Difendo Rosy Bindi dagli attacchi che le vengono da tutte le parti. Non difendo il disegno di legge sulle convivenze, che mi ha provocato grane professionali in quantità, ma difendo lei come ministro, in nome del rispetto che è dovuto alla responsabilità dei politici e dei governanti, che si esercita nella mediazione. Lei ha mediato. La ricordo come vitale amica dell’Azione cattolica e la abbraccio in segno di solidarietà in un momento difficile.
Difendo Rosy Bindi
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Condivido le sua parole, caro Luigi.
Pur avendo personalmente molte riserve sul ddl “coppie di fatto”, al ministro Bindi va riconosciuto il merito della mediazione politica.
Saluti.
Buona domenica a tutti 🙂
Mi permetto,rispettosamente,di dissentire.
Rosy Bindi è un Ministro della Repubblica e come tale ha tutto il diritto di fare le proprie scelte politice,in piena responsabilità.
In democrazia le decisioni di un politico vengono poi sottoposte al vaglio dei suoi elettori alla successiva tornata di votazioni.
Io sono assolutamente contraria al DDL “Dico” per ragioni etiche e per motivi pratici:lo trovo un gran pasticcio che potrebbe creare più problemi di quelli che tenta di risolvere.In questo,condivido l’opinione dei Vescovi.
Penso che si tratti di una legge-manifesto che può aprire una breccia nel concetto di famiglia.Nei fatti,ora,esisteranno tre modalità di convivenza:il matrimonio,la convivenza senza DICO,la convivenza con DICO.
Ma lasciamo perdere i problemi etici e giuridici.
Ciò che più mi disturba è l’atteggiamento della Bindi:non può dirsi rammaricata e dispiaciuta perchè non ha ottenuto la “benedizione” della Chiesa.
Sa benissimo che questa non era disposta a scendere a compromessi.Perchè allora quelle dichiarazioni su una Chiesa “arroccata”?
Mi ha disturbato molto la sua intervista di ieri ad un famoso quotidiano.
Il Ministro della Repubblica fa le sue scelte,in libertà ed autonomia,ma poi non può accusare la Chiesa di oscurantismo se ribadisce i suoi principi.
La Bindi vada avanti nel suo progetto se ritiene di essere a posto con la sua coscienza,ma non accusi la Chiesa,i Vescovi e il Papa se si permettono di dissentire.
A questo aggiungo che è un vero peccato che i principi non negoziabili di cui parla Papa Benedetto siano difesi più dai cosiddetti atei devoti che dai cattolici impegnati in politica.
Mi dispiace molto ma ritengo che,ad oggi,il quotidiano più obiettivo sia “Il Foglio” e la trasmissione in cui le parti in causa vengono ascoltate su un piano di parità sia “Otto e mezzo”.
Saluti MG
Credo anche io che Rosy meriti rispetto.
E’ una politica aperta, sanguigna, solare, simpatica.
Non mi piace che la cosiddetta “fatica della mediazione” l’abbia tirata fuori tutta solo sui pacs (o dico). E solo per le questioni interne al suo schieramento.
Non mi piace nemmeno il modo con cui ha portato avanti le sue scelte di cattolica impegnata in politica in una stagione cruciale come quella di dieci-dodici anni fa.
E non mi piace il fatto che ogni volta che si parla di rapporti tra cattolici si affretta sempre a sottolineare le differenze di sensibilità, di “carismi”, di priorità e stili.
Appartiene a una stagione di lacerazioni che secondo me sarebbe da archiviare.
Ma per il resto, la stimo.
C’è un aspetto che in tutta questa vicenda sinceramente non capisco e per il quale vi chiedo una spiegazione:
dal punto di vista cristiano c’è questa grande differenza tra una convivenza e un matrimonio civile? Per lo Stato la differenza ci deve essere, è giusto che rimanga e che non venga fatta confusione, ma di fronte a Dio il matrimonio civile non dovrebbe avere nessun valore, tanto è vero che chiunque può sposarsi tranquillamente con rito religioso anche se ha dei figli da un primo matrimonio civile.
A me sembra che l’allarme per la famiglia cristiana venga già dall’aumentare della percentuale di matrimoni civili. Mi sembra chiaro che una qualsiasi forma di riconoscimento di unioni di fatto andrebbe a invadere il campo solo del matrimonio civile: se qualcuno è deciso a sposarsi di fronte a Dio non si lascia certo distogliere da Dico o Pacs. Se per assurdo invece si facesse convincere a non sposarsi “in chiesa” da una leggina di questo tipo, forse sarebbe un bene, perché chiaramente si sarebbe sposato senza nessuna consapevolezza del valore sacramentale del gesto.
Per questo non capisco tutta questa agitazione per una questione che riguarda il rapporto tra matrimonio civile e convivenza. Mi si potrebbe obiettare che la Chiesa ha comunque come interesse il bene comune, ma allora sarebbe giusto lanciare l’allarme e spiegare i rischi a cui la società andrebbe incontro, ma poi fermarsi.
Paradossalmente, i cristiani potrebbero vedere in questo dibattito civile più che una minaccia un’opportunità per testimoniare agli altri la bellezza della famiglia cristiana.
Credo che invece in questi giorni li stiamo solo spaventando.
Ciao Fabrizio,secondo me c’è una bella differenza fra matrimonio civile e convivenza,anche dal punto di vista cristiano.
Il matrimonio è un impegno pubblico fra due persone di sesso diverso,che decidono di formare una famiglia.Essa può essere cattolica,protestante,musulmana o ebrea,ma è una società naturale fondata sul matrimonio.
Con i DICO,invece,si prospetta un legame affievolito,una scorciatoia,un insieme di diritti “a punti” che indubbiamente potrebbe apparire più accattivante del matrimonio:più diritti,meno doveri.Va male?Basta mandare una raccomandata.
Non vorrei essere la moralista di servizio….ma stamattina riflettevo sulle nozioni dovere e sacrificio. Mi domandavo se questi termini esistono ancora nel nostro vocabolario, sopratutto la parola sacrificio.
Mi dicevo ,e scusate se mi ripeto, che se due persone scelgono di rinunciare al matrimonio ed ai doveri ad esso connessi, scelgono pure di rinunciare e dunque fare il sacrificio dei diritti che solo il matrimonio conferisce .
Evidentemente in una società in cui il desiderio del singolo si trasforma automaticamente in diritto, il mio discorso ha un odore di naftalina, o di un prodotto la cui data di conservazione è largamente oltrepassata.
A parte il messaggio ambiguo trasmesso alle giovani generazioni, introducendo l`idea di una libera scelta fra due forme di convivenze, mi pare più che chiaro e, da osservatrice a distanza non riesco a capire che ciò possa essere messo in dubbio, che questa legge, se e quando passerà, costituirà un`alternativa al matrimonio che non sarà così più la sola forma di convivenza riconosciuta dalla legge.
Una breccia che non potrà che allargarsi in futuro.
Buona domenica a tutti, Luisa
Concordo con Maria Grazia per entrambi i suoi messaggi. Il matrimonio civile, benché dissolubile, implica comunque un livello di impegno pubblico che non permette di accostarlo alla convivenza. Torno a sottolineare l’aspetto dell’esclusività del vincolo, che nel matrimonio civile c’è (la bigamia è un reato), mentre nella convivenza regolata secondo la Bindi-Pollastrini non mi pare garantità.
Per quanto riguardo le critiche a Rosy Bindi, vorrei dire a Luigi che la vicinanza ad un’amica gli fa onore (anch’io la penso così, anzi a volte sono portato a pensare che “semel amicus sempre amicus” ) però è del tutto normale che un politico sia criticato, anche aspramente, per la sua azione. Potrà dispiacergli, ma non c’è niente di ingiusto o di ‘cattivo’ in questo.
Più in generale: la chiesa non è dura, ‘cattiva’, arcigna e nemica degli uomini perché dice quel che deve dire. Se uno sbaglia, gli dice che sbaglia, poi farà lui quello che crede. In questo caso, poi, l’intervento dei vescovi in campo politico è del tutto legittimo perché si sta parlando di una materia che attiene direttamente alla loro sfera di competenza.
Normale che sia criticata, normale che sia difesa. Luigi
Chiedo scusa, ma mi ero dimenticato di aggiungere una cosa: si deve dare atto, io credo, alla chiesa cattolica di intervenire sempre a ragion veduta, con prudenza, e in modi rispettosi. Qualcuno ha notato la reazione dei rabbini italiani al libro (annunciato) del prof. Ariel Toaff, Pasque di sangue? Prima ancora di averlo letto, hanno reagito inviperiti, praticamente ‘scomunicando’ il povero Toaff, colpevole di avere scritto un libro scientifico che propone una tesi scomoda, e per di più hanno coinvolto nella condanna il padre di Toaff, l’ex rabbino capo di Roma, un uomo di 92 anni. Ariel Toaff, in un’intervista se ne è giustamente lamentato. Ripeto, tutto questo senza ancora aver letto li libro.
Scusate di nuovo, ma quanno ce vo’ ce vo’!
Sì,caro Leonardo,ho seguito la polemica e mi stupisco della politica dei due pesi e delle due misure.Ho il più grande rispetto per i rabbini,ma non capisco l’atteggiamento dei giornali pronti a prendere le loro difese,a ospitare le loro critiche a Toaff,ma non disposti a fare la stessa cosa con i cattolici.Si critica il Papa?Libertà di espressione!Lo si insulta come nella manifestazione di ieri?Libertà di pensiero.Si critica il libro di Augias?Oscurantismo!Non oso immaginare ciò che accadrà all’uscita del libro del Papa.
Fanno bene i rabbini a criticare Toaff se il libro ha delle pecche,fa bene lo scrittore a difendersi.Mi piacerebbe che la stessa opportunità venisse data ai cattolici.
A questo proposito consiglio la lettura del libro “Senza radici” in cui l’allora cardinale Ratzinger analizza,fra le altre cose,anche il diverso atteggiamento verso ebrei e musulmani rispetto ai cristiani(e lo si è visto anche a Ratisbona).
A proposito di media,mi pare che i tg(in particolare Brunelli del tg2)siano rimasti un pò delusi per il fatto che oggi il Papa non abbia parlato dei DICO.
Sbaglio?
Benedetto ha fatto un discorso importantissimo sulle cure palliative.Troverà posto domani sui giornali?Ci sarà un approfondimento o su questo merita l’attenzione solo qualche cardinale?
Domani la prova del nove.
Da Mario Serafin ricevo questo messaggio:
“Caro Luigi, anch’io difendo e rispetto Rosy Bindi. La questione delle convivenze di fatto è delicatissima. Sono convinto che l’abbia affrontata e la soffra nell’esercizio responsabile del suo ruolo istituzionale di ministro e di donna impegnata in politica con il retaggio di convinzioni maturate in una formazione cristiana seria, che ha come referente di grande credibilità il suo maestro Vittorio Bachelet. Non dimentico che politici cristiani del livello di Alcide De Gasperi e Aldo Moro hano avuto le loro difficoltà e incomprensioni con le gerarchie ecclesiali, sia pure su scelte di quadro più generale rispetto a quello, di merito più specifico, in cui la Bindi è oggi contestata nel suo retroterra di provenienza. Noi nonni, pur cresciuti negli stessi ambienti da lei frequentati, abbiamo imparato dalla vita e con i figli di questo tempo quanto sia mutato il contesto in cui scegliere e vivere l’esperienza familiare. Importano molto i principi e le leggi, ma conta forse di più il clima complesso e complessivo in cui si è immersi, con edonismo e mammona imperanti, verso cui non meno solerte e insistente dovrebbero farsi sentire il richiamo e il rigetto. Spero che i nostri vescovi e i loro strumenti di comunicazione riescano a intervenire con stile di discernimento e linguaggio di misericordia. Cari saluti. Mario Serafin”.
