Bella giornata milanese sotto la pioggia e con abbaiante mia tosse ma in compagnia di Isa – condizione già di suo felice – ad incontrare Paolo Guerriero nella sala della sua mostra intitolata CINQUE VELOCISSIME ZAMPE (vedi post del 30 dicembre, ultime due righe), a vedere la mostra COSTANTINO 313 DOPO CRISTO al Palazzo Reale, a fare visita alla tomba di Martini in Duomo nella cappella del Crocifisso: Carlo Maria Martini / 1927-2012 / cardinale / arcivescovo di Milano / 1980-2002 / Lampada per i miei passi / è la tua Parola, / luce sul mio cammino / Salmo 119, 105. Di Paolo Guerriero che nessuno conosce ma che mi è caro e di Costantino feroce e “santo” vi parlerò quando avrò cessato dall’abbaiare. Per Martini invece vi rimando a un mio testo niente male pubblicato da IL REGNO in occasione della morte: In memoria del cardinale Martini e della sua libertà di parola. Lo segnalo tre mesi dopo la pubblicazione perché allora qui c’era troppa animosità sull’argomento. Animosità che trovavo stolta mentre avevo fiducia che il mio ricordo guadagnasse qualcosa alla distanza.
A Milano con Paolo Guerriero Costantino e Martini
95 Comments
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A salutare Martini in Duomo sono stato ai primi di ottobre, all’ora di pranzo di un giorno feriale.
Mi sembrò significativo il fatto che ci fosse parecchia gente in preghiera, di età differenti, in un clima di reale raccoglimento.
Ieri erano le 15.00, la gente era poca, tanti i lumi accesi, visibile la concentrazione di chi era lì.
A costo di essere animoso, non posso fare a meno di manifestare le mie perplessità riguardo alla scelta del Card. Martini di farsi seppellire sotto i marmi policromi del Duomo di Milano, come un vescovo medioevale o un principe rinascimentale. A meno che non pensasse, con una disposizione di questo genere, di agevolare la devozione di quanti, ben prima della morte, lo condiravano già santo.
Ecco, forse “padre Martini” poteva accontentarsi del cimitero di Gallarate.
Ma tutti i vescovi hanno diritto di essere sepolti nelle rispettive cattedrali, e per molti in effetti accade così. Io lo trovo giusto, è un richiamo al loro legame inscindibile con la Chiesa che hanno servito, mentre mi piace di meno il loro tornare da morti privati cittadini facendosi inumare, ad esempio, nelle tombe di famiglia o simili.
Un vescovo è della Chiesa, per sempre, anche simbolicamente.
Se vai a Genova, ad esempio, trovi Siri nella navata di destra del Duomo, in fondo.
A Milano trovi i predecessori di Martini sempre nella navata destra, in fondo, sia i beati (Ferrari e Shuster, sotto due altari) che i non beati (Tosi e Colombo), sotto il pavimento.
E potremmo fare esempi infiniti…
Dal Card. Siri me lo sarei aspettato, ma da Martini no.
Come si fa a rimproverare alla Chiesa di essere “indietro” di due secoli e poi perpetuare un’usanza di questo tipo, un “privilegio” da ancien regime?
Non poteva sottolineare il proprio legame con la Chiesa ambrosiana attraverso una forma diversa di sepoltura, più “al passo coi tempi”, più coerente con quanto ha sempre predicato?
Chiudo qui la polemica perchè non voglio alimentare ulteriormente l'”animosità” della discussione, ma la perplessità rimane.
Per lei Federico i vescovi son relativi.
Non ho capito bene però dov’è il testo di Luigi, sul regno non l’ho trovato.
🙁
Ma guarda Federico che non c’è nessuna animosità, non da parte mia.
Dico solo che ciò che prima poteva apparire un privilegio, oggi può essere letto come un segno di legame totale del pastore con la Chiesa, in vita e in morte: naturalmente, parliamo dell’ordine simbolico, perchè quello spirituale non è affidato alle tombe o alle pietre.
Però ti dico che anche le pietre sono importanti, anche i luoghi, e quello che esprimono.
E io continuo a ritenere che il segno distintivo del sacerdozio e dell’episcopato sia l’appartenenza totale, senza risparmio, dove l’eventuale onore altro non è che il segno di una donazione completa di sè.
Ecco perchè anche la sepoltura in Duomo ha un senso: totus tuus.
Sara, lo trovi in “Collaborazione a riviste” (ed è davvero un “testo niente male”):
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?page_id=10047
@Sara,
non è che i vescovi sono relativi, ma mi sembra un’incoerenza.
@Francesco,
ho usato il termine “animosità” per riprendere il testo di Luigi, non certo in riferimento ai tuoi commenti. Personalmente non ho nulla contro la sepoltura dei vescovi nelle cattedrali, ma trovo questa scelta incoerente con l’apostolato del Card. Martini. La perplessità è su “padre” Martini, non in generale sulla sepoltura nelle chiese.
Ad esempio, ho sentito che un gruppo di ebrei (tra i quali Gad Lerner) si è riunito fuori dal Duomo per pregare per il Cardinale: se Martini avesse scelto un altro luogo per la sua sepoltura avrebbe potuto essere omaggiato ed essere occasione di incontro anche per i non credenti e i non cattolici. Più ci penso e più riscontro un’incoerenza.
Grazie, su Regensburg Benedetto XVI la pensava un po’ come Martini in Luce del mondo confessò di aver sbagliato a non calcolare le conseguenze “politiche” del suo discorso.
Devo trovare il passo preciso.
Per favore Federico, può lasciare perdere Martini? così giusto perchè è l’anno nuovo e abbiamo appena passato il Natale?
E’ molto bello che Martini sia stato segno di dialogo con altre culture e confessioni religiose, ed è bellissima la preghiera degli ebrei per lui.
Ma lui e per lui in quanto vescovo cattolico, non (solo) come uomo tra gli altri. Cioè Martini come e in quanto espressione di qualcosa, qualcosa che comunque sta nella grande realtà della Chiesa. Se tutto il suo ministero e il suo lavoro si fosse svolto come singolo e non anche in quanto religioso, prete e vescovo, sarebbe molto meno interessante, almeno dal punto di vista dei significati che vanno oltre le storie personali.
