Lettera di amichevole polemica a tre giornalisti che si sono candidati: Andrea Sarubbi nel Pd, Alessandra Borghese nell’Udc, Renato Farina nel Pdl. Ve l’aveva ordinato il medico? E’ una vita che mi trovo a consolare bravissimi colleghi incantati, negli anni, dalla malia dei comizi elettorali. Da Piero Pratesi a Tana De Zulueta, a Franco Monaco, per nominare i più cari. Mi direte che l’avete fatto con la meglio intenzione e non ne dubito, conoscendovi. Non dico nulla sui partiti che avete scelto e infatti vi ho presi a raggera perchè fosse chiara l’intenzione di parlare della vostra candidatura e non di chi ve l’ha offerta. Dubito che siate adatti, ecco tutto e che vi faccia bene e che voi possiate far bene alla politica. Quella del comunicatore di massa è una funzione importante che voi stavate svolgendo bene ed è arduo che uno nella vita possa fare bene più di una faccenda. Il giornalismo poi richiede un qualche benefico distacco dalla politica politicante che vi risulterà impossibile recuperare dopo questo tuffo elettorale: di “revergination” che abbiano avuto successo conosco solo quella della Littizzetto. Nuoterete per sempre nel bacino della politica? Vi metterete davvero a studiare i disegni di legge e le statistiche sulla produzione vitivinicola? Vi ammiro ma so che noi giornalisti siamo fatti per nasare qua e là, aria nuova ogni giorno. Per intanto, buona caccia al voto!
Farina Borghese Sarubbi: ma perché l’avete fatto?
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Caro Luigi, credo che anche un giornalista possa essere “prestato alla politica” per una legislatura: se la scelta diventasse definitiva avrei qualche dubbio sulla sua opportunità. Se (come credo sia capitato alle persone che hai nominato: aggiungerei Ferrara) un giornalista è preso da una forte passione per la politica, o comunque per temi di rilevanza politica, credo che sia preferibile un suo impegno diretto, alla luce del sole, in Parlamento piuttosto che un uso “di parte” della funzione giornalistica. Certo, mi dispiacerebbe vedere di nuovo un giornalista che dopo aver chiesto i voti si dimette poco dopo essere stato eletto perchè trova noioso fare l’opposizione(è già capitato con Santoro, che, diopo essere stato eletto al Parlamento europeo, si è dimesso poco dopo per avere una sua “rivincita” personale e poter tornare in televisione a fare il giornalista in un modo che mi sembra molto discutibile)
Mah, dipende.
I giornalisti non svolgono tutti la stessa funzione.
Ci sono quelli apertamente schierati, ma che nonostante questo restano grandi professionisti.
Prendete Santoro, Ferrara, Lerner. Sono giornalisti, certo, ma anche grandi opinion-leader, con forti posizioni e collegamenti politici noti.
Che differenza fa che siano o meno parlamentari o leader di partito?
Di fatto svolgono già attività politica con il loro lavoro.
Stesso dicasi, a livelli diversi, per Farina.
Non è certo un uomo di cui non si conoscano le posizioni. E’ pugnace, sardonico, apertamente di parte.
Per la Borghese il discorso è un pò diverso, ma nemmeno troppo.
Altra cosa, invece, è Sarubbi.
Lui – anche per l’età – è stato soprattutto un cronista, un intervistatore e un conduttore, il suo profilo politico era del tutto ignoto ai più.
Nel suo caso, ecco, sarà più difficile tornare indietro.
Ma per gli altri no, credete a me.
E non c’è nulla di male, il giornalismo non è solo cronaca e terzietà, ma anche proposta di angolature. Basta dirlo chiaro, secondo me il discrimine è solo questo.
Alla luce di questo link
http://www.palazzoapostolico.it/dblog/articolo.asp?articolo=317
la candidatura di Farina sembra essere stata molto meditata.
p.s. Positivo che Accattoli generosamente applichi il “semel abbas, semper abbas”, indipendentemente dalle decisioni degli organi “giudiziari” (ma giudiziosi?) del proprio Ordine.
Non è che le frequentazioni danno alla testa talvolta ai giornalisti – eccetto i presenti of course….
