Un sacerdote amico mi informa delle alluvioni del Kerala sulle quali ha notizie di prima mano da confratelli missionari. E mi sollecita ad occuparmene perchè “insieme alla nostra disgrazia genovese – mi scrive nel giorno dell’addio ai morti dell’autostrada – è bene anche ricordare quelle altrui”. Nel primo commento le informazioni che mi ha fornito.
Dal crollo di Genova alle alluvioni del Kerala
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Alluvione del secolo. Il prete amico mi scrive che già giovedì 16 aveva informazioni e video, da un confratello indiano (che sta in Kerala) sulle alluvioni nel paese. Venerdì 17 (ieri) sul “Corriere della sera” che ha letto non c’era niente; e “Avvenire” dedicava pochissime mezzerighe di “brevi” (p. 15). Oggi “Avvenire” dedica mezza pagina (p. 18) alla “alluvione del secolo”: oltre 300 morti; 230 mila sfollati; bloccato l’unico aeroporto più strade e ferrovie. Qualcosa sul disastro è comparso anche in internet.
Ecco un servizio pubblicato questa mattina da Asia News:
http://www.asianews.it/notizie-it/Alluvione-in-Kerala,-vescovi-pregano-per-le-vittime:-%E2%80%98Esemplare-l%E2%80%99aiuto-fornito-da-tutti%E2%80%99-44689.html
Ed eccone un altro di Quotidiano.net di tre ore fa:
https://www.quotidiano.net/esteri/kerala-alluvione-1.4095308
http://www.osservatoreromano.va/it/news/piu-di-320-morti-nel-kerala-devastato-dai-monsoni
Un’amica indiana che era focolarina con me mi ha inviato un video e notizie….veramente terribile.
Cristina Vicquery
Le disgrazie, o sono tutte nostre o sono tutte altrui.
La morte colpisce a tradimento, colpisce tutti, tutti gli esseri umani, indistintamente, e arriva sempre come un ladro nella notte….
Calo’ dice bene
L’uomo di fronte alle disgrazie altrui può’ reagire in vari modi. Uno e’ quello di rallegrarsi di non essere stato tra gli sventurati colpiti dalla disgrazia, sentimento ben descritto da Lev Tolstoj ne “la morte di Ivan Illich”. Un altro e’ quello di sentirsi parte di una umanità sofferente e quindi muoversi a pietà come se la disgrazia avesse colpito noi o i nostri cari.
Quanto alla morte che arriva di notte come un ladro, questo avviene quando, dimenticandoci della nostra natura, rimuoviamo dalla nostra mente la nostra finitudine, quaggiu’ per i credenti, definitiva per i non credenti, incerta per i dubbiosi.
Rif. 9.40 – Prima noi
Mi sembra comprensibile che alla maledetta sciagura genovese non si siano sovrapposte le notizie delle disgrazie altrui, come quella che sta ancora insidiando di brutto il Kerala cristiano-cattolico. Ben venute le differenze di fuso orario e le distanze per parlare del dramma keralese in ritardo e poco (oggi: praticamente niente anche su Avvenire). Prima gli italiani e le loro disgrazie; poi gli altri e le loro. E’ naturale.
E’ giusto anche far notare che tra le 18-19 bare del funerale di stato di ieri, la metà o quasi era di persone non italiane. Si è dimostrato che siamo bravi ad accogliere gli stranieri, dai diversi colori della pelle, e quando sono vivi e quando sono morti. Di spessore l’omelia del cardinal Bagnasco.