Penso quindi che i non cattolici possano pregare per lui nelle forme che ritengono, oppure possano ricordarlo e omaggiarlo in molti modi.
Ma sempre omaggiando anche la verità della condizione di questo pastore, che è stato un uomo della Parola, della Chiesa, e anche un cardinale, cioè un prete romano, quindi con un legame speciale con Pietro.
Separare troppo le cose mi pare un’operazione politicistica, poco utile e poco elegante.
Eccolo qua: ” “Avevo concepito quel discorso – racconta – come una lezione strettamente accademica, senza rendermi conto che il discorso di un Papa non viene considerato dal punto di vista accademico, ma da quello politico. Da una prospettiva politica non si considerò il discorso prestando attenzione ai particolari; fu invece estrapolato un passo e dato ad esso un significato politico, che in realtà non aveva”. “Quel passo – continua Benedetto XVI – trattava di un antico dialogo che, ora come allora, considero di grande interesse. L’Imperatore Manuele, di cui si parla, a quel tempo era già vassallo del Regno ottomano. Non poteva quindi scagliarsi contro i musulmani; ma, nell’ambito di un dialogo intellettuale, poteva porre domande vive. Ma l’attuale comunicazione politica è tale da non permettere la comprensione di simili correlazioni”.
@Francesco,
il “legame speciale con Pietro” non è stato sminuito nel momento in cui Martini scelse di farsi chiamare “padre” anzichè “cardinale”? La scelta di farsi chiamare “padre” come un semplice gesuita non contraddice quella di voler essere sepolto sotto i marmi del Duomo, con tanto di stemma, motto e titoli vari?
Evidentemente leggiamo in modo diverso queste scelte, ma a me sembra che una qualche contraddizione ci sia.
Non insisto oltre, chiedo venia per la mia animosità.
No, Federico, secondo me sei un pò condizionato dalla pubblicistica superficiale che voleva Martini come un anti-papa sui generis.
Mi pare che egli per primo abbia sempre tenuto a ribadire il suo essere pastore della Chiesa, il che naturalmente non significa non contribuire responsabilmente alla riflessione sui problemi anche con accentuazioni ulteriori rispetto al magistero pontificio.
Anche le sue sottolineature finali sulla vecchiezza dell’istituzione ecclesiastica mi sono parse le parole sincere di un uomo che aveva avuto precise responsabilità nella gerarchia, di uno – insomma- che non parlava dalla periferia dell’impero, ma con la libertà sapiente di chi aveva comunque conosciuto la complessità dei problemi e del loro governo.
Infine, non mi sembra che ambisse ad essere chiamato “Padre”. Mi pare che lui stesso, da qualche parte, dica che questo appellativo non lo convincesse, per molte e buone ragioni evangeliche (comunque, un pò troppo sottili, secondo me, per l’uso corrente).
Ma come volesse essere appellato, sinceramente, non lo so, forse Luigi può darci ragguagli.
Può anche darsi, come può essere che molti altri siano condizionati da altra pubblicistica che presentava (e presenta) il Card. Martini come un santo.
Direi che è stato un grande uomo di Chiesa, santo non lo so, ma non lo escluderei.
Appunto.
@federico,
scusa l’impudenza, ma credo che faresti bene a chiudere, come hai già detto, la polemica, dedicando più produttivamente il tuo tempo a pregare per l’anima di Martini, la tua e quella della chiesa tutta.
“L’Imperatore Manuele… poteva porre domande vive. Ma l’attuale comunicazione politica è tale da non permettere la comprensione”.
Oggi vige il “divieto di fare domande”, a meno che non siano quelle preordinate dagli apparati della comunicazione politica.
Io ci vedo solo desiderio di profondo legame con la propria Diocesi, nella sepoltura di un vescovo nella propria cattedrale.
Ciao a tutti.
Ma come parliamo, ma di che cosa parliamo, come se non dovessimo mai morire. E’ il morire atroce, non la morte. Quanto la nostra bontà, il nostro amore sono perché non tocca a noi domani, stasera, fra un’ora, subito: non può, a noi non può toccare Meglio non esistere che morire, meglio non esistere che veder morire chi siamo rassegnati a veder morire. Ma chi muore, perché dovrebbe rasegnarsi? Lo strazio di sentire sempre più lontane le voci amate che vorresti ascoltare ancora e ancora e ancora, nonostante il mal di testa che ti distrugge tutto intero. E quando ti guardi allo specchio e quando è tardi anche per i rimpianti, e non aspetti risposta perché hai smesso di domandare. I valori non negoziabili, il relativismo, la tolleranza, la Chiesa, il Papa, i padre o il vescovo, seppellito nella cattedrale o no. Davvero è questo che può aiutarci a morire? Non è questo che cerchiamo, qualcuno o qualcosa che ci aiuti a morire?
Il Venerabile Padre Carlo, aveva già acquistato la sua tomba a Gerusalemme.
Li prevedeva di rimanere, morire ed essere sepolto.
Aveva dimenticato che è Dio a disporre.
Un segno?
All’imbecillità non c’è rimedio.
Ovvero il rimedio c’è ed è l’indifferenza.
Non ti curar di loro, ma guarda e passa.
“non posso fare a meno di manifestare le mie perplessità riguardo alla scelta del Card. Martini di farsi seppellire sotto i marmi policromi del Duomo di Milano, …”
E chi ti dice, Federico B., che sia stata una sua scelta?
Leopoldo penso che si cerchi chi aiuta a vivere. Però è vero che la paura della morte è una realtà enorme per il mondo contemporaneo, divora l’uomo in un certo senso.
Ma perdonami, Luigi, quest'”animosità” che tu segnali (e lamenti) sussistere nel “pianerottolo” sul nome e sulla figura del Cardinale Martini ha – giusto per dire le cose come stanno – un nome ed un cognome ben precisi: nulla di più.
Ciò posto, complimenti per l’articolo, Luigi: attendo di conoscere il tuo pensiero sulla mostra del Palazzo Reale (io, in cambio, ti dirò la mia – appena tornerò a Milano – sulla mostra di Paolo Guerriero).
Sul tema lanciato da Leopoldo – che credo meriti il nostro ringraziamento per le felici “provocazioni” che ci offre – ricordo una bella frase di Alberto Sordi, pronunciata in un’intervista rilasciata poco prima di morire, e che, grosso modo, “suonava” così: “ci penso, sì, alla morte, ma senza angoscia, anche perchè, da cristiano, credo nell’immortalità dell’anima”: in quel momento l’ho invidiato.