Fonte ADNKRONOS
Con il via libera dato ieri dal Consiglio dei ministri al ddl sulle unioni civili, arrivano i ‘dico’, diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi. Un errore considerarli frutto dell’evolversi dei tempi e dei cambiamenti sociali. Antenati dei ‘Dico’ sono stati i ‘friedelehe’ (patto di pace o di amicizia), che esistevano già all’epoca dei franchi e lo stesso Carlo Magno, prima di sposare la principessa longobarda Ermengarda, si unì con rito civile a una giovane aristocratica. Lo riferisce all’ADNKRONOS Franco Cuomo, scrittore e giornalista, saggista e drammaturgo, che lega il suo nome alla saga di ‘Gunther d’Amalfi, cavaliere templare’ e a ‘Il codice Macbeth”, romanzi entrambi finalisti al ‘Premio Strega’, e che alla storia di Carlo Magno ha dedicato cinque volumi.
”In realtà era già in uso -spiega lo scrittore- nella società franca, fin da prima che Carlo Magno realizzasse il suo progetto di unificazione dell’Europa, una forma di contratto simile a quello matrimoniale ma con effetti esclusivamente civili, denominato ‘patto di pace’ o ‘di amicizia’ (friedelehe)”. E anche all’epoca, sottolinea lo scrittore, “fu necessario un compromesso con i cattolici, perché se riguardo al ‘friedelehe’ il clero franco era molto tollerante, il papa e il clero romano lo erano meno”.
Il clero, i vescovi franchi mediarono, per poter salvare i principi ecclesiastici ma anche la liberta’ e gli usi franchi. Una mediazione simile a quella a cui si assiste oggi. “Oggi come allora – spiega Cuomo – si è cercata la mediazione tra posizioni diverse e alcuni cattolici ora guardano alla cosa con una certa tolleranza”.
“I patti di amicizia e di amore furono presi infatti a quei tempi molto sul serio anche dal clero – racconta Cuomo – Carlo Magno era il ‘braccio armato della chiesa’, ma pur accettando le regole cristiane e le istituzioni non volle rinunciare a quella che era una tradizione molto saggia che evitava di creare situazioni chiuse e immutabili ma garantiva anche la possibilità di cambiamenti. Il patto di amicizia e di amore, che valeva anche per unioni omosessuali, ebbe un ruolo importante politicamente perché permetteva una certa libertà in prospettiva”.
”Si puo’ capire – osserva Cuomo – quali reazioni ci fossero state da parte del clero di Roma per gli scambi sempre più frequenti con quello delle Gallie, nell’apprendere quanto diffuso fosse tra i franchi questo retaggio di paganita’. Ed per questo che Pipino, dopo avere ammonito piu’ volte i suoi sudditi e gli aristocratici in specie a sposarsi secondo il rito cristiano, aveva voluto che l’assemblea nazionale si occupasse di stabilire regole certe d’intesa con i vescovi romani”.
”L’alleanza stretta da Pipino con la Chiesa di Roma nell’VIII secolo dopo Cristo – racconta Cuomo – non impedì il mantenimento di questa tradizione tipica di una societa’ libera e barbarica, anche se fu necessario discutere il problema in un’assemblea popolare tenuta per volonta’ del re nella villa regia di Compiegne. La questione delle leggi che avrebbero dovuto regolamentare il vincolo matrimoniale tra i franchi, ora che Pipino si era proposto come difensore universale della Chiesa, aveva sicuramente una sua importanza, ma non tale da indurre il popolo a modificare secolari tradizioni, peraltro fondate su di una elementare saggezza”.
Lo stesso Carlo Magno al suo primo innamoramento decise di unirsi a una giovane aristocratica di modesto rango, Imiltrude, che gli avrebbe dato il primo figlio, di nome Pipino come suo padre. “Scelse di legarsi con il rito della ‘friedelehe’ – spiega lo scrittore – probabilmente consigliato dalla sua stessa madre Berta per evitare problemi di indissolubilità nel caso la ragione di stato avesse suggerito l’opportunità di un nuovo matrimonio”. ”Come di fatto accadde – prosegue – quando per cercare una intesa coi Longobardi venne imposto a Carlo di sposare Ermengarda, figlia di re Desiderio e sorella di Adelchi. Carlo si sottopose con amarezza a questa necessità, ripudiando l’amata Imiltrude per sposare invece (con rito rigorosamente cristiano) la poco desiderabile Ermengarda, che contrariamente alle fantasiose descrizioni dei poeti, era brutta e grassa, oltre che sterile”.
P.S.
Apprezzo l’onestà della Bindi
Maria Grazia e Leonardo, la vedo anche io la differenza che c’è tra matrimonio civile e convivenza.
Davanti a Dio e alla Chiesa però, il vero e unico “salto ontologico” (Benedetto forse direbbe così) è la grazia del Sacramento, che trasforma l’amore umano in amore divino. Durante la preparazione al mio matrimonio rimasi abbagliato dalla ricchezza di significato e di valore di quello che stavamo per fare, per cui mi sembra molto sterile discutere se la dichiarazione dei Dico debba essere congiunta, disgiunta o contestuale.
Conosco e sono amico, come immagino tutti voi, di tante giovani famiglie sposate civilmente o conviventi, e francamente mi sento “diverso” tanto dalle une quanto dalle altre, perchè entrambe hanno deciso di fare a meno della grazia dello Spirito Santo.
Se poi la loro casa sia fondata sulla sabbia un po’ più o un po’ meno resistente, come cittadino sono giustamente preoccupato, ma come cristiano so che la roccia è comunque un’altra cosa.
Per cui semmai la mia vera preoccupazione non è se in futuro ci sarà qualche matrimonio civile in meno e qualche dico in più, ma è per la diminuzione dei matrimoni religiosi, perchè significa che noi famiglie cristiane non siamo abbastanza brave dal trasmettere la gioia per la grazia che abbiamo ricevuto.
Buona giornata a tutti, Fabrizio
Condivido la tua preoccupazione Fabrizio, ma non penso che la discussione sia sterile, e vedo che comunque anche come cittadino sei preoccupato.
So che vado contro il pensiero unico che fa degli omosessuali una categoria di intoccabili, sui quali è doveroso tacere, a rischio di essere trattata di omofoba, ma sapendo che tale non è il mio caso, mi permetto di condividere la mia riflessione con voi.
È mia intima convinzione che, se la lotta dei conviventi eterosessuali si è innestata sulla battaglia degli omosessuali , la vera battaglia che è alla radice di tutte le lotte che si stanno combattendo in Italia e altrove, è quella dell`equiparazione delle coppie omosessuali e eterosessuali con pari diritti, compresi l`adozione e procreazione assistita.
Queste due ultime pretese domanderanno più tempo per ottenere vittoria , ma in tanti ,in troppi paesi, si sono già trasformate in diritti .
È illusorio e secondo me fare prova di mancanza di lungimiranza, nascondersi la realtà, dicendo : “in Italia non succederà mai “.
È dunque di primaria importanza non aprire la minima breccia, in caso contrario, a più o meno breve termine , si vedrà in Italia l`unione omosessuale elevata alla dignità del matrimonio . Dire :” ma non sarà che un matrimonio civile, che importanza ” , mi sembra far prova di leggerezza, da noi si dice ” légèreté coupable”, cioè leggerezza colpevole.
Certo poi che, caro Fabrizio, condivido la tua preoccupazione per la diminuzione dei matrimoni religiosi. La perdita del senso del sacramento del matrimonio.
Non si può non vedere anche quanto la famiglia è vacillante,quanto manca la capacità di impegnarsi sul lungo termine , quanto sempre più difficile diventa lottare insieme di fronte alle difficoltà, invece di gettare il matrimonio come un fazzolettino di carta.
È la famiglia ” tradizionale” che va aiutata, è su di lei che vanno concentrati gli sforzi sociali, economici.
Ma ciò non sarà sufficiente se contemporaneamente non si fanno le prese di coscienza necessarie pe capire come le nostre società occidentali sono arrivate a questa situazione. Il problema è di sapere se abbiamo voglia di porgerci queste domande o se ne abbiamo ancora la capacità. Comprese, Fabrizio, le domande che dovrebbe porsi un cattolico.
Buona settimana, Luisa
Leggo oggi sul Corriere (per rispondere a Leonardo) che è stata esplicitamente esclusa la possibilità per un convivente di dichiarare un’ulteriore convivenza.
Per il resto, capisco e rispetto molte delle critiche avanzate, ma… temo che molti tendano a sopravvalutare la portata sociale di questa legge. So bene che le leggi contribuiscono a formare la morale comune e che quindi nessuna legge è veramente indifferente a livello morale, e questa non farà eccezioni. Tuttavia le convivenze sono già state abbondantemente sdoganate nel pensiero comune, nulla può sdoganarle di più. Ai corsi pre-matrimoniali nella mia parrocchia (provincia di Bologna) la quasi totalità delle coppie che si presentano convive già, spesso da più anni, non di rado con figli. Fanno eccezione quasi soltanto le coppie dei miei amici che frequentano la parrocchia con un percorso cristiano serio e convinto. E stiamo parlando di coppie intenzionate a sposarsi in chiesa, quindi non di persone divorziate, né separate, né tantomeno omosessuali, né ostili al matrimonio, e almeno anagraficamente cristiane. Con i miei amici di fuori-parrocchia, quando dichiaro che non ho alcuna intenzione di convivere prima del matrimonio, vengo guardato con la blanda curiosità riservata a un alieno innocuo con innocue fissazioni.
Vogliamo parlare di questo? Le convivenze non si riducono affatto alle coppie gay, ai divorziati o a pochi irriducibili oppositori del matrimonio. Molte si risolvono in un matrimono (che non di rado si “risolverà” anch’esso in fretta), molte altre no.
Si dice che da parte dello Stato c’è bisogno più di serie leggi a favore della famiglia che di disciplinare le convivenze. Probabilmente è vero.
Ma da parte della Chiesa non c’è forse più bisogno, più che di barricate parlamentari, di una seria educazione cristiana sulla bellezza, sulla grandezza, sull’infinito mistero del matrimonio?
P.S. Rosy Bindi è una grande politica cattolica.
P.P.S. Qualcuno legga il libro di Toaff jr. che così ne parliamo 😉
Mi permetto di trascrivere parte dell`articolo scritto ieri da Carlo Cardia su Avvenire .
” È questo spirito delle leggi che, ove approvato, parlerà a tutti, giovani o meno giovani, dicendo loro che questi due piani, matrimonio e convivenze, famiglia e facsimili, possono essere interscambiabili, sono lasciati alla loro assoluta discrezione senza che la collettività esprima una vera preferenzialità. È l’arrendersi della legge di fronte ai desideri individuali, anche a quelli provvisori.
Nelle proposte, poi, c’è qualcosa di più preoccupante. C’è l’equiparazione di principio dei ra pporti eterosessuali ai rapporti omosessuali, fino a ricomprenderli dentro lo stesso orizzonte, la medesima semantica, della convivenza e della famiglia. Questo è inevitabilmente il nuovo spirito delle leggi che si affaccia e viene fatto penetrare nelle pieghe della società, tra i giovani e gli adulti, tra gli uomini e le donne.
Si è consapevoli di ciò che vuol dire questa scelta strategica? La legge non fa una scelta neutra, né interviene per tutelare le parti deboli di un rapporto di fatto. Essa interviene per elevare l’omosessualità allo stesso livello della eterosessualità. Riportano i giornali che in una scuola del Nord si è effettuato un test per far capire ai giovani se abbiano tendenze omosessuali più o meno latenti, e tranquillizzarli poi perché si tratta di un fatto assolutamente naturale. In Inghilterra tempo addietro si mostrarono in una scuola filmini di amplessi promiscui per invitare poi i ragazzi a scegliere liberamente tra le varie tendenze. Trionfa così nell’educazione l’indifferenza assoluta per ogni opzione affettiva e sessuale.
