Trovo ragionevole la decisione del papa di offrire – a sé e a tutti – «un tempo di riflessione» prima di dare il via alla fase finale della causa di beatificazione di Pio XII. Un po’ di tempo in più aiuterà anche gli ebrei ad accettare l’evento: il convegno tenuto a Roma venti giorni addietro dalla fondazione a matrice ebraica «Pave the Way» e l’intervista di Paolo Mieli (mio direttore al Corriere della Sera), ebreo per parte di padre, segnalano che l’attesa non sarà lunga. E’ opportuno del resto completare la verifica storica sulla figura di papa Pacelli: è in via di sistemazione nell’Archivio vaticano il periodo del suo pontificato. E se la beatificazione non verrà pronunciata dal papa tedesco – egli forse avverte la propria origine nazionale come una complicazione almeno psicologica della grande disputa – non sarà nulla di male. Così come farà bene ai polacchi attendere ancora un poco la proclamazione dell’esemplarità di Giovanni Paolo II. Nessun dubbio che Pacelli, Wojtyla, Montini e Luciani (non ancora proclamati) fossero dei santi, come Roncalli e Sarto e Mastai Ferretti (già proclamati) e come Ratti, Della Chiesa e Pecci che mai sono stati proposti. Ma tra tutte le canonizzazioni le meno urgenti sono – a mio parere – quelle dei papi, che vengono detti “santi” in vita e la cui esemplarità è già proposta ad excessum nella vita ordinaria della cattolicità,.
Diamo tempo agli ebrei di capire Pio XII
48 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Per una migliore argomentazione dell’idea del post – che cioè non vi sia urgenza di canonizzare i papi – si può leggere nella pagina “Collaborazione a riviste”, elencata sotto la mia foto, il testo “La santità dei papi e i santi sconosciuti”.
“Ma tra tutte le canonizzazioni le meno urgenti sono – a mio parere – quelle dei papi, che vengono detti “santi” in vita”.
Egregio dottor Luigi, sante parole, le sue.
Urgenze vere e proprie direi che non ce ne sono mai, in fondo anche prima della canonizzazione il sensus fidei del popolo di Dio riconosce la santità e la onora per conto suo, però confesso che mi piacciono particolarmente le proclamazioni che vanno controcorrente: Pio IX, il cardinale Stepinac, i martiri della guerra civile spagnola ecc. ecc. Quelle inopportune e fastidiose secondo i criteri del mondo.
In questa prospettiva, la beatificazione di Pio XII prima arriva e meglio è.
Su che come possano prenderla gli ebrei, penso che valga la battuta finale di Via col vento: francamente me ne infischio.
E poi, già che ci siamo, l’accenno di Luigi a Paolo Mieli “ebreo per parte di padre”, mi fa venire in mente che neppure si sa bene chi siano oggi gli ebrei. Mieli, per esempio, a rigore non lo è, dato che – se non sbaglio – è ebreo chi nasce da madre ebrea. Che significa essere ebrei? Non tout court un’appartenenza religiosa perché molti ‘ebrei’ non hanno più alcun rapporto con la religione, non una cultura né una etnia né tanto meno una razza (ammesso che le razze esistano). Mi pare un’identità potentissima quanto sfuggente e ambigua.
Leonardo, “Via col vento” finisce con “Ci penserò domani. Dopotutto, domani è un altro giorno”.
Non voglio entrare sul tuo argomentare circa l’identità degli abrei, troppo sintetico e dunque fatalmente sommario, ma, personalmente, ritengo che proclamare i Santi a dispetto degli altri non sia un criterio dei migliori.
E poi a Pio XII essere proclamato santo in terra non gli cambia la vita, quella ultraterrena; alla Chiesa, qui in terra, cosa aggiunge di particolarmente importante? Non è meglio poter continuare a pregare insieme ai nostri “fratelli maggiori”, senza frapporre altri elementi di dissidio?
Secondo me è meglio proporre come esempio di santità quella dei cristiani comuni, che sentiamo più vicini, e quindi più “imitabili”, rispetto ai cristiani da piedistallo.
Pensaci pure domani, quando, trascorsa la notte che porta consigli, sarà un altro giorno. O è cosa da infischiarsene pure questa?
🙂
Concordo con le affermazioni di Luigi, che ringrazio anche per questi nuovi spunti. Non dubito che i Papi siano in molti casi delle persone straordinarie, per carisma, bontà, fede, amore per il prossimo, vicinanza al Signore. Ma, l’idea che ogni papa riceva – presto o tardi – la canonizzazione rende un po’ l’idea che la santità sia legata più alla carica che alla persona.
In proposito, ritengo che la santità papa debba essere valutata con criteri molto più esigenti di quelli usati per un “cristiano comune”, non tanto per la vicinanza come modello, ma in omaggio al principio secondo cui molto sarà chiesto a chi molto ha ricevuto” (Luca 12, 48?).