Quando non scattano meccanismi alla Quarto Potere, con l’idea di potere influenzare l’opinione pubblica oltre misura..?
Credo che per svolgere la professione giornalistica, così come per adempiere a responsabilità politiche, siano necessarie quelle che un tempo venivano considerate giuste e adeguate “competenze”. Certamente i tre illustri giornalisti posseggono la prima delle competenze prima citate, per quanto riguarda le attitudini alla “Res publica” non ne sono molto sicuro. Buona fortuna!
No scusate no, non ci sto. Voglio dire, proviamo per una volta a leggere tra le righe della esemplare e certamente evangelica pancordialità che sempre caratterizza gli interventi e gli articoli del nostro maestro e amico dott. Luigi, proviamo ad interpretare quel “Vi metterete davvero a studiare i disegni di legge e le statistiche sulla produzione vitivinicola?”… proviamo? Io credo che da questa frase emerga una visione estremamente alta del ministero pubblico, del servizio politico; visione alta che si esprime nella necessità basilare di uno studio vero e impegnato, continuo e aggiornato, sempre in tensione tra leggi, leggine, comma, burocrazie, studi di economia, di sociologia, di statistica, di legge… mica tutti possono fare il politico. Ma molti che fanno altro si buttano e… vengono spesso eletti. Il problema che vedo io pertanto non è mica di tipo etico-deontologico come state discutendo qua voi: magari! Il problema è molto più drammatico, il livello molto più basso… finisce a fare politica gente che deve (dovrebbe) ricominciare da capo con studi abbandonati e forse mai intrapresi, linguaggi e scaltrezze che magari qualche animale politico che è cresciuto tra sezioni di partito e manifestazioni ha fatto sue anche senza fare l’università, ma che chi ha fatto altro certamente non conosce e non può praticare. Sentite mi verrete mica a dire che ci vogliono cinque minuti per capire come gira il Parlamento…? Ci vuole qualche anno per capire come funziona la scuola elementare… figurati il Senato: ma chi vogliamo prendere in giro? Spesso questi tuttologi (e i giornalisti che diventano politici sono solo un anello della catena dei falsi eclettici, i tuttologi italiani…) spesso questi tuttologi sono capaci di fare nulla di nulla e solo per velleità vanagloriose, per noia, per frustrazione… si candidano e vengono appoggiati per la loro faccia pubblica che tira qualche voto. Scusate, rispondetemi, mi dica qualcosa dott. Luigi: per insegnare matematica nella scuola pubblica ti fanno un mazzo quadrato obbligandoti – giustamente – a due anni di corsi dove si parla di tutto dalla storia della scuola come istituzioni alla sociologia al perché le virgole sono curve… e per diventare onorevoli deputati?? Nulla. Dai su, smettiamola di scherzare. Poi sentite, a proposito della mancanza di rispetto assoluta che un giornalista, medico, verduraio esprime nei confronti della res pubblica ritenendosi eleggibile – mostrando una bassissima idea di politica e liquidando lo studio e l’aggiornamento – a proposito di sta gente: io faccio l’insegnante, lavoro un tot di ore al giorno ma non ho molto tempo per altro. Mi spiegate come fa, me lo spieghi lei dott. Luigi, il sindaco di Roma a scrivere un libro? Dove trova il tempo lui che ha anche famiglia…? Oppure è pacifico che non lo scrive lui?
Concordo in pieno con le tue osservazioni, Gigi. Il mestiere del giornalista deve rimanere ben distinto da quello del politico. Non giudico le intenzioni dei valenti colleghi. Ma condivido la tua analisi.
andrea
Off topic: due righe su Chiara Lubich, Luigi? Please…..
perchè? cosa è accaduto alla Lubich?
ho perso qualcosa?
E’ morta ieri a 88 anni. Matteo vai al nuovo post.
Andrea Tornielli: continuiamo dunque dove ci troviamo, caro collega, almeno finchè non riceveremo anche noi nuna proposta davvero convincente in un collegio sicuro!
