Dalla “De nascendae prolis alla “Humanae vitae”

A cinquant’anni da “Humanae vitae” arriva uno studio sulle fonti che fornisce un buon aiuto a intenderne l’insegnamento e a collocarla senza semplificazioni nella vicenda della Chiesa contemporanea: si tratta del volume del teologo Gilfredo Marengo, La nascita di un’enciclica. “Humanae vitae” alla luce degli Archivi Vaticani (Libreria Editrice Vaticana 2018, pp. 286). Veniamo ad apprendere fatti nuovi che segnalerò nei commenti e tra essi il più importante: che due mesi prima della pubblicazione dell’enciclica (25 luglio 1968), Paolo VI ne aveva approvata una precedente redazione intitolata “De nascendae prolis”, più severa nell’affermazione della dottrina tradizionale, che poi bloccò e fece riscrivere approdando al testo attuale, che accompagna la condanna della contraccezione con l’affermazione in positivo dell’apertura alla vita e della paternità responsabile.

 

16 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Il volume è composto di due parti. La prima ricostruisce la storia degli interventi della Santa Sede sulla regolazione delle nascite dal 1963 a HV, attraverso la documentazione contenuta negli archivi della Santa Sede, che per la prima volta Marengo ha potuto consultare. La seconda pubblica alcuni documenti inediti, fondamentali per comprendere le dinamiche di quella storia. Tra essi, il testo integrale della “De nascendae prolis”.

    11 Luglio, 2018 - 23:12
  2. Luigi Accattoli

    L’enciclica approvata e poi cassata. Paolo VI approvò il 9 maggio 1968 il testo di un’enciclica, fissandone la data di promulgazione per l’Ascensione (23 maggio 1968): portava il titolo “De nascendae prolis” ed era il risultato di una riscrittura, a opera di M. L. Ciappi, teologo della Casa pontificia, di un progetto preparato dalla Congregazione della Dottrina nell’autunno-inverno 1967. I traduttori in lingua francese e spagnola della Segreteria di Stato espressero un giudizio negativo sul testo, ritenuto incapace di «rendere intellegibile e – nella misura possibile – accettabile la dottrina della Chiesa all’uomo odierno in materia tanto discussa e delicata». Giovanni Benelli, sostituto, ne riferì al Papa e la pubblicazione venne bloccata.

    11 Luglio, 2018 - 23:13
  3. Luigi Accattoli

    Il ruolo di Paolo VI. HV venne riscritta tra maggio e luglio 1968: un ruolo decisivo vi ebbe B. Duroux, domenicano, consultore della Dottrina della Fede. Paolo VI, prima di dare la sua approvazione (8 luglio 1968) ne fece una revisione puntuale, fino a rifondere ampiamente la sezione pastorale del testo. Anche il titolo è suo: in precedenza esso suonava «Vitae tradendae munus» e il Papa aggiunse l’aggettivo Humanae). Nel volume di Marengo trovi il testo dell’enciclica con tutte le correzioni manoscritte del Papa.

    11 Luglio, 2018 - 23:13
  4. Luigi Accattoli

    Wotyla non influì. Karol Wojtyla inviò alcuni importanti contributi. Tra essi, il cosiddetto “Memoriale di Cracovia”, del febbraio 1968. Le fonti non permettono di affermare che questi testi siano stati usati in modo significativo nella stesura di HV. Wojtyla, consultato dalla Segreteria di Stato, diede un parere complessivamente favorevole al testo della “De nascendae prolis”, pur evidenziandone alcuni limiti e propose di sviluppare la sezione pastorale del documento al fine di portare in maggiore rilievo il profilo positivo e propositivo del suo dettato.

    11 Luglio, 2018 - 23:14
  5. Luigi Accattoli

    La consultazione sinodale del 1967. Durante il Primo Sinodo dei Vescovi dell’autunno 1967, Paolo VI fece rivolgere l’invito a tutti i padri sinodali di inviargli riflessioni e suggerimenti sulla regolazione delle nascite. La notizia fornita da Marengo di questa volontà del Papa di consultare tutti i membri del Sinodo è importante, perché una delle accuse più ripetute, dopo la pubblicazione di HV, fu che  il Papa aveva deciso in solitudine, in maniera non collegiale. Risposero però solo 26 presuli (i membri del Sinodo erano quasi 200), tra il 9 ottobre 1967 e il 31 maggio 1968; di questi la maggioranza si espresse per la liceità dell’uso di metodi contraccettivi: soltanto sette chiesero al Papa di pronunciarsi ribadendone l’illiceità.