Così come, personalmente, diffido delle pressioni alla “santo subito” che si sono “spontaneamente” elevate dopo la scomparsa di GPII, a cui ho voluto tanto bene e che ho apprezzato come papa. Men che meno – essendo io presente in piazza san pietro il giorno del funerale – capisco come si possa ancora abboccare all’idea che sia stato frutto di una iniziativa spontanea del popolo e non di una organizzazione guidato. Molto guidata.
Leonardo le canonizzazioni non si fanno per andare contro qaulcuno, nemmeno contro il mondo.
Ma perchè dobbiamo sempre trovarci qualcuno a cui “farla vedere”?
non so…
Purtroppo la “macchina” che mette in moto le beatificazioni non ha sempre i vetri trasparenti e non si vede sempre bene chi c’è dentro.
Per quanto riguarda Pio XII – papa che stimo e amo, a partire dalla sua straordinaria visita in topolino grigia al quartiere di san Lorenzo appena bombardato (pare che abbia guidato lui, dopo aver detto al mitico cameriere personale Giovanni: “Ah Giovà, famme fà la strada che sò io…”) e che mi commuove quando allarga le braccia nel suo popolo romano – bene, per quanto riguarda Pio XII io credo che NON sia necessaria la sua beatificazione credo anzi che sarebbe un evento che divide e non unisce, un evento che sti presta a molte strumentalizzazioni che non mi piacciono. Spero che non venga beatificato perchè la chiesa non ne ha bisogno e pertanto condivido le parole di Luigi Accattoli. Perchè non beatificano don Pappagallo o il paroco di sant’anna di Stazzema? o don Giovanni Battista Bobbio fucilato nel ’44 davanti a sua madre? o i monaci di Farneta?
Su Via col vento non discuto, perché in realtà io non l’ho mai visto per intero (!): troppo lungo per i miei gusti, però la battuta di Clark Gable me la ricordo e forse mi sono immaginato che sarebbe stato bene finirlo il film.
D’accordo anche sul fatto che la canonizzazione non è necessaria per nessuno (aggiungo, ma devo averlo già detto in un’altra occasione, che l’eccesiva quantità di proclamazioni sotto il pontificato di Giovanni Paolo II potrebeb aver prodotto effetti contrari a quelli sperati). Quanto ai papi, mentre non vedo particolari ragioni per sollecitarla, che so, per Pio XI, Benedetto XV o Leone XIII e mentre Giovanni Paolo II gode già presso il popolo cristiano di una diffusa fama di santità e può benissimo aspettare i suoi tempi, non si può ignorare che Pio XII è oggetto da quaranta anni di attacchi malvagi e infami calunnie.
“Fratelli maggiori” è un’espressione bene intenzionata ma poco felice adoperata da Giovanni Paolo II, che a parecchi ebrei non piacque. Non so che cosa voglia dire «continuare a pregare insieme con i nostri fratelli maggiori»: a me pare che la posizione giusta nel rapporto tra ebrei e cristiani sia quella espressa da Neusner: rispetto nella diversità, senza cercare impossibili concordanze.
Sì, certo, le canonizzazioni non si fanno contro nessuno, ma se si deve far andare avanti una pratica prima di un’altra, perché non privilegiare la chiarezza e la doverosa valorizzazione di figure che il mondo odia e disprezza?
Qual è la fonte delle stupefacenti informazioni di Ignigo sulla visita di Pio XII a san Lorenzo (la Topolino, che non mi pare di aver mai visto nelle foto; il papa che guida (!?); la battuta in romanesco all’autista: era Pacelli, non il cardinale Ottaviani)?
@ ignigo74 scrive, 10 Ottobre 2008 @ 15:27
Ti condivido in pieno.
Esempio ritengo Paolo VI un santo che ha già la visione beatifica di Dio,
e lo prego,
ma non me ne frega un fico secco che lo dichiarino santo.
Mi interessa che vengano riconosciute le santità della vita ordinaria, dei cristiani ordinari.
Questi esempi di vita e modello sono importanti,
non il solito santino di un santo papa da strusciare alla sua tomba.
Siamo nel 2008 e ancora si vogliono santini da mettere in portafoglio o in auto,
dei porta fortuna!!!!!!!
Ma i santi cristiani normali del quotidiano?
quelli che si fanno il mazzo per portare avanti la vita familiare, nella fedeltà a Cristo?
Scoprire queste perle,
scoprire i loro modi di affrontare la vita, i loro modi di aderire a Cristo, nonostante le difficoltà del quotidiano, della spesa, del lavoro, della salute.
VOGLIO I SANTI DELL’ORDINARIO,
non quelli che hanno governato la Chiesa o la Città del Vaticano.
Voglio i modelli di vita dei cristiani di tutti i giorni,
non le eccezionalità di uomini di potere, anche se potere sulle coscienze.
