Dodicesimo mio dibattito con Giuseppe Rusconi su Francesco: domani ad Anagni, nella Sala delle Conferenze della Biblioteca comunale, alle 17.30, su iniziativa dell’associazione ‘Anagni viva’. Temi: summit episcopale sugli abusi, visita del Papa ad Abu Dhabi, riforma della comunicazione vaticana, sei anni di Pontificato, ruolo della Chiesa nella Cura del creato. Modera Ciro Fusco.
Aggiornamento al 16 marzo. Dal terzo al settimo commento, le domande del moderatore e gli appunti che avevo con me in vista delle risposte.
Si va in Ciociaria. Questo dodicesimo confronto è il primo che facciamo fuori Roma. Qui puoi vedere la locandina degli organizzatori:
https://girocitta.com/eventi/dibattito-su-papa-francesco-anagni/
Qui informavo sull’ultimo incontro, che fu a settembre:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/domani-mia-decima-pugna-con-rusconi-su-francesco/
Ma chi è Rusconi? Per sapere chi sia Giuseppe Rusconi e che cosa affermi sul Papa, ecco l’indirizzo del suo blog:
https://www.rossoporpora.org/
Summit episcopale sugli abusi. Il recente vertice degli episcopati mondiali (21-24 febbraio) radunati in Vaticano dal Papa a fine febbraio, apertosi all’indomani della conferma della “scardinalazione” dell’ex arcivescovo di Washington Theodore McCarrick, e seguita dalle vicende processuali inerenti altri porporati (Pell, Barbarin), è stato molto seguito dai media e dall’opinione pubblica. Particolarmente forti sono state le parole dei tre interventi femminili. A vostro giudizio, il summit è stato incisivo? E’ stato di solo aggiornamento procedurale o ha omesso questioni fondamentali? E potrà contribuire a segnare una svolta su questa dolorosa vicenda?
E’ stato incisivo. L’ascolto delle vittime. Il monitoraggio delle 21 questioni proposte dal Papa, alle quali il dibattito ne ha aggiunte altre: l’iniziativa nella comunicazione all’opinione pubblica, la revisione delle regole del segreto pontificio e della conservazione della documentazione raccolta nelle indagini. La ricezione dell’allarme in tutte le comunità cattoliche del pianeta. La liturgia penitenziale, paragonabile alla celebrazione della Giornata del Perdono dell’anno 2000. Il ruolo delle tre donne relatrici, alla pari degli ecclesiastici relatori. Erano solo quattro giorni ma un contributo a svoltare l’ha dato. Domani, è certo, si dovrà trattare anche dell’abuso omosessuale adolescenziale e di quello sulle donne e sulle suore. Ma non è stata un’omissione, è stata una scelta di priorità imposta dalla specifica manifestazione – anche giuridica e penale – dello scandalo.
Visita del Papa ad Abu Dhabi. Altro evento molto seguito è stata la visita negli Emirati Arabi Uniti dal 3 al 5 febbraio, dove insieme al Grande Imam di Al-Azhar il Papa ha firmato un documento sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”. Alla vigilia della prossima visita del Vescovo di Roma in Marocco (30-31 marzo), quali effetti potranno avere questa dichiarazione e questi viaggi nelle relazioni tra la Chiesa Cattolica e il variegato mondo islamico? Il testo sottoscritto a Abu Dhabi il 4 febbraio è ardito e innovatore? Quali sono le sue specificità rispetto ad altri documenti similari? Su questo punto mi pare di aver registrato una vostra concorde convergenza…
Un documento importante, da leggere in continuità con precedenti “convergenze” islamo-cristiane, in particolare con la lettera di 138 personalità musulmane ai leaders cristiani intitolata “Una parola comune tra noi e voi” dell’ottobre 2007, e con quanto detto e fatto da Francesco e dal Grande Imam durante la visita del Papa ad Al-Azhar dell’aprile 2017. Specificità e novità: questo testo è insieme più universale e più concreto rispetto a ogni altro. Più universale in quanto si rivolge a “tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana” e le invita a “unirsi e a lavorare insieme […] verso la cultura del reciproco rispetto”, che mira al riconoscimento di “tutti gli esseri umani come fratelli”. Più concreto perché arriva a parlare di specifiche libertà e diritti, fino all’affermazione del diritto di “piena cittadinanza” per tutti e dei “diritti politici” delle donne. Qualche effetto ci sarà. Poco dopo l’incontro con il Papa il Grande Imam ha parlato contro la poligamia ancora largamente diffusa nel mondo islamico.
Riforma della comunicazione vaticana. Che succede nei media e nel sistema informativo vaticano? Il secondo semestre 2018 ha registrato un progressivo mutamento di assetto, iniziato con la nomina del nuovo Prefetto Paolo Ruffini e seguito da quella del Direttore editoriale Andrea Tornielli e del nuovo responsabile dell’Osservatore Romano Andrea Monda, e culminato con i “botti di fine anno” delle dimissioni dei vertici della Sala Stampa (Burke e Garcia Ovejero) e la nomina di un direttore “ad interim”, Alessandro Gisotti, coadiuvato da un team di collaboratori. In altre parole, siamo passati dall’ “uomo solo al comando” (Navarro, padre Lombardi) e da una configurazione autonoma delle testate informative vaticane a una direzione più collegiale e unitaria. Perché è avvenuto questo cambiamento, inserito nella riforma di sistema sollecitata espressamente dal Papa? E questo nuovo organigramma potrà aiutare la comprensione o aumenterà la confusione?
