Mia recensione 1. Il gregge smarrito invece della pecora smarrita: l’aggiornamento della parabola evangelica, già anticipata da Papa Francesco, è ora rilanciata da un gruppo di cattolici per provare a intendere l’attuale malessere della Chiesa.
«Nell’ovile abbiamo soltanto una pecora e voi dovete andare fuori a trovare le altre novantanove» viene ripetendo da otto anni Bergoglio proponendo a rimedio la strategia dell’uscita.
Qualcosa di molto somigliante propone ora Giuseppe De Rita a nome di un gruppo di amici che si è denominato “Essere qui” e si dice mosso dalla convinzione che la cultura Cattolica abbia ancora “molto da offrire” purchè appunto i suoi portatori escano dall’autoreferenzialità e si decidano a “cercare la Chiesa fuori della Chiesa”.
8 Luglio, 2021 - 12:07
Luigi Accattoli
Quasi un rapporto Censis. Mia recensione 2. Giuseppe De Rita è il presidente, Liliana Cavani la vicepresidente: e già si capisce che si gira al largo dalle sacrestie. Il sentore del campo aperto si conferma con l’elenco dei soci, che spazia da Ferruccio De Bortoli a Romano Prodi, ad Andrea Riccardi. E ci sono Gennaro Acquaviva, Renato Balduzzi, Carlo Borgomeo, Annamaria De Prete, Amalia Maione, Mario Marazziti, Mario Morcone, Alessandro Pajno, Massimo Naro.
Il libretto si presenta come un “rapporto di ricerca” simile a quelli del Censis, dei quali De Rita è storico padre e maestro. Parte dalla fotografia della “prova” che l’anno della Pandemia è stato per la Chiesa Italiana e nel quale “alcune criticità latenti da anni, come lo scollamento con la società reale, la distanza tra fedeli e pastori, l’irrilevanza nel pensiero socio-politico, sono emerse con decisione”.
Irrilevanza innanzitutto. Il rapporto segnala che “per il 39% degli italiani e per il 50% dei praticanti, la Chiesa ha accettato troppo acriticamente le decisioni del Governo di sospendere prima e limitare poi le funzioni religiose”. E solo il 28,6% dei praticanti ha vissuto come una “privazione” l’impossibilità di andare a messa.
Il gruppo ammette che all’incapacità comunitaria di interpretare lo stravolgimento pandemico ha “parzialmente” rimediato Papa Francesco: “Il 37,3% dei praticanti ritiene che i gesti e le parole del Papa abbiano riempito il vuoto della presenza ecclesiale: una presenza di vertice quindi, ma in una sostanziale assenza di base”.
8 Luglio, 2021 - 12:08
Luigi Accattoli
Un grande Papa in un grande vuoto. Mia recensione 3. Questa diagnosi severa mi ha ricordato – anche verbalmente – un motto efficace che fu proposto a metà degli anni ’80 del secolo scorso da Achille Ardigò, ottimo precursore di De Rita come creatore di metafore interpretative degli eventi sociali: “Un grande Papa in un grande vuoto”. La foto di Francesco che sale da solo i gradoni del sagrato di San Pietro potrebbe oggi avere quella didascalia che Ardigò aveva proposto per l’eroico Wojtyla che pareva volesse arginare da solo il riflusso cattolico degli anni ‘80.
Nel rapporto di De Rita e soci la descrizione della “Chiesa in declino” è senza misericordia: la crisi è ammessa dal 65,6% dei praticanti; il 42,2% ritiene che non abbia saputo cogliere le sfide della modernità; il 50% riconosce che “i parroci conoscono sempre meno la realtà sociale delle loro parrocchie”.
La perdita della gamba sociopolitica “ha indebolito la cultura cattolica più di quanto non l’abbia resa autonoma”. Certo perdurano le innumerevoli azioni sociali della cattolicità “ma senza che esista una sintesi e una rappresentazione comune: il risultato è una Chiesa che parla senza contare e che agisce senza parlare”.