    11 Luglio, 2018 - 23:14
  6. Luigi Accattoli

    Il ruolo di alcune figure. F. Lambruschini, pur incaricato di presentare HV alla stampa (29 luglio 1968), non partecipò a nessuna attività di studio e preparazione dopo l’autunno 1966. I due personaggi che hanno avuto un ruolo costante nella preparazione di HV sembrano essere stati Carlo Colombo, vescovo ausiliare di Milano e “teologo” di fiducia di Paolo VI e P. Philippe, dal settembre del 1967 Segretario della Congregazione della Dottrina della Fede, che seguì la stesura del testo anche nel periodo in cui il lavoro venne affidato alla Segreteria di Stato.

    11 Luglio, 2018 - 23:17
  7. Luigi Accattoli

    Secondo Marengo dal testo finale dell’enciclica traspare «la consapevolezza che quanto proposto e le norme espresse fossero di non facile accoglienza, cosicché la Chiesa intendeva presentarsi capace di tenere insieme compassione per le debolezze e i peccati degli uomini e fermezza nel riproporre il suo insegnamento. Il tono del linguaggio mostrava di aver tenuto presenti molte delle obiezioni che erano state avanzate sull’ipotesi di un possibile rigetto delle pratiche contraccettive, obiezioni che, prevalentemente, argomentavano a partire dal rifiuto di tale norma da parte di molte coppie ed anche dalla difficoltà nell’utilizzo dei metodi naturali. Senza inseguire dialetticamente quelle posizioni, il Papa le raccoglieva nella presa d’atto di una difficile condizione culturale e sociale in cui vivono le coppie sposate e nel realistico riconoscimento della non sorprendente esperienza della debolezza e del peccato».

    11 Luglio, 2018 - 23:17
  8. Luigi Accattoli

    Conclusione di Marengo. “Intorno all’enciclica si catalizzarono tutte le tensioni di quegli anni: senza nulla togliere al valore obiettivo del suo insegnamento e all’importanza del tema trattato, va altresì preso atto che quel documento subì una significativa sovraesposizione, non soltanto nel panorama dell’opinione pubblica, ma anche nell’ambito della vita ecclesiale e della riflessione teologica. Schierarsi pro o contro HV è talvolta coinciso con radicali scelte di campo ed è stato inteso come la necessaria, previa verifica, di forti profili identitari nella Chiesa. Si sono così favoriti improvvidamente due atteggiamenti estremi: un rifiuto pregiudiziale del suo insegnamento o una difesa – senza se e senza ma – che gli ha consegnato il ruolo sproporzionato di definitivo antemurale a ogni insorgenza di crisi nella Chiesa e nel mondo. Una migliore conoscenza di quel cammino e dei fattori che ne segnarono l’evolversi può aiutare a ridimensionare un approccio all’enciclica che ha esasperato gli esiti divisivi della sua recezione. Non fu certamente con questo animo che Paolo VI si assunse la responsabilità di siglarla e indirizzarla al popolo cristiano e degli uomini del suo tempo con fiduciosa speranza di essere ben compreso. Per questi motivi il valore e la fecondità dell’insegnamento di HV può essere riconosciuto e accolto solo in una leale e attenta condivisione delle intenzioni che guidarono il Papa a promulgarla”.

    11 Luglio, 2018 - 23:18
  9. Luigi Accattoli

    Mia noticina. Con la pubblicazione di questo studio sulle fonti, si delineano tre o quattro tornanti di largo giro nel cammino che porta all’enciclica: un primo testo della Commissione pontificia favorevole all’uso della contraccezione (1966); il Papa che non l’accoglie e incarica della riscrittura la Congregazione per la dottrina (1967), riscrittura che viene resa ancora più severa dal teologo Ciappi (primi cinque mesi del 1968); Montini che prima approva e poi ferma il testo Ciappi, incarica gli estensori finali e di persona riscrive in parte la sezione pastorale (maggio luglio 1968). Appare chiara l’intenzione di Paolo VI di mediare tra le due sponde: vuole restare fedele all’insegnamento tradizionale ma non vuole disattendere la preoccupazione pastorale degli innovatori.