Buona serata a tutti.
Roberto 55
Francesco73 mi chiede se so qualcosa sulla volontà di Martini di essere chiamato “padre”. Fa parte della vulgata ma non mi risulta da nessuna fonte sicura. Io l’ho sempre chiamato “professore”, “eccellenza”, “eminenza” e lui non mi ha mai corretto. Quando sono stato a tavola con lui, insieme a una ventina di suoi intimi, mai ho sentito chiamarlo “padre”. E’ vero che molti incontrandolo lo chiamavano “padre”, o perché amici di vecchia data, abituati ad appellarlo così quand’era un semplice gesuita, o perché – io suppongo – immaginavano che questo fosse il suo desiderio, come lo era stato per il cardinale Pellegrino, che chiedeva di essere chiamato in quel modo. Quando rientrò tra i gesuiti li invitò a chiamarlo “padre”, come ha attestato in un’intervista il padre David Neuhaus che l’ebbe ospite nella casa dei gesuiti di Gerusalemme. – Ma sarò grato a chiunque mi mostri una fonte certa che dica diverso o magari il contrario rispetto a questa mia ricostruzione.
Quanto alla sepoltura in Duomo Nino ha ricordato che Martini si era acquistato una tomba a Gerusalemme. Quando poi nel 2008 fu costretto al rientro definitivo in Italia andò convincendosi dell’opportunità che anche da morto dovesse continuare ad “appartenere a Milano”. Quando aveva parlato per la prima volta a Papa Wojtyla dell’idea di lasciare l’arcidiocesi e di trasferirsi a Gerusalemme, si era sentito dire: “Io penso che lei ormai appartenga soprattutto a Milano”. Due mesi prima della morte gli fu prospettata la possibilità di essere sepolto in Duomo secondo consuetudine e lui l’accettò.
Un giovane amico gesuita che si trovò per caso a vivere nella stessa comunità sia al biblico, e poi a Gallarate che lo chiamava Cardinale, un giorno a Gallarate il Cardinale gli chiese di chiamarlo semplicemente Padre Carlo.
Ma di cosa stiamo parlando?!!
Non vedo che ci sia di strano nel volersi fare chiamare padre, padre Carlo, ammesso che sa vero ed ufficiale. Che cambia? E che c’entra con la sepoltura in duomo? Un vescovo, ordinariamente, lo si seppellisce nella sua cattedrale. Il cardinale Saldarini, che ha trascorso da emerito di Torino i lunghi anni della sua malattia a Milano, dove era sempre stato, da morto “è tornato” per essere sepolto nel duomo di Torino. Quanto al modo di chiamare, io mi sono sempre rivolto al mio vescovo chiamandolo semplicemente Caro Arcivescovo e col nome,e dandogli rigorosamente del tu. Occhiuti segretari mi hanno fulminato e mi fulminano, i vescovi mi sono sempre sembrati perfettamente a loro agio e per nulla sorpresi. Do’ del tu a Gesù, devo usare l’ambaradan onorifico con i suoi amici?!
“Io penso che lei ormai appartenga soprattutto a Milano”. Come sempre, Wojtyla ha detto benissimo l’essenziale.
Esprimere perplessità non significa essere animosi.
Il tema della sepoltura del Card. Martini è tra quelli proposti da Luigi, io ho solo dato voce ad una mia riflessione: ho esplicitato quella che mi è sembrata una contraddizione con il luminoso apostolato di Martini.
Prendo atto di essere l’unica voce fuori dal coro e ho l’impressione di essere stato frainteso. Mea culpa.
Ricordo il Card. Martini come una figura eminente nella Chiesa e come una voce molto ascoltata anche dai non cattolici. Amatissimo dai milanesi, è stata una figura che comunque ha diviso il mondo cattolico. Spero che questo aspetto, e mi riferisco alla “complessità” delle reazioni alle sue parole, possa essere accettato pacificamente.
Personalmente non sopporto l’enfasi con la quale si parlava e si parla di lui, una sorta di vera e propria beatificazione iniziata già in vita. Se non ricordo male, anche in questo blog c’è chi lo ha chiamato subito San Carlo Maria…
Ecco la mia antipatia va tutta nei confronti di certi “martiniani” sfegatati, dai quali il Card. Martini avrebbe dovuto prudentemente, per tempo, prendere le distanze. Di Martini ho sempre apprezzato le pubblicazioni che ho avuto la fortuna di leggere, ho apprezzato meno, ad essere sincero, certe interviste che venivano puntualmente “strumentalizzate” da sostenitori e detrattori.
Mi spiace essere sembrato poco rispettoso nei confronti della memoria del Card. Carlo Maria Martini. Non era mia intenzione. Ho solo espresso una perplessità sulla scelta della sepoltura.
Elsa ha ragione: meglio pregare.
Pure io ho antipatia per certi ratzingeriani esagitati, per un periodo mi avevano così stamacato che quando sentivo la voce del Papa cambiavo canale. Poi ci ho pensato su e mi son chiesta, val la pena? e mi son detta no, chi se ne frega dei fans.
Ti sei mai chiesto, Federico B., il perché fosse amato anche dai non cattolici il card. Martini?
Semplicemente perché era vicinissimo col cuore anche a loro. Pronto ad ascoltarli.
Ed è il motivo per cui non era amato, al contrario, dai cattolici molto “papisti”, quelli troppo tradizionalisti per intenderci, quelli che vedevano in lui un cattolico che, se era il caso, faceva sentire la sua voce non sempre in consonanza con la Chiesa ufficiale. Una voce libera. Per questo veniva criticato dai “non relativisti”.
Non mi risulta che qualcuno lo abbia santificato, certamente moltissimi in tutto il mondo lo hanno stimato e apprezzato come meritava. E se ciò è accaduto, ci sono motivi ben precisi. Niente è dovuto al caso.
Sarà sempre una figura cattolica di riferimento per molti,come altri in passato, come don Milani e don Mazzolari per esempio. Un Grande della Chiesa, che probabilmente non sarà mai canonizzato.
Non spetta a te dire da chi “avrebbe dovuto prendere le distanze” il card. Martini. Proprio non ti spetta.
