Eccoci al bacio di Giuda interpretato da Giovanni Pisano
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Luigi Accattoli
Gesù si lascia catturare: “Si adempiano le Scritture” – Marco 14, 43-52 – Siamo al brano che è abitualmente intitolato “La cattura di Gesù”: lo leggeremo mettendo in risalto l’abbandono da parte di tutti i discepoli e l’atteggiamento remissivo di Gesù che si lascia catturare dicendo “si adempiano le Scritture”. Concentreremo dapprima la nostra attenzione sulla solitudine nella quale viene a trovarsi il Maestro fin dall’avvio della sua Passione. Dobbiamo essere grati a Marco e a Matteo che hanno narrato a tutto tondo, con sole cinque parole, quell’abbagliante solitudine: tutti lo abbandonarono e fuggirono (Marco 14, 50; Matteo 26, 56).
Più impegnativo sarà accendere il secondo fuoco della nostra attenzione, mirato a cogliere il mistero della rinuncia di Gesù a qualsiasi tentativo di sfuggire alla cattura, rinuncia che il Maestro enuncia con il rimando alle Scritture e con l’evocazione indiretta ma chiara del servo sofferente di Isaia che non oppone resistenza ai persecutori: “Maltrattato si lasciò umiliare” (Isaia 53, 7). Per una compiuta intelligenza di questo atteggiamento sarebbe utile leggere, in preparazione al nostro appuntamento, il Quarto canto del Servo del Signore (capitoli 52 e 53 di Isaia), che è citato espressamente in Luca 22, 37: “E fu annoverato tra gli empi”.
Più volte Gesù si era sottratto alle aggressioni e ai piani di cattura degli oppositori, come attestano in varie pagine tutti e quattro i Vangeli, ma ora – dopo l’agonia, cioè la lotta, della preghiera nell’orto – egli accetta di essere processato e messo a morte, riconoscendo nell’inermità di questo atteggiamento il segno della volontà del Padre, che vuole che la sua missione di predicatore della via dell’amore, da spingere fino all’amore dei nemici, si compia senza il ricorso ai poteri messianici, ricorso che lo libererebbe dalla morte ma costituirebbe una controtestimonianza rispetto a quella missione.
Per insegnare la non resistenza al male, Gesù non reagisce alla “folla” che lo cattura. Abbiamo qui la chiave per interpretare l’intera narrazione della Passione, dove il Nazareno non apre bocca “come pecora muta davanti ai suoi tosatori” (Isaia 53, 7).
27 Ottobre, 2024 - 10:08
Luigi Accattoli
Marco 14, 43-52. E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta”. 45Appena giunto, gli si avvicinò e disse: “Rabbì” e lo baciò. 46Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. 47Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. 48Allora Gesù disse loro: “Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. 49Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!”. 50Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. 51Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. 52Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
27 Ottobre, 2024 - 10:09
Luigi Accattoli
Quello che bacerò è lui. v. 43: arrivò Giuda, uno dei Dodici. La ribadita specificazione che Giuda era “uno dei dodici” sta a indicare la gravità del suo gesto: è il tradimento di un discepolo appartenente alla cerchia più vicina al Maestro.
v. 43b: una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Sono le tre componenti principali del Sinedrio, cioè dell’organo di autogoverno della comunità ebraica sotto la dominazione romana.
v. 44: arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta. Gesù era più volte sfuggito alla cattura ordita dai suo avversari: vedi per esempio quando a Nazaret tentano di gettarlo da un’altura e lui “passando in mezzo a loro” se ne va (Luca 4, 30).
v. 45: gli si avvicinò e disse: “Rabbì” e lo baciò. Il bacio era una forma di saluto abituale tra un Rabbi e i suoi discepoli.
v. 47: Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Dal Vangelo di Giovanni sapremo che fu Pietro a compiere quest’atto e sapremo anche il nome del servo che viene colpito: Malco.
v. 48: Allora Gesù disse loro. E’ poco verosimile che il Maestro possa aver pronunciato queste parole, nella concitazione del momento, ma è ragionevole che esse siano state formulate nella primissima catechesi sull’evento della passione, a interpretazione del fatto che gli antagonisti del Nazareno temevano il seguito che egli aveva presso le folle.