8 Luglio, 2021 - 12:10
Luigi Accattoli
Che fare per ripartire? Mia recensione 4. Il gruppo rifugge dalle tentazioni fondamentaliste e ritiene che oggi barricandosi a difesa dei valori non negoziabili “si viene marginalizzati” e si perde “il dialogo costruttivo con il resto della società”. Che è invece la via proposta dal gruppo: perchè “la vita della Chiesa è nella relazione”; e perché “mettere un piede fuori dal suo recinto l’aiuterà a non cadere e permetterà alla società di riconoscerla”.
La proposta è che la Chiesa resista alle tentazioni politiche e assuma “un ruolo profetico nella società”. Essa infatti, per quanto indebolita “è ancora il più diffuso spazio relazionale del Paese e l’Italia ha bisogno più che mai di riscoprire la relazione”.
Le parole del rapporto che condivido di più sono quelle sul “cercare la Chiesa fuori dalla Chiesa”, che mi pare anch’esso un motto bergogliano: “In conclusione l’associazione Essere Qui ritiene che la Chiesa non debba ricercare la sua identità guardando soltanto al suo interno, perché il terreno in cui ha seminato nel passato è molto più vasto ed è lì che deve continuare a cercare di portare frutto. È il tempo per raccogliere e per rimettere insieme più che per seminare, raccogliere i frutti seminati nel passato e germogliati anche in terreni imprevisti, frutti come la promozione umana, la centralità della persona, l’importanza della relazione con l’altro, sono tutti elementi figli della cultura cattolica, ma radicati e diffusi nel Paese molto più di quanto le statistiche possano rivelare. Bisogna saperli ritrovare, ricomporli con l’umiltà di chi raccoglie i resti di una moltiplicazione che qualcun Altro ha compiuto, ordinando poi che nulla andasse perduto e pazienza se i pani sono sbocconcellati e i pesci mezzo consumati”.
8 Luglio, 2021 - 12:10
Luigi Accattoli
Indice del volume. In aggiunta alla recensione, riporto qui l’indice del volume:
Introduzione di Giuseppe De Rita 5
Premessa 9
Aiutarsi tutti, come la reciprocità salverà la Chiesa italiana (e non solo) 11
Deficit di discernimento tra moralismo e misericordismo 14
Tre punti di vista per un discernimento 15
Chiesa e società in Italia nell’anno della pandemia 17
Lo stress test come esame di coscienza 17
L’impreparazione mentale 18
Interpretare lo stravolgimento 20
Accettazione acritica delle scelte del Governo 22
Delusione per la scienza 24
La mobilitazione istintiva 26
Il lockdown 29
Le limitazioni alla messa per il Covid non sono pesate 32
I giovani 34
Il ruolo del Papa 36
L’assenza del parroco 38
Crisi del sacerdote, del padre e del “maschio” 50
La presenza del volontariato 50
La solidarietà spontanea e di vicinato 50
Discernimento interno alla Chiesa 53
Chiesa in declino? 53
I rischi di un impoverimento delle relazioni 57
Cosa non ha funzionato? 58
Il fossato tra Chiesa e società 61
Dal collateralismo alla cetomedizzazione 67
Tra annuncio evangelico e promozione sociale 70
Il corpo sociale della Chiesa ed il suo
funzionamento interno 75
Una Chiesa “giambica”? 78
Inseguimento della mediocrità? 83
Le “piaghe” contemporanee 83
Il soggettivismo “figliol prodigo” della cultura
cattolica 84
Discernimento dei fedeli 87
Assenza di vita spirituale 87
Poca conoscenza del Vangelo 95
Le dimensioni ecclesiali più sentite dai cattolici 97