La tua antipatia nei confronti dei martiniani “sfegatati” parla della tua cattolicità esclusivista a senso unico. E sbagliato naturalmente.
Anche Ratzinger in realtà è amato dai non cattolici, alla Ferrara invece che alla Scalfaro ma alla fine è uguale.
Anche l’ultima invocazione di Martini sul ritardo della Chiesa era ratzingeriana in effetti, insomma a guardarle bene le differenze non sono così forti, infatti i due, a dispetto dei rispettivi schieramenti ,si volevan bene.
Questa mi sembra una cosa bella e importante.
🙂
No, Sara, Ratzinger e Martini sono due figure ben diverse.
Non mi sembra che il primo sia amato dai non cattolici. Troppo conservatore.
Ferrara ama il teologo Ratzinger e, strano ma vero, il suo conservatorismo. Lui, che si dice “non credente”.
Stranezze di un giornalista stravagante, che poco capisce di Chiesa, che ama definire con disprezzo “moralisti” quelli che valutano negativamente la condotta privata degli uomini pubblici, specie se suoi amici, e che si abbandona molto spesso agli umori del momento facendo il bastian contrario– e solo per il gusto di farlo– quando gli va a genio.
Scalfari apprezzava molto Martini. Non ho mai sentito alcun suo giudizio sul Papa.
E’ amato dai non cattolici conservatori alla Ferrara ( o Fallaci o Veneziani). Non è che i non cattolici son tutti progressisti no? Molta destra di fatto è atea.
In questo sono simili Raztinger sta al Foglio come Martini a Repubblica, però entrambi dialogano con il mondo non cristiano. (con tutti i rischi di limitazioni e strumentalizzazioni del caso).
Ratzinger conservatore?
Una definizione che non condivido.
Chi lavora nella vigna del Signore perché venga il suo regno non può essere conservatore… conservatore di ché?
Sara e Elsa. Ratzinger non è un conservatore? Come no. Anche Martini lo era. E molto mi sento di esserlo anch’io, e spererei che lo fossimo un po’ tutti:
http://www.repubblica.it/rubriche/bussole/2013/01/04/news/io_sono_un_conservatore-49882360/?ref=HREA-1
“conservatore di ché?”
Di una Chiesa che non vuol fare passi in avanti nel leggere i segni dei tempi.
Il mondo di oggi è diverso da quello del medioevo.
I valori non cambiano e sono universali, certo. Ma le situazioni vanno lette alla luce dei “segni” nuovi che ogni tempo porta con sé. E bisogna imparare a leggerle bene.
Quello che io “leggevo” in un modo quando ero bambina, oggi lo vedo in un’ altra luce, per esempio, e lo leggo in un altro modo.
Difficile da capire?
Posso dire che sono annoiato da questo scontro Martini Vs. Ratzinger, atteso che i due non mi pare si guardassero in cagnesco?
Benedetto XVI è il Papa e fa il Papa. Dice cose ragionevoli e sensate, non ha i guizzi che aveva Martini ma forse i tempi non sono maturi. Ha però saputo seminare: qualche accenno ai divorziati, per esempio; qualche richiamo all’ecumenismo negli ultimi tempi e così via. Questo Papa ha dovuto passare buona parte del suo pontificato a risolvere la piaga della pedofilia del clero e questa è l’eredità che resterà. Tra 20 anni quando si parlerà di Benedetto XVI inevitabilmente si parlerà degli scandali del 2010 e dintorni.
Carlo Maria Martini era Arcivescovo e Gesuita e faceva l’Arcivescovo e il Gesuita. Diceva anche lui cose ragionevoli e sensate, aveva i guizzi in avanti che non ha Ratzinger ma la Chiesa del 2100 – a mio mediocre avviso – sarà più vicina alle sue idee che a quelle di Ratzinger.
Non è che Martini avesse abbandonato l’ortodossia: si era semplicemente posto il problema di continuare il doveroso aggiornamento del modo di offrire la Fede al XXI secolo. Se due omosessuali vivono in pianta stabile, sono anch’essi figli di Dio e lo Stato (lo Stato, non la Chiesa che è cosa ben diversa) può riconoscere la loro unione. E allora? Che problema c’è? Ci sono gli anglicani che ordinano donne e omosessuali, ma mi pare che il Papa non abbia fulminato scomuniche e anatemi. Loro prendono le loro decisioni e loro le “pagano”. Anche davanti a Dio. Lo Stato prende le sue decisioni e le “paga”. Il compito del cattolico è dire ad alta voce quello che pensa, impegnarsi nelle formazioni sociali e testimoniare quello che è. Tutto qua.
A me quello che annoia, in questa querelle, è che al di fuori di questo blog (e questo blog ne è in piccola percentuale una sorta di specchio, mediato però dalla moderazione di Luigi) esistono personaggi e realtà quantomeno discutibili per le quali la tifoseria è manichea, roba da ultrà Curva Sud: O Ratzinger O Martini. Ma non può esistere E Ratzinger E Martini. A me pare che la Chiesa – dovrebbe stare scritto in qualche documento conciliare chiamato Lumen Gentium, ma forse sono eretico perché accetto le dottrine del Vaticano II – non rifiuti affatto la diversità e parli di unità nella varietà e varietà nell’unità come arricchimento.
Può darsi che tra qualche decennio qualche Papa dirà che Martini era un profeta. Camminava innanzi a noi e noi (o tanti tra noi) non lo avevamo capito. Magari dopo un altro Concilio, che probabilmente vedrò a tarda età. Ma verrà. E comunque in qualche modo la Chiesa dovrà ricordarsi (perché lo sa da sempre) che evangelizzazione è anche e soprattutto sedersi tra i pagani, nell’Aeropago, beccandosi le risatine e le gomitate di scherno di chi non crede per motivi da chiacchiera da bar. Perché c’è tanta ignoranza religiosa in giro e tanta disinformazione. Perché il “dagli al cattolico” è facile e redditizio. Perché chiudendosi non si risolve niente. Si rischia solo il settarismo. Martini sì e Ratzinger pure: perché dobbiamo andare a parlare ad atei, non cattolici, omosessuali, transessuali e così via. Anche loro sono figli di Dio e perciò, se vale il principio che “Da questo centro nessuno è escluso” come diceva Paolo VI, allora di tutti bisognerà occuparsi.