v. 49: Si compiano dunque le Scritture. Questo rimando alle Scritture è da intendere come un richiamo alle Scritture nella loro globalità, come le interpreterà il Risorto nel dialogo con i discepoli di Emmaus: “Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Luca 24. 26).
v. 50: Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. E’ l’affermazione lapidaria del fatto essenziale della dispersione dei discepoli, anche se Pietro lo seguirà “da lontano” (Marco 14, 54) e Pietro e Giovanni riusciranno a seguire la prima fase del processo dal cortile del sommo sacerdote (Giovanni 18, 15-18), e Giovanni sarà presente sotto la croce (Giovanni 19, 26). Il fatto essenziale è che nessuno ha seguito il maestro a rischio della vita, come tutti avevano assicurato che avrebbero fatto (Marco 14, 31).
v. 51s: Lo seguiva però un ragazzo… fuggì via nudo. Solo il Vangelo di Marco ha questo dettaglio narrativo e in buona maggioranza i commentatori vedono in questo ragazzo lo stresso evangelista, ma non c’è certezza in questa identificazione.
27 Ottobre, 2024 - 10:10
Luigi Accattoli
Il segno del bacio nell’interpretazione di Benoit. Ora, colui che lo tradiva aveva dato loro un segno convenzionale dicendo: «Quello che bacerò è lui; prendetelo e conducetelo via sotto buona scorta» (Mc 14, 44). I messi del Tempio, uscieri del Sinedrio, non conoscono tutti Gesù; e anche se l’hanno già visto, lo riconosceranno nella notte, sotto gli alberi del Getsemani? Potrebbero sbagliarsi. Giuda, invece, è sicuro di riconoscerlo. Perciò dice: Guardate me, io andrò verso di lui e voi lo prenderete. E dà loro come segno un bacio. Questo gesto appare spaventoso, e lo è in verità. Non è peraltro un gesto insolito; è il modo normale con cui un discepolo accostava il suo Rabbi. Così come oggi ci si stringe la mano, allora ci si avvicinava al Maestro baciandolo. Era questo il saluto quotidiano che Giuda doveva spesso dare a Gesù. Tant’è vero che gli Apostoli non hanno scorto nulla di straordinario in ciò: Giuda arriva in ritardo, va verso Gesù e l’abbraccia. Ma egli ha consumato con questo gesto, innocente in apparenza, il tradimento. Ecco ciò che è tragico, tanto più tragico quanto più banale è l’atteggiamento. Pierre Benoit, Passione e resurrezione del Signore, Gribaudi 1967, 58s.
Il bacio come saluto e omaggio al Maestro era abituale tra i rabbini e i loro discepoli e lo sarà anche nella prima comunità cristiana, come attestano quattro lettere di Paolo (Romani 16, 16; Prima Corinti 16, 20; Seconda Corinti 13, 12; Prima Tessalonicesi 5, 26) e la Prima lettera di Pietro. Così leggiamo in Romani 16, 16: “Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le Chiese di Cristo”. Dal “bacio santo” verrà il gesto liturgico dello “scambio di un segno di pace”.
27 Ottobre, 2024 - 10:13
Luigi Accattoli
Il ragazzo che fugge nudo nell’interpretazione di Ravasi. Siamo in presenza di un evento probabilmente storico, anche se non sappiamo chi sia l’attore. Tuttavia questo evento è stato descritto da Marco con un linguaggio intenzionale di taglio simbolico.
Ad esempio, “lo presero e lo afferrarono”, sono verbi che vengono usati anche per Gesù nel v. 48 quando egli è preso e afferrato. Inoltre la sepoltura di Gesù avviene in una «sindone» (in greco «sindon»), cioè in un lenzuolo, lo stesso termine usato qui per il ragazzo. Ancora: quando viene proclamato l’annuncio della pasqua in 16,5, appare un giovane che è rivestito di veste bianca.
C’è, secondo lo stile orientale riflesso anche da Marco, il tentativo di affermare un ricordo storico, ma non per un semplice riferimento di cronaca. Già nell’interno di quell’evento oscuro si intravede la sindone di Gesù, già nell’arresto di Cristo si intuisce l’annuncio di pasqua quando un giovane con le vesti sfolgoranti annunzierà che il Cristo ha lasciato la sindone nel sepolcro ed è risorto.