Il mio Paolo VI già ha il suo premio, per la sua vita, ha vissuto un suo personale martirio nel servire la Chiesa, e ora è nella schiera dei santi.
Non ho bisogno di leggerlo sul calendario.
Tanto vale per Pio XII.
Si vada alla sua tomba e si preghi l’Onnipotente per sua intercessione.
Ma veramente la vita della Chiesa diventa lo sterile Pio XII santo si o santo no?
Tutto qui?
Leonardo, pregare insieme vuol dire “pregare insieme”, sic et simpliciter, cercando occasioni di preghiera comune, visto che con gli ebrei abbiamo in comune l’unico Dio. Certo, non è possibile la concordanza, ma non credo sia necessario fare la punta alle diversità.
Che bella emozione Luigi!!!
In diretta con l’altro capo del mondo e con una delle pagine piu’ belle del Vangelo…
Ti abbraccio , a presto…
A proposito della santità dei cristiani della vita comune, vi segnalo quanto segue:
La passione delle pazienze di Madeleine Delbrêl
Tratto da Madeleine Delbrêl, Il piccolo monaco, P.Gribaudi editore, Torino, 1990
La passione, la nostra passione, sì, noi l’attendiamo.
Noi sappiamo che deve venire, e naturalmente intendiamo
viverla con una certa grandezza.
Il sacrificio di noi stessi: noi non aspettiamo altro che
ne scocchi l’ora.
Come un ceppo nel fuoco, così noi sappiamo di dover
essere consumati. Come un filo di lana tagliato
dalle forbici, così dobbiamo essere separati. Come un giovane
animale che viene sgozzato, così dobbiamo essere uccisi.
La passione, noi l’attendiamo. Noi l’attendiamo, ed essa non viene.
Vengono, invece, le pazienze.
Le pazienze, queste briciole di passione, che hanno lo
scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria, di
ucciderci senza la nostra gloria.
Fin dal mattino esse vengono davanti a noi:
sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti,
è l’autobus che passa affollato,
il latte che trabocca, gli spazzacamini che vengono,
i bambini che imbrogliano tutto.
Sono gl’invitati che nostro marito porta in casa
e quell’amico che, proprio lui, non viene;
è il telefono che si scatena;
quelli che noi amiamo e non ci amano più;
è la voglia di tacere e il dover parlare,
è la voglia di parlare e la necessità di tacere;
è voler uscire quando si è chiusi
è rimanere in casa quando bisogna uscire;
è il marito al quale vorremmo appoggiarci
e che diventa il più fragile dei bambini;
è il disgusto della nostra parte quotidiana,
è il desiderio febbrile di quanto non ci appartiene.
Così vengono le nostro pazienze, in ranghi serrati o in
fila indiana, e dimenticano sempre di dirci che sono il martirio preparato per noi.
E noi le lasciamo passare con disprezzo, aspettando –
per dare la nostra vita – un’occasione che ne valga la pena.
Perché abbiamo dimenticato che come ci sono rami
che si distruggono col fuoco, così ci son tavole che
i passi lentamente logorano e che cadono in fine segatura.
Perché abbiamo dimenticato che se ci son fili di lana
tagliati netti dalle forbici, ci son fili di maglia che giorno
per giorno si consumano sul dorso di quelli che l’indossano.
Ogni riscatto è un martirio, ma non ogni martirio è sanguinoso:
ce ne sono di sgranati da un capo all’altro della vita.
E’ la passione delle pazienze.
Dalle immagini trasmesse da Rai Educational, mi piace sottolineare quelle delle persone al di fuori della Chiesa, alcune delle quali sono li’ da ore e altre con le sedie per poter ascoltare davanti allo schermo esterno.
Quanta fame di parola di Dio! esiste……alla faccia di coloro che hanno criticato l’iniziativa e che ritiengono la gente non in grado di comprendere. Ho letto critiche feroci sia su giornali che da parte di “personaggi” dello spettacolo. La risposta migliore sta in quella gente silenziosa ad ascoltare, nei milioni di computer (come il mio) aperti da 5 giorni 24 ore al giorno, e anche nei bambini dentro la chiesa di Santa Croce. La risposta migliore sta sempre nel silenzio di chi non ha voce ma che sa ascoltare……
Per quanto riguarda il soggetto del post di oggi, posso dire una cosa che sicuramente mi fara’ dare dell’ “eretica” da qualcuno?
Stiamo ascoltando in queste ore i Vangeli che ci dicono che non c’e’ merito nel fare bene a chi ti fa bene e nell’amare chi ti ama, ma il vero modo di servire il Signore e’ di amare i tuoi nemici, di fare del bene senza sperare nulla, di essere benevolo e misericordioso con gli ingrati e con i malvagi. Senza dubbio i papi e la moltitudine di sante persone avranno agito in questa maniera, ma quanto vale agli occhi del Signore quando cio’ viene fatto da un peccatore, da chi non e’ assiduo alla frequentazione della chiesa, da chi – ogni giorno – mette in pratica gli insegnamenti del Cristo nel mezzo delle sue fatiche quotidiane senza alcun riconoscimento e , talvolta, anche con derisione?