“Scontro”, Tonizzo? Non direi.
Pareri diversi su due personalità religiose di grande
statura.
Non dimenticare che il card. Martini ha “rischiato”
di essere eletto papa a suo tempo.
Forse non lo fu per le sue condizioni di salute,già allora alquanto
precarie anche se non del tutto note.
La querelle di cui parli nasce nel momento in cui non
pochi cattolici si inalberano quando sentono esaltare
Martini. E il motivo c’è ed è ben chiaro.
Mal sopportano la sua modernità, il suo andare
talvolta controcorrente.
I tradizionalisti ne sono rimasti, e tuttora lo sono,
disturbati. Inutile girarci intorno.
Proprio in questo blog ho letto parole di grande
contrarietà nei confronti del cardinale.
Gente che, lette alcune pagine di qualche suo libro
di successo, lo chiudeva immediatamente perché non disponibile
ad accettare il seguito.
Certamente, come tu dici,”Il compito del cattolico è
dire ad alta voce quello che pensa, impegnarsi nelle
formazioni sociali e testimoniare quello che è.”
Ma questo vale per tutti i cattolici, sia quelli
tradizionalisti sia gli altri più aperti ai
cambiamenti,spesso definiti, con connotazione
negativa e superficiale, “relativisti”.
La questione importante, quasi fondamentale, è proprio questa, caro
Tonizzo.
Essere conservatori( o tradizionalisti), magari più
papisti del papa stesso, o spingersi in avanti con
preveggenza, leggendo la presenza di Dio negli avvenimenti storici di ogni epoca e percependone il senso profondo?
La Parola di Dio si manifesta (epifania) anche in ogni avvenimento di tutti i tempi, non solo nei testi sacri, che sembrano essere per molti cattolici gli unici punti di riferimento.
Benedetto XVI «dice cose ragionevoli e sensate, non ha i guizzi che aveva Martini».
Gasp!
(La battuta, che sarebbe quasi obbligatoria, è troppo cattiva per essere detta il giorno della Befana, così ricorro all’inglese di Topolino)
Il tuo “gasp!” parla chiaro, Luigi Franti. Tu sei un “relativista” e ho detto tutto.
Attento a non urtare la suscettibilità di qualcuno che, invece, non lo è.
Non capisco il gasp. È vero o no che Ratzinger non ha i guizzi di Martini? A me pare di si.
Marilisa, io preferisco pensare che Dio si trovi anche tra i byte di questo blog. Relativista? Per qualche buontempone sono un “falso cattolico”. Forse perché non prego in arcano latino o perché per me i Papi venuti dopo Pio XII sono tutti legittimi.
Ma non importa. Credo però che il popolo delle parrocchie non sia così tradizionalista. I tradizionalisti – salvo qualche lodevole eccezione – sono solo una piccola e rissosa minoranza. Che si spaccia per maggioranza.
Dipende cosa si intende per guizzi. Fughe in avanti? Particolare estro e capacità dialettica? Statura intellettuale?
Sto leggendo proprio in questi giorni l’introduzione al cristianesimo di Ratzinger per profondità di pensiero lo trovo decisamente guizzante.
Ridurre Benedetto XVI al latino è limitante secondo me.
“Marilisa, io preferisco pensare che Dio si trovi anche tra i byte di questo blog.”
Perché, io ho detto diversamente?
I guizzi, Sara, sono riferiti ai balzi in avanti.
Marilisa, non stavo dubitando delle tue parole. Anzi.
Ah, a proposito di valori non negoziabili. Berlusconi si è detto a favore delle unioni gay.
Adesso, Federico B, come la mettiamo?
Già, come la mettiamo?…
Federico B. sarà tutto montiano e casiniano e finiano…(ma lo era fin dal principio).
Attento, Federico B.!
Casini e Fini sono dei divorziati; ricordalo quando ti verranno in mente i valori non negoziabili.
Non bariamo, Tonizzo.
Ho letto che B. si è sbilanciato per un generico “riconoscimento giuridico”, il che non significa un nuovo istituto giuridico di diritto pubblico (cioè una sorta di matrimonio). Ricordo che ai tempi della discussione sui Dico (cioè nel 2007) alcuni parlamentari di Forza Italia avevano proposto una legge che prevedesse una “scrittura privata” tra conviventi etero od omosessuali. Attendiamo di vedere se si tratta di un’uscita estemporanea o se c’è una proposta più dettagliata.
Vi fate andare bene la carta di intenti del PD e fingete di scandalizzarvi per così poco?
no, cara Marilisa, finiano proprio no.
Anzi, sono ben contento della decisione di dividere le liste per la Camera, perchè mi consentirà di votare per l’UDC senza rischiare di far finire il mio voto al FLI. Al Senato potrei azzerdare un voto “utile”…
Ma anche Casini, se vuole il mio voto, deve conquistarselo. Non è scontato.
Le tue raccomandazioni sono superflue, puoi tranquillamente risparmiartele.
Certo Federico, certo… se non è zuppa è pan bagnato.
Non fare finta di non vedere le differenze tra scrittura privata e matrimonio.
Ad ogni modo, prima di invocare il tradimento dei diritti non negozaibili, aspettiamo di vedere i programmi nel dettaglio e poi sceglieremo quelli che meno si allontanano dalla dottrina sociale della Chiesa.
Abbiamo sempre criticato le sparate di B, smentite puntualmente il giorno dopo, e vogliamo fare eccezione adesso? Aspettiamo…
Sono tuttavia certo che qualsiasi proposta, se confrontata con le posizioni iperlaiciste del PD e dei suoi alleati progressisti, sia comunque preferibile alla famigerata carta di intenti sottoscritta alle primarie…
E oltre alle coppie gay ci sono altre questioni che varrebbe la pena di valorizzare. Riporto qui un comunicato stampa di Eugenia Roccella:
http://www.eugeniaroccella.it/sito/component/content/article/43-comunicati-stampa/520-bioetica-bene-schifani-per-noi-parlano-i-fatti-4012013
Le mie raccomandazioni sono ironiche, Federico B., perchè i “tuoi” valori non negoziabili vengono, in realtà, negoziati a piacere quando si tratta di acquistare voti da tutte le parti.
