È on line da qualche giorno all’indirizzo www.monastere-tibhirine.org il sito del monastero di Tibhirine, il luogo del martirio dei monaci d’Algeria narrato dal film «Uomini di Dio» e dal volume di Jean-Marie Lasausse «Il giardiniere di Tibhirine». Ne abbiamo parlato qui il 5 e 6 novembre 2010 e il 5 aprile 2011. Ringrazio Missiononline che mi ha fatto la segnalazione e invito i visitatori a fare un salto nel caro monastero.
Facciamo un salto a Tibhirine
12 Comments
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Due frasi sole dal testamento di Padre CHristian:
J’ai suffisamment vécu pour me savoir complice du mal qui semble, hélas, prévaloir dans le monde, et même de celui-là qui me frapperait aveuglément.
e
Qu’ils acceptent que le Maître Unique de toute vie ne saurait être étranger à ce départ brutal.
Qu’ils prient pour moi : comment serais-je trouvé digne d’une telle offrande ?
Io lo invidio profondamente, e lo prego che mi aiuti a trovare un po’ delle sue palle.
Non tutti capiscono il francese, carissimo ondivago.
Al posto di palle potevi scrivere: carattere, coraggio, spirito, forza d’animo.
Hai ragione, Marcello, ho fatto un copia incolla da somaro dal sito indicato.
“Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, porco cane, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi ciecamente,
…Che essi( le persone di famiglia) accettino che l’unico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa fine brutale.
Che preghino per me: come potrei essere trovato degno, io, di una tale offerta? ”
Per il resto hai ragione. Volevo far riferimento proprio a quello che dici tu: carattere, coraggio, spirito e forza d’animo.
Il fatto è che, pregandolo, io gli ho chiesto proprio così:aiutami a trovare un po’ delle tue palle…Cosa che peraltro chiedo a Gesù continuamente!
Un virgolettato, insomma, non una mancanza di riguardo 🙂
Amen
E la prostata?
Non mi ricordavo più la pass per entrare nei commenti….
Per fortuna è segnata su una pendrive.
Ormai sto riuscendo a limitarmi a leggere i post di Luigi che mi danno sempre una grande suggestione, tenendo presente i compagni di “condominio”.
Da due settimane ho incontrato nel web questo articolo dei nostri carissimi fratelli cattolico-lefevriani in cui ho l’impressione che i monaci di Tibhirine vengano di nuovo massacrati, ma…. da fratelli cattolici….
La cosa mi provoca dolore
ma fa parte del gioco, nel mare del web.
Che il sangue dei martiri
porti la gioia di Cristo Risorto anche nei cuori dei fratelli di Una Vox,
porti il alla conversione al rispetto verso la multiforme testimonianza dei crisitani,
invece che ad espresioni di odio.
http://www.unavox.it/FruttiPostconcilio/NuoviPreti/Monaci_Algeria.html
Bentornato caro Matteo.
Il giorno della mia Laurea, dei miei cari amici mi regalarono due libri: uno si intitola Più forti dell’odio, un altro il Giardiniere di Thibirine.
Li custodisco gelosamente.
Che il sangue di questi martiri aiuti la conversione di tutti noi.
Condivido il dolore e le preghiere di Matteo.
In effetti è difficile capire il martirio cristiano di oggi.
Fino ad una certa data era spontaneo associare il martirio alla confessione (fino all’effusione del sangue) dell’identità cristiana.
Poi la sensibilità si è spostata verso altri tipi di criteriologia: l’ “odium fidei” è diventato, nella percezione dei più (e non senza aspetti anche condivisibili), un caso particolare dell’ “odium iustitiae”.
Oggi, così, è del tutto autoevidente il martirio di un di Romero, di un Puglisi, di un Popielusko, … (ed io sono “devoto” da sempre alla figura laica di Jan Palach).
Tuttavia, il risultato è quello di mettere in sospetto proprio “la confessione l’identità cristiana”, che per poter essere “dicibile” deve essere ricodificata sotto altra forma (l’amicizia con i popoli, la lotta ai pregiudizi, l’approccio dialogico e non proselitistico …), come se l’unica forma del cristiano non fosse Cristo.
Ci vorrebbero più sensi spirituali, soprannaturali, per comprendere l’oggi.
Io credo che i modi e le forme che tanto hanno scandalizzato quelli di Unavox, non siano stati altro, da parte di quei monaci, che un porre se stessi al cospetto di Dio e nelle mani di Lui.
Erano lì, per testimoniare Lui: questa era la loro “propaganda fidei”.
Il martirio cristiano (mai cercato) è stato sempre vissuto e pensato come dono di testimonianza e identificazione con il Testimone primo e ultimo, il Crocifisso: «Christus in martyre est», dicevano i padri, ma la stessa Apocalisse parla della moltitudine di chi ha lavato le proprie vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello Immolato.
p.s.
Paradossalmente, ma non del tutto, la vera consapevolezza “teologica” sembrano averla avuta (rovesciata) proprio i persecutori. Caifa docet…
Condivido in toto la riflessione di Lycopodium.
Grazie Lycop!
Quelli di Unavox dovrebbero vergognarsi, e con loro quelli che li accolgono a Roma con tutti gli onori. Che pena.
Unavox ha già ricevuto la propria ricompensa, come anche chi coglie la palla al balzo per attaccare il Papa.