Per noi occidentali è difficile immaginare questi passaggi dalla storia al simbolo, ma per gli autori dell’Antico Testamento e per il mondo giudaico era invece molto più facile, perché essi avevano continuamente bisogno di trovare i segni nascosti anche nella quotidianità. Gianfranco Ravasi, Il Vangelo di Marco, EDB 1990, p. 116
27 Ottobre, 2024 - 10:13
Luigi Accattoli
Una pizza che dura da 21 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 21 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
27 Ottobre, 2024 - 10:16
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 28 ottobre. L’appuntamento precedente fu lunedì 14 ottobre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 18 ottobre:
A me il “bacio di Giuda” ricorda Alberto Perlasca che invita il card. Becciu al ristorante Scarpone per ringraziarlo… e invece gli tende la trappola per farlo condannare da innocente!
Il fratello del cardinale ha commentato oggi l’assurda sentenza del Tribunale Vaticano (il cui presidente è fra l’altro indagato per favoreggiamento alla mafia):
«Una lettura attenta delle motivazioni della sentenza che ha condannato in primo grado il cardinale Becciu fa emergere che il processo è stato a tutti gli effetti un processo politico. Il documento è farcito di falsità, congetture, illazioni, inferenze in assenza totale di prove fattuali. L’intero apparato giudiziario vaticano ha orientato le indagini, gestito il processo, emesso la strampalata sentenza per eseguire l’ordine di condannare il presule. L’articolo osannante il processo in modo vomitevole, a firma di Andrea Tornielli, già preparato prima ed apparso miracolosamente in contemporanea con la pubblicazione delle motivazioni su Vatican News e riportato sull’Osservatore Romano, narra indirettamente dell’operazione statalista messa in atto per sposare ufficialmente la condanna nonostante si tratti di un primo grado di giudizio. Tutta questa protervia, tipica di stati sovrani, narra indirettamente che la giustizia in Vaticano non è al servizio della Verità, bensì del potere regnante.
Ma lo stesso Pignatone, esercitando la giustizia in nome del S. Padre, afferma in modo inoppugnabile alcune verità.
1. Il Cardinale Becciu non è un ladro. Non ha rubato nemmeno un centesimo e non ha mai dato soldi ai fratelli. Lui che poteva disporre di qualsiasi cifra per il ruolo e il potere conferitogli si è sempre comportato in modo onesto. Al Papa hanno presentato su un piatto d’argento la testa del cardinale tramite la colossale calunnia pubblicata da Marco Damilano sull’Espresso.
2. I soldi inviati alla Caritas di Ozieri sono stati elargiti per fini caritativi e non utilizzati dal fratello per fini personali. Al Papa hanno raccontato una ulteriore calunnia con informazioni false, per giunta assunte illegalmente, e dare così veste probante a verità costruite a tavolino.
3. La confessione del testimone Perlasca, su cui si è basato tutto il calvario vissuto dal cardinale, è carta straccia. In compenso, le sue false confessioni costruite in combutta con chi aveva interesse vendicativo, gli sono valse un incarico nel sistema giudiziario vaticano. La forza ricattatoria del testimone vale più della sua inettitudine documentata nella sentenza di primo grado.
3. La condanna sull’investimento londinese evidenzia le acrobazie del giudicante che riesce a dare il ruolo principale al Cardinale mentre in tutta evidenza non ha partecipato ad alcuna delle azioni della presunta truffa.
4. La vicenda Marogna nelle motivazioni si basa su una falsità determinante. Negli atti processuali viene dichiarato dall’attuale Sostituto che i Superiori erano informati. Infatti, Pena Parra ordina di inviare il bonifico su richiesta esplicita del Papa. I contatti successivi con la Marogna non possono assumere a ruolo di prova certa per affermare e insinuare la mostruosità della sentenza circa la presunta truffa ordita a danno della S.Sede.
