C’è chi mi ha definito “un ragazzo in gamba”, chi mi considera “senza spina dorsale”. Chi mi ha invitato “a fare quattro passi” e chi mi chiede di “sedermi a prendere un caffé”. Sono le prime gaffe che, “su due piedi”, mi vengono in mente. – Così Simone Fanti dalla sua sedia a rotelle, nel blog INVISIBILI del Corsera. Invito i visitatori a visitarlo. Nelle storie di vita che vado raccogliendo mi occupo spesso del riscatto dei disabili: loro che puntano i piedi e si fanno accettare, gli altri che li trattano alla pari. Il disabile che ironizza sulla sua condizione e sul disagio che provoca intorno è una forma di quel riscatto. La più leggera e dunque la più comunicativa.
Disabili ironici: segnalo il blog “Invisibili” del Corsera
4 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Sul riscatto dei disabili vedi le storie contenute nel capitolo 4 LA REAZIONE ALL’HANDICAP della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto. Nella seconda di quelle storie – GIANCARLA MATTEUZZI ENTUSIASTA DELLA CARROZZINA ELETTRICA – puoi trovare occhiate ironiche sull’handicap e sui suoi spettatori, con un paragrafo sullo sguardo dei bambini che molto somiglia a quanto scrive Simone Fanti nel testo linkato qui sopra.
Ci sono disabilità che colpiscono gli altri inevitabilmente.
Si fa finta di niente, ma è solo una finta, inutile negarlo.
E si prova pena; ed è vero che spesso nel non darlo a vedere si fanno passi falsi, dovuti all’imbarazzo, che i primi a vedere sono proprio i disabili.
Le parole di Simone Santi, condite con tanta intelligente ironia, descrivono a meraviglia la realtà dei fatti.
Per i famigliari queste persone sono semplicemente degli angeli.
Per noi, se avessimo una consuetudine di vicinanza con loro, sarebbe lo stesso e avremmo la possibilità di apprezzare le qualità che in essi esistono a livello più puro (lo sottolineo) che nei “normali”.
Proprio ieri, mentre mi accingevo ad entrare in un ambulatorio medico, un ragazzino “non normale” lì vicino si è affrettato ad aprirmi la porta per entrare. E soddisfatto del mio “grazie” (pronunciato con una certa sorpresa), si è allontanato tranquillo ad aspettare la mamma che sorrideva compiaciuta.
Un altro sarebbe stato così gentile? Me lo sarei sognato.
Grazie della segnalazione, carissimo Luigi.
Ma, in definitiva, non siamo un po’ tutti disabili? Questa dovrebbe renderci più attenti alle difficoltà degli altri.