C’è un nesso tra questi fatti e le norme proposte? C’è, ed è nello spirito delle proposte. Perché una volta equiparati i diversi tipi di rapporti, è inevitabile che si aprano le porte alla loro piena legittimazione, fino all’esaltazione culturale ed emotiva. Inoltre, accettata l’equiparazione, dov’è il discrimine per consentire un giorno l’adozione ad un certo tipo di conviventi e negarla agli altri? Se nello spirito della legge prevale l’eguaglianza delle scelte verranno meno le ragioni per resistere a proposte che oggi si nascondono ma emergeranno non appena il primo impatto psicologico verrà superato”.
Saluti, Luisa
Chiedo a qualcuno di buona volontà di far finta che io sia un bambino che alle elementari vuol sapere dalla maestra cosa siano, in parole povere, i Dico: chi me lo spiegherebbe facendo finta che io sia un’anima innocente ancora tra i banchi di scuola?
Si continua a parlare di equiparazione, ma equiparazione in realtà nella legge non c’è.
L’equiparazione c’è nella società, nei media (e in particolare nelle TV… e non scendo nei particolari), nel pensiero e nella prassi comuni. E’ un dramma, ma è così, e secondo me _in questa situazione_ (ma da almeno 15 anni) non ha più alcun senso cercare di dissuadere alla convivenza usando gli strumenti della legge. Ha senso, invece, educare, cristianamente e umanamente. Con tutta la fatica del caso (in parrocchia i miei sedicenni difendevano dogmaticamente l’idea che una coppia DEVE andare a convivere prima del matrimonio per “testare” l’unione…).
Premettendo che io parlo sopratutto di equiparazione omo-eterosessuali, mi sembra che la strada che l`Italia stia prendendo sia piuttosto quella della facilitazione e non quella della dissuasione .
Certo che non si può dissuadere alla convivenza , omo o etero , che è e deve restare un fatto privato, il passo da non fare è di incoraggiarla con leggi apposite.
Sarà il primo scalino , in salita, o in discesa, che porterà alla situazione che conoscono tanti altri Paesi .
Ma temo che la spinta è talmente forte, che gli scalini , uno dopo l`altro, saranno saliti o scesi , sino a dove?
Saluti, Luisa
Caro Luca Grasselli, ti leggo sempre molto volentieri e condivido lo spirito dei tuoi ultimi due commenti. Io di corsi in preparazione al matrimonio ne organizzo tutti gli anni e comprendo bene le cose che scrivi. Purtroppo (da ambedue le parti) si è fatta una questione ideologica di fatti che andavano invece affrontati in maniera molto più pragmatica e laica.
Caro DonMo,francamente non La capisco.
Ho sempre pensato che i sacerdoti debbano riconoscersi nel Magistero e difendere la Chiesa,ma evidentemente non è obbligatorio.Anche in questo sta la grandezza della Chiesa Cattolica.
Io farei un applauso al senatore Cossiga:
http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=1135380
Purtroppo io non ho la fortuna di vivere sotto la giurisdizione del Vescovo di Roma ma,essendo il Papa,Primate d’Italia,so di potermi appoggiare completamente al suo Magistero e non alle parole,assenti,del mio arcivescovo,di cui è pietoso e saggio,come direbbe Eco,tacere anche il nome.
Saluti MG
DonMo, potrebbe spiegarmi che cosa intende per affrontare in maniera pragmatica, ma sopratutto laica, quello che lei chiama fatti, e che io chiamerei piuttosto problemi fondamentali delle nostre società?
Vuol forse dire che la Chiesa non deve ficcare il naso in fatti solo privati ?
E la dimensone religiosa , dove la mette ? Quale importanza ha per lei, sacerdote?
Può dirci cosa lei spiega o dice ai giovani che si interrogano , che se vengono da lei, già mi sembrano non essere indifferenti all`aspetto sacrale del matrimonio?
E poi che cosa intende per ideologia , il cristianesimo sarebbe un`ideologia come un`altra ?
Forse non ho capito i suoi propositi, le sarei grata se potesse precisarli e per questo la ringrazio, Luisa
Un consiglio a tutti! Leggete con calma il discorso del papa di oggi. E’ molto illuminante anche per il comportamento richiesto ai politici. Certo se venisse pubblicato subito sarebbe meglio …ma intanto ci sono tanti siti che lo riportano.
Angela
Cara MariaGrazia, io mi riconosco nel Magistero della Chiesa.
Cari tutti, a parte Tonizzo secondo cui non ci si sposa per colpa dei mutui alti, non c’è nessun altro che è interessato a capire perché i giovani non si sposano?
Care Maria Grazia e Luisa, voglio perdonare la vostra mancanza di tatto e la vostra scortesia solo in ragione della vostra (voglio supporre e sperare) giovane età. Mi spiace, ma non riesco a definire diversamente delle frasi in cui mi si fa passare per qualcuno che non si riconosce nè difende il magistero della Chiesa (questo specialmente per Maria Grazia).
Ho già fatto pubblicamente la mia professione di fede e godo della completa ed assoluta fiducia del mio vescovo. Di me si sa chi sono, da dove vengo e cosa voglio e non mi trincero dietro gli anonimati evitando anche di fare il nome del mio Ordinario.
Quanto a Luisa, questo blog non è il mio spazio privato, per cui gli interessati a conoscere le mie opinioni sono invitati a scrivermi in privato e riceveranno tutte le delucidazioni possibili e immaginabili.
Purtroppo donMo lei ha detto troppo o troppo poco, e delle parole come le sue, aprono la via a tutte le supposizioni , ecco perchè le ho chiesto chiarimenti, in questo spazio dove appunto, grazie alla generosità di Luigi Accattoli ci è permesso di dare il nostro avviso personale in tutta libertà e senza essere giudicati.
Veramente mi interessava la sua visione laica e pragmatica dei ” fatti” di cui stiamo discutendo. Del resto, se non vado errando, lei non si è privato in altre circostanze su questo blog di dare il suo avviso privato e personale.
Comunque è chiaro che è libero di non rispondere .
Quanto all`età sarebbe molto sorpreso……e scusi porle delle domande è così scortese ? Apparentemente Maria Grazia ed io l`abbiamo ferita, commettendo così un peccato, una colpa che domanda perdono e lei molto generosamente ce lo accorda !
Ma sa quello che le dico, non mi sento affatto responsabile e ancor meno colpevole della maniera in cui lei ha percepito le mie parole che non erano che domande. Forse un pò scomode ma pur sempre domande che lei stesso ha suscitato con il suo commento.
E se fossero delle vecchiette che le avessero rivolto quelle parole, lei non le avrebbe perdonate ?
Apparentemente, senza saperlo, abbiamo toccato un punto sensibile , dunque è meglio non insistere.
Saluti, Luisa
Luca, in realtà tutte le coppie conviventi che conosco hanno la casa di proprietà, ma forse Tonizzo si riferiva a coppie che neanche convivono.
La spiegazione che mi hanno dato è la più abusata e banale, che cioè non c’è bisogno di un pezzo di carta per volersi bene. Oppure, come dice il compagno di Segolene Royal “non sposarsi significa scegliere di riflettere ogni mattina sulla propria coppia”.
Caro DonMo,grazie per il perdono concesso senza una mia domanda al riguardo.
Grazie anche per avere chiarito che aderisce al Magistero.Sa,di questi tempi,ci sono in giro almeno cinque o sei antipapi.
Ritengo che la Chiesa debba essere unita in questo momento e vedo con favore la lettera del cardinale Ruini che,speriamo,impedirà ai giornali di presentare inesistenti magisteri paralleli.
Saluti MG
vi do uno spunto su cui riflettere: http://lacriptadeicappuccini.splinder.com/tag/chiesa_cattolica
era ora che la chiesa alzasse la testa e non si comportasse come un semplice onu dello spirito che i politici ascoltano quando è utile ma ignorano quando parla di valori.
il merito è solo di benedetto xvi e di questo gli sono riconoscente.
solo due anni fa non me la sarei presa tanto a cuore questa difesa della chiesa cattolica. magari siamo di fronte a una rinascita cristiana? marianna.
Magari invece no.
“L’amore di Dio è anche eros: nell’Antico Testamento il Creatore dell’Universo mostra verso il popolo che si è scelto una predilezione che trascende ogni umana motivazione”: lo sottolinea Benedetto XVI, nel Messaggio per la Quaresima 2007. Un tema già affrontato dal Papa nella sua prima enciclica la “Deus caritas est”, nella quale si distinguevano le due componenti dell’amore: l’agape che “indica l’amore oblativo di chi ricerca esclusivamente il bene dell’altro”, e l’eros che “denota invece l’amore di chi desidera possedere ciò che gli manca ed anela all’unione con l’amato”. Nel documento pubblicato oggi, Benedetto XVI ribadisce che se “l’amore con cui Dio ci circonda è senz’altro agape”, c’è anche una “passione divina” che la Bibbia descrive “con immagini audaci come quella dell’amore dell’uomo per una donna adultera”. “Questi testi biblici – afferma – indicano che l’eros fa parte del cuore stesso di Dio: l’Onnipotente attende il sì delle sue creature come un giovane sposo quello della sua sposa”. “Purtroppo – osserva però il Pontefice – fin dalle sue origini l’umanità, sedotta dalle menzogne del Maligno, si è chiusa all’amore di Dio, nell’illusione di una impossibile autosufficienza”. “Ripiegandosi su se stesso – scrive ancora Joseph Ratzinger – Adamo si è allontanato da quella fonte della vita che è Dio stesso, ed è diventato il primo di quelli che per timore della morte erano tenuti in schiavitù per tutta la vita”. Nel suo messaggio, il Papa teologo ricorda che “Dio, però, non si è dato per vinto, anzi il no dell’uomo è stato come la spinta decisiva che l’ha indotto a manifestare il suo amore in tutta la sua forza redentrice”. “E’ Gesù – conclude – la rivelazione più sconvolgente dell’amore di Dio, un amore in cui eros e agape, lungi dal contrapporsi, si illuminano a vicenda. Sulla Croce è Dio stesso che mendica l’amore della sua creatura: Egli ha sete dell’amore di ognuno di noi”.
Dunque, Dio non è chiuso all’eros, all’eros naturale, quello voluto, quello creato e pensato per l’uomo e la donna. Così, quando avviene che due persone dello stesso sesso si uniscono, vince il Maligno e, cioè, l’idea, l’illusione di una impossibile auto-sufficienza. Entro in ritardo nella discussione, e con una interpretazione tutta mia di queste parole del Papa – per dire che trovo immorale e contro-natura per un cattolico studiare, approvare, proporre in Parlamento Leggi come i Dico-Pacs. Questi politici si preoccupano molto, troppo, di ciò di cui devono rendere conto agli elettori, non interessandosi di ciò di cui dovranno rispondere davanti al Signore. Da cattolico, non mi sento rappresentato da loro e da me – per quello che può valere, perchè sono solo un mezzo verme di terra -non avranno mai sostegno morale e politico. Se Gesù potesse tornare ad ammonire le folle sul Monte, dopo aver illustrato le Beatitudini, oggi direbbe: “Guai a chi vìola la sacralità della famiglia”.
Gianluca
Luca, mi divertono le tue considerazioni. Evidentemente tu non hai problemi sui “mutui alti”.
Ripeto: sposarsi costa. Costa perché i giovani in maggioranza hanno un lavoro precario e non vengono concessi loro dei mutui. Li danno solo a chi ha un lavoro a tempo indeterminato.
Poi che tu osservi dicendo che in una casa si può convivere non lo capisco. E’ ovvio che si può convivere… ma se si ha una casa.
E andiamo avanti: con quale stipendio precario da fame pretendi di mangiare? Perché le famiglie d’origine devono mettere i soldi per questa giovane coppia? Ogni risposta è benvenuta.