Che tristezza constatare che nella Chiesa i giudici necessitano di un processo di deumanizzazione della vittima innocente per poter giustificare a se stessi e alla propria tacitata coscienza il fatto che, in realtà, la manipolazione di carte e documenti è un giocare terribile con la vita altrui.» (Mario Becciu)
Gesù si lascia catturare: “Si adempiano le Scritture” – Marco 14, 43-52 – Siamo al brano che è abitualmente intitolato “La cattura di Gesù”: lo leggeremo mettendo in risalto l’abbandono da parte di tutti i discepoli e l’atteggiamento remissivo di Gesù che si lascia catturare dicendo “si adempiano le Scritture”. Concentreremo dapprima la nostra attenzione sulla solitudine nella quale viene a trovarsi il Maestro fin dall’avvio della sua Passione. Dobbiamo essere grati a Marco e a Matteo che hanno narrato a tutto tondo, con sole cinque parole, quell’abbagliante solitudine: tutti lo abbandonarono e fuggirono (Marco 14, 50; Matteo 26, 56).
Più impegnativo sarà accendere il secondo fuoco della nostra attenzione, mirato a cogliere il mistero della rinuncia di Gesù a qualsiasi tentativo di sfuggire alla cattura, rinuncia che il Maestro enuncia con il rimando alle Scritture e con l’evocazione indiretta ma chiara del servo sofferente di Isaia che non oppone resistenza ai persecutori: “Maltrattato si lasciò umiliare” (Isaia 53, 7). Per una compiuta intelligenza di questo atteggiamento sarebbe utile leggere, in preparazione al nostro appuntamento, il Quarto canto del Servo del Signore (capitoli 52 e 53 di Isaia), che è citato espressamente in Luca 22, 37: “E fu annoverato tra gli empi”.
Più volte Gesù si era sottratto alle aggressioni e ai piani di cattura degli oppositori, come attestano in varie pagine tutti e quattro i Vangeli, ma ora – dopo l’agonia, cioè la lotta, della preghiera nell’orto – egli accetta di essere processato e messo a morte, riconoscendo nell’inermità di questo atteggiamento il segno della volontà del Padre, che vuole che la sua missione di predicatore della via dell’amore, da spingere fino all’amore dei nemici, si compia senza il ricorso ai poteri messianici, ricorso che lo libererebbe dalla morte ma costituirebbe una controtestimonianza rispetto a quella missione.
Per insegnare la non resistenza al male, Gesù non reagisce alla “folla” che lo cattura. Abbiamo qui la chiave per interpretare l’intera narrazione della Passione, dove il Nazareno non apre bocca “come pecora muta davanti ai suoi tosatori” (Isaia 53, 7).
Marco 14, 43-52. E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta”. 45Appena giunto, gli si avvicinò e disse: “Rabbì” e lo baciò. 46Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. 47Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. 48Allora Gesù disse loro: “Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. 49Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!”. 50Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. 51Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. 52Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
Quello che bacerò è lui. v. 43: arrivò Giuda, uno dei Dodici. La ribadita specificazione che Giuda era “uno dei dodici” sta a indicare la gravità del suo gesto: è il tradimento di un discepolo appartenente alla cerchia più vicina al Maestro.
v. 43b: una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Sono le tre componenti principali del Sinedrio, cioè dell’organo di autogoverno della comunità ebraica sotto la dominazione romana.
v. 44: arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta. Gesù era più volte sfuggito alla cattura ordita dai suo avversari: vedi per esempio quando a Nazaret tentano di gettarlo da un’altura e lui “passando in mezzo a loro” se ne va (Luca 4, 30).
v. 45: gli si avvicinò e disse: “Rabbì” e lo baciò. Il bacio era una forma di saluto abituale tra un Rabbi e i suoi discepoli.
v. 47: Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Dal Vangelo di Giovanni sapremo che fu Pietro a compiere quest’atto e sapremo anche il nome del servo che viene colpito: Malco.
v. 48: Allora Gesù disse loro. E’ poco verosimile che il Maestro possa aver pronunciato queste parole, nella concitazione del momento, ma è ragionevole che esse siano state formulate nella primissima catechesi sull’evento della passione, a interpretazione del fatto che gli antagonisti del Nazareno temevano il seguito che egli aveva presso le folle.
