Susanna si fa i ricci. Susanna e i vecchioni. Susanna salta la transenna e prende il papa per il pallio. Infine – e finalmente – don Georg va a fare visita a Susanna. “A seguito di alcune notizie apparse sulla stampa, il Direttore della Sala Stampa conferma che, nei giorni scorsi, il Segretario personale del Santo Padre, mons. Georg Gaenswein, ha compiuto in forma riservata una visita alla Signorina Maiolo, manifestandole l’interessamento del Santo Padre per la sua situazione. Quanto all’iter avviato dalla magistratura dello Stato della Città del Vaticano, esso seguirà il suo corso fino al suo espletamento“: così un comunicato poco fa. Il fatto è buono, la prosa è pessima: “signorina Maiolo”, “fino al suo espletamento”. E’ la finzione dello Stato Vaticano a produrre quella prosa. Prima finisce e meglio è: la finzione per completo dello Stato – intendo dire – non la sua esistenza sostanziale. Se non c’era la mania di quella finzione, il papa avrebbe potuto benissimo salutare Susanna alla fine della messa, in sacrestia. O il giorno dopo, lasciando alla polizia e alla magistratura italiane ogni altra faccenza. Lei voleva parlare al papa. E’ forse malata, ma di certo sono i malati che hanno bisogno del medico. E meno male che almeno abbia potuto parlare all’ottimo don Georg. I malati, i piccoli, i semplici devono trovare spazio nella Chiesa: dove se no? E spesso lo Spirito parla attraverso di loro.
Don Georg da Susanna: meno male
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Mi piacerebbe un Vaticano che rinuncia a monete e francobolli e una Curia che si concentra sugli elementi essenziali della vita della Chiesa: così scrivevo in un post del 19 giugno 2007. Anche la Magistratura dello Stato della Citta del Vaticano è una finzione alla quale converrebbe rinunciare. Esattamente come alle monete e ai francoboli.
Di monete e francobolii non so; immagino siano una fonte di reddito, come tale da non disprezzare. Sull’episodio però mi schiero decisamente dalla parte del Vaticano: la cosa notevole, di questi tempi, è che non era stato detto a nessuno che il segretario del papa andava a trovare quella povera ragazza e che la noizia è trapelata solo perché se n’è accorto qualcuno all’ospedale dove lei è ricoverata. Naturalmente televisioni e giornali straparlano di “perdono del papa all’aggressore” (neanche fosse San Silvio!). Non c’è nessun perdono da dare, se come pare la poveretta non è compos sui e oltretutto non aveva intenzioni ostili, c’è solo da interessarsi di una persona malata, ma per far questo non c’è bisogno, e non è nemmeno opportuno, che il papa ci vada di persona.
Invece, devo confessare che non mi aggrada del tutto una certa leziosità di Luigi su questo tema (Susanna e i vecchioni, l’agile Susanna ecc.). Penso che venga dallo stesso humus di una certa idealizzazione dei barboni, dei malati di mente ecc. come “spiriti liberi e aerei”, che altre volte mi è parso di notare qui, e da cui mi sento molto lontano. Questa ragazza fa solo una gran pena.
Beh, se Susanna è ora libera e non più costretta in ceppi nelle segrete della Gendarmeria Pontificia è tutto merito di una “affrancatura vaticana”…
Eppure, Leonardo, tra i barboni, malati di mente ecc, gli “spiriti liberi e aerei” ci sono, come ci sono, tra loro, i Calibani. Proprio come tra i cosiddetti “normali”. Che a volte fanno, anche loro, “una gran pena”.
Sì, certamente, ma abbiamo prove che siano più numerosi tra gli uni piuttosto che tra gli altri, o è solo un mito romantico?
Io, per me, con Chesterton trovo che una delle cose più poetiche sia l’orario ferroviario.
(Mi correggo: l’orario ferroviario era poetico, per Chesterton, nella sua Inghilterra in cui un treno partiva immancabilmente a quella certa ora, poniamo da King Cross o da Euston e arrivava immancabilmente a quella certa altra ora, che so, a Edinburgo. La normalità è poetica, ne ricavava il genio di Chesteron. Noi, torturati da Trenitalia – il male, praticamente – saremmo indotti ad altre considerazioni)
Senza troppe leziosità, io apprezzo il tono complessivamente sobrio con cui il Vaticano ha gestito tutta questa faccenda.
Padre Lombadri è stato sereno e rasserenante nei suoi comunicati: il Papa sta bene, la ragazza è malata, ha bisogno di cure più che di pene, la giustizia vaticana sarà mite.
Ora il segretario del Pontefice è andato a trovarla, e il gesto è bello e presentato con adeguata (anche nel ritardo) semplicità.
Direi che non occorre altro, no?
Luigi, perchè scrive “finalmente”?
Che cosa aspettava che il Papa facesse?
Un gesto o delle parole strappa-applausi?
Così lontani dal carattere de nostro Papa che rifugge dalla facilità e dalla teatralità che piacciono tanto ai media?
Ammiro la discrezione con cui il Vaticano sta trattando questo episodio.
Non capisco nemmeno la critica al comunicato della Sala Stampa, che trovo sobrio e corretto.
Che problema c`è a scrivere “signorina Maiolo”? È il suo nome o no?
Ed è normale che questo episodio vada fino alla sua chiusura= espletamento o no?
Ma forse sono delle finezze che mi sfuggono.
A lei, Luigi, a tutte e a tutti, i miei migliori auguri per l`Anno Nuovo!
Luigi non abbisogna certo di “avvocati difensori” (ed io, oltretutto, sarei tra i meno bravi nel compito) ma riterrei, Luisa, che il nostro padrone di casa abbia voluto sottolineare lo stile “burocratico” (“signorina Maiolo”, anzichè, e più “umanamente”, “Susanna Maiolo”, e “espletamento”, anzichè, ad esempio, “conclusione”) del comunicato della Sala Stampa della Santa Sede.
Ciò posto, avevo già notato, anche in questa sede, la “leggerezza” con cui il Pontefice aveva “attraversato” l’episodio e, quindi, concordo “in toto” con le valutazioni dell’amico Francesco73.
Buona domenica sera a tutti !
Roberto 55
Quoto Francesco.
Saluti a tutti.
Una domanda irreverente a Roberto, di cui non gradirei la risposta (so fatto così): come ti senti a Nord est???
Un fraterno saluto a Roberto (che prego di non rispondermi), e a tutti.
E perchè mai, amico Ubihumilitas, non dovrei risponderti ? La tua domanda, oltretutto, è stimolantissima.
Però, se non vuoi, mi fermo qui e mi congedo non senza, ovvio, aver prima ricambiato di cuore il saluto fraterno.
A domani !
Roberto 55
Luisa ha ragione, mi sono espresso male. Non volevo dire – e non ho detto – che il papa dovesse fare gesti clamorosi. Ho scritto che “il fatto (della visita di don Georg) è buono”. Questo era la sostanza. Il “finalmente” e la discussione sulle procedure giudiziarie della Santa Sede hanno confuso il ragionamento. La battuta sulla “prosa” potevo poi risparmiarmela. C’è stata sobrietà nel comportamento del papa e dei suoi collaboratori e credo vada bene quello che si è fatto. Ritratto il “finalmente” e nel commento che segue spiego il “ragionamento” che forse mi è venuto male.
Il ragionamento che non era opportuno fare qui, mescolandolo al gesto della visita di don Georg a Susanna, ma che è un mio pallino – già esposto più volte nel blog – è questo: l’apparato statuale vaticano irrigidisce i movimenti del papa e contribuisce ad allontanarne la figura dal sentimento comune. Questo effetto si realizza indipendentemente dalla volontà del singolo papa, anzi in genere contro la volontà e la sensibilità del papa pro tempore. Pio X e Paolo VI – per esempio – volevano eliminare la Guardia Svizzera, per indicare solo un elemento marginale di quell’apparato, che ritenevano improprio e fuorviante, ma non ci riuscirono. Figuriamoci le monete, i francobolli, le medaglie, l’Annona, lo IOR, la Magistratura. Tutti questi settori dell’ordinamento vaticano a mio parere potrebbero essere delegati – con specifiche convenzioni – allo Stato italiano, come già avviene ad esempio per l’acqua e i telefoni, senza minimamente intaccare il principio della sovranità territoriale nè quello del diritto di legazione attiva e passiva: che sono i due punti realmente rilevanti che forse meritano di essere conservati. Il resto io credo sia un intralcio. Al Vaticano che “continua a giocare al piccolo stato che ha leggi proprie su ogni questione” avevo dedicato un post lo scorso 25 agosto, a proposito della polemica dei leghisti che facevano riferimento alle leggi vaticane in materia di immigrazione clandestina. Ecco: io penso che se non ci fosse una “magistratura vaticana” che deve indagare sulla Susanna Maiolo e tutto fosse affidato all’Italia, il papa sarebbe più libero di rapportarsi con questa sua “figlia” malata.
Conclusione. La mia non è una critica a Benedetto: è una critica al sistema vaticano. Io la facevo tale e quale sotto Giovanni Paolo per la “strage” nella caserma delle guardie svizzere (1998) e ancor prima per la vicenda IOR-Ambrosiano (1982-1983), oltre che in tanti casi minori.
Luigi ha ragione, tutti gli orpelli “statuali” affaticano e intralciano la missione pastorale.
Questo discorso potrebbe essere esteso anche al sistema diplomatico, e c’è chi lo fa: perchè un Papa deve avere degli ambasciatori presso gli stati?
(E del resto, lo stesso Benedetto non è esattamente simpatetico con la categoria dei nunzi e dei diplomatici pontifici…)
E poi potremmo spostarci al Concordato: a cosa serve in fondo? Perchè non regolare tutto con strumenti più ordinari del diritto comune?
(Il Concordato, ad esempio, pesa come un macigno sulla libertà di espressione della Chiesa: se si ha la guarentigia di un trattamento particolare, è pù difficile poi parlare e muoversi come chi non la ha. E i radicali ce lo ricordano a ogni battaglia calda con il mondo cattolico).
Insomma, le diverse prerogative della sovranità temporale (ovvero del simbolo che ne resta) fanno problema.
Ma finchè ci sono, non si può rinunciare a un ordinamento di giustizia autonomo: già oggi il Vaticano ricorre quando lo ritiene alla magistratura italiana, e quel “quando lo ritiene” è prerogativa irrinunciabile della sua autonomia, esattamente come la territorialità e il diritto di legazione.
D’altra parte, ciò può anche essere d’aiuto. Se la Maiolo fosse finita sotto giurisdizione italiana ora sarebbe indagata e probabilmente verrebbe rinviata a giudizio. Oltre alla sostanza, anche questo non renderebbe facile al Papa fare subito gesti di attenzione e premura nei suoi confronti.
Capisco il ragionamento di Luigi e può darsi che abbia ragione: da vicino è possibile che queste cose si vedano meglio. Però l’espressione “e tutto fosse affidato all’Italia” un brivido lungo la schiena lo fa correre …
Innanzitutto grazie Luigi per la sua reazione, le mie erano domande sincere perchè intuivo che sotto doveva esserci altro, che ora mi appare più chiaro.
Non sono esperta in cose vaticane ma a me l`indipendenza dello Stato del Vaticano non dispiace affatto, merita, come dice lei Luigi, di essere conservata, senza il “forse” che lei indica, anche con gli elementi che lei pensa potrebbero essere soppressi.
Un`indipendenza, lo so, tutta virtuale, del resto siamo tutti interdipendenti e lo è senza dubbio ancor più il piccolissimo Stato del Vaticano circondato e dipendente dall`Italia per gli elementi basilari.
Ma simbolicamente ed effettivamente, e per il tempo che durerà, per me quell`indipendenza è giustificata e utile.
Con tutte le conseguenze legate all`esistenza di uno Stato.
E non sto idealizzando il sistema vaticano, anzi immagino facilmente che ci sono eccessi, derive, volontà forse mal orientate, motivazioni non sempre trasparenti, insomma le pecche legate al potere quando è nelle mani dell`uomo, anche quando quell`uomo dovrebbe essere un “uomo di Dio”( non sto parlando del Papa).
A me poi sembra che la “figura ” del Papa arrivi comunque, malgrado “l’apparato statuale vaticano che irrigidisce i suoi movimenti “, mi sembra che le personalità dei diversi Papi che ho “conosciuto”, Giovanni Paolo II da lontano, sono arrivate fino ai fedeli, sono state percepite da loro, nella loro differenza, nella loro singolarità, estraversione, introversione, timidezza, gusto del contatto ravvicinato, riservatezza.
Mi vien da dire, sono state percepite malgrado le diverse protezioni e malgrado chi avrebbe voluto costruire e trasmettere ad arte una figura menzognera, basta osservare i confronti che taluni ancora oggi, a cinque anni di distanza, amano fare fra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI , sempre evidentemente in sfavore del secondo…ma i fedeli rispondono altrimenti, i fedeli sono presenti, i fedeli testimoniano il loro amore per il Papa, anche dietro le transenne, in modo forse troppo entusiastico e talvolta squilibrato, riempiendo, la domenica Piazza San Pietro per ascoltare quella figura bianca che dalla finestra del suo ufficio ci parla e prega con noi.
Non mi ci raccapezzo. A me quel “finalmente” piaceva: mi era parso un gioco linguistico e non una valutazione né tanto meno un giudizio più o meno severo su un’azione che doveva arrivare prima. Mi pareva -era, per me- un gioco su vari titoli: Susanna questo, Susanna quest’altro, e “finalmente” (perché era il titolo più bello) il don che va da Susanna. Tolto quell’ “infine -e finalmente”, tutto il bel gioco si dissolve.
E anche quello che viene dopo (“la battuta sulla prosa”), che era nella stessa linea di quell’attenzione amorosa/divertita al linguaggio, si snatura, perde colore. Peccato. Perché quella critica al burocratese io la condividevo eccome..
Poi c’è l’altra questione, grossa, e lì mi raccapezzo ancora meno. Nella mia storia, la scoperta e la passione per la Tradizione sono andate di pari passo con la svalutazione, la vanificazione, di ogni tradizionalismo. La Tradizione mi ha insegnato che si può -si deve- andare leggeri nel mondo. Ho buttato via tante cose, tante abitudini, e quelle di cui ancora è stato proprio impossibile disfarsi non le considero più che spazzatura di cui prima o poi mi libererò. Perché questo non dovrebbe valere in geneerale? E anche – e soprattutto- per il mio pastore? Insomma, anche per me, come dice Francesco73, “le diverse prerogative della sovranità territoriale (ovvero del simbolo che ne resta) fanno problema”.
Fiorenza, “fanno problema” ma non tanto per me personalmente, sono sincero.
Ho visto che i papi, dal Novecento in qua, non si sono fatti irretire dalle piccole convenienze del Vaticano come Stato. Forse li ha condizionati di più la realtà della Santa Sede come organismo internazionale, ma su questo piano ho sempre visto un’apprezzabile collegamento con le necessità della missione propria della Chiesa.
Se poi ci riferiamo ad alcuni segni esteriori del potere, trovo provvidenziale che siano usati dal Pontefice e dai suoi collaboratori in forma rovesciata: assisi anche tra i potenti del mondo, ma a servizio di quelli che potenti non sono, che non hanno voce e che sono sempre oggetto, mai soggetto della storia.
La contraddizione ha bisogno appunto di un segno visibile.