La Civiltà Cattolica ha pubblicato la conversazione che Francesco ha avuto con i Gesuiti portoghesi, il 5 agosto, a Lisbona. Ho scelto le sue risposte su tre argomenti, che riporto per esteso nei commenti: l’opposizione che il suo Pontificato incontra nella Chiesa statunitense, la pastorale verso le persone omosessuali, quale frutto possa venire dalla Giornata mondiale della Gioventù. Le riporto per esteso, comprese le domande, perchè possano essere ascoltate in testo e contesto, e non ridotte agli slogans che ne cavano i media di massa. Infine metto una mia nota e anticipo qui che sono contento di quelle risposte.
E i gay Santità? “La chiamata del Signore è rivolta a tutti, tutti, tutti”
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Negli Usa la criticano. Sono Francisco, l’anno scorso ho passato un anno sabbatico negli Stati Uniti. C’è stata una cosa che mi ha fatto grande impressione là, e che a volte mi ha fatto soffrire. Ho visto tanti, anche vescovi, criticare il suo modo di condurre la Chiesa.
Francesco. Hai verificato che negli Stati Uniti la situazione non è facile: c’è un’attitudine reazionaria molto forte, organizzata, che struttura un’appartenenza anche affettiva. A queste persone voglio ricordare che l’indietrismo è inutile, e bisogna capire che c’è una giusta evoluzione nella comprensione delle questioni di fede e di morale purché si seguano i tre criteri che indicava già Vincenzo di Lérins nel V secolo: che la dottrina si evolva ut annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate. In altre parole, anche la dottrina progredisce, si consolida con il tempo, si dilata e si consolida e diviene più ferma, ma sempre progredendo. Il cambiamento si sviluppa dalla radice verso l’alto, crescendo con questi tre criteri.
Andiamo al concreto. Oggi è peccato detenere bombe atomiche; la pena di morte è peccato, non si può praticare, e prima non era così; quanto alla schiavitù, alcuni Pontefici prima di me l’hanno tollerata, ma le cose oggi sono diverse. Quindi si cambia, si cambia, ma con questi criteri. A me piace usare l’immagine «verso l’alto», vale a dire ut annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate. Sempre su questa strada, che parte dalla radice con una linfa che sale e sale, e per questo il cambiamento è necessario.
Vincenzo di Lérins fa il paragone tra lo sviluppo biologico dell’uomo e la trasmissione da un’epoca all’altra del depositum fidei, che cresce e si consolida con il passar del tempo. Ecco, la comprensione dell’uomo muta col tempo, e così anche la coscienza dell’uomo si approfondisce. Anche le altre scienze e la loro evoluzione aiutano la Chiesa in questa crescita nella comprensione. La visione della dottrina della Chiesa come un monolite è errata.
Ma alcuni si chiamano fuori, vanno all’indietro, sono quelli che io chiamo «indietristi». Quando te ne vai all’indietro, formi qualcosa di chiuso, sconnesso dalle radici della Chiesa e perdi la linfa della rivelazione. Se non cambi verso l’alto, te ne vai indietro, e allora assumi criteri di cambiamento diversi da quelli che la stessa fede ti dà per crescere e cambiare. E gli effetti sulla morale sono devastanti. I problemi che i moralisti devono esaminare oggi sono molto gravi, e per affrontarli devono correre il rischio di cambiare, ma nella direzione che dicevo.
Tu sei stato negli Stati Uniti e dici che hai avvertito un clima di chiusura. Sì, avverto che si può sperimentare questo clima in alcune situazioni. Ma così si perde la vera tradizione e ci si rivolge alle ideologie per avere supporto e sostegno di ogni genere. In altre parole, l’ideologia soppianta la fede, l’appartenenza a un settore della Chiesa rimpiazza l’appartenenza alla Chiesa […].
Quei gruppi americani dei quali parli, così chiusi, si stanno isolando da soli. E anziché vivere di dottrina, della vera dottrina che sempre si sviluppa e dà frutto, vivono di ideologie. Ma quando nella vita abbandoni la dottrina per rimpiazzarla con un’ideologia, hai perso, hai perso come in guerra.