Per Tonizzo:
sono d’accordo, naturalmente, che purtroppo oggi molte coppie non si sposano perché faticano a trovare case con prezzi accettabili. Ti prego di non credere che io sottovaluti il problema casa. Quasi tutti i miei amici (provincia bolognese, ceto medio [non medio-alto] sono riusciti a trovare casa solo grazie alle case o ai soldi dei genitori, e io non farei eccezione, e sicuramente molti altri questa possibilità non ce l’hanno. Alcuni miei amici, tra parentesi, si sono sposati in condizioni che altri definirebbero eroiche o incoscienti: ma meno male che c’è lo Spirito Santo. Per quanto riguarda il problema del precariato… riguardava anche me fino a pochissimi mesi fa, e alla bella età di 31 anni. Quindi, davvero, nessuna sottovalutazione da parte mia di questo tipo di problemi sociali.
Ma qui stavamo parlando di perché una coppia decide di non sposarsi MA INVECE di convivere: ed è chiaro che in una scelta del genere il problema casa non c’entra niente, perché se una casa ce l’hai puoi scegliere di convivere come di sposarti, se una casa non ce l’hai non puoi fare né l’unca né l’altra cosa. Tutto qua.
Per Gianluca.
Anch’io non ho alcuna simpatia per alcuni politici sedicenti cattolici, quindi per carità, uno vota per chi gli pare e da nessuna parte, fra l’altro, si dice che un cattolico deve votare dei cattolici.
Però devi fare uno sforzo – è un mio consiglio sommesso in cui ti prego di non trovare alcuna forma di presunzione – per distinguere tra il concetto teologico che hai espresso (e che è sacrosanto, ben espresso, e lo condivido in pieno) e la proposta di legge di cui si sta parlando. Un piccolo aiuto, un modo di ragionare che non pretendo che tu condivida ma che vorrei che trovassi legittimo:
(eccolo qua, non volevo scriverlo staccato ma ho cliccato “invia” per sbaglio):
Lo Stato decide di dare alcune forme di tutela a due amici che desiderano convivere, perché riconosce che questa forma di convivenza presenta alcuni vantaggi per la società, perché la solidarietà tra i due è da valorizzare
e, fra l’altro, produce meno costi sociali.
Domanda 1: spetta forse allo Stato stabilire se questi due amici sono dello stesso sesso, o se vanno a letto insieme?
Domanda 2: può questo ledere le prerogative della famiglia, se in nessun caso le tutele riconosciute non si sovrappongono né vanno contro a quelle stabilite per la famiglia?
Certo che non sta nè allo Stato nè alla Chiesa entrare sotto le lenzuole dei concubini-conviventi.
Ma decisamente , non riesco a capire questa sottovalutazione per non dire negazione o silenzio sulla breccia aperta in favore degli omosessuali.
Apertura che sta ad indicare che queste coppie hanno un inizio di riconoscimento da parte dello Stato. Vi pare poco ?
Mi sono divertita seguendo le reazioni all`articolo dell`Osservatore Romano su Lino Banfi e “Un medico di famiglia” che vedrà una coppia omosessuale con anche un bambino , figlio di uno dei due. Alle critiche si risponde : ma ciò è fatto con grande discrezione, senza effusioni, e poi il bambino non vive con loro ecc.ecc..
In realtà siamo confrontati a una strategia molto intelligente del lobby gay, per far passare nell`inconscio collettivo l`idea che due uomini, due donne, è pur sempre amore e che non c`è differenza , banalizzare l`omosessualità. E così, dopo aver lottato durante tanti anni per aver diritto alla differenza, adesso gli omosessuali si battono per avere gli stessi diritti, diritto all`uguaglianza.
Per raggiungere i loro scopi, il cinema, la televisione sono strumenti preziosi e molto efficaci.
Per questo, e si è visto in Francia ed altrove, si ricorre ad attori e attrici ai quali è associata un`immagine di bonomia , di simpatia, e con l`arma sottile dell`umorismo, dell`emozione, si costruisce un scenario dove si introduce, anche se collateralmente, la “problematica” del`omosessualità con lo scopo , non certo dichiarato, ma bisogna essere veramente ingenui per non rendersene conto, di far passare l`idea della normalità dell`omosessualità una forma di sessualità come un`altra.
Potrei citare molti di questi film , in tutti c`è questo filo rosso, della simpatia, dell`emozione o dell `umorismo !
Et ça marche ! Funziona, allora perchè privarsene ?
Povero Banfi, lui così buono e simpatico ,attaccarlo, ma come si puo`? Ottima la scelta dei sceneggiatori, imparabile, chi oserà attacarsi a Banfi? Se poi è l`Osservatore Romano che ci si mette…scandaloso, inaccettabile !
Sì la strategia di comunicazione gay attraverso cinema e televisione ( per non parlare della moda) è ” intelligente”, denota un` ottima conoscenza della psicologia umana, e lasciatemi dire, purtoppo molto efficace.
Sul manifesto delle teste pensanti del movimento all`origine, i primi articoli concernevano la battaglia contro la religione e la famiglia…. passaggi necessari e obbligatori…..
Saluti, Luisa
Occorre ammettere, ragazzi, che la discussione pubblica sui DICO/PACS ha preso – nelle ultime ore – una piega un pò concitata. C’è un ‘”aria” intorno alla questione che sta diventando nevrotica, spero solo che la cosa non sfugga di mano. Non vorrei che i danni fossero più grandi di quelli che tutte le persone in buona fede, su entrambi i fronti, dicono di voler evitare.
Sulla fiction con Banfi concordo sostanzialmente con Luisa (preciso che resto contrario a qualsiasi forma di censura, ma l’operazione ideologica è innegabile; del resto quella fiction è solo la punta dell’iceberg, se solo provate a dare un’occhiata a decine di telefilm e centinaia di film).
Però ritengo che la legge sulle convivenze possa essere non una breccia, ma una barriera per le ulteriori rivendicazioni (anche di queste ultime ore) da parte del mondo gay. In fondo, stabilite alcune ragionevoli tutele per le convivenze, appare il carattere smaccatamente ideologico e contrario ad ogni buon senso del matrimonio gay o di altre pretese ancora più gravi.
Luca, trovo molto valide le tue argomentazioni e, non a caso, penso tu sia una delle “menti illuminate” di questo blog. Ma pur essendo giusto dal punto di vista tecnico ciò che tu scrivi, penso che lo Stato debba pensare ai diritti e ai doveri delle famiglie “ordinarie” e non di quelle “straordinarie”. Anche perchè quest’ultime (il passo dallo spinello alla siringa è breve più di quanto si pensi), potrebbero un giorno chiedere di essere ufficialmente riconosciute e di poter, che ne so, adottare dei bambini. E’ un rischio concreto, non pensi? Ecco, è proprio come quando si giustifica il ragazzino che fuma “solo” uno spinello: e se domani vorrà di più?
Dato che Tonizzo ha sollecitato una risposta, posso dare il mio contributo. Quattro anni fa, dopo la laurea, ho deciso di sposarmi. Ho trovato un lavoro, che non era quello che sognavo, ma serviva per partire. A tre mesi dal matrimonio mi hanno costretto a licenziarmi perché ero l’ultimo arrivato di un’azienda in crisi che aveva appena varato un piano di mobilità.
Tutti mi hanno consigliato di rinviare il matrimonio, compresi amici fidati, ma noi ci siamo fatti forza e abbiamo cercato di fare chiarezza su qual era la cosa più importante: e ci siamo affidati, il Signore mi ha fatto dono di un bel lavoro, 10 giorni prima delle nozze, e l’ho preso al volo, ma ancora non era quello che desideravo io.
Passano gli anni, e nascono i figli, per la precisione due. Intanto ho cambiato due lavori e finalmente l’ultimo è quello che desideravo. In mezzo un mutuo, concesso dopo una discreta serie di novene, che ci costringe a risparmiare tanto e ci fa fare tanti sacrifici. Però così stiamo sperimentando la Provvidenza. Non vorrei che fosse una ricetta da applicare automaticamente, ma almeno ti invito di cuore e buttarti. Il Signore non lascia a piedi chi decide di affidarsi a Lui e di confidare in un suo Sacramento. Forza!
a.z.
Grazie dell’incoraggiamento,caro Andrea 🙂
Tornando al tema principale di questo post(la Bindi)mi permetto di consigliare la lettura di un colto e illuminante(almeno per me)articolo di Luigi Amicone su “Il Foglio” di Giuliano Ferrara.
Probabilmente molti non condivideranno certe riflessioni ma per me,che non ho vissuto il Concilio,sono parole preziose che mi aiutano a capire perchè il Papa è tanto osteggiato.Forza Benedetto!
SON 30 ANNI CHE LA BINDI PREPARA I DICO
Una legge figlia del cattolicesimo democratico e della sua “scelta religiosa”
Se non fosse per il suo schematismo datato, questo eterno provincialismo tendente a ridurre le polemiche di civiltà all’ombelico delle relazioni tra uno staterello del Mediterraneo e una chiesa universale bimillenaria, l’angoscia dei laici corsi al capezzale di Prodi sarebbe del tutto comprensibile. Il fatto è che il problema esploso “in quel cautissimo atto di governo che porta la firma d’un premier cattolicissimo, redatto da un cattolicissimo ministro”, per dirla con il Fondatore di Repubblica, va molto al di là della bagatellare vicenda italiana e pone la chiesa di Benedetto XVI, come quivi si lesse, “alla controffensiva generale sui grandi temi globali del neosecolarismo come ideologia guida dell’occidente”. Spiace dirlo, ma il giochetto psicologico dei superlativi scalfariani e il vecchio adagio dell’“ingerenza clerico-fascista” sembrano armi spuntate, adesso. Prodi, cercando di far malleva sulla tradizione culturale egemonica nella chiesa italiana (grazie a una interpretazione “progressista” del Vaticano II, quella che pone l’accento sulla “carità” a scapito della “verità”), ha provato a convincere Papa Ratzinger spiegando gli sgangherati pacs all’italiana come un “male minore”, un compromesso necessario per salvare la capra di un governo eticamente sbilanciato su correntoni Ds, rosapugnanti e rifondaroli, col cavolo martiniano delle attenzioni e tutele giuridiche per i diversi, i deboli, gli ultimi eccetera.
Il saggio di Alberto Melloni
In questo senso la sirena più suadente si è ancora una volta rivelata nella prosa del professor Alberto Melloni. Che con un piccolo ma ben tornito saggio petrarchesco, psicologico, colto, raffinato, ci ha dato la cifra dell’arte retorica posseduta da quanti provano a tirare il Papa della “Deus caritas est” dalla parte secolarista. In nome di che? Ma certo, nel nome di “una generazione nella quale molti si sono costruiti un ‘matrimonio a tappe’: nel quale la convivenza appare e scompare, nel quale anche la sanzione ‘contestuale’ d’una unione può costituire una soglia, e nella quale può darsi arrivi poi un matrimonio un po’ meno appicicaticcio di quelli stipulati negli ultimi tempi in chiesa e in comune, e che, secondo Chiara Saraceno, durano in media quattro (diconsi quattro!) anni”. Il meglio che possa dire questa parte di cattolicesimo che ammicca a Lutero senza coglierne il pensiero forte e le conseguenze radicali, sono appunto le constatazioni del professor Melloni. E’ tutto? No, non è tutto. Perché qui il veleno non sta nell’istanza vagamente protestante che invece potrebbe riflettersi in un saggio come quello che il professore ha dedicato a “chiesa madre e matrigna”. Qui il veleno sta nell’astuta e toccante divagazione. Infatti che c’entrano le constatazioni di sociologia della religione con il giudizio (“nettamente negativo”) sui pacs all’italiana, a cui la chiesa si oppone non perché danneggiano la famiglia cristiana, ma perché la chiesa (e anche Pierluigi Battista) ritiene siano destinati a produrre “sul cruciale piano delle politiche sociali e di solidarietà problemi più gravi di quelli che ci si ripromette di affrontare”? Insomma, fingono di non capire che il problema a cui richiama la chiesa non è né religioso, né psicologico né diplomatico. Fingono o tacciono il problema che il “non possumus” interpella ogni laico perché è semplicemente una sfida di carattere globale, razionale, politico, antropologico e sociale.