Caro Gigi,
io l’ho fatto perché era questo che sognavo sempre di fare. Perché ho pianto molte volte leggendo le biografie di La Pira e De Gasperi e mi sono sempre detto che non potevo “morire” in tv. Se ti capita di passare in redazione, chiedi in giro. Tutti sapevano. E “temevano” che facessi sul serio.
Non so se avrò le competenze di cui parlate. Sono laureato in Scienze Politiche, ho fatto un Master in discipline parlamentari, ho scritto un libro sulla Lega e il qualunquismo… e probabilmente non è nulla, rispetto al lavoro che (se gli elettori napoletani vorranno) mi attende. Per ora, sto studiando “sul campo”, percorrendo passo passo il mio collegio e cercando di capire i problemi della gente. Incontro anche gli amministratori locali, per vedere quali risposte hanno tentato di dare. Per ora, sono solo un uomo di buona volontà che – con un po’ di coraggio, consentimelo – lascia un lavoro bello e gratificante per seguire la sua vocazione: quella di aiutare gli altri nel servizio alla cosa pubblica. Ma ti terrò aggiornato, se vuoi anche sulla produzione vitivinicola.
Andrea benvenuto nel blog e grazie d’essere intervenuto, preso come sarai dalla corsa elettorale. La passione che dici ti accompagni sempre.
In bocca al lupo, Andrea. E anche agli altri che – sia pure su fronti diversi dal tuo, che è (pensosamente ma convintamente) anche il mio – si vanno a cimentare. E nonostante questa legge elettorale, che vincano i migliori.
Caro Luigi,
anch’io credo che chi s’impegna in politica non possa successivamente svolgere il mestiere di giornalista con sufficiente credibilità. Ma, anche se corro il rischio di sembrare ingenuo, non è detto che i personaggi da te citati tornino per forza a fare i cronisti o gli intervistatori. Magari non erano nati per fare i giornalisti. E poi l’esperienza ci insegna che non è vero che nella vita non si possono svolgere bene più faccende. Sarebbe davvero limitante.
Teniamoli d’occhio, comunque.
E poi riflettiamo anche su quanto sia logoro il rapporto tra elettori e politici. Siamo sicuri di volere in lista ancora i politici di professione?
Segnalo inoltre che Sergio Zavoli è candidato per il Pd al Senato alle prossime politiche e – come racconta Paolo Rodari sul suo blog – è stato già eletto nelle liste dei Democratici di Sinistra nel 2001 e nelle liste dell’Ulivo nel 2006. Credo continui a fare il giornalista. O no?
Da Renato Farina ricevo questo messaggio:
Caro Luigi, ti devo scrivere per e-mail perché mi ero iscritto al tuo blog ma ho perso tutto. Volevo dire a te e ai tuoi lettori (che sono il mondo) il perché della mia scelta. A me l’ha proprio ordinato il dottore. Stavo morendo di crepacuore. Ho bisogno di aria. Di esprimere fuori dalla camera a gas della corporazione la mia passione per le cose, la quale magari sarà discutibile ma è sincera, e so che tu lo sai. Non è un ripiego, ci mancherebbe. Mi ero già cimentato con il Parlamento collaborando con Irene Pivetti. In fondo ho vice-diretto giornali politici. Senza quel che mi è capitato (Sismi eccetera) non mi sarebbe poi capitata questa avventura che spero porti alla mia elezione alla Camera per il Popolo della libertà. Tutto coopera al bene, non è vero Luigi?
La mia vicenda è nota. Anche se nessuno ci ha capito niente. Nemmeno io, non completamente almeno. Ho disperatamente cercato di essere creduto dai miei colleghi dell’Ordine dei giornalisti. Ho ammesso di aver violato “per causa di necessità” le norme deontologiche, non pretendevo assoluzione, chiedevo di essere esaminato anche per il buono che posso aver fatto. Niente da fare. Richiesta di autoradiarmi da parte del presidente dell’Ordine prima di qualsiasi mia audizione. Idem il sindacato. Ho speso molti soldi in reclami (agli avvocati dell’Ordine dei giornalisti a me avversi ho già versato 18mila euro: per una udienza cui hanno partecipato!), mi restano ancora due gradi di giudizio. Vorrei che l’Ordine non venisse sciolto dal referendum di Grillo perché faccia in tempo a doversi ricredere.