    12 Luglio, 2018 - 8:29
  10. maria cristina venturi

    Forse si potrebbe definire l’ enciclica HV “ visionaria” . Certo Paolo VI presentiva come una cupa visione quello che oggi e’ divenuto realta’ sotto i nostri occhi: il deserto demografico in tutta Europa e particolarmente in Italia. La prole umana non nasce piu’ rigogliosa e spontanea , nasce col contagocce nei paesi occidentali. Insieme all’ allungamento della vita determina una societa’ all’ incontrario: ci sono piu’ vecchi che giovani, la piramide della vita si e’ rovesciata.
    La gente in media non fa piu’ figli. E siccome ovviamente i rapporti di coppia non sono certo diminuiti vuol dire che ormai la sessualita’ umana e’ del tutto disgiunta dalla procreazione. Sessualita’ umana da parte, procreazione umana dall’ altra.
    I due sentieri hanno cominciato a divergere e a biforcarsi proprio con l’ invenzione della pillola e col suo uso massivo e a tappeto nella societa’ Occidentale a partire dagli anni 60 del secolo scorso.
    . Lo stupore e lo scandalo dei contemporanei all’ uscita dell’ enciclica HV ,
    di fronte ad una enciclica anti-moderna di un papa ritenuto molto moderno, oggi a posteriori ci appare per quello che era: i fautori della contraccezione chimica ( che ha fatto la fortuna economica delle case farmaceutiche americane e non e’ stata priva di conseguenze sulla salute di tante donne, ma si sa, gli effetti collaterali dei farmaci anti-concezionali vengono sempre minimizzati) non vedevano al dila’ del proprio naso e non capivano le conseguenze . Il vecchio papa assistito dalla Spirito Santo forse presentiva un futuro tremendo per una umanita’ in cui la sessualita’ sia disgiunta dalla procreazione.

    12 Luglio, 2018 - 11:22
  11. Lorenzo Cuffini

    Nonostante il rigore e la severità nella esposizione dei divieti , non è presente in HV alcuna deriva visionaria, né, men che meno, il “cupo presagio” del “deserto demografico in tutta Europa, e particolarmente in Italia”.

    Se si considera il paragrafo 17 , ” Gravi conseguenze dei metodi di regolazione artificiale della natalità” si constata facilmente che papa Montini non le manda a dire a nessuno, e snocciola nero su bianco una serie di pericoli e risultati negativi, per dir così tutti di ordine morale:
    – via larga e facile alla infedeltà coniugale
    – per i giovani, facile mezzo per eludere l’osservanza della legge morale
    – che l’uomo perda il rispetto per la donna
    – mettere in mano ai governi una facile arma per la regolazione demografica di massa.
    Manca completamente ogni riferimento a una deriva verso la crescita zero .

    D’altra parte, se chiarissima è la chiusura sul tema della contraccezione artificiale, è altrettanto chiara l’affermazione del principio della paternità responsabile che così viene espressa:
    “In rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la
    decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita. …..
    la chiesa è la prima a elogiare e a raccomandare l’intervento dell’intelligenza in un’opera che così davicino associa la creatura ragionevole al suo creatore, ma afferma che ciò si deve fare nel rispetto dell’ordine da Dio stabilito. Se dunque per distanziare le nascite esistono seri motivi, derivanti dalle
    condizioni fisiche o psicologiche dei coniugi, o da circostanze esteriori, la chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e così regolare la natalità senza offendere minimamente i principi morali che abbiamo ora ricordato….. i coniugi concordano con mutuo e certo consenso di evitare la prole per ragioni plausibili, cercando la sicurezza che essa
    non verrà; ma è altresì vero che soltanto nel primo caso ( metodi ” naturali, ndr) essi sanno rinunciare all’uso del matrimonio nei periodi fecondi quando, per giusti motivi, la procreazione non è desiderabile,usandone, poi, nei periodi agenesiaci a manifestazione di affetto e a salvaguardia della mutua
    fedeltà. Così facendo essi danno prova di amore veramente e integralmente onesto.”

