Come promesso con le puntate del 2 e del 4 aprile, ecco le foto della mia spericolata esplorazione del castello rupestre di Gagliano Castelferrato. Qui sono in raccoglimento prima della partenza: a metà della rupe e più in alto si vedono buie aperture e tettoie che segnalano gli ambienti dove entrerò, da qui l’adeguato abbigliamento e la seria considerazione dell’impresa.
Eccomi per voi nel mitico castello di Gagliano
24 Comments
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Una rupe maestra scavata dentro e scolpita fuori, con mura e torri incavate nel sasso, dodici fossi e cisterne, diciassette spelonche, trenta aule, canali per l’aria, prese di luce. La guardo con rispetto.
M’inoltro guardingo.
Maestà della rupe che si fa muro.
La scala è scavata nel sasso. La mia guida si chiama Cataldo come il patrono di Gagliano.
A metà della salita mi volto a guardare il borgo dal quale sono partito.
Entro nell’antro.
Gloriosa columna in cui s’appoggia / nostra speranza.
Che cosa non si fa per il blog.
Il “Gruppo guide” ora è al completo. Chi scatta la foto si chiama Alida. Sicani, greci, romani, arabi, normanni hanno scavato, abitato, ampliato il ventre della balena.
Come colui che a mèta è fiso.
Saluto la rupe e chi la scolpì. Davanti al naso è il campanile a cono della Chiesa Madre nella quale tra poco parlerò.
Mezzo Maigret e mezzo Indiana Jones.
Grazie per questo film per fotogrammi, Luigi.
Grazie doppio: giacché se ne arguisce che il fiero castello non rientra punto
tra le mete a portata ……delle quattro ruote.
( e nonostante la grandisssssssssssima tecnica raggiunta dal portantino.)
🙂
Bello.
La Rocca di Gagliano Castelferrato, il più grande ed uno dei più interessanti fortilizi rupestri di Sicilia. Monaci Basiliani, arabi, normanni, svevi, angioini, aragonesi hanno scolpito, lavorato e trasformato questo imponente sito quarzarenitico che dall’alto domina maestoso l’intero borgo; nonostante i secoli si intravedono all’interno della rupe segni della loro presenza e dominazione. Già appena si arriva all’entrata trabocchetto, la cosiddetta “Porta Falsa”, rimaniamo incantati da questo castello, che incute timore ma al tempo stesso si fa conoscere senza opporre resistenza. Le ripide e scoscese scalinate scolpite nella nuda roccia ci conducono, attraversando pozzi, spelonche e vari ambienti ipogei al nucleo centrale del castello, un tempo residenza dei vari signorotti del borgo. Il tutto accompagnato dal profumo del fico d’india, dai rumori che rimbombano e da una vista che fa mancare il respiro.
Ci vuole un bel po’ di coraggio ad avventurarsi in questa scalata e vi assicuro che il dott. Accattoli si è dimostrato un degno visitatore, rispettoso del sito e della sua storia ma soprattutto ha dimostrato di avere una preparazione fisica degna di un ventenne. Ve lo assicura il “Cataldo” della foto 🙂
Cataldo grazie di esserti affacciato nel blog. Tu non sapevi, ma ora ti dico che per commentare in questo blog è necessario – dal 1° gennaio di quest’anno – firmarsi con nome e cognome. Prima non c’era questa regola, ma gli assalti verbali tra i visitatori e verso personaggi pubblici mi hanno costretto a porla. A evitare chiassi è bene dunque che tu, in risposta a questo mio saluto, metta anche il tuo cognome. Grazie, Luigi
Tra tutte, quella che più mi ha colpito è la seconda dall’altro, con Luigi in piano avendo alle spalle la rocca, che si erge con le sue guglie a guisa di sentinella. Un’antica sentinella che collega il passato al presente e poi è tutto uno scapicollo all’ingiù. Quando si dice che le pietre parlano, raccontano la memoria dei secoli trascorsi e la caparbia fatica di chi ci ha preceduto..
Meraviglioso paesaggio, orgoglio della nostra terra creato per uno scopo di vita, quasi per una missione…
Bellissimo reporgage Luigi, complimenti anche alle guide.
@reportage
Non ero a conoscenza della regola ma con piacere firmo il mio commento. Cataldo Ramoscello 🙂
Ecco la “Porta Fauza” (Porta Falsa), citata da Cataldo nel suo primo messaggio: l’entrata trabocchetto che ingannava i nemici che la forzavano e che finivano scaraventati giù dalla rupe. Non avevo una foto mia alla Porta Falsa perché sentito il racconto ho preferito restare alla larga.
Gagliano, è evidente, non lo trovi neanche lontanamente citato nelle guide del tipico turismo ‘mordi e fuggi’ al quale ci stiamo sempre più abituando. E neanche Goethe nel suo lento e proverbiale viaggio in Italia pare ci abbia messo piede!
E’ proprio per questo che, agli occhi inconsapevoli del visitatore ‘fortuito’, appare come un inaspettato e raro gioiello di ancestrale bellezza. Tutto contribuisce a costruire questa idea: le strette viuzze, le non rare casette abbandonate, la gente che si affaccia ai balconi e ti sbircia con curiosità vogliosa di scambiare quattro chiacchiere, il paesaggio da antico presepe ma, soprattutto, la maestosità della Rocca che orgogliosa e immobile pare abbia visto passare al suo cospetto l’eternità.