Vittorio Feltri, con la generosità e l’amicizia che gli sono proprie, mi lascia la possibilità di scrivere: ma sono fuori dalla vita di redazione, che per un giornalista come me è più ancora che scrivere. La delusione più grande, oltre che da tanti colleghi, mi è venuta dai famosi cattolici militanti. Il sito ufficiale della diocesi di Milano ha protestato contro chi mi voleva solo sospendere e non sbattere fuori dal giornalismo. Ho chiesto di aprire una causa al Tribunale ecclesiastico per vedere chi avesse ragione, ma notoriamente in Curia a Milano non ho le aderenze di Franco Monaco e della Rosa Bianca. Morta lì. Chi mi ha accusato in Tribunale, usando parole spregevoli nei miei confronti in quanto avvocato dell’Ordine nazionale, è quel professor Gianfranco Garancini, presidente dell’Unione dei giuristi cattolici (sic), cui passavo e correggevo sul “Sabato” i nebulosi articoli, scritti in spazio uno per farli credere meno lunghi (gli ho pagato 12 mila euro per decisione del tribunale!). E L’unione cattolica stampa italiana? Neanche una parolina in mia difesa, una telefonata.
Me ne sono capitate di tutti i colori. Incredibilmente, il segretario dell’Ordine dei giornalisti ha riferito a Gigi Moncalvo di essere andato addirittura a interrogare il mio confessore a Santa Maria Maggiore per sapere se fosse vero che avessi versato soldi lì! E questa sarebbe deontologia… Sono nella condizione di essere un prete spretato, un giornalista sgiornalato. E adesso mi vieni a fare la predica perché scelgo la politica? C’è chi era prete e si è messo a fare il giornalista. Io che ero giornalista lascia che faccia il politico. Anche perché sbattuto fuori da qualsiasi spazio televisivo (compresi quelli cui mi invitata spesso don Giovanni D’Ercole… poi più… tutti politicamente corretti i bravi sacerdoti…) ho girato molto l’Italia a parlare, e ho visto che la gente mi vuole molto bene e si riconosce in me. Molti di Comunione e liberazione, ma anche no. Lettori di “Libero”, ma anche no. Di quelli fuori dal mio giro, mi restano impresse le parole buone di Savino Pezzotta, della Paola Binetti e di Luigi Manconi.
Scriverò ancora, se Dio vuole. Se qualcuno vorrà i miei articoli, sono qui. Anzi Feltri mi ha già detto che in caso di elezione vorrà ancora ospitarmi. Che volere di più: sono iperfortunato. Ma avrei preferito una fortuna diversa.
Nel merito dico a te, Luigi, i nomi di alcuni giornalisti o editorialisti piuttosto noti che sono stati deputati, senatori o ministri, qualche volta persino tornando indietro. Lo faccio a caso. Cavour, Massimo d’Azeglio, don Sturzo, Mussolini, Scalfari, Ronchey, Magris, Arbasino, Jannuzzi, Sciascia, La Valle, Masina, Barzini, Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Lenin, Bettiza, Zavoli, Guzzanti, Fiori, Miriam Mafai, Furio Colombo, Andreotti, Veltroni, D’Alema, Petruccioli, Reichlin, Pintor, Rossanda, Valentino Parlato, Massimo Caprara, Pajetta, Ingrao, Pertini, Gramsci, Togliatti, Maurizio Ferrara, Giovanni Ferrara, Guido Folloni, Angelo Narducci, Augias, Sterpa, Selva, Gasparri, Fini, Storace, Spadolini. Alcuni fanno storcere la bocca ai puristi. Ma almeno una decina non mi pare abbiano sciupato il dono che avevano e hanno di raccontare e fare opinione… Ecco mi piacerebbe essere di quel tipo lì.