    Caso descritto in modo adamantino di sessualità disgiunta dalla procreazione.

    http://host.uniroma3.it/progetti/cedir/cedir/Lex-doc/SCV_SS/enc_human.pdf

    12 Luglio, 2018 - 14:30
  12. maria cristina venturi

    “bisogna dire che sono in lotta due paradigmi teologici che potremmo chiamare l’uno metafisico e l’altro ermeneutico. Non è da oggi che sono in lotta, ma oggi la situazione si sta rovesciando a vantaggio del paradigma ermeneutico, mentre fino a ieri aveva tenuto, se pure con grande fatica, quello metafisico.
    Il paradigma metafisico fa riferimento ad un ordine del creato dalla cui struttura finalistica emana un legge morale naturale che la legge divina non nega, dato che anche la natura deriva da Dio e ne porta il sigillo, ma accoglie, conferma e sviluppa. Paolo VI nella Humanae vitae non teme di dire che è assurdo pensare di potere ottenere la salvezza soprannaturale senza rispettare anche la legge morale naturale. La indissolubilità del matrimonio nasce dalla complementarietà dell’uomo e della donna secondo un ordine ricevuto come vocazione e non secondo un patto mutevole, disponibile, reversibile. L’amore coniugale si inserisce in un ordine ontologico, scolpito nell’essere dell’uomo e della donna, a valore unitivo e procreativo che nessuno può manomettere e che la legge nuova conferma e purifica.

    Ma una volta assunto il paradigma ermeneutico tutto il quadro cambia. Le relazioni umane sono storia ed esistenza e non rispondono ad un modello naturale. Esse sono quindi frutto di interpretazione, complesse, mutevoli e reversibili. La legge nuova avrebbe liberato la legge antica dal suo fissismo e l’avrebbe sottomessa all’unico criterio della carità. Anche le relazioni coniugali, quindi, cambiano con i tempi, perché non c’era il “registratore” ai tempi di Gesù, ossia il Messaggio non è espressivo di un ordine e di una regola a cui uniformarsi, ma è espressione dello spirito che vivifica tutti i tempi e li orienta verso il nuovo.
    Le relazioni, improntate all’esistenza, e non più alla natura, cambiano e con esse anche la relazione coniugale che dalla verità della norma oggettiva passerebbe alla carità della coscienza soggettiva, superando tutte le fissazioni e assolutizzazioni della visione metafisica delle cose. Non ci sono più relazioni regolari e irregolari, perché non c’è più una regola, c’è la complessità dell’esistenza che richiede apertura e discernimento, disponibilità ad uscire dalla rigidità della natura e della dottrina, viste ormai come astratte camicie di forza per una vita continuamente riplasmabile e reinterpretabile.
    Il procedere “aprendo processi” pratici più che formulando nozioni nuove corrisponde a questo paradigma ermeneutico ed è esso stesso una sua affermazione. Il fare senza dire, il procedere senza dichiarare, provocare con domande suscitando dubbi piuttosto che fare affermazioni nuove, aprire varchi nella prassi pastorale sostenendo che la dottrina rimane intatta … tutti atteggiamenti tipici della lotta in corso ed espressivi del nuovo paradigma ermeneutico rispetto al paradigma metafisico. Il prevalere della logica del “si ma” e delle eccezioni in nota che valgono più delle regole è tipico di un approccio nuovo alla realtà e all’impianto morale che ne deriva.”

