ovidio.
Stephanus avevi dunque un parrocchiano che si chiamava Disma? Disma e Peppina, straordinario. Buona domenica.
Sì, Disma, un omone che sembrava una roccia… ricordo ancora l’emozione di vederlo nascondersi per piangere il destino della sposa… ricordo anche la serenità dei figli nei confronti dei loro genitori…
Una volta quando nevicava si stava attorno al camino. Adesso si interviene nel blog.
Sai qual è la cosa strana , Antonella?… che pur essendo un camino grande, accogliente e molto caldo (il blog), qualche volta ti riserva dei refoli di vento gelido che disorientano………..un po’ come la vita, del resto.
Ma è bello che ci sia questo camino virtuale intorno al quale si impara e si insegna…
“…haud procul hinc stagnum est, tellus habitabilis olim,
nunc celebres mergis fulicisque palustribus undae..”.
Ricordo di una terza media lontana, allorché la prof, grazie alla cantilena dell’esametro, ci aveva resa simpatica perfino la traduzione dal latino.
Un tempo nel quale il senso profondo della storia sfuggiva ancora, camuffato dalla musicalità del verso…
Oggi è il sesto anniversario della morte di don Andrea Santoro.
Il moralista mi perdonerà se cito il suo blog: http://mafuiane.blogspot.com/2012/02/quando-torno-fammi-ritrovare-gesu.html
Che ne pensa dello scontro Viganò-Bertone, Luigi?
Marco non amo l’argomento. Mi interessano le sorti della fede non quelle dei partiti curiali. Ritengo che la lettura più informata del comunicato di sabato l’abbia data Tornielli: http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/vigano-vaticano-vatican-city-ciudad-del-vaticano-12348/
Purtroppo – ci sono doveri professionali anche per i commentatori – sto scrivendo della questione per LIBERAL. La tratto insieme a quella dei lefebvriani, che ha avuto un ultimo sviluppo con un’omelia di Fellay tenuta il giorno della Candelora. Credo che domani ne darò conto qui.
«Il più pulito ha la rogna» potrebbe essere una sintesi provvisoria ma accettabile?
Grazie Luigi,
anche io non amo l’argomento. Dato però che lei è un vaticanista credente le ho chiesto un’interpretazione… C’è una tale confusione che disorienta.
Sono contento che domani dedicherà un articolo alla vicenda.
Io, per quanto possa valere, istintivamente sto con Viganò.
Quanta tristezza in molte odierne vicende della Chiesa. Forse in passato è andata pure peggio, ma oggi tutto viene risaputo e squadernato. E’ triste che lettere riservate vengano date in pasto al pubblico. E’ triste che permangano divisioni e lacerazioni nella Chiesa, e che nessuno faccia un po’ di autocritica per superarle. Speriamo in una parola rasserenatrice del nostro “padrone di casa”.
Cara Antonella, scusami ma non condivido il tuo pensiero.
È meglio che si sappia ciò che avviene all’interno della Chiesa; le beghe e le macchie di ogni genere non devono essere nascoste come avveniva lontano nel tempo e fino ad un recente passato. Tanto, prima o poi tutto viene svelato. Meglio prima che poi. Quale sarebbe, secondo te, il vantaggio, il bene che ne verrebbe dal mettere tutto a tacere?
È giusto che si veda che l’Istituzione Chiesa, fatta di esseri umani, non è perfetta, come gli ipocriti volevano dare a vedere, e che si sia consapevoli che gli uomini che la guidano sono defettibili, in alcuni casi indegni di guidarla.
Fa tristezza, casomai, constatare che il potere anche lì porta alla deviazione
La verità deve avere il primo piano, in modo che anche attraverso un percorso accidentato, anche attraverso le critiche e le umiliazioni, la Chiesa cerchi una pulizia ed una onestà lineare che sono indispensabili per la sua credibilità.
E deve avere sempre presente che, come ha detto Gesù, deve servire in piena umiltà e non ambire a posizioni di potere.
Certo…. i documenti riservati dovrebbero andare direttamente su WikiLeaks!