v. 49: Si compiano dunque le Scritture. Questo rimando alle Scritture è da intendere come un richiamo alle Scritture nella loro globalità, come le interpreterà il Risorto nel dialogo con i discepoli di Emmaus: “Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Luca 24. 26).
v. 50: Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. E’ l’affermazione lapidaria del fatto essenziale della dispersione dei discepoli, anche se Pietro lo seguirà “da lontano” (Marco 14, 54) e Pietro e Giovanni riusciranno a seguire la prima fase del processo dal cortile del sommo sacerdote (Giovanni 18, 15-18), e Giovanni sarà presente sotto la croce (Giovanni 19, 26). Il fatto essenziale è che nessuno ha seguito il maestro a rischio della vita, come tutti avevano assicurato che avrebbero fatto (Marco 14, 31).
v. 51s: Lo seguiva però un ragazzo… fuggì via nudo. Solo il Vangelo di Marco ha questo dettaglio narrativo e in buona maggioranza i commentatori vedono in questo ragazzo lo stresso evangelista, ma non c’è certezza in questa identificazione.
Il segno del bacio nell’interpretazione di Benoit. Ora, colui che lo tradiva aveva dato loro un segno convenzionale dicendo: «Quello che bacerò è lui; prendetelo e conducetelo via sotto buona scorta» (Mc 14, 44). I messi del Tempio, uscieri del Sinedrio, non conoscono tutti Gesù; e anche se l’hanno già visto, lo riconosceranno nella notte, sotto gli alberi del Getsemani? Potrebbero sbagliarsi. Giuda, invece, è sicuro di riconoscerlo. Perciò dice: Guardate me, io andrò verso di lui e voi lo prenderete. E dà loro come segno un bacio. Questo gesto appare spaventoso, e lo è in verità. Non è peraltro un gesto insolito; è il modo normale con cui un discepolo accostava il suo Rabbi. Così come oggi ci si stringe la mano, allora ci si avvicinava al Maestro baciandolo. Era questo il saluto quotidiano che Giuda doveva spesso dare a Gesù. Tant’è vero che gli Apostoli non hanno scorto nulla di straordinario in ciò: Giuda arriva in ritardo, va verso Gesù e l’abbraccia. Ma egli ha consumato con questo gesto, innocente in apparenza, il tradimento. Ecco ciò che è tragico, tanto più tragico quanto più banale è l’atteggiamento. Pierre Benoit, Passione e resurrezione del Signore, Gribaudi 1967, 58s.
Il bacio come saluto e omaggio al Maestro era abituale tra i rabbini e i loro discepoli e lo sarà anche nella prima comunità cristiana, come attestano quattro lettere di Paolo (Romani 16, 16; Prima Corinti 16, 20; Seconda Corinti 13, 12; Prima Tessalonicesi 5, 26) e la Prima lettera di Pietro. Così leggiamo in Romani 16, 16: “Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le Chiese di Cristo”. Dal “bacio santo” verrà il gesto liturgico dello “scambio di un segno di pace”.
Il ragazzo che fugge nudo nell’interpretazione di Ravasi. Siamo in presenza di un evento probabilmente storico, anche se non sappiamo chi sia l’attore. Tuttavia questo evento è stato descritto da Marco con un linguaggio intenzionale di taglio simbolico.
Ad esempio, “lo presero e lo afferrarono”, sono verbi che vengono usati anche per Gesù nel v. 48 quando egli è preso e afferrato. Inoltre la sepoltura di Gesù avviene in una «sindone» (in greco «sindon»), cioè in un lenzuolo, lo stesso termine usato qui per il ragazzo. Ancora: quando viene proclamato l’annuncio della pasqua in 16,5, appare un giovane che è rivestito di veste bianca.
C’è, secondo lo stile orientale riflesso anche da Marco, il tentativo di affermare un ricordo storico, ma non per un semplice riferimento di cronaca. Già nell’interno di quell’evento oscuro si intravede la sindone di Gesù, già nell’arresto di Cristo si intuisce l’annuncio di pasqua quando un giovane con le vesti sfolgoranti annunzierà che il Cristo ha lasciato la sindone nel sepolcro ed è risorto.