Perché infatti Cei e Papa tengono duro e, anzi, accentuano la pressione sulla linea del logos di Regensburg? Ma è chiaro. E’ come se ci dicessero: forse non ci siamo capiti, ma il matrimonio e la famiglia non li abbiamo inventati noi. Il matrimonio non l’ha inventato Ruini e la famiglia non è “la prima cellula della società” (o per dirla con Palmiro Togliatti, a cui si deve la definizione dell’articolo 29 della Costituzione italiana, “società naturale fondata sul matrimonio”) perché lo dice Ratzinger.
Matrimonio e famiglia non servono per salvare l’anima nell’al di là, ma a salvare una comunità politica nell’al di qua. Matrimonio e famiglia sono le istituzioni che accompagnano l’uomo da quando l’uomo è uscito dalla caverna e, diversamente dalle formiche e dagli oranghi, da che l’uomo ha inventato quella cosa che sia chiama polis. Matrimonio e famiglia sono istituti alla base di tutte le civiltà e qualcosa che ha a che vedere con il primato anche giuridico occidentale, anch’esso di radice greco-romana, pagana, giudaica e cristiana. Queste sono le cose semplici, elementari e laiche svicolate nella conversazione pubblica e, purtroppo, da tanti cattolici.
Tutto l’intervenire, scrivere, giudicare della chiesa non è tanto per sorreggere il moccolo alla famiglia cristiana. Che è in crisi come sono in crisi tutte le buone famiglie di questo mondo. La chiesa dà battaglia per difendere ragione ed evidenza di alcuni dati elementari, fattuali e umani. Dà battaglia per dire ai laici che è venuto il momento di tirare fuori le palle. Perché conviene anzitutto alla società laica la sopravvivenza dell’istituto civile matrimoniale e familiare.
Perché conviene al mondo secolarizzato che non proliferino unioni sbrindellate fino al parossismo del matrimonio gay e dell’abolizione del nome del padre e della madre.
Perché spetta ai laici difendere il mondo comune della paternità e maternità certificata in doveri certi e concreti oltre che in diritti incerti e astratti. Perché come già fa con la nozione di “sviluppo sostenibile”, anche con i diritti la società si trova nell’evidente necessità di fissare una soglia di “sostenibilità”.
Chiaro che ciascuno e tutti siamo portatori sani di diritti. Ma non siamo in paradiso e si capisce che uno stato non può correre appresso a diritti infiniti.
Non è per questioni di morale sessuale o matrimoniale che la chiesa si mette in mezzo anche in questo affare di similpacs. La chiesa conosce la sua storia. Sa che una certa Teodora, ad esempio, al tempo in cui non si poteva far altro che il matrimonio, essendo lei figura del primo monachesimo femminile (che precede quello maschile), dunque l’antesignana di Rosy Bindi, piuttosto che sposarsi come imponeva la legge civile dell’epoca, preferì, come usava allora per le renitenti al matrimonio, farsi condannare al postribolo. La chiesa non ha affari privati da difendere in questa storia. Tant’è che san Paolo, quello che è accusato di essere il vero fondatore del cattolicesimo, consigliava di non sposarsi e di vivere dedicati soltanto alla gloria di Cristo nel mondo. Diceva anche che matrimonio e famiglia sono soltanto un rimedio al bruciare dei sensi. Dunque la chiesa non difende il matrimonio e la famiglia perché cristiani, ma perché innanzitutto convenienti alla sopravvivenza della specie e della comunità umana. Stessa cosa valga per i sodomiti. Ce n’erano e ce ne sono, come dimostrano le cronache su preti e dintorni, anche nella chiesa. E’ normale. Ma non per questo la chiesa li può approvare. E ciò per la semplice, empirica, razionale considerazione che l’ordine della natura e della società non può conformarsi a un modello che, di fatto, con tutto il sentimento possibile del caso, proclamerebbe la pratica estinzione del mondo. Insomma, benché non se lo auguri, la chiesa non ha mai avuto il timore né di finire in pasto ai leoni, né di andare in guerra nelle legioni di Cesare. Se oggi pone con forza la questione dell’ordinata alleanza uomo-donna e della sua naturale forma giuridica che è la famiglia, lo fa consapevole di andare sotto nei sondaggi, nelle fiction, in tutti i mezzi di comunicazione (occidentali).
Lo fa, perché la chiesa non è legata all’ora e al giorno del culto della religione del sentimento fluido o dell’orientamento trasgender. Lo fa perché è legata al passato, al presente e al futuro del mondo.
Di qui, in un certo senso si capisce perché questo Papa stia simpatico perfino agli ortodossi e presto, così si dice, potrebbe riuscirgli ciò in cui ha fallito persino il suo gigantesco predecessore, cioè una storica visita a Mosca. Si capisce, tale simpatia, anche da cose marginali. Come l’ostinato diniego russo a ospitare gaypride sul suo territorio. Un radicale niet che quel fenomeno di Putin non giustifica come ha giustificato il suo sindaco di Mosca, in quanto “atto satanico, veleno moralmente mortale per i bambini”. No, non ha detto perché “Mosca non è Sodoma”, ma, dice Putin, perché “il nocciolo del problema è che la Russia ha un problema demografico, e questo è tutto”.
Ora, per tornare alle immagini che Repubblica cerca di sfocare facendole passare per un vecchio scontro tra laici e clericali, fissate bene quelle due foto d’epoca. Rosy Bindi che dà sfogo a tutta la sua amarezza nei confronti della chiesa, la sua chiesa, che non ha capito la sua intelligente e profonda opera di mediazione con correntoni, rosapugnoni e ricomunisti. Fissate bene quello scatto che immortala il nostro presidente del Consiglio alla messa, il giorno dopo l’approvazione dei piccoli pacs, nell’atto devoto di ricevere la comunione sotto lo sguardo religioso e compunto di un giovane chierichetto di Sant’Egidio. Aveva capito tutto Ezio Mauro, che due giorni prima del patatrac, il giorno dopo il “non possumus” dell’Avvenire, aveva cercato di correre in disperato soccorso Niente da fare. Per il dossettiano è davvero finita la stagione della convivenza, ambigua, ma protetta da schiere di colletti bianchi, chierici e vescovi “amici”, con Pietro, il Papa, al quale ovviamente si può sempre disobbedire e opporre altra verità, ma senza il quale non ci si può più dire obbedienti alla chiesa. A suo modo l’opzione per “la scelta religiosa” fatta dalla più istituzionale e ufficiale delle associazioni cattoliche agli inizi degli anni Settanta era stata un’operazione geniale. Separate le sfere del privato e del pubblico, la “laicità” intesa come “autonomia” dalla fede, e una fede ridotta a “ispirazione” amica dell’uomo, e di un’amicizia analoga a quella che possiamo avere noi con Adamo ed Eva, tanto cara ai Lazzati e Dossetti, quell’idea di laicità ha attivato per decenni un alibi portentoso.
Manteneva i professanti il maritainismo politico nell’aureola mistica, devota, ortodossa verso santa madre chiesa e, al tempo stesso, dava loro mani libere per operare da principi di questo mondo. Quando Paolo VI intuì l’equivoco era tardi. Il suo pontificato volgeva al termine e il proiettarsi dell’ombra cupa di un cristianesimo disincarnato ma fedele segugio delle forze storiche del potere mondano, forse ne affrettò anche la morte.
Certo che “un pensiero non cattolico” si stava insinuando dentro la chiesa. Certo che un odore di zolfo (usò proprio quelle parole Paolo VI “fumo di satana”) si andava diffondendo nei sacri palazzi e in quei grandi convegni che nel nome del Vaticano II e dell’aggiornamento e della promozione umana, scardinavano il pensiero cattolico. Ma per trent’anni l’equivoco funzionò. Ruini poteva essere considerato un amico e sodale dagli stessi che dal giorno in cui ha fatto irruzione sulla scena politica il meteorite Berlusconi è visto come il diavolo. E nonostante il pontificato del polacco detestato da Dossetti, sia dentro le curie di chiesa, sia nella Dc, il cattolico-democratico faceva il suo regolare corso d’onore fino ai gradini più alti, nelle partecipazioni statali come nelle curie arcivescovili. Avevano scelto la fresca ombra della religione, ma le linee telefoniche con la politica erano rimaste dirette e bollenti. Avevano la Dc, potevano lasciare che fossero quei pazzi ciellini a fare tutte le battaglie “etiche” ordinate dalla chiesa. Dal divorzio all’aborto, loro potevano nascondersi o glissare. Come mai non erano in piazza negli anni Settanta? Perché avevano fatto la “scelta religiosa”. Detto questo è chiaro che non hanno mai condiviso queste cose pannelliane.
Un lungo equivoco
Ma l’equivoco è andato avanti a lungo, mentre il moralismo clerical-fascista degli anni Cinquanta e Sessanta si trasformava negli anni Ottanta e Novanta in un moralismo eguale anche se di segno opposto. Una volta erano i comandamenti legati al sesso a fare “indignazione”. Adesso, di comandamenti ne è rimasto praticamente solo uno, non rubare. Quelli della scelta religiosa erano gli stessi della Dc di sinistra, quelli del moderno potere bancario al nord e delle sempiterne clientele statali al sud. Il punto di congiunzione più alto fu la Dc demitiana del 1987, sostenuta in chiave anticraxiana dalla Repubblica di Scalfari e poi risparmiata
dal repulisti di tangentopoli. D’altronde agli inizi del 1990 perfino Massimo D’Alema era di casa ai convegni della Fuci e la congiunzione astrale tra borrelliani e martiniani fu in certo qual senso provvidenziale, oltre che necessaria. Se Milano era infatti una città da bere, non si può dire che la principale curia lombarda fosse domiciliata su Marte. Ma insomma, il cardinal Martini spedì la sua bella letterina privata alla vedova di Bettino, ma si guardò bene da non seguitare in quella linea di dialogo preferenziale, naturalmente spirituale e apostolico, prima con il partito di cui Enrico Berlinguer aveva dipinto a Scalfari la superiorità antropologica delle “mani pulite” (fu un ‘intervista del 1981), poi con quella magistratura combattente che sulla base di una ragione molto sociale aprì un’azienda giusto nel tribunale di Milano. Tutto ciò è durato fino al referendum sulla legge 40. Dove la scelta religiosa dei “cattolicissimi” riuscì ancora una volta a scantonarla grazie alla riaffermazione della buona, vecchia, saggia libertà di coscienza. Su cosa ti vanno a cadere? Dove succede l’incidente, adesso? Ma pensa te, succede su questa pinzillacchera del Dico.
Su una leggina da ragionieri della partita doppia che, forse fingendo di non capire o forse non capendo proprio la lezione ratzingeriana, crede di cavarsela con il comico escamotage della raccomandata spedita al compagno/a di coppia di fatto e la dichiarazione “contestuale” (non “congiunta”), del piccolo pacs. Eh, sì, ha ragione il direttore di questo giornale. Se è vero che le leggi informano la cultura, è vero anche il contrario. Di qui il sillogismo perfetto: la “legge Bindi” altro non è che figlia più che legittima di una certa cultura cattolica. Che cominciò con la scelta religiosa, passò per la Dc di sinistra, continuò dopo Tangentopoli in quella forma di cesaropapismo che è la religione della Costituzione.
E ora compie la sua parabola facendosi assorbire nella religione della secolarizzazione (sia pur moderatamente, si intende, il cattolico è il moderato per antonomasia).