Forse la canonizzazione dovrebbe essere per gli sconosciuti che hanno servito Dio traendo forza dal tesoro del loro cuore, con buona pace degli studiosi e di tutti coloro che conoscono le Scritture virgola per virgola.
Mi sono rimasti nella mente: Luca 6,36-42 – 46-49
Vi abbraccio tutti con grande affetto e attendo le vostre opinioni
PRIMA FACCIANO SANTO MONS. ROMERO, POI – semmai – papa PIO XII.
E’ uno scandalo che il processo per mons. Romero, ucciso all’Elevazione durante l’Eucarestia, ucciso perchè vera voce del Vangelo, sia fermo!
Lazzaro: la passione delle pazienze mi ha camminato sulla pelle e si e’ introdotta dentro. E’ la descrizione del mio sentire…e’ la mia vita…Grazie!
Un bacio per la tua sensibilita’
X MATTEO
Ognuno può diventare santo per quello che è e che fa. Chi fa il muratore, chi il medico, chi il papa, chi il bancario, chi il mendicante. Ognuno deve lavorae nella vigna del Signore e dare il meglio di sè. La Chiesa propone come modelli alcune persone che hanno dimostrato sotto diversi punti di vista come vivere da cristiani. Non sono tutti uguali, ognuno ha la sua peculiarità, da tutti possiamo imparare. Se la Chiesa riterrà opporttuno beatificare Pio XII, Paolo VI, GPI e GPII noi dovremo essere pronti a modellarci a loro per quanto possiamo. Se per te Paolo VI è già santo, quando verrà ufficialmente riconosciuto dalla chiesa non aggiungi niente a te stesso, ma le tante persone che non l’hanno conosciuto, come me, avranno un’occasione in più per rifarsi ad un altro modello.
Poi per quanto riguarda il santino, io tengo ancora nel 2008 il santino della Madonna di Jazna Gora nel portafoglio non come porta fortuna, ma perchè mi sia sempre ricordato anche visivamente che la Madonna mi protegge e mi ama. Porto anche una catenina con il crocifisso al collo. Non credo siano abbellimenti inutili. Hanno un valore grande per me. A mio parere tutto ciò che porti con te se vissuto con fede è degno di valore. Ciao a tutti! Marco
guarda, poichè una delle mie passioni è la storia d’Italia dall’8 settembre 43 al 45, diciamo che le informazioni sono colte da un grande racconto trasversale, che attraversa libri e testimonianze oculari.
L’unica cosa che non credo sia verosimile è che il papa abbia guidato.
Il Cameriere si chiamava Giovanni Stefanori.
La topolino era del vaticano e con quest’auto il pontefice ha raggiunto san Lorenzo, probabilmente guidata dal cameriere di fiducia, Giovà.
Eugenio Pacelli era romano di roma: secondo te parlava in latino con i familiari? ci sono alcune testimonianze che lo descrivono in ateggiamenti linguistici dialettali, non poche.
Ti consiglio un vero capolavoro: Enzo Forcella, “la resistenza in convento”, Einaudi. Ampio ritratto della Roma città aperta, del vaticano, di tutto un mondo di carità che è certo stato infangato dal “Vicario” teatrale, ma che non può essere dimenticato.
da qui a dire che Pio XII abbia palesemente testimoniato virtù eroiche… allora meglio mons. Von Galen!! Anzi si, Von Galen santo subito!
In primis sono d’accordissimo con Principessa e con quanti sostengono che la santità non sia legata ad alcuna figura di riferimento se non a quella del Cristo, del quale si tenta -a volte a tentoni e cadendo più, e più volte- di seguire e di aderirvi con la vita, attraverso il sacrificio che ci viene richiesto ogni giorno.
Per quanto riguarda la santità dei papi, la cosa mi lascia perplessa. Come giustamente dice Ignigo74 ritengo più santo Romero, o padre Pugnisi o tutti quei sacerdoti che hanno dato testimonianza rimettendoci la pelle.
Perché in fondo anche i papi sono sottoposti, con più forza addirittura credo, alle umane tentazioni .
Pensate forze che a nessun papa della storia sia venuta la tentazione di porsi sopra il Signore? Di saper meglio di “Lui ” cosa fare in quel frangente, “prenderlo da parte” in una via trionfalistica che aggira finanche la croce? Una sorta di Theologia Gloriae fatta di pensieri umani, troppo umani, il quale non è che una Theologia satanae tipica del tentatore, pensando di avere i pensieri di Dio? Credete che nella storia nessun papa lo abbia mai contemplato un pensiero del genere? Credo proprio di si.