Per noi occidentali è difficile immaginare questi passaggi dalla storia al simbolo, ma per gli autori dell’Antico Testamento e per il mondo giudaico era invece molto più facile, perché essi avevano continuamente bisogno di trovare i segni nascosti anche nella quotidianità. Gianfranco Ravasi, Il Vangelo di Marco, EDB 1990, p. 116
Una pizza che dura da 21 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 21 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 28 ottobre. L’appuntamento precedente fu lunedì 14 ottobre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 18 ottobre:
https://www.luigiaccattoli.it/blog/simone-dormi-non-sei-riuscito-a-vegliare-una-sola-ora/
A me il “bacio di Giuda” ricorda Alberto Perlasca che invita il card. Becciu al ristorante Scarpone per ringraziarlo… e invece gli tende la trappola per farlo condannare da innocente!
Il fratello del cardinale ha commentato oggi l’assurda sentenza del Tribunale Vaticano (il cui presidente è fra l’altro indagato per favoreggiamento alla mafia):
«Una lettura attenta delle motivazioni della sentenza che ha condannato in primo grado il cardinale Becciu fa emergere che il processo è stato a tutti gli effetti un processo politico. Il documento è farcito di falsità, congetture, illazioni, inferenze in assenza totale di prove fattuali. L’intero apparato giudiziario vaticano ha orientato le indagini, gestito il processo, emesso la strampalata sentenza per eseguire l’ordine di condannare il presule. L’articolo osannante il processo in modo vomitevole, a firma di Andrea Tornielli, già preparato prima ed apparso miracolosamente in contemporanea con la pubblicazione delle motivazioni su Vatican News e riportato sull’Osservatore Romano, narra indirettamente dell’operazione statalista messa in atto per sposare ufficialmente la condanna nonostante si tratti di un primo grado di giudizio. Tutta questa protervia, tipica di stati sovrani, narra indirettamente che la giustizia in Vaticano non è al servizio della Verità, bensì del potere regnante.
Ma lo stesso Pignatone, esercitando la giustizia in nome del S. Padre, afferma in modo inoppugnabile alcune verità.
1. Il Cardinale Becciu non è un ladro. Non ha rubato nemmeno un centesimo e non ha mai dato soldi ai fratelli. Lui che poteva disporre di qualsiasi cifra per il ruolo e il potere conferitogli si è sempre comportato in modo onesto. Al Papa hanno presentato su un piatto d’argento la testa del cardinale tramite la colossale calunnia pubblicata da Marco Damilano sull’Espresso.
2. I soldi inviati alla Caritas di Ozieri sono stati elargiti per fini caritativi e non utilizzati dal fratello per fini personali. Al Papa hanno raccontato una ulteriore calunnia con informazioni false, per giunta assunte illegalmente, e dare così veste probante a verità costruite a tavolino.
3. La confessione del testimone Perlasca, su cui si è basato tutto il calvario vissuto dal cardinale, è carta straccia. In compenso, le sue false confessioni costruite in combutta con chi aveva interesse vendicativo, gli sono valse un incarico nel sistema giudiziario vaticano. La forza ricattatoria del testimone vale più della sua inettitudine documentata nella sentenza di primo grado.
3. La condanna sull’investimento londinese evidenzia le acrobazie del giudicante che riesce a dare il ruolo principale al Cardinale mentre in tutta evidenza non ha partecipato ad alcuna delle azioni della presunta truffa.
4. La vicenda Marogna nelle motivazioni si basa su una falsità determinante. Negli atti processuali viene dichiarato dall’attuale Sostituto che i Superiori erano informati. Infatti, Pena Parra ordina di inviare il bonifico su richiesta esplicita del Papa. I contatti successivi con la Marogna non possono assumere a ruolo di prova certa per affermare e insinuare la mostruosità della sentenza circa la presunta truffa ordita a danno della S.Sede.
Che tristezza constatare che nella Chiesa i giudici necessitano di un processo di deumanizzazione della vittima innocente per poter giustificare a se stessi e alla propria tacitata coscienza il fatto che, in realtà, la manipolazione di carte e documenti è un giocare terribile con la vita altrui.» (Mario Becciu)
Per chi ama la verità: https://andreapaganini.ch/CASO_BECCIU.html