Scale di valori a confronto 99
Maggiore ottimismo tra i cattolici 102
L’importanza delle relazioni 106
Il “cattolico convinto” e i Paesi del Sud del Mondo 111
Insegnamento del discernimento* 119
Pecore senza Pastore o ovile vuoto? 119
Et-et aut-aut 120
Le piccole tentazioni estremiste 121
Irrilevanti? 122
Una Chiesa che agisce senza parlare e parla senza contare 122
L’uscita della cultura cattolica dalla politica 123
L’evaporazione della dimensione culturale e spirituale 124
Un atteggiamento costituente 124
Raccogliere e orientare le iniziative di promozione umana 126
Importanza del territorio 127
E dopo il discernimento l’azione 129
Ritrovarsi 129
L’economia sommersa della Chiesa 129
Essere profetici 130
Riscoperta di una Chiesa localista 135
Cosa fare? 135
È sufficiente la risposta di senso? 137
Anticorpi per i tanti formalismi etici 138
L’etica conveniente 138
Smarrimento delle priorità etiche 140
Due scommesse non vinte 142
Talenti Latenti 143
Colmare il fossato 144
L’irrilevanza della Chiesa è immeritata 145
C’è ancora spazio per una politica di servizio? 145
Aggiornare il lessico comune 146
Tornare al NOI dando completezza all’IO 146
Il ruolo della donna nella Chiesa e nella società 149
Contributo della cultura cattolica alla società post-economica 149
Ritrovare un respiro geopolitico 150
Verso il Giubileo del 2025 150
Mi pare che come sempre nella storia mentre gli apparati si incensano da soli incuranti dei disastri combinati spiritualmente e socialmente, incuranti di ricercare davvero e vitalmente il vero è dal basso che nasce qualcosa di nuovo, pure prendendo il buono dei vari establishment che si susseguono sempre presentando la stessa autoreferenzialità: https://gpcentofanti.altervista.org/una-chiesa-famiglia/
8 Luglio, 2021 - 12:29
Luigi Accattoli
Sismografo delle mie brame. Il mio articolo è stato ripreso dal Sismografo:
Quante parolone e quanta pomposa retorica : e’tutto molto piu’ semplice , durante la pandemia la Chiesa ha sposato acriticamente e pavidamente le direttive dello Stato, le porte delle chiese sono state chiuse,a volte col lucchetto le Messe sono state abolite, la Settimana Santa non e’stata celebrata, i sacramenti n’non sono stati somministrati., Neppuee l’estrema unzione. I funerali non sono stati celebrati . I morti sono andati al cimitero da soli senza i conforti religiosi. I preti si sono tenuti ,per la gran maggioranza ,( tranne poche coraggiose eccezioni) a debita distanza dai fedeli, per paura del contagio del viirus. Il gel disinfettante ha preso il posto dell’acqua Santa. La fede nell’isolamento e nella mascherina ha avuto la meglio sulla fede nella Provvidenza divina
Seconda voi, osa doveva pensare il gregge ?Ammirare la vigliaccheria dei preti ? Prendere esempio dalla loro fede eroica?Il gregge dei fedeli e’ un gregge PENSANTE . Se adesso non si fida piu’ del una Chiesa che ‘li ha traditi e abbandonati nel momento del bisogno ,chi puo’dargli torto?
Ora i preti vogliono che fedeli tprnon on Parrocchia ora che non c’e’piu’pericolo. Certo ,ora hanno bisogno di soldi, di oboli ed elemosine la. Ma i fedeli non credono piu’, non tanto in Dio e nella religione, ma in QUESTA CHIESA.I sociologi e pensatori profondi forse dovrebbero parlare con la gente comune, per capire cosa tanto pensano del fom puo’dargli torto?