Oppure, la tentazione di sentirsi intaccabile, di poter esercitare autonomamente la sua funzione, sicuro di se stesso, senza porre nel Signore la sua vita, fedeltà, fede e totale fiducia. La tentazione di poter fare tutto mentre, non può fare tutto: ricordate cosa disse il Signore riguardo alla domanda che fece all’apostolo che lo superava in amore, quando (rivolgendosi a Giovanni) pronunciò quella domanda fuori luogo, quel “che ne sarà di lui”, e Gesù rispose : “Che t’importa?”.Risposta che sembra essere in opposizione al suo compito di pastore universale. Credo perchè ci sia un destino sul quale egli, anche se papa, non può intervenire, e spesso lo dimentica!
Il gallo cantò tre volte, e credo che bisognerebbe rammentarlo perché la Parola di Dio è sempre valida, per i papi passati, presenti e futuri.
Sull’occupazione di Roma, il ruolo del clero e del Papa Pacelli, è uscito in questi giorni per la Laterza un libro di Andrea Riccardi.
Non ricordo il titolo, ma editore e autore vi bastano per non sbagliare.
Consiglio a tutti (me compreso) di correre a comprarlo.
Sui processi per i Santi, sinceramente, temo che vi si ingenerino sin troppi fattori di opportunità politica, intra ed extraecclesiale.
Il caso Romero è lampante, e se ne capiscono benissimo tutte le ragioni.
Penso che il problema che ruguarda Pio XII sia molto di più quello di diffondere e favorire una corretta e seria lettura storica della sua figura e del suo operato, dopo anni di vergognoso linciaggio, di strumentalizzazioni e di riduzioni superficiali e interessate.
La Chiesa non deve avere nulla da temere dallo studio e dalla conoscenza della storia, è una condizione di credibilità quasi più importante dell’attribuzione delle aureole a tempo e luogo.
Sulla causa, comunque, sono d’accordo con Luigi. Avanti, nello scrupolo della riceca, nella pazienza della maturazione, nella verifica scrupolosa di tutti gli elementi, nel desiderio di onorare la santità, nel rispetto per la sensibilità e le ferite aperte dei nostri fratelli ebrei.
Ribadisco quanto già detto circa il dialogo con gli ebrei: ritengo personalmente, contrariamente al pensiero di molti di voi amici del pianerottolo, che il conflitto tra cristiani ed ebrei passi invero proprio all’interno della bibbia, perché la scinde in due testamenti, tra i quali i primi danno un preciso significato che esula totalmente dal nostro. Il punto controverso lo sappiamo : Gesù di Nazareth . A partire “da qui” si erge il fronte antiebraico con Paolo e gli scritti precedenti la lettera ai Romani i cui capitoli 9-11 sono divenuti il “locus classicus” per la descrizione del rapporto chiesa -Israele. Per cui ergo che le cose siano cambiate di molto…con tutta la buona volontà
errata corrige :” ergo che le cose NON siano cambiate di molto..con tutta la buona volontà”
Fonti un po’ così, Ignigo. Mi pare anche che tu abbia un atteggiamento verso le cause dei santi, come dire, un po’ da tifoso: tipo a chi dare il pallone d’oro.
Piuttosto mi piacerebbe approfondire un accenno contenuto nell’omelia del papa, là dove, citando Paolo VI, definisce Pio XII un «precursore del concilio». Forse una lettura storica fatta dalla giusta distanza dovrebbe ormai mettere in evidenza quanto ‘moderno’ (nel senso di preoccupato del rinnovamento) sia stato il pontificato di Pio XII e quanto il concilio gli debba, in molti suoi aspetti positivi e forse anche in qualche aspetto meno positivo.
Comunque, andrebbe adeguatamente valorizzato lo straordinario spessore e l’impatto che il magistero di Pio XII ha avuto sulla chiesa. Qualche tempo fa un anziano sacerdote mi disse che per lui, che era stato in seminario maggiore durante gli anni difficili della guerra facendo studi un po’ approssimativi proprio a causa degli eventi bellici, il magistero di Pio XII era stato la vera scuola di teologia. Oggi che, per tutt’altre ragioni la formazione dei chierici non è meno problematica (pace don78 :-), il magistero di Benedetto XVI potrebbe fungere da analogo rimedio.
io sono un troglodita, nel 2008 ho nel portafoglio: immaginetta della Divina Misericordia “Gesù confido in te”, Medaglia Miracolosa, l’immaginetta della Immacolata Concezione apparsa a Lourdes, la foto del Santo Padre Benedetto XVI, i Santi Pietro e Paolo della mia Parrocchia, San Giovanni Bosco.
ma guarda Leonardo, le mie fonti un pò così sono sempre meglio delle tue se le tue sono quelle che confondono un autista per un esponente eminente di CL.
