Sono nella mia Recanati e vado a Montelupone a fare visita a don Gino Marconi, che ebbi parroco da ragazzo e che ora ha 91 anni: l’età di Papa Benedetto. Per la prima volta non mi riconosce ma parla con buona voce e dice giuste parole. Sono con un mio fratello, ambedue fummo a lungo suoi aiutanti in parrocchia. Dice il caro don Gino: “Date aiuto al prossimo, lasciate un buon esempio e Dio vi compenserà. No, non mi ricordo di voi, ma sono contento che siate venuti a trovarmi e che vi ricordiate di me. Vi ringrazio”. Siamo noi a ringraziarti, gli diciamo, per allora e per oggi. Conclude: “Ringraziamo dunque il Signore che ci ha fatto incontrare in questo mondo e arrivederci in Cielo”. Straordinario incontro con uno smemorato memore di Dio.
Dice don Gino: date aiuto al prossimo e Dio vi compenserà
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Li ricordo tutti i miei sacerdoti smemorati. Li ricordo giovani, giocare in oratorio con la talare svolazzate, e vecchi, vecchissimi. Ne ricordo cinque in particolare perché stanziali nella Comunità almeno da quarant’anni e mai trasferiti. Della loro lunghissima vita conservo un ricordo struggente, soprattutto legato agli ultimi anni d’inattività trascorsi in solitudine Ho ricevuto insegnamenti straordinari da ciascuno di loro e non ne dimentico neppure uno nelle preghiere. Conservo le loro dediche, in genere brevi ringraziamenti per delle piccole mansioni.
Ma una in particolare, bellissima, del mio Padre Spirituale, Don Marco Saba (Cagliari 3 Febbraio 1929 + Roma 20 Ottobre 2017) uomo di poche parole, ruvido talvolta (ma non con me) ma di profonda spiritualità, custodisco come una reliquia. Una paginetta scritta con una fitta grafia, minuta e tremolante, un ultimo presente, unitamente ad un piccolo compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Severo,don Marco, citava spesso, dai Proverbi 21 , la pericope : “il testimone bugiardo perirà, ma l’uomo che ascolta potrà sempre parlare” . Il suo motto : “Vir Obediens Loquetur Victoria. L’uomo obbediente canta vittoria”. Obbedienza alla fede e alla Parola di Dio. Era severo anche con la Chiesa e i suoi ministri, non si rassegnò mai alle leggi sul divorzio, sull’aborto. Gli scandali nella Chiesa gli apparivano come un abominio insopportabile, e altrettanto insopportabile ed incomprensibile che non si testimoniasse fino in fondo, fino al martirio se necessario la sovranità di Cristo, di cui era follemente innamorato. Cristo, il Capo, solo il Lui vi è salvezza e non v’è altri sotto il cielo all’infuori di Lui.
Per correttezza, Don Marco era del 1926, non del 29…non interesserà a nessuno, ma lui era preciso e non vorrei che stanotte mi venga a tirare i piedi…conoscendolo, posso aspettarmelo.
Rif. 21,41
Probabilmente è un “loquetur victoriam” (don Marco sarà preciso in latino anche
adesso).
Rif. 18.38
Bellissime parole del parroco di Recanati. Credo che non sia mai inciampato nella maledizione di Proverbi 19,5 e 19,9: Il falso testimone non resterà impunito; chi diffonde menzogne non avrà scampo.
La pericope 21,28 dei proverbi è riferita alla citazione “L’uomo Obbediente Canta Vittoria”, che era il suo motto. Don Marco era anche molto simpatico, prendeva con spirito i pettegolezzi dei parrocchiani, consapevole del suo carattere poco incline alle smancerie,era inviso ad alcuni. Ma si faceva scivolare tutto addosso, diceva con sarcasmo:” se proprio dovete parlar male di me, almeno fatelo bene, se non altro per una questione di precisione.”
Visse sulla sua pelle una brutta esperienza: sepolto vivo per una morte apparente in cui sentiva e vedeva. Ma i suoi parametri vitali erano praticamente irrilevanti e rischiò di essere sepolto vivo. Fu durante il bombardamento su Cassino nel 1944. Aveva 18 anni e vi si trovava per il noviziato. Colpito da una scheggia che gli si conficcò nel corpo, non ricordo in quale punto se la testa o altro, dichiarato morto fu ad un passo dall’essere essere infilato nella bara, anche perché la familiarità con la morte in quel tempo, non permetteva di andare tanto per il sottile. Si affidò a Dio,pregò incessantemente, e anche i confratelli pregavano. Alla fine gli riuscì di muovere gli occhi da sotto le palpebre, e di li la salvezza.