8 Luglio, 2021 - 14:36
Lorenzo Cuffini
Sono felicissimo di poter svolgere il mio ruolo di bullo, graziosamente certificatomi qualche giorno fa dalla scrivente il commento delle 14,36, facendo rilevare una baggianata colossale che la medesima si gloria di scrivere, osando persino stracciarsi le vesti, sua prediletta modalità comunicativa. In realtà la baggianata la rilevo non io, ma la spicciola cronaca giornalistica, con i suoi dati nudi e crudi. Si getti una occhiata , pesco il primo della lista, ad esempio sui numeri e sul contenuto di questo articolo: https://www.agensir.it/chiesa/2021/04/01/i-269-preti-morti-di-covid-in-un-anno-il-virus-ha-azzerato-il-ricambio-generazionale/
il cui titolo, con corredo di occhiello, così lapidariamente enumera:
“”269 preti morti di Covid in un anno. Il virus ha azzerato il ricambio generazionale
Dall’1 marzo 2020 all’1 marzo 2021, il clero diocesano ha pagato con il sangue la vicinanza al popolo, la presenza negli ambienti più esposti al virus e la fragilità di un’età avanzata. Le Regioni più colpite sono quelle del Nord (78%), mentre il Centro (11%) e il Sud (11%) registrano la medesima percentuale. Si muore in 86 diocesi su 225”
Questo per limitarsi al clero delle diocesi e all’Italia.
Chi ha la sventatezza di osare scrivere a proposito di “VIGLIACCHERIA DEI PRETI ” ironizzando in modo maldestramente penoso sulla loro ” FEDE EROICA”, bene, faccia il favore di sciacquarsi la boccaccia maldicente e calunniosa- e soprattutto cacciante falsità – con aceto puro, h24.
E veda di rettificare e chiedere scusa molto rapidamente
8 Luglio, 2021 - 16:32
Amigoni p. Luigi
Rif. 8 luglio 14.36 – Acriticamente sragionando
Speriamo che pure acriticamente vengano accolte e rispettate le misure cautelari previste per la finale di calcio di domani. Molto acritici (senza criterio) anche i commenti sopra espressi, soprattutto riguardo alla fede somministrata nella provvidenza divina che la sapienza comune, quella del gregge pensante (“aiutati …”), identifica nelle misure di provvidenza suggerite dall’esperienza e codificate con intelligenza da chi ha responsabilità amministrativa. Non farebbe male una buona lettura di un sano autore cristiano-cattolico di provvidenza, che diffidava radicalmente di miracolismi e processioni e puntava solo ai miracoli della razionalità, prudenza e solidarietà: Alessandro Manzoni.
10 Luglio, 2021 - 21:50
Luigi Accattoli
Da un prete di parrocchia che chiede di togliere la firma ricevo questo messaggio.
Gentile dr. Luigi, da vecchio e raro ex utente del suo blog, che seguo comunque, pur non inserendomi nel dialogo, sempre con viva partecipazione, permetta di esprimere tutta la mia amarezza nel leggere le parole della sig. Venturi nel suo posto dell’8 luglio: frasi sprezzanti e indegne di un pensare civile, generalizzazioni scandalose.
Mi feriscono in particolare l’espressione: “Ammirare la vigliaccheria dei preti?” e l’insinuazione:” Certo, ora hanno bisogno di soldi, di oboli ed elemosine”.
La mia/nostra esperienza di preti in parrocchia durante la pandemia non è stata affatto come la descrive la sig. Venturi e, a quanto so, pur nella fragilità del momento, molti altri fratelli si sono dedicati, ingegnati, resi vicino alla propria gente anche solo via social, quando non era possibile fare altro, avendone riscontro di riconoscenza.
Che i fedeli siano diminuiti di numero è vero, che i preti li attendano per motivi venali, è quantomeno offensivo.
Dall’ospite del pianerottolo mi attenderei una parola di biasimo per la gravità delle frasi.
Indubbiamente vi sono state figure di religiosi eroici, basta ricordare il vescovo don Ivo Baldi, morto in Perù, del quale Accattoli ha tanto parlato. Bisogna però ammettere che il lungo Lockdown ha fatto diminuire le presenze in chiesa, sia perché molti sono stati i defunti, sia perché molti si sono abituati ad ascoltare la Messa davanti al televisore. Mi viene da dire: dovunque ci sono assembramenti, fuorché in chiesa! Dobbiamo partire per una nuova evangelizzazione, e soprattutto fare sì che le celebrazioni siano ben curate e coinvolgenti.