Si identificano come omosessuali. Santo Padre, sono João, svolgo tutti i giorni il lavoro pastorale con giovani universitari, e tra loro ce ne sono molti davvero buoni, molto impegnati nella Chiesa, nel centro, e molto amici dei gesuiti, ma che si identificano come omosessuali. Si sentono parte attiva della Chiesa, ma spesso non vedono nella dottrina il modo di vivere la loro affettività, e non vedono nell’appello alla castità una chiamata personale al celibato, ma piuttosto una imposizione. Dato che in altri ambiti della loro vita sono virtuosi, e che conoscono la dottrina, possiamo dire che sono tutti nell’errore, perché non sentono, in coscienza, che le loro relazioni sono peccaminose? E come possiamo, noi, agire sotto il profilo pastorale affinché queste persone si sentano, nel loro modo di vivere, chiamate da Dio a una vita affettiva sana e che produca frutti? Possiamo riconoscere che le loro relazioni hanno possibilità di aprirsi e di dare semi del vero amore cristiano, come il bene che possono compiere, la risposta che possono dare al Signore?
Francesco. Io credo che sulla chiamata rivolta a «tutti» non ci sia discussione. Gesù su questo è molto chiaro: tutti. Gli invitati non erano voluti venire alla festa. E allora lui disse di andare ai crocevia e chiamare tutti, tutti, tutti. E affinché resti chiaro, Gesù dice «sani e malati», «giusti e peccatori», tutti, tutti, tutti. In altre parole, la porta è aperta a tutti, tutti hanno un loro spazio nella Chiesa. Come farà ciascuno a viverlo? Aiutiamo le persone a vivere in modo che possano occupare quel posto con maturità, e questo vale per ogni tipo di persona.
A Roma conosco un sacerdote che lavora con ragazzi omosessuali. È evidente che oggi il tema dell’omosessualità è molto forte, e la sensibilità a questo proposito cambia a seconda delle circostanze storiche. Ma quello che a me non piace affatto, in generale, è che si guardi al cosiddetto «peccato della carne» con la lente d’ingrandimento, così come si è fatto per tanto tempo a proposito del sesto comandamento. Se sfruttavi gli operai, se mentivi o imbrogliavi, non contava, e invece erano rilevanti i peccati sotto la cintola.
Dunque, sono tutti invitati. Questo è il punto. E occorre applicare l’atteggiamento pastorale più opportuno per ciascuno. Non bisogna essere superficiali e ingenui, obbligando le persone a cose e comportamenti per i quali non sono ancora mature, o non sono capaci. Per accompagnare spiritualmente e pastoralmente le persone ci vuole molta sensibilità e creatività. Ma tutti, tutti, tutti, sono chiamati a vivere nella Chiesa: non dimenticatelo mai.
Prendo spunto dalla tua domanda e voglio aggiungere un’altra cosa che invece riguarda le persone transessuali. Alle udienze generali del mercoledì partecipa una suora di Charles de Foucauld, suor Geneviève, che ha ottant’anni ed è cappellana del Circo di Roma con altre due suore. Vivono in una casa viaggiante a fianco del Circo. Un giorno sono andato a trovarle. Hanno la cappellina, la cucina, la zona in cui dormono, tutto ben organizzato. E quella suora lavora molto anche con ragazze che sono transgender. E un giorno mi ha detto: «Le posso portare all’udienza?». «Certo!», le ho risposto, «perché no?». E vengono sempre gruppi di donne trans. La prima volta che sono venute, piangevano. Io chiedevo loro il perché. Una di queste donne mi ha detto: «Non pensavo che il Papa potesse ricevermi!». Poi, dopo la prima sorpresa, hanno preso l’abitudine di venire. Qualcuna mi scrive, e io le rispondo via mail. Tutti sono invitati! Mi sono reso conto che queste persone si sentono rifiutate, ed è davvero dura.