Chi va via da Gagliano -o perché l’abbia abitato o perché l’abbia vissuto anche solo per qualche ora!- la custodisce in un cantuccio del cuore come perla preziosa riservando a quei ricordi i colori più belli dell’arcobaleno.
Mi auguro che il nostro speciale ospite possa confermare i miei pensieri e tornare a trovarci. È stato un piacere fargli da guida e leggere i suoi commenti arguti, originali, divertenti e profondi! Ci fanno onore e ci spronano a continuare il nostro cammino da guide innamorate del proprio paesello!
Ahhh! Confermo! Abbiamo provato a farlo avvicinare alla porta falsa per dare meglio l’idea del precipizio sul quale si affaccia, ma…. ?
Alida Brazzaventre (la guida-fotografa, mamma della mini guida presente in una delle foto!)
Neanche una parola sull’Amoris laetitia?
sull’Amoris laetitia
Scusate ma non posso fare a meno di postarvi questo sincero e onesto articolo di Liberation, in cui si legge tra le righe e neppure tra le righe la delusione di chi voleva “più coraggio” da francesco
http://www.liberation.fr/planete/2016/04/08/francois-encore-un-effort_1444829
Francesco ancora uno sforzo! titola il giornale di sinistra. E poi prende atto sconsolato. “Le pape François est prudent. Et «rusé», comme il le reconnaissait lui-même dans une interview. Dans son texte, il fait preuve justement de sa… ruse. ” ( papa Francesco è prudente. e furbo come riconosceva lui stesso in una intervista . e in questo testo fa prova appunto della sua .. furbizia)
conclude sconsolatamente l’articolista :
l’aile progressiste restera sûrement sur sa faim jusqu’à la fin du pontificat.
( l’ala progressista resterà a bocca asciutta fino alla fine del pontificato)
Sì perchè, la grande notizia la grande novità, dell’Amoris laetitia è che non vi sono ..novità!. la dottrina rimane tale e quale! nessun cambiamento neppure timido! neppure la possibilità di un secondo matrimonio come gli ortodossi!
I divorziati risposati non è detto che potranno tutti accostarsi alla comunione! Solo caso per caso, col “discernimento”, pian pianino , in foro interno, dopo percorso penitenziale, adelante , Pedro, con juditio.. ecc. ecc.
La vera novità è che non vi sono novità. Leggendo il TESTO dell’Amoris Laetitia si legge che il matrimonio è indissolubile, che il divorzio è un male, che aborto e eutanasia sono dei peccati, che bisogna rivalutare l’Humanae Vitae di Paolo VI, che di nozze gay non si può assolutamente parlare, e che anche i divorziati risposati non hanno alcun diritto alla comunione.
questo è il TESTO .
ma scommettiamo che come per il Concilio Vaticano II, anche per l’ Amoris laetitia si dirà che invece bisogna interpretare lo “spirito del testo” e dunque interpretando liberamento lo “spirito” del testo, cambia tutto e che il papa ha permesso la comunione ai divorziati.
già si leggono i titoli dei giornali e i pennivendoli sono già in gran daffare:
http://www.repubblica.it/vaticano/2016/04/08/news/sinodo_la_decisione_del_papa_comunione_possibile_per_i_divorziati_risposati-137156951/
http://www.lefigaro.fr/actualite-france/2016/04/08/01016-20160408ARTFIG00116-le-pape-francois-ouvre-la-porte-de-la-communion-a-certains-divorces-remaries.php
Come dice giustamente Sandro Magister nella sua analisi il testo e’sibillino e non c’e’una solo frase delll’Amoris Laetitia che dica con chiarezza e semplicita’che i divorziati risposati possono essere riammessi ai Sacramenti. Il testo protesta all’inizio che non si possono aspettare regole chiare e semplici per tutti o risposte generali ed universali?(ma perche’?) e che bisogna vedere “caso per caso”.Non importa se questo contraddice quello che lo stesso Francesco aveva precedentemente detto e cioe’che il Sinodo sulla famiglia non doveva fare della “casistica”Adesso ci ha ripensato e fa appunto della “casistica”come nella migliore tradizione gesuitica. Del resto contraddirsi non e’ un problema per questo pontefice e credo che a chi gli facesse osservare le sue stesse contraddizioni risponderebbe che non bisogna esser schiavi della logica. Comunque pur con tutta la sua gesuitica casistica il papa Francesco npn ha osato l’inosabile,npn ha avuto il coraggio della vera rivoluzione:cambiare la dottrina.
Discepolo,
ne ho parlato oggi dove lavoro. Vuoi sapere le reazioni a caldo?
“Finalmente la chiesa accetta il divorzio”, “hai visto che alla fine danno la comunione ai divorziati”, “hanno impedito (chi?) al papa di realizzare la sua (!) riforma”. Una collega mi ha detto trionfante che adesso può far fare da padrino per la cresima del figlio ad un cognato divorziato e risposato civilmente (lo avrebbe fatto comunque, ma adesso il suo parroco non azzarderà obiezioni)…
Al di là della forma, temo che il messaggio che passerà sarà quello di una chiesa che apre ai divorziati e ammette implicitamente il divorzio, con buona pace del sacramento del matrimonio e della sua indissolubilità.
Detto questo, con buona pace di Luigi Accattoli e dei suoi amici, sulle unioni omosessuali le parole del Papa sono inequivocabili.