Nell’ovile resta solo una pecora. “Cattolici alla ricerca del gregge smarrito della Chiesa” è il titolo con cui il Corsera pubblica oggi la mia recensione. Stante la limitazione di accesso alla lettura on-line, praticata dalla testata, riporto qui per esteso l’intera recensione, reintegrandovi i due paragrafi che avevo dovuto tagliare per ragioni di spazio.
Mia recensione 1. Il gregge smarrito invece della pecora smarrita: l’aggiornamento della parabola evangelica, già anticipata da Papa Francesco, è ora rilanciata da un gruppo di cattolici per provare a intendere l’attuale malessere della Chiesa.
«Nell’ovile abbiamo soltanto una pecora e voi dovete andare fuori a trovare le altre novantanove» viene ripetendo da otto anni Bergoglio proponendo a rimedio la strategia dell’uscita.
Qualcosa di molto somigliante propone ora Giuseppe De Rita a nome di un gruppo di amici che si è denominato “Essere qui” e si dice mosso dalla convinzione che la cultura Cattolica abbia ancora “molto da offrire” purchè appunto i suoi portatori escano dall’autoreferenzialità e si decidano a “cercare la Chiesa fuori della Chiesa”.
Quasi un rapporto Censis. Mia recensione 2. Giuseppe De Rita è il presidente, Liliana Cavani la vicepresidente: e già si capisce che si gira al largo dalle sacrestie. Il sentore del campo aperto si conferma con l’elenco dei soci, che spazia da Ferruccio De Bortoli a Romano Prodi, ad Andrea Riccardi. E ci sono Gennaro Acquaviva, Renato Balduzzi, Carlo Borgomeo, Annamaria De Prete, Amalia Maione, Mario Marazziti, Mario Morcone, Alessandro Pajno, Massimo Naro.
Il libretto si presenta come un “rapporto di ricerca” simile a quelli del Censis, dei quali De Rita è storico padre e maestro. Parte dalla fotografia della “prova” che l’anno della Pandemia è stato per la Chiesa Italiana e nel quale “alcune criticità latenti da anni, come lo scollamento con la società reale, la distanza tra fedeli e pastori, l’irrilevanza nel pensiero socio-politico, sono emerse con decisione”.
Irrilevanza innanzitutto. Il rapporto segnala che “per il 39% degli italiani e per il 50% dei praticanti, la Chiesa ha accettato troppo acriticamente le decisioni del Governo di sospendere prima e limitare poi le funzioni religiose”. E solo il 28,6% dei praticanti ha vissuto come una “privazione” l’impossibilità di andare a messa.
Il gruppo ammette che all’incapacità comunitaria di interpretare lo stravolgimento pandemico ha “parzialmente” rimediato Papa Francesco: “Il 37,3% dei praticanti ritiene che i gesti e le parole del Papa abbiano riempito il vuoto della presenza ecclesiale: una presenza di vertice quindi, ma in una sostanziale assenza di base”.
Un grande Papa in un grande vuoto. Mia recensione 3. Questa diagnosi severa mi ha ricordato – anche verbalmente – un motto efficace che fu proposto a metà degli anni ’80 del secolo scorso da Achille Ardigò, ottimo precursore di De Rita come creatore di metafore interpretative degli eventi sociali: “Un grande Papa in un grande vuoto”. La foto di Francesco che sale da solo i gradoni del sagrato di San Pietro potrebbe oggi avere quella didascalia che Ardigò aveva proposto per l’eroico Wojtyla che pareva volesse arginare da solo il riflusso cattolico degli anni ‘80.
Nel rapporto di De Rita e soci la descrizione della “Chiesa in declino” è senza misericordia: la crisi è ammessa dal 65,6% dei praticanti; il 42,2% ritiene che non abbia saputo cogliere le sfide della modernità; il 50% riconosce che “i parroci conoscono sempre meno la realtà sociale delle loro parrocchie”.
