Ancora un’immagine del mio Natale che dedico ai visitatori: parcheggiando accanto al Mercato di piazza Vittorio per la spesa della Vigilia, ho ripreso quest’arcata dell’acquedotto Claudio che si trovava a passare di lì con dentro un leccio sognante. E io con lui.
Ecco il mio albero di Natale
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La luce delle giornate segna questo Natale. A Roma abbiamo avuto una settimana di sole e cielo sgombro da sabato a ieri. Solo oggi sono arrivate a gruppetti nuvole sonnacchiose.
Dal portavoce vaticano Greg Burke ricevo questo messaggio:
Giovedì scorso, 21 dicembre 2017, come ogni anno Papa Francesco si è recato al monastero “Mater Ecclesiae” in Vaticano, per porgere gli auguri per il Santo Natale al Papa Emerito Benedetto XVI. L’incontro è durato circa mezz’ora.
Bello questo ricordo di BXVI.
Dovrebbe recarsi più spesso, e non per un tempo tanto breve, e non solo a Natale…
Sai Luigi quanto costò quell’acquedotto? Più di 55 milioni e mezzo di sesterzi.
Per avere un’idea basterebbe pensare che uno dei Paperon dè Paperoni dell’epoca come Crasso per esempio, aveva un patrimonio di 192 milioni di sesterzi che tradotto è pari ad oltre il miliardo di euro. Un Imperatore sui generis Claudio, fratello di Germanico, che pur nella sua fragilità fisica – emaciato, balbuziente,di aspetto tutt’altro che gradevole- dopo l’uccisione del nipote: l’odiato Caligola, caduto in una congiura, viene messo al potere suo malgrado dai pretoriani che lo difesero in un tempo di grande crisi dell’Impero in cui sembrava s’invocasse la Repubblica.
Aveva cinquant’anni circa, già anziano per l’epoca, sembrava dovesse spirare di li a poco invece…malgrado la follia che ogni tanto emergeva fece grandi cose sul versante delle opere pubbliche, sicurezza dei confini,campagne per l’espansione dell’impero, investì molto sulla cultura. Fu giusto: “rese sempre la giustizia con grande zelo”, dice di lui Svetonio.
Solo un paio di cosucce, a mio modestissimo parere, non gli rendono merito: aver soprasseduto alla grande corruzione morale della curia, una delle peggiori dell’intera epopea imperiale della Urbe, ma soprattutto aver dato un potere illimitato ai liberti -schiavi affrancati già dal I secolo a.c le cui libertà erano però limitate nell’ambito del diritto pubblico e privato ma che invece, Claudio, li abilitò ad un potere illimitato. Come spesso accade, chi fu schiavo difficilmente dimentica chi oppresse il proprio popolo.
Di imperatori veramente Romani, amanti della Urbe non ce ne furono poi così tanti e non appena salirono al potere imperatori ungheresi, africani, siriani che del sangue romano neppure l’ombra, la fine dell’impero se non sicura fu certa.
Come si dice: l’occhio del padrone ingrassa il cavallo.
Ma questo vale anche per i papi: venne Wojty?a e avemmo una Chiesa polacca a sua volta critica nei confronti della curia romana. Oggi l’operato di Bergoglio e criticato da quegli stessi polacchi che criticavano la Chiesa Italiana ed ecco si sortisce un nuovo cambio e change: da polacca si fa latinoamericana e in quanto tale non riesce a connettersi col pensiero europeo.
Insomma, come disse Cicerone: historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis!