Nel libro di memorie “Nient’altro che la Verità” [vedi post del 13, del 15 e del 17 gennaio] l’arcivescovo Georg Gaenswein narra nel dettaglio le tribolazioni alle quali andò incontro facendo da “anello di collegamento” tra i due Papi, fino alla vicenda del libro del cardinale Sarah nel febbraio del 2020, quando quella funzione termina per decisione di Papa Francesco. Nei commenti riporto alcuni passaggi della narrazione dell’arcivescovo e infine metto una mia nota di commento al modo brusco con cui spesso Francesco prende e comunica sue decisioni a responsabili della Curia e non solo.
Don Georg alle prese con l’impossibile arte di servire i due padroni Francesco e Benedetto
13 Comments
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Tra vasi di ferro. “Nel mio duplice ufficio di segretario particolare del Papa emerito e di prefetto della Casa pontificia per Papa Francesco, mi sono trovato a ricoprire un ruolo che mi ha fatto sentire – per elevare il tono della riflessione con un riferimento alla letteratura colta – talvolta nei panni del goldoniano ‘servitore di due padroni’ e talaltra come il manzoniano ‘vaso di terracotta tra vasi di ferro’ […]. A fine gennaio 2020, sempre per restare nel paragone letterario, mi ritrovai infatti a essere un ‘prefetto dimezzato’, parafrasando il titolo della famosa opera di Italo Calvino Il visconte dimezzato. Dopo quei torridi giorni di polemiche attorno al libro del cardinale Sarah, lunedì 20 chiesi a Papa Francesco di potergli parlare e lui mi diede appuntamento per fine mattinata, al termine delle udienze. Gli fornii nel dettaglio i particolari su quanto era accaduto e gli chiesi consiglio su come agire in futuro, poiché non sempre mi era facile riuscire a prevenire problemi come quello che si era appena verificato. Lui mi guardò con espressione seria e disse a sorpresa: ‘D’ora in poi rimanga a casa. Accompagni Benedetto, che ha bisogno di lei, e faccia scudo’.
“Restai scioccato e senza parole. Quando provai a replicare, dicendogli che lo facevo ormai da sette anni, per cui potevo continuare ugualmente anche per il futuro, chiuse seccamente il discorso: ‘Lei rimane prefetto, ma da domani non torni al lavoro’. In modo dimesso replicai: ‘Non riesco a capirlo, non lo accetto umanamente, ma mi adeguo soltanto in obbedienza’. E lui di rimando: ‘Questa è una bella parola. Io lo so perché la mia esperienza personale è che accettare in obbedienza è una cosa buona’. La mia preoccupazione fu riguardo al modo in cui si sarebbe comunicata la notizia all’esterno, poiché sarebbero certamente stati sollevati interrogativi sulla mia assenza, ma il Pontefice affermò che non era necessario fare nulla e andò via.
“Tornai al Monastero e durante il pranzo lo raccontai alle Memores e a Benedetto, il quale commentò, tra il serio e il faceto, in modo ironico: ‘Sembra che Papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode!’. Gli ho risposto, sorridendo anch’io: ‘Proprio così…, ma dovrei fare il custode o il carceriere?» [pagine 262-266, passim].
Mia nota. La decisione di Francesco in ordine al dimezzamento di don Georg come prefetto della Casa Pontificia somiglia come una goccia d’acqua al dimissionamento del Gran Maestro del Sovrano militare ordine di Malta (gennaio 2017) e a quello del direttore della Sala Stampa Greg Burke e della sua vice Paloma Garcìa Ovejero (dicembre 2018). Somiglia anche, nella sostanza, all’allontanamento da ruoli curiali primari dei cardinali Burke, Mueller, Sarah. Papa Bergoglio governa la Chiesa come governerebbe la Compagnia di Gesù: lo ha detto qualcuno, non ricordo chi, ma trovo acuta la similitudine. La governa, cioè, con un forte esercizio dell’autorità, che gestisce di persona e che fa valere ad personam. Appunto come un superiore gesuita farebbe con i confratelli a lui affidati. Facendo appello ai vantaggi esperienziali dell’obbedienza. Ma la Chiesa non è una famiglia religiosa. Non tutto quello che nella vita religiosa può essere chiesto in nome dell’obbedienza potrà essere dettato, quasi con le stesse procedure, nel governo di una comunità mondiale al cui interno convivono in delicato equilibrio tradizioni, spiritualità, teologie, consuetudini, diritti particolari, nonchè convincimenti tutti rispettabili e tra loro diversissimi. Una cosa è la pedagogia ignaziana dell’obbedienza, un’altra la moderazione suprema della sinodalità cattolica.
Dio è più grande del nostro cuore, scrive Giovanni nella sua prima lettera. Con quanta pazienza ci aiuta nella storia ad aprire il nostro, anche quello di tutta la Chiesa. Non si impone. E paradossalmente proprio il non imporsi è via per facilitare l’opera del Signore. Dove le beghe dottrinarie diventano campo di battaglia tra fazioni, dove il potere dominante vuole imporre la propria, si matura poco. Che contraddizione voler imporre il progresso. È il libero dibattito pubblico che fa maturare nella gente un sensus fidei sempre rinnovato. Si può volere calare dall’alto e male ciò che può fiorire bene nella Chiesa nel suo complesso, nella vita semplice della gente che cerca risposte autentiche, che la aiutino, non teorie astratte, ideologie. Il regno di Dio è in mezzo a voi. Certo lungo il cammino il nostro aggiusta continuamente il discernimento cercando di adeguarlo alle situazioni reali ma resta la continua meditazione sulle scelte concrete del Gesù dei vangeli. Pensiamo alla parabola della zizzania. Ma anche lì si vede che Cristo maturava nella fede. Quando si costruisce su questa via il sensus fidei del popolo aiuta molto a comprendere per esempio fino a che punto permettere ai furbi di fare i furbi. I discepoli la zizzania la vedono e questo non è poco.
Da: https://gpcentofanti.altervista.org/un-racconto-breve-habemus-papam/
Come diceva giustamente il card. Pell:
Roma loquitur. Confusio augetur.
Caro Luigi,
ho trovato interessante questa recensione
https://wherepeteris.com/ganswein-the-halved-defense/
“Gänswein, la difesa dimezzata”
Un abbraccio a tutti/e
Grazie Teobaldo di ripassare di qua. Fallo più spesso. Condivido i singoli paragrafi della recensione, ma non condivido la valutazione complessivamente negativa. Credo che il libro resterà come documento della difficoltà e insieme del buon esito complessivo della convivenza dei due Papi. Don Georg è spudoratamente sincero. Dispiacerà ad ambedue le tifoserie. Credo che questo sia il pregio del libro.
Rif. 19 gennaio ore 22 – Roma locuta est, causa finita est, ad maiorem…
Secondo la tradizione (sia pure minuscola) vale la “causa finita”. Il bravo cardinal Pell era un progressista nel “latino casereccio”; non seguiva la Summorum.
Considero ineccepibile la riflessione di Accattoli sulla Chiesa secondo Bergoglio; condivido la valutazione, anche per esperienza diretta di vita. La Chiesa non è un ordine religioso della controriforma e non sempre la si può governare come succede talora adesso, sempre ad maiorem Dei gloriam. Per la verità anche critici d’altri tempi dicevano che la Chiesa nel mondo moderno non poteva essere una “grande Polonia”.
Appartiene alla natura del papato la declinazione di governo secondo la cultura e la fede della “chiesa locale” votata.
su Gänswein,
“Annunciare la pubblicazione di questo libro nel bel mezzo delle esequie, denota una mancanza di civiltà… violazione della funzione di segreteria”
(Card.Baltazar Porras)
https://www.religiondigital.org/vaticano/Baltazar-Porras-Buscan-Papa-Francisco-arzobispo-caracas-vaticano-ataques-francisco_0_2524847498.html
“La lettera di Schönborn”
nel libro di Gänswein…
Il Card. Schönborn l’ha definito un’ «indecorosa indiscrezione». «Non credo sia giusto che vengano pubblicate cose così riservate, soprattutto dal segretario personale».
https://www.famigliacristiana.it/articolo/il-cardinale-christoph-schonborn-si-scrissi-io-a-ratzinger-pregandolo-di-accettare-se-eletto-papa.aspx
Come sempre ti devo ringraziare, caro Luigi, perché leggi tu anche per me quello che io non ho alcuna intenzione di leggere, come in questo caso il libro di Gänswein, e mi fai i riassunti. Se quello che vai spigolando è il meglio – e non ho ragione di dubitarne, perché sei del mestiere – non mi sembra imperdibile.
Piuttosto, hai visto? Quest’anno niente esercizi spirituali per i cardinali di curia e il papa durante la quaresima! La tua collega Giansoldati, in un articolo che ho appena sbirciato, ipotizza due possibili motivi di questa insolita (e non spiegata) decisione: che Francesco non voglia nemmeno vederli, i suoi collaboratori, tanto è scocciato per le critiche ormai dilaganti; oppure che non voglia perdere tempo con ritiri e meditazioni perché ha ben altro da fare e così, per non essere “costretto” a parteciparvi, abbia decretato che quest’anno ognuno si arrangia per conto suo. Tu che ne dici? Io a lume di naso direi più la seconda, ma l’esperto sei tu …
Papa Francesco ha governato con le spade gemelle della paura e dell’incertezza.
“Un principe”, scriveva Niccolò Machiavelli, “deve incutere timore in modo tale che, se non conquista l’amore, eviti l’odio”.
Un principe ha bisogno di un certo tipo di paura tra i suoi sudditi per essere un governante efficace. Quale sia il tipo di timore migliore è ancora oggetto di dibattito tra i filosofi politici. Tuttavia, “[Un principe] può sopportare benissimo di essere temuto mentre non è odiato.
“Quando è necessario che proceda contro la vita di qualcuno”, continua il diplomatico e letterato fiorentino nel capitolo XVII del suo Principe, “deve farlo con una giustificazione adeguata e per una causa manifesta, ma soprattutto deve astenersi dal possesso dei beni altrui”.
“Quando il suo popolo è benevolo verso di lui, le congiure sono di poco conto”, consiglia Machiavelli nel capitolo XIX, “ma quando il popolo è suo nemico e lo odia, deve temere tutto e tutti”. Niccolò continua: “Gli Stati ben ordinati e i principi saggi hanno pensato con ogni diligenza a non far cadere i nobili nella disperazione, e a mantenere il popolo soddisfatto e contento, perché questo è uno degli obiettivi più importanti che un principe possa avere”.
Rif. 15.27 – -La durata dei buoni propositi
Anche Wojtyla restò convinto della opinione consolidata di Biffi: i buoni propositi degli esercizi spirituali dei preti e dei religiosi (e dei vescovi) durano al massimo 15 giorni.
Visto che la bella novità degli esercizi comunitari di curia extra urbe non è mai stata molto apprezzata non vedo perché scandalizzarsi del fatto che essi non si terranno più.
Ognuno ci penserà (o non ci penserà) in proprio. Chissà che i bei propositi allunghino il passo che il “gaensweinismo” di curia diminuisca.
Rif. precedente finale
…il passo e che il…