Amico mio, voglio qui cogliere l’occasione per ringraziarti delle delicatezze che di tanto in tanto ho trovato nel tuo blog nei miei confronti: al modo tuo, sommesso, gentile. Ciascuno ha i suoi guai, ti ringrazio di esserti occupato fraternamente dei miei. Renato Farina
Un caro saluto a Renato Farina nella solidarietà di sempre per i suoi guai – e anche a lui l’augurio che facevo sopra al giovane Andrea Sarubbi: cha l’interesse che ora prova per la politica mai l’abbandoni. La mia provocazione non è stata vana, se ha avuto almeno due risposte tanto impegnate!
Non voglio scrivere contro Andrea Sarubbi. Non sarebbe corretto e il ‘nostro’ non se lo merita. Che pensasse alla politica da tempo non lo dubito. Che intanto abbia fatto il giornalista perché “questo passava il convento” nemmeno. Che però agli amici e conoscenti vada in giro a dire – un po’ scaramanticamente, un po’ no – di trovargli un nuovo lavoro a partire dal 15 aprile è cosa certa. Anche lui pensa che dopo l’esperienza politica, comunque vada, sarà difficile tornare a fare il giornalista.
Il mio benvenuta nel blog a Maddalena Battaglia! E un “brava” per non aver scritto “contro” Andrea Sarubbi: io ho posto una domanda ai tre ma nel rispetto, va da sè, delle scelte dei colleghi ai quali tutti auguro il miglior risultato di tanta fatica.
non so se Farina leggerà questi commenti o meno.
Come ho più volte scritto su vari argomenti qui, per me non si deve mai giudicare il peccatore ma il peccato… ma siccome nemmeno il peccato (vero, non quello legato alle “regole” dell’Ordine dei giornalisti) non risulta ancora chiaro (a suo dire nemmeno all’accusato)… evito di parlarne, per puro bisogno personale di contrastare la mia presunzione.
Però, ho una domanda. Le pongo a Farina e a te Luigi, il cui stile di scrittura assomiglia tantissimo al modo in cui vuoi che si argomenti e ci si relazioni in questo blog. Uno stile che mi educa… Perchè in questa bella lettera personale emerge uno stile di comunicazione “dai toni bassi” (anche quando si affrontano argomenti delicati e si fanno dei nomi), mentre (ma vado a memoria) in diversi articoli di Farina sul “bullista” Libero di Feltri ricordo toni che andavano ben oltre la polemica e l’impeto dell’entusiasmo di un’idea? Può essere solo una questione di “destinatari” e “prodotti” diversi?
C’è un modo “cristiano” anche di scrivere e argomentare (pur con decisione)?
Io stesso mi sono trovato indirettamente coinvolto (e poi anche travisato, preso in giro e minacciato da sconosciuti) a seguito di un’imbarazzante serie di articoli (anche di Farina) contro le “famose due Simone”, rapite in Iraq, cui io risposi per iscritto al giornale… contestando i toni prima ancora delle motivazioni.
ps. non sono un attivista di “Un ponte per”, ambiente che non è il mio. Mi colpì il modo di attaccare gratuitamente le persone in quanto tali, anche con battute degne di un’osteria…
errata corrige: “… nemmeno il peccato… non risulta” è sbagliato… doppia negazione afferma… ahi ahi ahi… mea culpa…
Caro il mio moralista, un modo cristiano di scrivere e di argomentare io lo cerco. Qualcosa di buono – per apprenderlo – ho trovato anche in Alessandra Borghese, Andrea Sarubbi e Renato Farina. Sì anche in Renato, che è riuscito in circostanze non sempre facili a parlare in maniera leggibile delle cose di Dio nei media commerciali. Poi lui è un polemista, si sa. “De bello ballico” è il suo capolavoro. Io lì non lo seguo. Anzi, quando polemizza con Lazzati – poniamo – lo deploro. Avvenne un dì sul “Sabato” e glielo dissi durante un viaggio papale, mi pare fossimo in Australia. E lui un poco riconobbe giusta la critica e mi chiese di scrivere qualcosa per il suo settimanale. Renato è un animale dalle molte vite. Vediamo ora come gli viene quella politica.
forse a volte capita che ci si fa prendere “dal personaggio” e non ci rende conto del peso delle parole che si usano e come possono risuonare per chi legge?
io, che sono uno che “gli scappa di scrivere”, me lo domando fin troppo poco spesso…