Un fatto che mi raccontava spesso, e non mancava di trarne insegnamento per sé e per gli altri sulla potenza della preghiera. Un fatto che associava alla liberazione di Pietro che “tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui”. Focalizzava la scena descritta in dettaglio affinché comprendessi l’importanza che riveste l’iruzione del sacro nella vita della Chiesa. Pietro era consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, quindi una legione di 16 soldati, legato con due catene, sentinelle custodivano l’interno del carcere. Impossibile fuggire, ma ecco l’intervento dall’alto e tutto cambia. Nella Chiesa, diceva, il prodigioso irrompe.Ma nessuno crede più che questo possa accadere. Siamo disabituati al prodigioso, la stessa Chiesa si è disabituata al prodigioso, appiattita sull’immanenza produce uno scollamento rispetto alla trascendenza e il sacro rischia di non irrompe più, o di non essere percepito…
Ringrazio Padre Amigoni per il suggerimento,che apprezzo, però mi sembra si scriva “Loquetur Victorias”..ma posso anche sbagliare.
Velo sulla memoria o meno, le parole di don Gino centrano il nocciolo.
Bastano e avanzano.
Grazie per avercele riportate.
Rif. 21.41 di ieri
Testis mendax peribit, vir oboediens loquetur in victoriam (Proverbi 21,28 – Nova Vulgata, 1979)
Rif.12.01
Mi sono limitata a riportare la citazione di Proverbi 21,28 tal quale riportata sul santino commemorativo. Probabilmente soggetto ad un errore di trascrizione.Buona Domenica
Rif . 11:41
Bastano e avanzano cosa? Ci faccia capire.
Se le parole di Don Gino c’entrano, altrettanto e con altrettanta forza se non di più, c’entrano quelle di Don Marco Saba e di tutti i sacerdoti che hanno testimoniato integralmente e con coraggio la Parola di Dio, seminandola con fatica, fino all’ultimo respiro. Senza mai vergognarsi di Cristo, senza mai occultare la Regalità del Risorto:Figlio di Dio e unico salvatore dell’ umanità, non un profeta tra tanti così come va di moda nella Chiesa moderna per sentirsi solidali con le altre religioni. Se i presbiteri o i figli della Chiesa avessero detto, come nel Vangelo di Marco, di oggi Domenica 1 Luglio 2018 : ” non vedete che è morta: non disturbate il maestro”, io dico che la metafora rispetto ala fede e all’obbedienza alla fede, se non ci fosse testimoni autentici come Don Marco, la Chiesa si sarebbe estinta, morta per eutanasia da un pezzo. Grazie a maestri con don Saba, che non ebbe mai paura di “disturbare il maestro”, ma da uomo di fede si mise alla Sua sequela e se ne andò nella dimora eterna sazio di giorni, portandosi dietro una nutrita schiere di anime da pastore buono, servitore fedele nella vigna del Signore quale è stato, donando l’intera vita per anni, ed anni….
Non si permetta mai più di zittire gli altri,in casa d’altri, dove io sono un ospite come lei, ha capito? Il padroncino lo faccia in casa sua Cuffini.
Vorrei fare un parallelo fra le parole di Luigi Accattoli “ uno smemorato memore di Dio” con cui descrive l’ anziano parroco che ormai alla sua eta’ ha perso la memoria ma e’ proteso verso l’ incontro imminente della sua anima con Dio, e la credenza platonica e neoplatonica per cui l’ anima incarnandosi in un corpo perde la “ memoria” della sua esperienza passata e nasce a nuova vita senza alcun ricordo di vite passate. Sia alla nascita sia verso la morte ci sarebbe quindi una perdita della memoria, facolta’ dell’ anima. Nel primo caso, alla nascita, l’anima scorderebbe la sua vita spirituale prima di incarnarsi, verso la morte il contrario, l’ anima avvicinandosi alla vita eterna , scorda la sua vita umana e storica e si fa memore solo di Dio.
Come sostengono molti fra nascita e morte , due esperienze che sembrano agli antipodi, ‘ e’ molta somiglianza.
“Bastano e avanzano” significa: bastano; avanzano.
Centrano il nocciolo della questione.
Nella occasione che Luigi ci ha raccontato, dicono il “tutto” necessario.
Questo non c’entra un tubo – né ovviamente esclude – la degnità e l’esemplarietà di altri sacerdoti, che sono tantissimi: degni, esemplari e ricchi di insegnamenti per tutti.
Qualcuno forse patisce i primi caldi.
Esistono degli ottimi condizionatori, però.
http://www.donbosco.it/objects/Pagina.asp?ID=1290
Singolare l’encomio postato, dopo un esplicito: “Velo sulla memoria” .
Il “velo sulla memoria” è quello raccontato da Luigi sui ricordi di don Gino.
Di esplicito e singolare dunque c è solo la malafede acida di chi legge a modo suo.
Nessun encomio postato, trattasi di omelia funebre.
Ne avessi azzeccata una.