In un certo senso è anche il capolavoro di Marco Pannella. In un certo senso, si capisce. Perché, si capisce, nonostante sia quella pochezza che è, la leggina Bindi ha un valore simbolico devastante. Chissà se Prodi ne è consapevole. Pannella secondo me sì.
Non ha ottenuto le stelle della rivoluzione zapateriana che auspica. Ma è chiaro, stilato il suo programma ultrasecolarista, aver ottenuto il risultato di aver costretto il leader “cattolicissimo” dell’Unione a dire di no a Benedetto XVI e alla Cei, è una vittoria storica.
Dunque, per il dossettismo è la fine di una grande storia. Mentre per la chiesa di Ratzinger e per una minoranza ateo-ratzingeriana, anarco-resurrezionalista, femminista alla Evelyne Sullerot o comunista alla Pietro Barcellona, prosegue l’affascinante confronto-scontro con la postmodernità. Con il professore Papa è davvero finito il tempo degli equivoci e degli alcol forti dell’ideologia?
Chissà. Certo è che con Benedetto XVI è venuto il tempo della ragione, dell’amicizia e persino dell’incertezza e dell’ironia dentro e fuori la chiesa. Come chiamarlo se non il tempo della sana e consapevole laicità?
Luigi Amicone
(IL FOGLIO,13 febbraio)
Saluti MG
Invito tutti a leggere il commento sui “DICO” diramato dall’ AZIONE CATTOLICA.
Lo trovate sul sito AZIONECATTOLICA.IT. Leggendo l’articolo del bravissimo LUIGI AMICONE, che in parte condivido, non vorrei però che facesse ritornare indietro il tempo a scontri da anni ’70 tra associazioni laiche Cattoliche. Un saluto a tutti.
Salve,
sebbene sia un po’ distante dal pensiero della maggior parte dei lettori di questo blog, leggo spesso i commenti. Questa questione dei pacs, dico, eccetera, ha preso piede, è evidente. Il commentatore al quale mi sento più vicino è luca grasselli. Mi sembra l’unico aperto. Immagino sia cristiano, e ammiro questo cristianesimo non bigotto. Bigottismo che trovo invece in molti altri post, spesso velato. Mi sembra che diversi tra voi forse non hanno il coraggio di esprimersi completamente quindi cercano di moderare i toni, ma sono assolutamente contrari a ogni forma di unione che non siano quelle già riconosciute, sorta di estremisti religiosi. (immagino in realtà che per alcuni se venisse abolito il matrimonio civile sarebbe addirittura una conquista). Provo un po’ di paura. Non me la sento di imbarcarmi nella discussione. Sono completamente a favore di ogni forma di unione legittimizzata (qualora la legge sia ben fatta). Aumentare i diritti umani non mi sembra una cosa negativa. Data la mia posizione, discutere è inutile, quindi vi invito a non accanirvi. Tuttavia mi piace provocarvi. Questa è una prima cosa interessante:
http://www.savonanotizie.it/scheda.php?sezione=online&idart=7258&idarg=1
L’altra è una cosa minore. Gianluca fa l’esempio degli spinelli. E’ assolutamente sbagliato. E’ un tipico argomento fallace. E’ vero: tutti quelli che usano droghe pesanti hanno iniziato con gli spinelli. Dedurne che non bisogna fumare gli spinelli non è corretto. Infatti tutti quelli che usano le droghe pesanti parlano e si lavano i denti. Dovremmo allora smettere di parlare? o di lavarci i denti? (vi prego di non citarmi il papà, o chi altro, in risposta a questo argomento, è una cosa di logica che prescinde da morale e religione)
Benvenuto a Ben e benvenute le sue provocazioni, come quelle d’ognuno! Luigi
Caro ben, ti ringrazio ma faccio alcune precisazioni.
Non amo parlare dei “diritti umani” riguardo alla tutela delle convivenze. Mi sembra che questo termine così nobile sia troppo abusato (esattamente come in altri campi: non tutte le rivendicazioni, giuste o meno, sono questioni di “diritti umani”: l’orario di lavoro di 35 ore è un “diritto umano”? aumentare lo stipendio di 100 euro è un “diritto umano”? Sobrietà nei termini!)
Nessuno di quelli che è intervenuto si è mai espresso contro il matrimonio civile, quindi il tuo argomento “ex silentio” è come minimo, ma dico come minimo, forzato. E a chi lo facesse bisognerebbe rispondere con argomenti, non tacciandolo di “estremista religioso” o di “bigotto”.
Se vuoi che ti citi il papà, il mio mi diceva sempre di lavarmi i denti.
Di matrimonio civile ne ho parlato io, ma in senso completamente diverso da come recepito da ben.
Io ho solo scritto che da un punto di vista puramente cristiano non trovo differenze sostanziali tra matrimonio civile e convivenza perchè, al di là della evidente diversità di assunzione di impegni, in entrambe le scelte si ritiene di poter fare a meno di Dio.
Tutto qui. Se è riferita a me, l’ “immaginazione” di ben non è solo forzata ma completamente sbagliata.
Ben (a cui anch’io do il benvenuto) vuole «provocare», ma non vuole «imbarcarsi in discussioni»: non è il massimo come libertà di pensiero!
Il fatto è che il suo pensiero – sia detto molto cordialmente – è debole debole. Ad esempio, quello che lui considera un argomento di logica per negare la correlazione tra spinelli e droghe più pesanti, dal punto di vista razionale è sconfortante.
Non ce l’ho assolutamente con lui, però osservo che il problema capitale che abbiamoi oggi è un problema di pensiero. Il magistero di Benedetto XVI è anche questo, una scuola per reimparare a pensare.
Caro Ben, benvenuto anche da parte mia.
E’ bello poter discutere tra persone di opinione differente, persino i bigotti più bigotti (sia cristiani che laici, chè il bigottismo del proprio campo c’è anche tra i laici) possono imparare qualcosa.
Vedi, la discussione su pacs e dico funziona in genere così: si parte dai massimi sistemi, poi si cita la Costituzione, quindi si passa a complicatissime sottigliezze giuridico/regolamentari, io evoco la Madonna, tu mi rispondi che non esiste, ci scomunichiamo a vicenda e buonanotte suonatori.
Invece a me piacerebbe che – nel terreno comune del dibattito civile, che non è appunto confessionale nè religioso – ci ponessimo capendo anzitutto cosa l’altro è e rappresenta. Ad esempio, a me pare che i cosiddetti laici parlino della Chiesa (ma in genere delle religioni) senza aver capito di che si tratta, e con le categorie mentali con cui si giudica un partito o un’associazione qualsiasi. La Chiesa è un’altra cosa, e io credo francamente che le stesse categorie di Concordato, di “autonomia delle realtà” terrene, di separazione degli ordini siano oggi da rivisitare, per lo meno per come le si evoca per giustificare questa o quella posizione.
Anche tra i cattolici italiani, ad esempio, tu hai quelli che vedono nel Concordato quasi un presidio indispensabile per la propria fede.
E altri che si riempiono la bocca di Maritain un giorno sì e quell’altro pure, come se il dibattito fosse fermo agli anni’50, come se fossimo tutti sotto lo scacco del Cardinale Ottaviani o di chissà quale altro inquisitore…
Ecco, ma quando mai??
Insomma, mi pare che i termini siano molto falsati, da molte parti.
La realtà è invece più semplice: la Chiesa non può accettare l’ateismo contemporaneo, che si esprime nell’individualismo totale con cui il singolo assume la sua volontà come propria regola, con il solo limite di rispettare l’analoga condizione dell’altro.
Non può accettarlo perchè qui si nega radicalmente il concetto di comunione, e gli individui sono solo degli spazi alternativi che si regolano solo col diritto e con la legislazione.
Viene meno cioè qualsiasi regola che non sia codificata, qualsiasi ethos che accomuni il comportamento dei singoli senza ricorrere a misure coercitive.
E’ la fine della morale, che è appunto distinta dal diritto proprio dall’assenza di coercizione.
La Chiesa questo non può ammetterlo, ed è una cosa che viene prima del tema DICO, PACS, fecondazione, ecc.
Non potendo ammetterlo, lo dice forte e chiaro, e i cattolici (deputati e non) si regolano di conseguenza, rispondendone alla propria coscienza e semmai agli elettori.
Io non capisco, in tutto ciò, dove starebbe l’ingerenza.
Se si capisce cosa è una religione (non un culto, ma appuntoun discorso su tutto l’uomo), è difficile segnare limiti di argomento che non siano i soli vincoli della democrazia e del libero giudizio di cittadini ed elettori.
Vedi quindi che il dibattito è molto falsato?
Nel mio messaggio il benvenuto a ben era sottinteso.
Benvenuto Ben, e grazie di permettermi di fare una riflessione su bigottismo e altre parole.
Bigottismo, xenofobia, omofobia, parole magiche, come delle pallottole che vorrebbero sopprimere la libera parola di coloro che hanno l`immenso torto , sono colpevoli di non sposare il pensiero unico, quel pensiero che coloro che sono al comando dei diversi mezzi di comunicazione sono riusciti a far passare come il pensiero della maggioranza , il solo che abbia diritto di cittadinanza,che possa essere espresso senza essere zittiti o accusati.
Sei fedele al magistero della Chiesa, e non a uno dei magisteri paralleli di cui la stampa è così ghiotta, rispetti i valori fondamentali della fede cristiana e osi affermarlo, ….sei un, una bigotta.
Osi dire che forse bisognerebbe esere un pò più cauti, meglio legiferare sull`entrata degi stranieri in Italia, sul loro statuto ……sei un ,una xenofoba.
Osi dire che la sola unione secondo natura e ragione è quella fra un uomo e una donna…..sei un, una omofoba.
A questo siamo arrivati, dando il potere a una minoranza di decidere quello che è giusto pensare, dire e fare, con la diretta conseguenza che tutto ciò che non è conforme a questo dictat sarà subito sigillato con diversi marchi che vanno dall`oscurantismo, al conservatorismo, al tradizionalismo (che orrore !), al bigottismo , all`omofobia ecc.ecc.
Ciò che mi inquieta di più è la nostra passività, incoscienza, per non dire irresponsabilità, come se fossimo delle marionette docili e malleabili .
Chi tira i fili ? Quale scenario deciso dai marionettisti stiamo giocando ?
È paradossale che in questi tempi dove non si ha alla bocca che la parola libertà individuale, non ci si renda conto che queste sedicenti libertà , non tutte, non sono sovente che un`illusione di libertà.
Saluti, Luisa
Concordo con l’intervento di Luisa, e mi permetto di fare qualche altro esempio: Critichi il governo di Israele: sei antisemita. Critichi alcune conseguenze della globalizzazione: sei un no-global. Critichi il governo Bush: sei un terrorista. Critichi Berlusconi: sei un comunista. Critichi le modalità di una privatizzazione: sei uno stalinista. Critichi il papa: sei un eretico. Critichi Ruini: sei un anticlericale.
Unicuique suum, come recita il motto dell’Osservatore Romano.
(O forse tutto si riassume nel classico: Critichi me: sei un cretino.)
Giustissimo, Luca. Per fortuna che l’Osservatore Romano, oltre al motto da te ricordato, ne ha pure un altro: “Non praevalebunt” (che di per se andrebbe applicato alla forze del male, ma va bene anche per i cretini).
Rovesciamo la questione.Hai simpatia per gli USA?Sei un capitalista.
Sostieni Israele?Sei antislamico.Sei di destra?Sei fascista.Sei di sinistra?Sei comunista.Ascolti con interesse Papa Ratzinger?Sei clericale.Ti interessa ciò che ha da dire il Pontefice?Sei oscurantista.
Oh,quanti esempi si possono fare…
Benvenuto Ben.