Se per te Enzo Forcella è un pò così “allora io non lo so” (citazione di Fellini, Amarcord).
Fonti un pò così… fammi capire quali sono le fonti cosà.
Ho perso, maledizione !, l’apparizione di Luigi al programma televisivo “La Bibbia giorno e notte” e la sua lettura del passo Biblico del Vangelo di Giovanni: a quell’ora, ero ancora sul bus dei pendolari che, nel traffico automobilistico del venerdì sera che intasava le strade ed attraversava paesi e campagne del mio Nordest, mi stava portando verso casa.
Pazienza ! Però, anche, peccato: ci tenevo.
Principessa: com’è stato ?
Luigi: come ti sei sentito ?
Dunque: personalmente, non mi scandalizza minimamente che la Chiesa tenga nella giusta considerazione, nell’avvio e nel successivo iter processuale di canonizzazione di Pio XII, anche il valore del dialogo interreligioso con la confessione israelita e l’opportunità di pervenire, nel tempo, all’acquisizione, anche da parte del mondo ebraico, di una valutazione aperta e positiva della persona e delle opere di Pio XII che superi certi “riflessi condizionati” originati dal doloroso passato.
Se ciò dovrà comportare una più lunga attesa per la beatificazione di Pio XII (che avverrà, com’è giusto che sia), beh !, mi piace pensare che Pio XII, di lassù, non solo non se ne avrebbe a male, ma, anzi, conoscendone la sottile finezza diplomatica, sarebbe il primo a dirsi d’accordo.
Bello, Ignigo74 (e complimenti !), il tuo ricordo della “famosa” visita resa da Pio XII, nel pomeriggio di lunedì 19 luglio 1943, al popolo romano del quartiere di San Lorenzo, appena devastato dal violento bombardamento anglo-americano della mattinata: nei filmati d’epoca si riconosce benissimo la Fiat “500 A” (ossia, la “Topolino”) che avanza tra le macerie fino a fermarsi in mezzo alla folla che le si accalca attorno (o, forse, ad essere fermata anzitempo dai popolani di San Lorenzo che quasi la “assediano”); l’impressione che si ricava dagli stessi filmati è che l’allampanata, ieratica figura del Papa venga, dal rabbioso, disperato affetto della gente di San Lorenzo, quasi “strappata” dall’automobile e sospinta, trascinata per intere decine di metri tra case diroccate, cumuli di pietre, feriti ed infermi: una delle scene più toccanti della seconda guerra mondiale in Italia.
Non sapevo, Ignigo74, che il Papa in persona avesse additittura guidato la “Topolino”.
Ancora complimenti, Ignigo74, per la citazione di Monsignor Von Galen e, soprattutto, di Monsignor Romero: d’accordissimo ! E, a proposito, perchè, appunto, il processo di canonizzazione di questo martire della dittatura somozista va così a rilento ?
Qualcuno possiede informazioni in merito ?
Luigi: ne sai qualcosa ?
In linea generale, però, Leonardo, anche tu mi pare abbia, verso le cause dei santi, lo stesso atteggiamento da tifoso che rimproveri ad Ignigo74, non ti sembra ? Solo che tu hai deciso di posizionarti sulla “curva” opposta: tanto vale prenderne atto.
Ti debbo contraddire, Leonardo, anche su “Via col vento”: dopo la leggendaria frase di Clark Gable/Reth Boggler (“Frankly, my dear, I don’t give a damn !”), l’ultima battuta – come giustamente ricordava l’amico Lazzaro – è di Vivian Leigh/Rossella O’Hara.
Buona notte a tutti !
Roberto
P.S.: ora mi leggo per bene l’intervento, al solito profondo ed articolato, di Clodine
@marco scrive, – 10 Ottobre 2008 @ 19:02
scusami, purtroppo odio l’ipocrisia in me stesso e negli altri.
Non credo affatto che un papa sia il modello di vita a cui si possa ispirare un normalissimo cristiano magari edile, contadino, o quant’altro, sposato, con prole,
permettimi di dirti che il modello più rispondente ad un cristiano … per esempio sposato e con famiglia, sarà una realtà di cristiano sposato e con famiglia che gli ispira come ha vissuto la sua santità nella realtà di padre, marito, moglie, madre, lavoratore laico.
PAPA, non è una cosa che ci si diventa normalmente un po tutti,
PAPA, generalmente è un vergine, un celibe, non ha moglie, non ha suoceri, non ha figli se non i cosiddetti figli spirituali…. ha fatto o’prevte pe’ tutt a’ vita…. insomma avrà consigliato da prete tanta gente, ma sulla sua pelle non ha sperimentato le problematiche specifiche e peculiari di una madre, un padre, l’arrabbattarsi per far quadrare il bilancio familiare,
per favore siamo concreti,
non ho voglia di nascondermi nella solita fraseologia: la Chiesa sa cio’ che è meglio….
e gli altri che so’ tutti fessi?