    http://www.lanuovabq.it/it/humanae-vitae-una-revisione-che-lacera-la-chiesa

    13 Luglio, 2018 - 11:18
  13. Lorenzo Cuffini

    Necessarie alcune precisazioni sul link riportati qui sopra.
    Il primo, dalla nuovabussola, è il legittimo- quanto personalissimo- parere di Stefano Fontana. Il quale condensa fin dall’occhiello, e in modo intellettualmente onesto dichiara, lo scopo del suo intervento: una battaglia ” a difesa” della HV (offensiva sul Magistero, è il pretitolo eloquente), senza per nulla entrare nel merito delle questioni della enciclica, ma innalzando barricate sulla possibilità teorica di qualunque pronunciamento in merito, che viene bollato a prescindere ( siamo sempre nel campo di pareri legittimi ma rigorosamente personali) come improponibile. In linea di principio ultraortodossa, questa posizione avrebbe anche il suo perché; peccato che mostri immediatamente la corda della ideologia, se si considera quanto nullo rispetto sia stato mostrato dalla stessa ” testata” e dallo stesso scrivente su altri atti parimenti magisteriali….
    🙂
    Il testo di Marengo viene quindi nell’articolo in questa prospettiva sommariamente condannato, con breve anatema lanciato di rimando ad Avvenire reo di averne diffuso impostazione e tesi.

    13 Luglio, 2018 - 12:46
  14. Lorenzo Cuffini

    Molto istruttiva sul modo ormai solamente manicheo di affrontare le questioni di Chiesa da parte di Magister, la lettura del pezzo segnalato qui sopra.
    Istruttiva perché priva di ogni notizia e contenuto nuovi.
    Trattasi di zibaldone di interventi e dichiarazioni, principalmente di Sequeri e di Bergoglio papa, abbondantemente riportate , persino dall’inviso Avvenire, ormai foglio nemico per eccellenza.
    E già questo demolisce, di suo, il significato del titolo:
    “Sorpresa. Tra gli uomini di Francesco c’è chi difende “Humanae vitae””.
    Ma sorpresa di chI?, santa pace? E perchè?
    Ma se Francesco stesso, nel suo costante richiamarsi a Paolo VI – è lo stesso Magister a scriverlo ” in effetti, si è detto grande ammiratore di Paolo VI, della “genialità profetica” con cui scrisse “Humanae vitae” e del suo “coraggio di schierarsi contro la maggioranza, di difendere la disciplina morale, di esercitare un freno culturale, di opporsi al neo-malthusianesimo presente e futuro”. ?!
    Come la mettiamo allora, con la supposta sorpresa?
    Tiremm innanz.
    L’intervento di Sequeri al convegno alla Cattolica di maggio , parimenti, è stato paro paro riportato da Avvenire. Sia nella parte dedicata ai metodi naturali di non procreazione, sia in quella dedicata ai metodi artificiali di contraccezione. Va sottolineato subito che l’intervento di Sequeri tende a ricostruire la “ratio” di questi passaggi nella ottica della HV stessa, come è logico ed evidente che sia.
    Insomma, Sequeri non dice un ette di più o di meno di quel che ha detto Montini.
    Cosa lascia intendere al contrario Magister?
    Che le parole di Sequeri lo pongano come “persona che si è schierata controcorrente, in aperta difesa dell’insegnamento autentico di “Humanae vitae”, lui, proprio colui che Francesco ha messo a capo due anni fa del rifondato pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, cioè dell’istituto che dovrebbe sostenere e rafforzare la nuova linea della Chiesa in questa materia.”.
    (Va da sé che questo gli offre subito dopo la possibilità di dare una spallata al solito Paglia, cosa ormai scontata come Salvini che chiuda qualsiasi cosa che assomigli a un porto.)
    Magister sottolinea graficamente( con onestà riconosce che la sottolineatura è sua) le parole che a lui maggiormente garbano, anti- anticoncezionali, e lamenta che Avvenire non le abbia enfatizzate…ma è una considerazione del tutto peregrina, perché allo stesso identico preciso modo ci si sarebbe potuti lamentare di una mancata enfasi posta sull’affermazione parallela.

    Un ennesimo suo articolo costruito ” a tesi”, sul nulla dei fatti, e sul tutto della propaganda. Peccato.
    Ma la lettura è istruttiva comunque.

    13 Luglio, 2018 - 13:10
  15. Amigoni p. Luigi

    Rif.11.2p – Sequeri teologo serio

    È bello che a distanza di due mesi venga ripreso un articolo di uno, in genere “sfavorevole a prescindere”, che parla bene – finalmente – di una persona nominata dal papa.
    C’è ancora speranza di redenzione per tutti, anche in era Bergoglio.

    13 Luglio, 2018 - 18:34

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