Sta andando a regime la riforma del sistema comunicativo della Santa Sede e quest’ultimo chilometro comporta traumi e scosse di assestamento. Tre ragioni guidano la riforma: ridurre il comparto mediatico (meno persone, meno spese), coordinare le testate, adeguare la comunicazione vaticana – specie la sua capacità reattiva e interattiva – alla velocità e all’aggressività della rivoluzione digitale. E’ ragionevole che le repubbliche indipendenti dell’assetto tradizionale tentino di sopravvivere indipendenti: Sala Stampa, Osservatore, Radio, Centro televisivo che andavano ognuna per conto proprio e in gelosia o concorrenza tra loro, ora devono fare sistema e si può capire che stentino ad accettare il sistema. Così interpreto le vicende ultime delle persone nominate nella domanda. Mi dispiace per quanti vi sono restati coinvolti, tutti amici di lunga data, ma apprezzo la riforma e auguro che riesca.
Sei anni di Pontificato. 13 marzo 2013 – 15 marzo 2019. Sei anni di papa Francesco. Un tempo sufficiente, in un anno, il 2019, in cui l’agenda papale è densa di eventi (da ultimo, fra quelli previsti, il Sinodo panamazzonico ad ottobre), per dire qualcosa di riassuntivo su questo pontificato. Qual è il bilancio, a vostro avviso? E dove intende condurre la Chiesa in questo e nei prossimi anni il pontefice venuto “dalla fine del mondo”?
Intende portarla a un fattivo avvio di quella che ha definito come “riforma missionaria della Chiesa in uscita”. C’è resistenza a quella riforma ed è presto per bilanci e riassunti, ma il Papa continua a camminare in quella direzione. Indico qualche segno del cammino, tutti caratterizzati da vedute ampie, di audacia apostolica, tipiche del carisma missionario gesuitico: l’incontro con il patriarca ortodosso russo Kirill, l’accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi, la dichiarazione di Abu Dhabi della quale abbiamo appena parlato, la riforma del processo matrimoniale, della pastorale familiare e giovanile. All’orizzonte, con l’avvicinarsi del Sinodo dell’Amazzonia, l’ordinazione di anziani sposati per assicurare la celebrazione ordinaria dell’Eucarestia e degli altri sacramenti a tutte le comunità ecclesiali. Interpreto le resistenze come una riprova della portata innovatrice del cammino che si sta compiendo.
Ruolo della Chiesa nella Cura del creato. La questione ambientale è diventata centrale. I cambiamenti climatici li vediamo e li registriamo ormai quotidianamente con l’impazzimento delle stagioni e con le emergenze naturali. Nel prossimo futuro sono destinati ad aumentare i migranti ambientali, in fuga da territori sottoposti a siccità e calore intenso. A essi si aggiungono drammi e criticità acclarate, come quelle che da tempo vive questa Valle del Sacco con l’inquinamento ambientale da rifiuti industriali. Quale riflessione si può fare e che aiuto può venire dall’insegnamento di Papa Francesco, espresso in tanti suoi interventi e principalmente nell’enciclica “Laudato Sì”?
Può venirne un aiuto importante purché i cattolici accolgano l’insegnamento del Papa. Direi che ci vanno lenti, in quest’accoglienza. Anche qui c’è in atto una fronda antipapale che ironizza sull’impegno ecologico esattamente come analoghe fronde hanno attaccato i Papi precedenti a ogni tappa di ampliamento della predicazione sociale della Chiesa. “Perché un Papa deve occuparsi dell’ambiente e del pianeta?” si obietta oggi, come a lungo furono respinte lungo gli ultimi 130 anni tutte le conversioni morali suggerite dai Papi in risposta alle sfide venute dalle mutazioni storiche. Perché la Chiesa deve entrare nella questione operaia e parlare persino dei salari, si obiettava a Leone XIII autore della “Rerum Novarum” (1891). Che ingenuità questo farsi propugnatori della pace che è una bandiera della propaganda comunista, si esclamava contro Giovanni XXIII che pubblicava la “Pacem in Terris” (1963). Ci mancava un Papa che facesse propria la demagogia terzomondista, era l’accusa contro il Paolo VI della “Populorum progressio” (1967). Il cattolico operoso è grato di queste sollecitazioni ad aprire gli oggi sulle nuove responsabilità storiche segnalate dalla progressiva valorizzazione della dimensione sociale della fede cristiana. “Cattolicismo. Gli aspetti sociali del dogma” è un’opera maestra del gesuita De Lubac pubblicata nell’anno di Dio 1937. Le radici della Chiesa in uscita del Papa gesuita sono anche in quell’opera.
Quanti problemi per la Chiesa! La mia unica consolazione è che stasera il nostro vescovo celebrerà la stazione quaresimale nella chiesa ? non più regolarmente officiata di San Francesco.
Il punto interrogativo lo.ha messo erroneamente il computer.
Giuseppe Rusconi ha pubblicato una sua cronaca dell’incontro di Anagni:
https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/852-anagni-citta-papale-xii-duello-accattoli-rusconi.html
Registrazione. Gli organizzatori dell’incontro di Anagni lo hanno registrato in audio e video. Quando mi invieranno la registrazione, l’inserirò.