Ma insomma alle origini la santità veniva prima riconosciuta dal popolo, a furor di popolo, e i vescovi nella chiesa riconoscevano nel sensus fidei del popolo.
“Se la Chiesa riterrà opporttuno beatificare Pio XII, Paolo VI, GPI e GPII noi dovremo essere pronti a modellarci a loro per quanto possiamo.”
??????
e che vor di’
a modellarci co li papi?
ma per favore i piedi attaccati alla terra.
Questo non significa che non rispetto la tua sensibilità,
è la tua,
ma siccome io vivo nel mondo, tra la gente, molto, molto spesso, santità confina con magia……
e credimi,
da sta capitale der monno,
li papi so papi,
non so modelli,
so tanto de li bravi preti, vescovi e poi puro papi,
ma nun so la ggente,
nun so li poveri cristiani de ogni giorno.
Stamo co le fette attaccate alla terra.
Co’ rrispetto dovuto
Bè… Roberto 55, almeno siamo in due che “deliriamo” in Storia Contemporanea…
A Principessa e Clodine un bacio, due baci,
quando meno me lo aspetto,
riuscite a stupirmi con il vostro arrischiarvi…. 🙂
Ho perso anche io Luigi, mi dispiace.
In compenso, ho visto il ministro Sacconi e la Cuccarini…
Sacconi e la Cuccarini!?!?!? Voi mi direte: forse stavi guardando Ballarò. Forse guardavi un varietà oppure ti sei distratto mentre cucinavi la tua pasta asciutta sulla tua cucina scavolini. E io vi rispondo: no.
ehm… scusate, Sacconi non può intervenire a Ballarò…
Vergognatevi tutti!! quelli che non avete visto Luigi…volete sapere come e’ stato? E’ stato bello, profondo , emozionante… per lui per primo!!
Alle prime frasi lette aveva un piccolo tremito nella voce, conscio di cio’ che stava leggendo, e con l’emozione di chi non ha anni di giornalismo sulle spalle. C’era l’uomo, lo sposo, il padre, il lavoratore, l’amico, l’amministratore e il fratello di pianerottolo. C’eravamo tutti a leggere con lui… almeno io mi sono sentita cosi’…..perche’ ormai Luigi non e’ piu’ qualcuno di distante, anche se noto; ma e’ proprio diventato uno di famiglia insieme al quale di gioisce e ci si rattrista a seconda degli accadimenti quotidiani.
(naturalmente quel Vergognatevi! iniziale e’ detto con il sorriso, sia chiaro!)
Abbracci a tutti , ma soprattutto a Luigi stasera
Matteo, posso ricambiare il bacio?
Anch’io ieri sera ho visto il Dott. Luigi. Avevo guardato sul sito de” La bibbia giorno e notte ” per sapere a che ora dovevo sintonizzarmi perchè non volevo perdermelo. E’ stato veramente emozionante anche per la parte di Vangelo che ci ha fatto ascoltare.
Un grazie sincero.
certo Lea … pace 🙂
… ma lei dove ha studiato teologia? Se le va di dirlo, così magari vado a disintossicarmi dalla teologia novatrice con la quale indottrinano i poveri chierici nelle facoltà teologiche di oggi.
PS. naturalmente non sono d’accordo con lei: nessun rimedio.
Sempre cordialmente
don78
Lea !?
Robe da farsi tornare in mente quella vecchia storiella da seminario (dove io peraltro non sono mai stato, ma come Zelig mi piace mimare le identità altrui):
“Papa clementissima”
“Foemina non sumus”
“Documenta non habemus”
“Sed probare possumus”
“Non sum dignus sed accepto”
Dunque per Matteo tutti possono leggere la Bibbia tranne Sacconi e la Cuccarini. Dunque, dunque, come si chiama nei vangeli questo tipo di atteggiamento … ? Ah sì, farisaico.
Già che ci sono: gnigo: con te mi sembra sempre di stare all’asilo, ma pazienza, te lo spiego in modo più semplice: quando parlavo di “fonti un po’ così” mi riferivo al fatto che, alla mia non prevenuta domanda su quali fossero le fonti di certe tue affermazioni mi hai risposto che «sono colte da un grande racconto trasversale, che attraversa libri e testimonianze oculari». Non il massimo come rigore storico, direi.
Il resto è tua piccineria di deformare le parole altrui.
Roberto, mi fa piacere che tu mi contraddica, ma sarebbe meglio prima aver capito quello che ho detto, non trovi? (E comunque,il personaggio interpretato da Gable si chiama Rhett Butler, non Reth Bogler)
ahahahah
Mi scusi Leonardo! la fretta! L’ho confusa con la gentile inquilina Lea, che se non ricordo male, lo stesso parlò di scarsa formazione teologica dei seminaristi di oggi.
