Ieri a Bologna è stato proclamato beato con il titolo di martire don Giovanni Fornasini, parroco dell’Appennino ucciso dagli occupanti tedeschi a San Martino di Caprara, il 13 ottobre 1944. Nei commenti la sua storia e la mia festa.
Don Giovanni Fornasini martire e beato: “Io sono pastore e servo di tutti”
5 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Seppelliva i cadaveri insepolti; nel solco del Vangelo di questa Liturgia, dissetava e nutriva i bisognosi; accoglieva tutti i rifugiati dei dintorni nella sua canonica, dove poi si insediarono i nazisti. Negoziava perfino con loro, maneggiando il dizionario di tedesco che si era procurato. Cercava così di attirare nel bene anche gli oppressori. In tal modo riuscì a difendere dagli abusi degli occupanti anche la dignità di alcune ragazze, impedendo lo scandalo dei piccoli. La violenza evitata alle pecorelle ha colpito il pastore, diventando odio alla sua mediazione sacerdotale. Persino l’inganno che lo ha attirato nel luogo del martirio ha dovuto far leva sulla sua premura pastorale, attraverso un pretestuoso invito a seppellire i morti: così nell’omelia ha ricordato don Giovanni il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Parroco di Sperticano (Bologna), martire e beato: ucciso per vendetta dai tedeschi il 13 ottobre 1944, a 28 anni, mentre si batte per proteggere la popolazione dalle rappresaglie e le ragazze dalla violenza degli occupanti. È detto “l’angelo di Marzabotto”, per la carità eroica con cui ospita e soccorre tutti, quando la furia tedesca incendia l’Appennino bolognese dove si trova la sua parrocchia. Il Martirio viene riconosciuto il 21 gennaio 2021, la beatificazione viene celebrata a Bologna in San Petronio, il 26 settembre 2021.
A chi gli chiedeva ragione del suo comportamento, che sfidava ogni rischio, compreso quello di ospitare occasionalmente in casa i partigiani, Giovanni così rispondeva una decina di giorni prima d’essere ucciso: “Io sono pastore e servo di tutti. Ogni anima mi è cara e offro a ciascuno dei miei l’aiuto religioso e fraterno”. Mosso da tale spirito, il 23 agosto 1944 aveva salvato dalla fucilazione 18 ostaggi, dicendo al comandante tedesco: “Liberate questi uomini che hanno famiglia e fucilate me che non ho nessuno”.
Appuntamento in paradiso. Due settimane dopo quell’offerta sacrificale fa testamento, l’8 settembre 1944: “Lascio ai miei buoni parrocchiani questo ricordo: rispetto e amore a Dio, al papa, ai sacerdoti, carità fraterna, aborrizione del peccato, e… il mio appuntamento in paradiso”.
Quando le rappresaglie degenerano in stragi di intere comunità, don Giovanni corre a Bologna, dal cardinale arcivescovo, per ottenere aiuto. Ed è ancora nel capoluogo, in attesa del lasciapassare tedesco, quando gli arriva la notizia che la sua parrocchia è stata devastata, le case incendiate, la popolazione mitragliata. Ritorna sulla montagna senza il lasciapassare e si dedica a seppellire i morti.
Le circostanze dell’uccisione sono oscure. La sera prima c’era una festa presso il comando tedesco, che aveva ordinato alle ragazze del posto di preparare dolci e di restare la notte con gli ufficiali. Don Giovanni per proteggerle passa gran parte della notte con loro – al comando – e si suppone che abbia impedito la violenza su di esse, attirandosi però la vendetta del comandante.
La mattina del 13 ottobre l’ufficiale tedesco lo cerca in canonica, dicendo che è d’accordo con lui per salire in montagna. Vanno insieme al cimitero di Casaglia di Caprara e lì don Giovanni viene ucciso con un colpo alla nuca. Tornando a sera da solo, l’ufficiale così risponde alle donne che gli chiedono dove sia il sacerdote: “Pastore Kaputt”.
Vedi qui un mio più ampio profilo:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/nuovi-martiri/e-martiri-della-dignita-delluomo/giovanni-fornasini-liberate-questi-uomini-e-fucilate-me/
https://gpcentofanti.altervista.org/il-bisogno-di-autentici-cercatori-del-vero/
Rif. 16.20 – martire della carità e della dignità
Il pensiero unico che guida stasera la mia comunicazione omnipervasiva a senso unico con il Signore non è quello alienante dei ragionamenti intralcianti, semi-apocalittici e devianti, ma quello caldo e avvolgente che viene dalle pennellate , di ieri e di oggi, che descrivono questo grande giovane prete. E’ una “vera quercia” di Monte Sole e di quella Chiesa che sta sul monte e che non è nascosta a nessuno.