Ma come si fanno a scrivere certe sciocchezze?
caro Roberto , pensa, sono solo io che” irrompo a sbraitare”!!
pensa, in un cenobio di raffinati e miti e cortesissimi solo io , scortese
e sarcastico!
com’era che pregava il fariseo del Vangelo ‘ “O signore non farmi essere come quello la’”
Ecco ti auguro con tutto cuore caro Roberto, tu che sei o ti senti migliore di me , che il Signore non ti faccia mai essere come me. O almeno di non farti mai venire il dubbio di esserlo.
e d’ora in poi, se non voleta che intervenga basta dirlo , gentilmente. Non c’è bisogno di offendere. non sono come Giob , se cacciato , me ne vado, se disturbo.. tolgo il disturbo!! peace and love!!!
Elsa, è lei ad avere la testa piena di sciocchezze. Lei è la sciocchezza fatta persona, e ne dà dimostrazione tutte le volte che può. Complimenti !!!
Per i miseri….
caro/a Discepolo,
no, non è solo lei scortese e sarcastico, ce ne sono anche altri ma a lei il gioco riesce in maniera elefantiaca e, pensa un po’!, ha ottenuto l’allontanamento di parecchi di noi dal blog. Glielo ricordo in caso, preso/a dalla sua “gentile” irruenza non se ne fosse accorto/a.
Nessuno di noi, credo, chiederà mai l’allontanamento di nessuno: abbiamo imparato da Luigi che il mondo è grande e c’è spazio per tutti, perfino per rompiscatole come Gioab. Ma lei, però, non se ne approfitti. Come vede siamo quelli che proprio non la digeriscono che interveniamo sempre più raramente e augurandoci sempre che ciò non la infastidisca più di tanto.
La pace e l’amore si praticano molto prima che scriverlo…
Cordialità
DISCY, NON CI LASCIARE!!!
Ci sarò sempre io a leggerti. Lo sai. Anche se tu non mi hai mai risposto, tranne quella volta che ti dedicai una poesia, io ho sempre letto le tue esternazioni.
A me spesso piacciono gli interventi di Discepolo.
E non si può certo dire che sia l’unico irruente e scortese su questo pianerottolo.
Perchè prendersela solo con lui?
Attento che qui casca l’asino, FedericoB., perché Discy in realtà non è “lui” ma è “lei”.
…o meglio è un “lui” e anche un po’ una “lei”… non nel senso che una mente traviata può facilmente fraintendere, però.
In un senso molto più spirituale, metafisico, direi. Discy è, insieme, l’eterno femminino e l’eterno mascolino.
Sotto lo stesso nome, una persona, due anime, distinte ma unite, diverse ma uguali, attuali e tradizionali, reazionarie e progressiste.
Insomma, come si potrebbe mai fare a meno di Discy, quintessenza del blogger: se mancasse lui, non ci sarebbe più dialogo sul pianerottolo con lei. Contesta i contestatori e contempo contesta chi li contesta; capace di suonare l’organo a messa ma direttore del coro parrocchiale col basso elettrico.
Insomma, Discy è guelfo e ghibellino, medico e paziente, primo e ultimo della classe, fedele e peccatore, cattolico e protestante, reo confesso e innocente, principe e questuante, ricco e povero. L’unico capace di intrattenersi con il card. Biffi e con don Gallo. Tutto si concilia in Lui, tutto trova compimento, salvo una cosa, ontologicamente legata al suo nome. Non ha niente da insegnare a nessuno. Sa solo essere umilmente discepolo.
Chi vuol toccare discy dovrà passare sul mio corpo, meglio, sul mio nick. (Tratto da Mattlar, Apologia di Discepolo, 2011).
@ Mattlar,
se ha scelto un nick è maschile, penso che Discepolo possa tollerare aggettivi e pronomi maschili senza offendersi. In ogni caso mi scuso con l’interessata.
“Qui casca l’asino”….
Ultimamente mi sono simpatici asini e somari, grazie anche ad un recente scambio di opinioni con Giosal: la pazienza, la mansuetudine, la resistenza alle batoste, la laboriosità sono qualità rare e sulle quali vale la pena riflettere, come hanno scelto di fare quest’anno i bravi frati redattori di Frate Indovino.
Mattlar hai detto bene: Discepolo è molteplice ed è per questo che io la amo.
Anche io ! 🙂
Sinceramente.
Soprattutto quando fa finta di non leggermi.
Discy….
Discy!!!
Discy 🙁
Dis…
Dì
D -(((((
;-(
🙁
🙁
povero me
;-(
Discy non puoi abbandonare il pianerottolo così.
🙁
🙁
Mattlar
se vuoi mi propongo come oggetto transizionale: prenditela pure con me, così mi esercito alla “santa pazienza” che sono brava a suggerire agli altri…