Pace 🙂
@Leonardo che ha scritto “Dunque per Matteo tutti possono leggere la Bibbia tranne Sacconi e la Cuccarini. Dunque, dunque, come si chiama nei vangeli questo tipo di atteggiamento … ? Ah sì, farisaico”.
Caro Leonardo, non ho detto che Sacconi e Cuccarini non possano leggere il vangelo. Ho espresso stupore… e se la tua esegesi evangelica lo permette lo riesprimo
trovo francamente fastidiosa quest’affermazione di Leonardo: “Su che come possano prenderla gli ebrei, penso che valga la battuta finale di Via col vento: francamente me ne infischio”, ed anche la battuta finale sull’identità sfuggente degli ebrei.
La proclamazione della santità non serve ai santi, ma ai cristiani e ai non cristiani: deve essere un segno di speranza, non una pietra d’inciampo (a me il dialogo interreligioso importa). Quanto all’essere “controcorrente”, direi che anche mons. Romero lo era, per molti cristiani dell’alòta borghesia salvadoregna, interessati al proprio portafoglio più che al Vangelo. E chi mi conosce sa che non sono affatto un sostenitore della teologia della liberazione…
Non si infastidisca, Savigni. Leonardo ama presentarsi come un puro, un entusiasta e strenuo difensore delle verità rivelate, oltre che esegeta del pensiero degli altri e del Vangelo. Fa il duro, ma in fondo è un bravo ragazzo.
Chiedo scusa a Matteo per avergli prestato un detto che invece era di mattlar, complice la contiguità di due loro messaggi. Se mattlar dice che era solo stupore, dev’essere così (!?).
Il fastidio di Savigni mi è incomprensibile: battuta era quella di Via col vento, ma il concetto è elementare e molto tranquillo: perché dovrebbe interessarmi ciò che possono pensare i vicini di quel che faccio in casa mia? Avete detto bene che una canonizzazione non è contro nessuno, ma è per i cristiani, e dunque …
Anche la considerazione su quanto sia problematico definire l’identità ebraica è talmente ovvia da risultare perfino banale. Si provi, tanto per fare l’esempio portato da Luigi, a definire in che cosa consiste l’ebraicità di Paolo Mieli. O di Gad Lerner.
In realtà i più certi di sapere che cosa sia un ebreo sono gli antisemiti: non a caso i nazisti ci si esercitarono con maniacale precisione (incartandosi, oltretutto, perché finivano per risultare ebrei anche alcuni di loro!).
T’ho capito, Leonardo, t’ho capito: non sottovalutare la chiarezza dei tuoi pensieri, tale che ti comprendo perfino io.
Su Rhett Butler hai ragione tu: “momento di mona” (pardon !), si dice dalle mie parti.
………………. ma anche tu – come recitava quel vecchio “carosello” – hai commesso un errore (freudiano ?): a parlare del Ministro Sacconi e di Lorella Cuccarini non è stato Matteo (con cui te la sei inutilmente presa) ma Mattlar.
Un saluto a tutti !
Roberto 55
A proposito di capire: mi riallaccio al titolo di questa discussione “Diamo tempo agli ebrei di capire Pio XII” per osservare che per la verità in questo caso il tempo ha peggiorato le cose: gli ebrei nell’immediato dopoguerra avevano capito benissimo il senso e il valore dell’operato di Pio XII. Il risentimento, l’attacco sistematico e la leggenda nera che ha oscurato papa Pacelli sono venuti molto tempo dopo, a partire dagli anni sessanta. E già questo getta molte ombre e genera molti sospetti sulle origini e sulla vera natura di quel risentimento.
Questo non impedisce, naturalmente che in futuro il tempo possa servire a rimediare le cose, però è un fatto che finora non sia andata così.
“insomma avrà consigliato da prete tanta gente, ma sulla sua pelle non ha sperimentato le problematiche specifiche e peculiari di una madre, un padre, l’arrabbattarsi per far quadrare il bilancio familiare,
per favore siamo concreti”
ma chi scrive simili sciocchezze se ne renderà conto?boh!
uno che è prete, poi Vescovo, poi Papa, ma anche se resta semplice sacerdote è lo stesso, non sarà stato figlio prima? non avrà vissuto la vita familiare e si sarà reso conto dei problemi dei genitori nell’allevare i figli? non avrà notato e quindi avrà comunque una certa conoscenza dei sacrifici e dell’impegno per far quadrare il bilancio?
Giovanni prova a togliere – dal commento qui sopra – la prima riga del secondo capoverso e vedrai che il senso resta intero e quanto all’arrivare, guadagni una mezza possibilità che arrivi a qualcuno in più. Il consiglio lo do a te, anche per salutarti a un mese dalla nostra conoscenza, ma vale per tutti. L’arte dello scrivere sta soprattutto nel togliere.
chiedo scusa a Matteo, mi son fatto trascinare.
grazie Luigi e scusami anche tu.