Saluti MG
Ribadisco: le mie volevano essere provocazioni. Nessuno si è espresso a favore dell’abolizione del matrimonio civile. Non volevo mettere l’espressione “diritti umani” in bocca a luca. E “papà” è stato un errore di battitura.
Una provocazione cosciente è necessariamente un’esagerazione. Io di carattere mi diverto a farne (dicendolo). Per stimolare la riflessione altrui, anche se possono essere (o apparire) sparate grossolane. Ma io stesso amo riceverne. Sono molto più stimolanti dei complimenti.
Noto che nessuno ha commentato il link, in cui una serie di dati parlano abbastanza eloquentemente. Mentre qualcuno ha citato il papa.
E ho avuto voglia di scrivere perché nonostante ci fossero diversi contrari e dubbiosi riguardo la legittimazione delle convivenze, la discussione non mi sembra molto costruttiva se nessuno le sostiene (devo ammettere di non aver letto tutti i post fino in fondo, quindi magari qualcuno ce n’è pure). E anche perché nonostante Luigi Accattoli abbia spesso delle posizioni bilanciate, trovo invece il pensiero dei commentatori piuttosto di parte. Altra provocazione: talvolta mi sembra di leggere una tifoseria papale.
Il mio è stato uno slancio. Non avrei scritto, se non che ho provato una certa irritazione leggendo i commenti. Per questo chiedo scusa per aver usato il termine “bigotto”.
Leonardo dice che il mio argomento è debole debole. Beh, in logica (diversamente da filosofia e da religione) se un argomento non sussiste bisogna provarlo (ma in qualche modo hai ragione, perché anche la “sussitenza” di un argomento va provata). Ti invito a trovare la falla nel ragionamento. Che non c’è. La prova: il problema non è quanti di quelli che usano droghe pesante fumino spinelli, ma, al contrario, quanti di quelli che fumano spinelli usano droghe pesanti (e sono pochissimi). Il mio era un appunto procedurale: giustificare una posizione facendo un’analogia con una deduzione sbagliata non è neanche debole debole, è proprio nullo. Non è un caso che questo tipo di argomentazioni abbondino in politica.
Infine vorrei provare a rispondere a Francesco73. Se capisco dici che la Chiesa non ammette l’ateismo individualista perché nega l’idea di comunione. Ma il risultato è che la Chiesa, in virtù della comunione, nega la possibilità che vengano riconosciuti alcuni dei valori degli atei individualisti. Sinceramente ciò mi lascia perplesso: gli atei individualisti, non partecipando alla comunione, che male fanno? Perché gli atei dovrebbero vedersi imposta una morale che non riconoscono? Trovo la situazione piuttosto sbilanciata. L’ateo individualista nega i valori della Chiesa, ma non ha nessun problema a riconoscerli possibili, e di certo non ha la presunzione di imporre la propria morale.
La Chiesa sottolinea fortemente la distinzione tra chi fa parte della Chiesa, e chi no, e si riserva il diritto di buttare fuori chi meglio crede. Su questo niente da dire. Che suggerisca il proprio orientamento a chi fa parte della chiesa è legittimo. Annunciarne la posizione a chi non ne fa parte, anche. Operare perché altre idee non possano affermarsi, no. Io credo che dovrebbe cercare di convincere chi è fuori, a farne parte, sostenendo che i suoi valori sono i migliori, non affermando e lottando perché siano gli unici riconosciuti. Non è la parola di Dio che dovrebbe essere diffusa nel mondo, portata alle orecchie degli uomini, affinché ne vedano la bellezza? Non è dall’agire dei cristiani che i miscredenti dovrebbero conoscere Dio? O è forse tramite l’agire politico-temporale della Chiesa che la parola di Dio si diffonderà?
E se la chiesa non può convivere con altre morali, o con l’assenza di queste, non dovrebbe trattenersi in un dominio più spirituale? Se è così facile rendersi conto dell’impossibilità che conviva con altri sistemi di valori, perché insiste? L’italia è un paese libero.
Se ho capito quello che hai scritto, sono d’accordo con te: il dibattito non dovrebbe esserci, proprio perché per principio il punto di vista della Chiesa non è comparabile con gli altri punti di vista. In fondo l’argomentazione della chiesa è qualcosa come: quello che voialtri volete ammettere è contrario ai nostri dogmi per cui non vogliamo che si faccia. Però i dogmi sono solo della chiesa, no? E che tali leggi non siano fatte a chi conviene? Solo alla Chiesa. Da questo punto di vista la Chiesa non mi sembra diversa da una lobby qualunque. Ok, la materia è morale dunque mi si dirà che il paragone non regge. Non credo: la materia è morale, se si assume la morale cattolica (o un’altra morale religiosa), altrimenti è una questione pragmatica.
Ultima provocazione: quanti cattolici disapprovano il riconoscimento di queste unioni per propria iniziativa? Se la chiesa non si esprimesse, cosa ne penserebbero i cattolici?
Caro Ben,vorrei provare a rispondere alle tue provocazioni.
Giustamente dici che la Chiesa deve suggerire gli orientamente ai suoi fedeli.E che cosa sta facendo secondo te?Non parla forse ai politici cattolici?E’ giusto che i Vescovi esprimano pubblicamente il loro pensiero.Preferiresti che lo facessero sottobanco?Da parte mia preferisco una Chiesa come quella attuale,che non ha paura di esporsi di fronte alla pubblica opinione.
I politici che si dichiarano cattolici devono tenere conto delle indicazioni della Chiesa e del Papa.Non lo fanno?Va benissimo ma si presentino semplicemente come politici omettendo l’aggettivo cattolici.E’ troppo comodo fare a gara per uno scatto fotografico con il Papa per poi fare finta che non esista.Esempio?Rosy Bindi che stasera,forse per la stanchezza del viaggio in India,dichiara di amare la Chiesa che si occupa delle cose di Dio.
Addirittura!E che cosa fanno Papa e Vescovi quando difendono la famiglia?Rosy Bindi polemizza con il Vaticano?Va benissimo.Io traggo le conseguenze e mi auguro che faccia lo stesso anche il ministro.
La Chiesa non deve convincere nessuno ad accettare i suoi valori:”nessuna costrizione nelle cose di fede”.
Proprio perchè l’Italia è un paese libero deve ascoltare tutte le voci,compresa quella della Chiesa.Che cosa devono fare gli italiani?Ascoltare i difensori delle BR ma non Ruini?Assurdo!
Che cosa intendi per dominio spirituale?Secondo te la Chiesa deve occuparsi solo dei temi sociali e tacere sui valori etici?E che Chiesa è?Mi dispiace ma mai come in questi due anni si è parlato di Dio e di etica!A me piace questa Chiesa,io la amo anche se la Bindi non è d’accordo.
La Chiesa non è una lobby perchè non ha interessi privati da difendere,ma molto da perdere.In questi giorni Papa e Vescovi vengono attaccati,derisi,minacciati,le televisioni e i giornali osannano magisteri paralleli inesistenti…
La Chiesa perderà la battaglia sui DICO?Non importa.Per me una sola cosa conta e cioè che abbia ritrovato il coraggio di parlare e di parlare a voce alta!Io non ho vissuto i bei tempi della Chiesa maggioritaria e non sapevo che cosa significasse discutere di valori in modo alto.
Lo ammetto:voglio molto bene a questo Papa che mi ha riportato alla fede.Due anni fa non mi sarei mai immaginata intenta a leggere libri di teologia,articoli di giornale e a scrivere in un blog come questo.
Che cosa farei e direi sui DICO se la Chiesa non si esprimesse?Non lo so!Sono cattolica e quindi il problema non si pone.
Saluti MG
Chiedo scusa per la digressione, ma leggo ora sul sito del Corriere che il prof. Ariel Toaff ha chiesto che il suo libro “Pasque di sangue” venga ritirato dal commercio e si è detto pronto a ritrattarne alcune parti. Mi pare una cosa di una gravità inaudita. Evidentemente sono state esercitate su di lui pressioni disumane (non trovo altra parola). E noi stiamo a parlare delle ingerenze della chiesa cattolica, dei vescovi che attentano alla costituzione e di altre panzane del genere?
Vergogna, vergona, mille volte vergogna! Questa è una sconfitta della libertà di pensiero. Si torna indietro di secoli. Almeno sia chiaro, una volta per tutte, chi è che difende la libertà di pensiero, di critica, di ricerca (ed è la chiesa cattolica) e chi vuole imporre con la violenza (quanto meno psicologica) il pensiero unico. Vergogna, vergogna, mille volte vergogna!
Se quello era un libro sbagliato (ed è possibile che lo fosse: io non l’ho ancora letto e a questo punto non so se potrò leggerlo !) andava combattuto con altri libri. Ridurre una persona (a cui, per quel che vale, va tutta la mia solidarietà) ad una umiliazione del genere è ignobile. Vergogna, vergogna, mille volte vergogna!
Mi è passata un`idea stramba per la testa….e se Ben per Beniamino fosse il figlio di Luigi ? D`accordo sto deragliando…scusatemi, avrei potuto astenermi …ma la tentazione era troppo forte….forse perchè penso che Luigi Accattoli un pò provocatore lo sia …..a modo suo….!…e buon sangue non saprebbe mentire…. ok la smetto !
Apparentemente Ben ama funzionare sul sistema provocatore-provocato.
Perchè no, quando e se la provocazione obbliga a riflettere, Giovanni Paolo diceva per es. che la Santa Sindone era una provocazione all`intelligenza.
La provocazione per la provocazione è al contrario un esercizio dal quale personalmente fuggo rapidamente, preferisco non lasciarmi coinvolgere nell`espressione personale di un certo tipo di personalità.
Vedo che certi commenti della tifoseria papale hanno avuto il dono di irritarla Ben, perchè? Forse si sente provocato da persone che sembrano avere un`idea precisa, un`opinione chiara, sicura, motivata, talvolta senza dubbi , e che va nel senso del magistero petrino? Perchè dire che è un pensiero di parte? Perchè giudicare ? Le opinioni espresse su questo blog non sono più di parte di quelle che puo esprimere lei in tutta libertà….e sono le benvenute !
Sono delle opinioni forse diverse dalle sue, tante, ma non tutte,vanno nelle stesso senso, e anche questo potrebbe aiutarla a riflettere.
Perchè vi sia provocazione deve esserci un provocato, ovvero la provocazione deve trovare un provocato, personalmente non mi sento provocata da lei, il che non significa che non trovo certe delle sue interrogazioni interessanti.
Un caro saluto da una dei membri più attivi della “tifoseria papale “.
Anche se scrivendo ciò mi sembra di fare ingiuria al sentimento di profondo rispetto, affetto e devozione filiale che sento nel più profondo del mio cuore per il Santo Padre , Benedetto XVI. Luisa
Luisa, giuro che ho avuto la tua stessa sensazione che sotto ci fosse lo zampino di Luigi. Se è così ha fatto benissimo.
Se così non è, il vero Ben ha fatto benissimo lo stesso a movimentarci un po’.
Ora divago un po’ anch’io.
Giorni fa parlando di Martini e Ratzinger si auspicava un intervento chiarificatore di Martini.
Oggi, nella sua intervista ad Avvenire, il Cardinale ha fatto cento volte di più dedicandogli questa bellissima benedizione “impastata” nella Scrittura: «Prego molto per lui, perché ha la mia stessa età e un carico tanto grave da portare. Per questo sento, riguardo alla sua persona, non solo riverenza e obbedienza, ma anche affetto, simpatia e comprensione. Gli auguro ciò che dice san Paolo in Ebrei 13,17: che possa godere di tanta obbedienza e collaborazione da parte di tutti così che possa portare questo peso “con gioia e non gemendo”. E chiedo anche che viva la consolazione di cui parla la terza Lettera di San Giovanni al versetto 1,4, quando dice: “Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità”».