La perdita della gamba sociopolitica “ha indebolito la cultura cattolica più di quanto non l’abbia resa autonoma”. Certo perdurano le innumerevoli azioni sociali della cattolicità “ma senza che esista una sintesi e una rappresentazione comune: il risultato è una Chiesa che parla senza contare e che agisce senza parlare”.
Che fare per ripartire? Mia recensione 4. Il gruppo rifugge dalle tentazioni fondamentaliste e ritiene che oggi barricandosi a difesa dei valori non negoziabili “si viene marginalizzati” e si perde “il dialogo costruttivo con il resto della società”. Che è invece la via proposta dal gruppo: perchè “la vita della Chiesa è nella relazione”; e perché “mettere un piede fuori dal suo recinto l’aiuterà a non cadere e permetterà alla società di riconoscerla”.
La proposta è che la Chiesa resista alle tentazioni politiche e assuma “un ruolo profetico nella società”. Essa infatti, per quanto indebolita “è ancora il più diffuso spazio relazionale del Paese e l’Italia ha bisogno più che mai di riscoprire la relazione”.
Le parole del rapporto che condivido di più sono quelle sul “cercare la Chiesa fuori dalla Chiesa”, che mi pare anch’esso un motto bergogliano: “In conclusione l’associazione Essere Qui ritiene che la Chiesa non debba ricercare la sua identità guardando soltanto al suo interno, perché il terreno in cui ha seminato nel passato è molto più vasto ed è lì che deve continuare a cercare di portare frutto. È il tempo per raccogliere e per rimettere insieme più che per seminare, raccogliere i frutti seminati nel passato e germogliati anche in terreni imprevisti, frutti come la promozione umana, la centralità della persona, l’importanza della relazione con l’altro, sono tutti elementi figli della cultura cattolica, ma radicati e diffusi nel Paese molto più di quanto le statistiche possano rivelare. Bisogna saperli ritrovare, ricomporli con l’umiltà di chi raccoglie i resti di una moltiplicazione che qualcun Altro ha compiuto, ordinando poi che nulla andasse perduto e pazienza se i pani sono sbocconcellati e i pesci mezzo consumati”.
Indice del volume. In aggiunta alla recensione, riporto qui l’indice del volume:
Introduzione di Giuseppe De Rita 5
Premessa 9
Aiutarsi tutti, come la reciprocità salverà la Chiesa italiana (e non solo) 11
Deficit di discernimento tra moralismo e misericordismo 14
Tre punti di vista per un discernimento 15
Chiesa e società in Italia nell’anno della pandemia 17
Lo stress test come esame di coscienza 17
L’impreparazione mentale 18
Interpretare lo stravolgimento 20
Accettazione acritica delle scelte del Governo 22
Delusione per la scienza 24
La mobilitazione istintiva 26
Il lockdown 29
Le limitazioni alla messa per il Covid non sono pesate 32
I giovani 34
Il ruolo del Papa 36
L’assenza del parroco 38
Crisi del sacerdote, del padre e del “maschio” 50
La presenza del volontariato 50
La solidarietà spontanea e di vicinato 50
Discernimento interno alla Chiesa 53
Chiesa in declino? 53
I rischi di un impoverimento delle relazioni 57
Cosa non ha funzionato? 58
Il fossato tra Chiesa e società 61
Dal collateralismo alla cetomedizzazione 67
Tra annuncio evangelico e promozione sociale 70
Il corpo sociale della Chiesa ed il suo
funzionamento interno 75
Una Chiesa “giambica”? 78
Inseguimento della mediocrità? 83
Le “piaghe” contemporanee 83
Il soggettivismo “figliol prodigo” della cultura
cattolica 84
Discernimento dei fedeli 87
Assenza di vita spirituale 87