Se non ti sei accorto di questo, ma ne dubito, devi ancora crescere un bel po’.
Il “negozio”, anche quello politico, è fatto–da sempre– di compromessi inevitabili. Dovresti saperlo.
La differenza tra scrittura privata e matrimonio c’è anche nel PD Federico. La Bindi si è presa un sacco di parolacce per aver ribadito la propria contrarietà.
E in ogni caso lo avevo detto: è partita persa anche la destra di Cameron e Romney era favorevole quindi..
Vorrei dire alle due pasionarie che hanno una bella sfacciataggine, dopo aver magnificato la sinistra bersaniana/vendoliana e la sua funesta carta di intenti, a voler continuare una polemica sui valori non negoziabili.
Ho pubblicato apposta il link dell’On. Roccella, per dimostrare che provvedimenti coerenti con i valori non negoziabili sono già stati portati avanti in passato da UDC, Pdl e Lega e sono stati sempre avversati da Pd e dalla sinistra.
Questo è il punto. Ci sono partiti che sono più sensibili a questi temi, che sono quelli (mi riferisco ai temi!) ai quali la Chiesa ci chiede di dare priorità, e altri che li avversano in tutti i modi.
Mettere tutti sullo stesso piano è scorretto e fazioso, un metodo subdolo per aiutare Bersani e co. a portare avanti la loro politica ideologicamente laicista e contraria ai valori cattolici.
@Sara,
la Bindi era contraria al matrimonio tra gay come in Spagna, ma sia i Dico del 2007, sia le unioni civili presenti nella carta di intenti del PD nel 2013 sono istituti giuridici di diritto pubblico, cioè obiettivamente matrimoni di serie B. I fischi alla Bindi avevano altre ragioni: lei vuole i Dico, i gay vogliono matrimonio e adozioni. Le scritture private a cui mi riferivo sono tutta un’altra cosa.
@Marilisa,
non negozio un bel niente, dico solo di aspettare una proposta scritta e di rimandare valutazioni e discussioni al momento in cui potremo confrontare i programmi. Ad ogni modo i valori non negoziabili non si possono limitare alla questione delle unioni gay: c’è la bioetica, l’eutanasia, la famiglia, la libertà di educazione. Se anche tutti fossero daccordo sulle unioni gay (ma non mi risulta e non lo credo possibile), resterebbero enormi differenze su tutti gli altri temi: centro-destra da una parte e sinistra dall’altra.
Prendiamone atto.
Ci sono partiti più sensibili ma io le dico che molti in area PDL e in genere nella destra sono su queste posizioni.
Feltri è favorevole all’eutanasia tanto per dire e lo ha ripetuto più volte.
Secondo lei tra Feltri e la Rocella chi è più influente?
Poi veda lei.
@Sara:
per essere più chiaro: la Bindi pensa a un matriomonio di serie B (unione civile o dico o come vorranno chiamarlo) distinto da quello che attualmente chiamiamo matriomonio; i gay vogliono un matrimonio di serie A, senza se e senza ma, come in Spagna.
Scrittura privata vorrebbe dire un contratto tra privati che preveda tutte le questioni “pratiche” che solleva la communità gay: successioni, subentri, reversibilità, assistenza… Lo Stato definisce le caratteristiche di questo contratto e lascia liberi i cittadini (eterosessuali o omosessuali) di sottoscriverlo o no. Come per il testamento. Senza sindaci e atti pubblici.
Ripeto, non ho idea di cosa stesse pensando B., ma c’era una proposta di questo tipo avanzata da alcuni parlamentari di Forza Italia nel 2007. Non escludiamo che si possa discutere anche di questa soluzione.
La Roccella è parlamentare ed è stata membro del governo (sottosegretario al ministero per la Salute).
E’ chiaro che in tutti gli schieramenti si possono trovare posizioni diverse, ma i provvedimenti votati in Parlamento e negli enti locali e i programmi per il futuro rappresentano una sintesi chiara: il centro-destra è favorevole alla tutela dei valori non negoziabili, la sinistra è da sempre fortemente contraria.
Come si possa sostenere il contrario proprio non so.
Poi vedi tu.
“Vorrei dire alle due pasionarie che hanno una bella sfacciataggine,…”
Non scaldarti troppo, Federico B, e non prendere vie traverse per difendere “pasionariamente”, tu sì, i “tuoi” valori non negoziabili.
Non c’è schieramento dove uno dei tanti non negoziabili non venga perso per strada. Tutto qui.
La Rocella conta come il due di picche mentre Feltri tramite il suo giornale smuove idee.
Se il Giornale si schiererà con Berlusconi avrà al possibilità di influenzare l’opinione pubblica molto più di un sottosegretario che magari non sarà nemmeno rieletto.
Chiaro no?
Io le dico che esiste una destra anticlericale, laica e anche fortemente liberale nelle scelte etiche, poi ripeto ognuno si tiene la sua idea.
Mi scaldo perchè qui fa freddo.
Il ruolo dei cattolici dovrebbe essere proprio essere “lievito” in impasti più o meno impermeabili ai valori cattolici. Invece, con l’indifferenza e la superficialità di tanti, la presenza dei cattolici è decisamente marginale e insignificante.
Distinguiamo tra le proposte e cerchiamo di sostenere chi rappresenta meglio e con maggior forza i valori cattolici, a partire dai quelli c.d. non negoziabili.
Per me la questione è importante e dovrebbe “scaldare” tutti.
Poi c’è chi si scalda per altre questioni…
Ma il fatto è questo non esiste un solo schieramento che rappresenti tutti i valori cristiani. In tutti gli schieramenti ci sono i pro e i contro fine, possiamo scaldarci fino a prender fuoco ma questo è.
Ma Sara,
non nego che ci sia una “destra” laica: i liberali, i repubblicani, i socialdemocratici erano laicissimi, ma erano gli alleati storici della DC.
Guardiamo però ai fatti, a quanto è successo negli ultimi vent’anni: posizioni laiche ci sono sempre state, ma alla fine hanno prevalso altre soluzioni, più compatibili con la sensibilità cattolica.
Feltri aveva anche promosso l’iniziativa “Emma for President”, ma non mi pare che il suo partito o gli elettori e lettori del suo giornale lo abbiano seguito.