E’ il momento di gettare le reti. La ringrazio molto, Santità, di essere venuto a Lisbona. Anch’io mi chiamo Francisco. Lei ha davvero cambiato l’ambiente di questa città e di questo Paese, e direi di tutto il mondo cristiano. Sono stato uno degli ultimi tre a fare gli ultimi voti. Avverto moltissimo la consapevolezza di lavorare al suo fianco. Per questo le domando: qual è la nostra missione in quanto Chiesa, in quanto Compagnia universale, e in quanto Provincia portoghese? Quale ruolo abbiamo nel raccogliere i frutti di questa Giornata Mondiale della Gioventù? Le cose stanno davvero cambiando, le persone si sono davvero entusiasmate: che dobbiamo fare per non perdere la grande opportunità che lei ci ha dato?
Francesco. La Giornata Mondiale della Gioventù sta coinvolgendo molti giovani portoghesi. Voi dovete accogliere l’inquietudine dei giovani e aiutarli a svilupparla, affinché quell’inquietudine non si trasformi in un ricordo del passato. In altre parole, l’inquietudine deve potersi sviluppare a poco a poco. La Giornata Mondiale della Gioventù è una semina nel cuore di ogni ragazzo e di ogni ragazza. E quindi non può finire per diventare la memoria di una sensazione del passato. Deve approdare a un frutto, e non è cosa facile. Vi chiedo di proseguire, con i giovani che ci sono, ma anche con quelli che non hanno partecipato. Qui l’acqua è stata smossa per bene, e lo Spirito Santo ne approfitta per toccare i cuori. Ognuno di questi ragazzi ne esce diverso, questa «diversità» deve mantenersi. E ora tocca a voi: accompagnateli affinché si mantenga e cresca. È il momento di gettare le reti, nel senso evangelico della parola.
Mia nota. Sono contento delle risposte del Papa, come già scrivevo nel post. Io magari non avrei risposto così, pur condividendo in toto l’orientamento delle sue parole: sarei stato più guardingo nel linguaggio, avrei avuto un maggiore scrupolo di non offendere chi non condivide, avrei fatto qualche distinzione in più. Ma abbraccio e ringrazio il Francesco tranciante. La provvidenzialità di questo Pontificato io la vedo nell’urgenza di smuovere le acque. Ora l’acqua davvero è stata smossa, per usare un’espressione della sua ultima risposta. E l’acqua smossa è portatrice di vita.
non è più epoca di risposte guardinghe, spero che arrivi un po’ di vita, si è andati avanti con troppe cose solo ” perchè si è sempre fatto così”. Anche basta. Ho letto vari teologi che rileggono le parole di condanna di San Paolo sugli omosessuali ,mettendo in luce come le sue erano parole legate ad una non conoscenza dell’omosessualità , vista come atti compiuti da eterosessuali. Ora sappiamo che non è così. Purtroppo è difficile cambiare le cose perchè nel corso dei secoli la Chiesa ha insistito troppo sui peccati sessuali, gli unici gravi, gli unici che ancora esistono nell’immagiario della gente.: gli atti omosessuali sono peccato, pagare 4 euro l’ora un lavoratore, no…
siamo ridotti così
Cristina Vicquery
Sulla teologia dell’acqua smossa: non trovi, caro Luigi, che l’acuqa si smuove anche pestandola nel mortaio?
l’acqua
Leonardo: “non trovi, caro Luigi, che l’acqua si smuove anche pestandola nel mortaio?” – Trovo sì e se ben ricordo tu e io l’abbiamo smossa a lungo in quel modo, anche dandoci il cambio e sempre con buona lena. Il mortaio era il blog, l’acqua qualsiasi argomento, il pestello la linguaccia nostra.
«Tu e io» sì: hai detto bene caro Luigi. Ma lui sarebbe il papa.
Infatti lui non lo fa. In questo momento è in Mongolia e sta parlando alla Cina e alla Russia: non vorrai mica che gli insegniamo noi a uscire dal mortaio?
In Mongolia di acqua ce n’è poca: leggo sull’enciclopedia che è solo lo 0,6%. Magari sabbia.