Oltre all’intervista a Martini, su Avvenire di ieri c’era anche un’interessante articolo che, inaspettatamente, manifestava alcune perplessità sul metodo (non sui principi) scelto dalla CEI per affrontare la questione DICO, pur non nominandola direttamente.
Queste perplessità oltre che mie mi sembra fossero anche di Luca e Francesco73.
Ecco il link.
http://www.db.avvenire.it/pls/avvenire/ne_cn_avvenire.c_leggi_articolo?id=727180&id_pubblicazione=12
Sono proprio d’accordo. la Bindi ha risolto brillantemente, collaborando con la Pollastrini, un problema spinoso. mi piace la Bindi, per la sua semplicità, non cerca di fare la prima donna, ascolta, sintetizza e va dritta per la sua strada. Forse è questo che non gli perdonano i “colleghi” invidiosi, la sua decisione! Vorrei sapere quali sono gli interessi contrapposti, se le associazioni di coppie gay comprendono che si stanno facendo strumentalizzare…Il Papa ? mi aspetto che si comporti come Lui, in cuor suo, sa.
A Ben:
Ho fatto delle chiose di precisazione al tuo intervento per correttezza e rispetto degli altri interlocutori di questo blog. Mi accorgo ora di essere stato, però, freddo e ruvido nei tuoi confronti. Non era mia intenzione, scusa!
A fabrizio:
L’articolo che citi è decisamente tosto (almeno visto dove è pubblicato). Un onesto “parere di minoranza” (minoranza?) che il quotidiano dei vescovi ha ritenuto opportuno pubblicare?
Non lo so, forse è come dici tu, forse non se ne sono accorti (immagino che anche in un quotidiano ogni tanto sfugga qualcosa , come succede in tutte le professioni). Speriamo che sia vera la tua ipotesi.
Da lettore – benché discontinuo – di Avvenire, direi che non sarebbe la prima volta che il giornale pubblica articoli che delineano nell’insieme una gamma (pur controllata) di opinioni. Senza sopravvalutarlo, il caso mi sembra piuttosto interessante e indicativo e fa meglio comprendere l’auspicio di Scalfaro per un coinvolgimento dell’Assemblea della CEI nella vicenda.
Caro Ben,
no, non volevo dire che non deve esserci dialogo, tutt’altro. Solo che si tratta di capire – anche proprio per contestarla, se del caso – la posizione particolare da cui la Chiesa parla, che è quella di una voce tra le altre ma non esattamente eguale alle altre. Quando, ad esempio, si dice che la Chiesa “dovrebbe occuparsi delle cose di Dio”, non si capisce bene che significhi. La religione è un discorso sul rapporto tra l’uomo e Dio, ma in questa voce parla soprattutto dell’uomo. Ecco perchè è molto difficile distinguere tra cosa è ingerenza e cosa no, spesso si tratta non di sostanza ma di modalità e di toni, e alcune vecchie distinzioni tra “ordine spirituale” e “ordine temporale” sono appunto invecchiate, non contengono più la realtà.
Il mio era solo un auspicio che potessimo comprendere questo, non una difesa “crociata” dei diritti della Chiesa-potenza.
Sul resto ti risponderò meglio in seguito, oggi per me è una giornataccia!
Benvenuta Silvia! Il tuo primo commento è apparso con ritardo perchè lo dovevo “moderare” io, ma i prossimi – se ne manderai – entreranno in automatico.
A Fabrizio e agli altri che ne hanno parlato: l’articolo di Giorgio Campanini pubblicato ieri da Avvenire non è affatto una rarità. Egli, collaboratore abituale e da tanto del quotidiano cattolico, è un personaggio assai stimato non solo per la competenza di storico e per le riflessioni in tema di rapporti Chiesa-mondo ma anche per gli scritti di spiritualità familiare. Un suo articolo recente ugualmente critico dell’ufficialità era apparso in occasione del Convegno ecclesiale di Verona, in tema di protagonismo del laicato e reale dibattito nella Chiesa. E’ merito di Dino Boffo pubblicare queste sue opinioni. Se fosse utile, direi che sono amico ed estimatore sia di Campanini sia di Boffo. Luigi
Che ne pensate delle affermazioni della Bindi secondo la quale la Chiesa deve occuparsi delle cose di Dio?Il Ministro pensa di avere il diritto di insegnare qualcosa al Papa e ai Vescovi o sarà stata male interpretata?
In ogni caso mi sembra che in questo strano Paese possano parlare tutti tranne la Chiesa,vedi appello dei cosiddetti intellettuali cattolici fra cui Alberigo e Melloni?C’è poi un controappello firmato da intellettuali di pari livello su “Il Foglio”.
A proposito,sapete che solo una settimana fa Melloni e Alberigo sono stati ricevuti in udienza da Papa Ratzinger?
Bel modo di ricambiare la sua gentilezza e amabilità.
http://notizie.alice.it/sitesearch/index.html?filter=foglia&nsid=12356322&mod=foglia
Quindi,se ben capisco,da una parte abbiamo un Papa che non sembra tale,che mantiene le promesse,che ha stima per Alberigo.E dall’altra?
Saluti MG
ps Scusate:intendevo dire:un Papa che non si pone su un piano di superiorità.
Una volta ancora vi rinvio al blog ” Settimo cielo” di Magister :
” Ratzinger trascura Gesù e si occupa d’altro. Ma davvero?
Da New Delhi il ministro per la famiglia Rosy Bindi, già vicepresidente nazionale dell’Azione Cattolica, ha reagito così, mercoledì 14 febbraio, alle critiche di Benedetto XVI e del cardinale Camillo Ruini al disegno di legge sui “Dico”, di cui è coautrice: “Io amo pensare alla Chiesa che si occupa delle cose di Dio”.
Sono parole che ricalcano quelle di Pietro Scoppola in un articolo su “la Repubblica” di dura critica agli indirizzi attuali della gerarchia cattolica: “Una Chiesa che parla dei Pacs più che del mistero di Cristo morto e risorto”.
Ma se questo è il punto, è segno che è in atto una rimozione radicale di ciò che il maggiore accusato, Benedetto XVI, va predicando giorno dopo giorno.
Un esempio tra mille: il messaggio del papa per la Quaresima del 2007, diffuso proprio il giorno prima della boutade di Rosy Bindi.
Il messaggio ha per titolo: “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Giovanni 19,37). Ed è una sintesi impressionante del cuore della predicazione teologica e cristologica di papa Joseph Ratzinger.
Il quale parla spesso anche di vita e famiglia. E lo fa, per accenni, anche nelle righe finali di questo suo messaggio per la Quaresima, quando dice che “contemplare Colui che hanno trafitto ci spingerà ad aprire il cuore agli altri riconoscendo le ferite inferte alla dignità dell’essere umano; ci spingerà, in particolare, a combattere ogni forma di disprezzo della vita”.
Ma è proprio la coerenza estrema tra ciò che Benedetto XVI predica di Dio e ciò che dice della vita, della famiglia, dell’uomo il carattere distintivo del suo pontificato.
Rimuovere il primo elemento rende impossibile la comprensione, e quindi la critica fondata, del secondo.
Il messaggio per la Quaresima è disponibile nel sito del Vaticano. Lo si legga. E poi ben venga il confronto, senza scorciatoie. ”
Saluti, Luisa
Faccio presente a MariaGrazia che l’appello di Alberigo & C. non contiene nulla che possa apparire offensivo o duro verso il papa – anche perché appare rivolto fondamentalmente alla Conferenza episcopale italiana. Come molte delle critiche che si sentono in giro (anche perché, come MariaGrazia e Luisa giustamente ricordano, non c’è alcun particolare accanimento del papa contro la legge italiana sui Dico, come vuole dare a intendere una brutta campagna di stampa secondo cui il papa è sempre fissato a guardare le faccende di casa nostra).
E in ogni caso, nelle vostre famiglie, quando discutete anche duramente, forse che vi volete meno bene? Che siete meno pronti al servizio reciproco? Io col mio parroco non ho peli sulla lingua, e non solo a quattr’occhi, ma credo – spero – che mi voglia bene anche per questo almeno quanto io ne voglio (comunque) a lui.
(E nessuno mi dica che la Chiesa non è una famiglia: la famiglia è quanto di più vicino ci sia all’essenza della Chiesa, che è la Trinità.)
Ciao Luca,l’appello di Alberigo non contiene nemmeno il nome di Papa Ratzinger,però nell’intervista a “Repubblica” di martedì,il professore bolognese usa toni molto duri sia nei confronti di Ruini che del Pontefice.Mi è dispiaciuto molto anche in considerazione della disponibilità e della cordialità dimostrate da Benedetto XVI.
Ammetto tuttavia che il professor Melloni è stato molto corretto nella sua intervista a “Panorama” usando toni molto affettuosi verso il Papa e riconoscendogli il merito di voler dare una svolta pastorale al governo della Chiesa e della CEI.Si può dire tutto,basta non cadere nelle offese personali.E comunque è bene che gli intervistati distinguano fra il Papa e il cardinale Ruini altrimenti l’informazione risulta falsata.Mi sarebbe piaciuto leggere sui giornali un approfondimento del tema che il Papa ha proposto per la quaresima,ma purtroppo i DICO occupano tutto lo spazio.In questo Magister ha assolutamente ragione.
Saluti MG
Se mi si consente un fuori-tema, pure frivolo:
A proposito di svolta pastorale, si disse – forse a ragione – che anche la nomina del card. Bertone a Segretario di Stato rientrava in questa tendenza di papa Ratzinger. Abbastanza curioso (e fantasioso, direi) l’attacco senza quartiere rivoltogli da Magister, che vi imbastisce intorno un intreccio legato alla presidenza della CEI degno di una spy-story. Del resto sono ancora fresche gli assalti all’arma bianca di Magister contro il card. Sodano. Si vede che deve ancora trovare il Segretario di Stato che faccia a al caso suo.
…Interessante la riflessione di Luca che vede positivamente le discussioni e i contrasti come sani all’interno di una relazione sincera. speriamo, in effetti, che qualcuno non ci metta lo zampino ! ciao
Con il rinvio alla Camere di oggi, i partiti dell’Unione sembrerebbero confermare il dodecalogo di Prodi, da cui è sparita la presentazione del ddl sui Dico. Tanto rumore per nulla?
No, purtroppo il ddl non è sparito! Il rinvio alle Camere non dà luogo a un nuovo governo ma alla continuazione dello stesso e dunque resta il ddl già approvato. Sarebbe decaduto (e magari da rivotare in Consiglio) solo se Prodi avesse avuto un reincarico, o se fosse subentrato un altro premier. I 12 punti riguardano le cose da fare. I Dico, secondo questa logica, sono già “fatti”. Interessante invece è il punto 9 del dodecalogo, che prevede una legge di sostegno della famiglia. Dunque il governo si impegna a pareggiare il peccato dei Dico con l’opera buona dell’aiuto alle famiglie tradizionali. Luigi
Luigi, se lo ritiene opportuno mi può spiegare la sua posizione sui Dico?
Dal suo ultimo post non mi è chiara e mi interesserebbe conoscere quello che ne pensa.
Grazie e buona giornata.
Fabrizio
Non ho una posizione compiuta: non sono un politico, nè un giurista. Ma ho tre input soggettivi selvaggi (o meglio vaganti, come pecore sperdute):
– Avrei preferito un provvedimento quadro sulla famiglia, in margine al quale – o dopo il quale – prendere in esame la questione dei conviventi senza matrimonio;
– L’intera questione (delle famiglie e delle convivenze) l’avrei immaginata come sbocco di un’ampia consultazione tra tutte le forze politiche; insomma, un progetto parlamentare e non un disegno governativo;
– Su tale progetto avrei amato ascoltare un impegno di tutti i gruppi e i partiti a rispettare la libertà di voto dei propri aderenti.
Nessuno dei tre input risulta al momento soddisfatto. Luigi
Grazie, e sono sostanzialmente d’accordo.