Il DDL sui DAT/fine vita è stato approvato due volte alla Camera e una al Senato: se il pdl fosse stato pro eutanasia avrebbe votato un documento diverso. Guardiamo a quanto è stato fatto, non alle chiacchiere.
Sara,
non mettimo tutti sullo stesso piano: è il più gran torto che si può fare al buon senso.
La sinistra è da anni su posizioni laiciste alla Zapatero, i cattolici di sinistra afasici e insignificanti (Luigi ha suggerito per Renzi l’aggettivo “inevidente” e calza a pennello), rassegnati a non incidere su un programma (la famigerata carta di intenti) fortemente contrario ai valori non engoziabili.
Nella destra berlusconiana e leghista e nel centro di Casini e Monti la situazione è diversa, molto diversa: ci saranno anche posizioni e sfumature diverse, ma c’è un sostanziale riconoscimento di questi valori. Basta guardare a quanto è stato dichiarato e fatto nel corso degli anni.
Non facciamo di tutta l’erba un fascio: in una società secolarizzata è chiaro che ci sono posizioni laiche e laiciste un po’ dappertutto, ma non facciamo l’errore di non vedere e di apprezzare il lavoro di quanti si impegnano sul serio per affermare l’importanza dei valori cattolici, a partire da quelli non negoziabili.
Nel Pdl e nell’UDC persone come Eugenia Roccella e Luisa Santolini sono apprezzate e valorizzate, nel PD no.
Provate a chiedere alla povera Paola Binetti…
Casini è un conto la Lega è nata come un covo di mangiapreti su Federico, che poi abbiamo trovato conveniente passare dal Dio Po alle messe dei lefebvraini non significa che condividano così tanto con il cattolicesimo.
http://www.stpauls.it/jesus/1203je/dossier-1.htm
Diciamo che i leghisti, mangiapreti o no, in Parlamento e negli enti locali hanno fatto la loro parte per difendere i valori non negoziabili, mentre i “puri” cattolici del Pd dormivano o tacevano…
Forse Jesus ha pubblicato qualcosa anche sull’afasia di questi ultimi?
Federico B., la tua difesa dei valori non negoziabili nasconde, ma non più di tanto, l’ avversione viscerale per il PD e per la sinistra in generale. Cioè è più che altro un pretesto.
Se il PD difendesse i valori non negoziabili, questi per te non esisterebbero. E non lo voteresti.
Per te in primo piano c’è l’ odio per i partiti di sinistra, poi vengono i valori non negoziabili. Non sono sulla stessa linea.
Pensi che non lo abbia capito nessuno? Non sei convincente.
L’ ambiguità è una brutta cosa. Molti purtroppo lo sono, ambigui, per trovare una giustificazione che non regge. In molti campi.
Io la chiamo ipocrisia. Ed è inutile cercare di nasconderla: trapela sempre.
Ma lascia perdere.
Comincia a convincere i tuoi compagni del PD ad accogliere i valori non negoziabili e poi ne riparliamo.
Guarda se insisto tanto è proprio perchè in questo blog c’è un’unanime schieramento a favore delle sinistra a prescindere dai propositi e dagli intenti avversi ai principi cattolici. Se qualcuno, come ha scritto una volta Luigi, riconoscesse perlomeno “problematico” il voto al fronte progressista per quanto riguarda i valori non negoziabili, non avrei motivo di insistere tanto.
Di viscerale c’è solo l’incomprensione di fronte a tanto entusiasmo mostrato da sedicenti (absit inuiria verbis) cattolici per candidati e programmi apertamente laicisti.
L’ipocrisia è di chi si fa andare bene tutto…
Caro Federico il 90 % dei siti cattolici online sono di orientamento conservatore, se vuole le faccio l’elenco. Quante persone scrivono regolarmente qui , una ventina? E non tutti voteranno Pd, io ad esempio non ho ancora deciso chi votare. Si scrive per riflettere ad alta voce, non è che siamo sul sito della Pravda e lei è James Bond.
🙂
Ma Sara scusami tanto, ma tu non hai dichiarato più volte di essere andata alle primarie del PD e di aver votato per Bersani?
E adesso non sai più per chi votare?
Avevo capito che Bersani con le primarie volesse dare forma a una “comunità progressista”, a un “popolo” di centrosinistra. Se poi uno partecipa alle primarie, sostiene questa scelta a destra e a manca e poi cambia idea… povero Bersani!
Ragioniamo pure a voce alta tutti insieme (anch’io del resto ho le mie perplessità), ma partiamo da un dato: i tanti di noi che hanno espresso simpatia per il CS e il PD, non si sono minimamente posti il problema dei valori non negoziabili, sempre sminuiti e bistrattati.
Mi sono solo permesso di ribadirne l’importanza, come sottolineato dal Papa, da molti vescovi e di recente anche da Mons. Negri:
http://www.tempi.it/negri-la-chiesa-non-ha-detto-di-votare-monti-i-criteri-per-giudicare-i-candidati-sono-i-valori-non-negoziabili#.UOr31_WcG_0
Ho votato alle primarie ma il ritorno di Berlusconi ha scompaginato tutti gli equilibri, vediamo come andrà nelle prossime settimane.
p.s. avevo già accennato alle parole di Negri giorni fa, Federico leggo Avvenire tutti i giorni e ogni tanto anche Radio Vaticana e Osservatore Romano i discorsi del Papa
li conosco, so caso sono i valori non negoziabili, quello che contesto è che questi valori siano tutelati solo a destra.
Fine perchè ho esaurito tutti gli argomenti.
🙂
Monsignor Negri dice un’ovvietà quando dice che la Chiesa non ha dato un’indicazione di voto. Non siamo così stupidini, monsignore, da non capire le cose.
Però, guardacaso:
L’Osservatore (emanazione della Segreteria di Stato) si spertica pro Monti;
Avvenire (giornale della CEI) dice cose simili;
Famiglia Cristiana pubblica un articolo pro Monti al termine del quale si osserva che il Professore può entrare in un bar a prendere un cappuccino, mentre ad altri hanno tirato le monetine in piazza.
E allora sa, Monsignore, qualche domandina me la farei…
“Comincia a convincere i tuoi compagni del PD ad accogliere i valori non negoziabili e poi ne riparliamo.”
Non ne riparliamo per nulla.
