Ho tenuto oggi pomeriggio una relazione al convegno “In carcere con umanità”, nella Casa Circondariale di Matera: convegno legato al Premio Castelli e come quello organizzato dalla Società di San Vincenzo de Paoli: vedi i post di ieri e dell’altro ieri. Nella relazione intitolata L’esperienza dell’incontro restituisce dignità ho detto il mio favore alla sentenza della Corte Europea dei diritti umani che obbliga l’Italia a rivedere le norme sull’ergastolo ostativo. Nei primi commenti il passaggio della relazione che accenna all’argomento.
D’accordo con la Corte europea sull’ergastolo ostativo
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Pena di morte ed ergastolo. La colpa non cancella la dignità del colpevole: da questo insegnamento centrale della tradizione ebraico-cristiana potremmo trarre spunti di arricchimento per molti capitoli della nostra attuale ricerca di una via più umana nel rimedio alle devianze sociali.
Per l’impegno a ottenere una moratoria universale nell’applicazione della pena di morte, in vista di una sua completa abolizione sul pianeta.
Per l’aspirazione a un effettivo superamento della pena dell’ergastolo, che ci appare oggi lesiva del rispetto della persona umana in misura equivalente, in linea di principio, con la pena di morte, in quanto come quella considera irrecuperabile il reo e ritiene inefficace ogni pedagogia carceraria che si proponga di far valere la finalità rieducativa della pena. Salutiamo la sentenza della Corte europea dei diritti umani, che tre giorni addietro ha fatto obbligo all’Italia di rivedere la legge sull’ergastolo ostativo, come una provvidenziale occasione – credo di poterlo affermare a nome della maggioranza dei presenti – per riproporre il nostro impegno in vista del superamento della pena dell’ergastolo. Nella revisione della legge sarà certo necessario tener presenti le esigenze di contrasto alla mafia e al terrorismo, che sono all’origine delle norme da modificare, ma la modifica potrà costituire un buon passo avanti nella umanizzazione del carcere che noi perseguiamo.
Pene alternative al carcere. Per ogni battaglia mirante all’umanizzazione del sistema carcerario. Il rispetto della dignità umana esige un trattamento del detenuto dignitoso e umano.
Per la ricerca di pene alternative al carcere. Che dovrebbe condurci a ritenere il carcere una misura estrema e di emergenza, da limitare il più possibile e da non concepire mai come sistema sanzionatorio autosufficiente, che realizza in pienezza la sua funzione isolando gli asociali dalla società, mentre la via regale e unica al vero recupero dell’asociale è quella di una più adeguata socializzazione.
Per l’impegno – che caratterizza gli ambienti associativi che danno vita al Premio Castelli e che hanno promosso questo convegno – a realizzare un più diffuso e capillare rapporto tra carcere e società e in particolare tra il mondo del volontariato e l’universo carcerario.
Che sia l’ergastolo ostativo lo puoi vedere qui:
https://www.panorama.it/news/in-giustizia/ergastolo-ostativo-cosa-prevede-europa/
Rita Barbera. Relatrice con me e altri al convegno di ieri, c’era Rita Barbera, che ha diretto il Carcere dell’Ucciardone per otto anni, fino a marzo. Ha ascoltato le mie parole sull’ergastolo ostativo e mi ha detto che era d’accordo: “E’ difficile svolgere il suo ragionamento, che condivido parola per parola. Lei lo ha fatto con chiarezza. E’ difficile perchè vi sono tante contrarietà, politiche e giuridiche e uno sente di camminare su un terreno minato. Ma la difficoltà del remare contro non deve impedire di far valere le buone ragioni. Non è giusto perdere di vista il fine riabilitativo della pena. E’ un errore e un errore resta anche se lo si compie in nome della lotta alla mafia e al terrorismo”.
La relazione di Rita era intitolata: “Dare una svolta all’esistenza: anche in carcere si può”.