Poca conoscenza del Vangelo 95
Le dimensioni ecclesiali più sentite dai cattolici 97
Scale di valori a confronto 99
Maggiore ottimismo tra i cattolici 102
L’importanza delle relazioni 106
Il “cattolico convinto” e i Paesi del Sud del Mondo 111
Insegnamento del discernimento* 119
Pecore senza Pastore o ovile vuoto? 119
Et-et aut-aut 120
Le piccole tentazioni estremiste 121
Irrilevanti? 122
Una Chiesa che agisce senza parlare e parla senza contare 122
L’uscita della cultura cattolica dalla politica 123
L’evaporazione della dimensione culturale e spirituale 124
Un atteggiamento costituente 124
Raccogliere e orientare le iniziative di promozione umana 126
Importanza del territorio 127
E dopo il discernimento l’azione 129
Ritrovarsi 129
L’economia sommersa della Chiesa 129
Essere profetici 130
Riscoperta di una Chiesa localista 135
Cosa fare? 135
È sufficiente la risposta di senso? 137
Anticorpi per i tanti formalismi etici 138
L’etica conveniente 138
Smarrimento delle priorità etiche 140
Due scommesse non vinte 142
Talenti Latenti 143
Colmare il fossato 144
L’irrilevanza della Chiesa è immeritata 145
C’è ancora spazio per una politica di servizio? 145
Aggiornare il lessico comune 146
Tornare al NOI dando completezza all’IO 146
Il ruolo della donna nella Chiesa e nella società 149
Contributo della cultura cattolica alla società post-economica 149
Ritrovare un respiro geopolitico 150
Verso il Giubileo del 2025 150
Mi pare che come sempre nella storia mentre gli apparati si incensano da soli incuranti dei disastri combinati spiritualmente e socialmente, incuranti di ricercare davvero e vitalmente il vero è dal basso che nasce qualcosa di nuovo, pure prendendo il buono dei vari establishment che si susseguono sempre presentando la stessa autoreferenzialità:
https://gpcentofanti.altervista.org/una-chiesa-famiglia/
Sismografo delle mie brame. Il mio articolo è stato ripreso dal Sismografo:
https://ilsismografo.blogspot.com/2021/07/italia-cattolici-alla-ricerca-del.html
Quante parolone e quanta pomposa retorica : e’tutto molto piu’ semplice , durante la pandemia la Chiesa ha sposato acriticamente e pavidamente le direttive dello Stato, le porte delle chiese sono state chiuse,a volte col lucchetto le Messe sono state abolite, la Settimana Santa non e’stata celebrata, i sacramenti n’non sono stati somministrati., Neppuee l’estrema unzione. I funerali non sono stati celebrati . I morti sono andati al cimitero da soli senza i conforti religiosi. I preti si sono tenuti ,per la gran maggioranza ,( tranne poche coraggiose eccezioni) a debita distanza dai fedeli, per paura del contagio del viirus. Il gel disinfettante ha preso il posto dell’acqua Santa. La fede nell’isolamento e nella mascherina ha avuto la meglio sulla fede nella Provvidenza divina
Seconda voi, osa doveva pensare il gregge ?Ammirare la vigliaccheria dei preti ? Prendere esempio dalla loro fede eroica?Il gregge dei fedeli e’ un gregge PENSANTE . Se adesso non si fida piu’ del una Chiesa che ‘li ha traditi e abbandonati nel momento del bisogno ,chi puo’dargli torto?
Ora i preti vogliono che fedeli tprnon on Parrocchia ora che non c’e’piu’pericolo. Certo ,ora hanno bisogno di soldi, di oboli ed elemosine la. Ma i fedeli non credono piu’, non tanto in Dio e nella religione, ma in QUESTA CHIESA.I sociologi e pensatori profondi forse dovrebbero parlare con la gente comune, per capire cosa tanto pensano del fom puo’dargli torto?