Alcuni valori non negoziabili non lo sono, negoziabili, neanche per i tuoi partiti destrorsi, Federico B.
Ma tu non lo ammetterai mai e darai loro il voto solo perché non sono “la sinistra” da te detestata.
Questa è la verità e tu lo sai bene.
Io, a differenza di Sara, dico senza reticenza alcuna che voterò PD proprio perché si è riaffacciato con impudenza Berlusconi, e lo farò convintamente per cercare di rafforzare la sinistra che ora, più che da B., risulta minata in qualche misura da Monti.
Monti è un moderato, e questo è apprezzabile, ma ha dimostrato, senza nasconderlo troppo,seppure con serietà, di pendere a destra. Verso i poteri forti di cui è sempre stato elemento di spicco. E di cercare eccessivamente l’approvazione della signora Merkel.
Una sinistra forte a mio avviso è la sola in grado di rimediare ai danni di circa un ventennio di governo berlusconiano, populista e promotore di leggi indegne ad personam.
Le mezze misure in questo caso vanno dimenticate. Questa è la mia convinzione.
Mi dispiace per te, Federico B., ma oltre ai valori non negoziabili, nel nostro paese c’è un enorme bisogno di giustizia sociale e di riforme “vere” a tutela delle classi deboli.
La giustizia sociale e il lavoro sono alla base del buon andamento di una comunità nazionale.
È anche scritto nella Costituzione.
Ed oggi il Papa ha detto parole sacrosante, che ho apprezzato molto, su questi stessi temi.
FedericoB: Luigi ha suggerito per Renzi l’aggettivo “inevidente” e calza a pennello. Per la verità l’aggettivo era “inapparente”. Ma bada, FdericoB, che se avessi dovuto suggerire un aggettivo per il cattolico Berlusconi esso sarebbe stato “scandaloso”. E per il cattolico Casini sarebbe stato “incoerente”. Cattolico che vai aggettivo che trovi.
Chiedo scusa a Luigi per l’imprecisione. Sono andato a memoria.
Suberando i personalisme e le personalità, l’aggettivo “inapparente” si può tranquillamente estendere a tutti i politici cattolici del Pd e della sinistra.
Nel Pdl e nell’UDC, ma anche in altre formazioni del centrodestra, ci sono tanti cattolici che si sforzano di essere coerenti e di non dare scandalo.
Questa differenza non è da sottovalutare.
“Leggiamo prese di posizione piuttosto sgangherate a commento delle dichiarazioni del presidente Berlusconi in materia di coppie di fatto e omosessuali”. Lo dichiarano i parlamentari del PdL Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi, Eugenia Roccella e Raffaele Calabrò.
“Coloro che, per disattenzione o malafede, parlano di cambio di rotta o di incongruenza con la difesa del matrimonio tra uomo e donna e la famiglia come descritta nella nostra Costituzione – proseguono -, saranno facilmente smentiti con la lettura del documento sulle unioni civili che lo scorso mese di agosto registrò l’adesione di più di 150 parlamentari del PdL”.
“Con argomentazioni laiche, sottoscritte infatti da deputati, senatori ed europarlamentari di diversa provenienza culturale, vi si ribadiva la contrarietà all’equiparazione giuridica tra il matrimonio e altre unioni affettive anche omosessuali, e la condivisione e disponibilità nei confronti di iniziative legislative volte a riconoscere ai componenti di tali unioni diritti in ambito civilistico o penalistico in tutte le situazioni in cui questi non siano effettivamente garantiti”.
Per aiutare i distratti – concludono i quattro esponenti del PdL -, riportiamo qui di seguito il testo integrale del documento che si riferisce al dibattito in materia sviluppatosi la scorsa estate”.
http://www.loccidentale.it/node/120271
Avanti con le foglie di fico.
Devo aggiungere anche le dichiarazioni di Giovanardi?
Tienitele per te, non interessano a nessuno. Aria fritta.
Aria fritta sono le parole dei cattolici del Pd, che hanno già iniziato a fare campagna elettorale parlando di famiglia. Proprio loro!
Almeno tacciano.
Foglie di fico.
I cattolici del PD sono mille volte migliori di quelli che militano nel centro destra.
Non sono ipocriti e hanno a cuore la giustizia sociale e i diritti dei deboli.
Tutte cose che tu sembri ignorare alla grande, da “buon cattolico”.
Federico il comunicato è un’arrampicata di specchi niente male!!
Comunque la campagna elettorale fa male alla politica, iniziata da poco già vien voglia di dar fuoco al parlamento.
🙁
Bene, bene… Dopo il naufragio della discussione su chi possa dare la patente di buon cattolico, adesso ne impostiamo un’altra su chi debba assegnare o togliere i punti. 🙁
Ah, le pasionarie!
Non c’è niente che scalfisca le loro convinzioni, nemmeno l’evidenza.
I “buoni cattolici” non devono pensare solo ai valori non negoziabili, che per qualche Federico B. è una fissa bella e buona, ma anche ad altri valori della società. In primis la solidarietà economica e sociale, in modo da garantire l’eguaglianza dei cittadini.
A molti “buoni cattolici” questo non è chiaro per niente, soprattutto se militano a destra pensando quasi esclusivamente a salvaguardare i propri interessi economici.
Però difendono “i valori non negoziabili” e si sentono con la coscienza a posto. Col cavolo!!
@Marilisa,
i cattolici sono chiamati a tener conto dei valori non negoziabili.
Non farlo significa assumersi una responsabilità grave.
Non è ossessione o capriccio, è riconoscere che il prezzo da pagare è altissimo, nonostante molti, anche tra i cattolici, lo sottovalutino.
Credere poi che il fronte progressista di Vendola e Bersani abbia a cuore “solidarietà economica e sociale” e “uguaglianza” è una pia illusione.
Ma si sa, io sono l’ingenuo, tu la furba.
Io non sono né ingenua né furba, Federico B., sono realista, vedo intollerabili sperequazioni sociali, e desidero e spero che i governanti facciano di tutto per cancellarle o almeno diminuirle. Non mi aspetto miracoli, ma almeno qualche passo in avanti.
I partiti di destra non sono una garanzia in questo senso. Anzi.
Quelli di sinistra sono molto più credibili, anche se non ci sono santi neanche fra di loro.
Sull’assenza di santi, siamo finalmente d’accordo.