Sono felicissimo di poter svolgere il mio ruolo di bullo, graziosamente certificatomi qualche giorno fa dalla scrivente il commento delle 14,36, facendo rilevare una baggianata colossale che la medesima si gloria di scrivere, osando persino stracciarsi le vesti, sua prediletta modalità comunicativa. In realtà la baggianata la rilevo non io, ma la spicciola cronaca giornalistica, con i suoi dati nudi e crudi. Si getti una occhiata , pesco il primo della lista, ad esempio sui numeri e sul contenuto di questo articolo:
https://www.agensir.it/chiesa/2021/04/01/i-269-preti-morti-di-covid-in-un-anno-il-virus-ha-azzerato-il-ricambio-generazionale/
il cui titolo, con corredo di occhiello, così lapidariamente enumera:
“”269 preti morti di Covid in un anno. Il virus ha azzerato il ricambio generazionale
Dall’1 marzo 2020 all’1 marzo 2021, il clero diocesano ha pagato con il sangue la vicinanza al popolo, la presenza negli ambienti più esposti al virus e la fragilità di un’età avanzata. Le Regioni più colpite sono quelle del Nord (78%), mentre il Centro (11%) e il Sud (11%) registrano la medesima percentuale. Si muore in 86 diocesi su 225”
Questo per limitarsi al clero delle diocesi e all’Italia.
Chi ha la sventatezza di osare scrivere a proposito di “VIGLIACCHERIA DEI PRETI ” ironizzando in modo maldestramente penoso sulla loro ” FEDE EROICA”, bene, faccia il favore di sciacquarsi la boccaccia maldicente e calunniosa- e soprattutto cacciante falsità – con aceto puro, h24.
E veda di rettificare e chiedere scusa molto rapidamente
Rif. 8 luglio 14.36 – Acriticamente sragionando
Speriamo che pure acriticamente vengano accolte e rispettate le misure cautelari previste per la finale di calcio di domani. Molto acritici (senza criterio) anche i commenti sopra espressi, soprattutto riguardo alla fede somministrata nella provvidenza divina che la sapienza comune, quella del gregge pensante (“aiutati …”), identifica nelle misure di provvidenza suggerite dall’esperienza e codificate con intelligenza da chi ha responsabilità amministrativa. Non farebbe male una buona lettura di un sano autore cristiano-cattolico di provvidenza, che diffidava radicalmente di miracolismi e processioni e puntava solo ai miracoli della razionalità, prudenza e solidarietà: Alessandro Manzoni.
Da un prete di parrocchia che chiede di togliere la firma ricevo questo messaggio.
Gentile dr. Luigi, da vecchio e raro ex utente del suo blog, che seguo comunque, pur non inserendomi nel dialogo, sempre con viva partecipazione, permetta di esprimere tutta la mia amarezza nel leggere le parole della sig. Venturi nel suo posto dell’8 luglio: frasi sprezzanti e indegne di un pensare civile, generalizzazioni scandalose.
Mi feriscono in particolare l’espressione: “Ammirare la vigliaccheria dei preti?” e l’insinuazione:” Certo, ora hanno bisogno di soldi, di oboli ed elemosine”.
La mia/nostra esperienza di preti in parrocchia durante la pandemia non è stata affatto come la descrive la sig. Venturi e, a quanto so, pur nella fragilità del momento, molti altri fratelli si sono dedicati, ingegnati, resi vicino alla propria gente anche solo via social, quando non era possibile fare altro, avendone riscontro di riconoscenza.
Che i fedeli siano diminuiti di numero è vero, che i preti li attendano per motivi venali, è quantomeno offensivo.
Dall’ospite del pianerottolo mi attenderei una parola di biasimo per la gravità delle frasi.
Indubbiamente vi sono state figure di religiosi eroici, basta ricordare il vescovo don Ivo Baldi, morto in Perù, del quale Accattoli ha tanto parlato. Bisogna però ammettere che il lungo Lockdown ha fatto diminuire le presenze in chiesa, sia perché molti sono stati i defunti, sia perché molti si sono abituati ad ascoltare la Messa davanti al televisore. Mi viene da dire: dovunque ci sono assembramenti, fuorché in chiesa! Dobbiamo partire per una nuova evangelizzazione, e soprattutto fare sì che le celebrazioni siano ben curate e coinvolgenti.