Vado a fare la spesa al NUOVO MERCATO ESQUILINO di piazza Vittorio – vedi post del 20 marzo 2008: LE MERAVIGLIE DI PIAZZA VITTORIO DA GADDA AI CINESI – e prendo qualche appunto per i miei bloggers. Accanto a un’uscita che immette in via Principe Amedeo c’è un chiosco con la scritta CARNI DI PRODUZIONE NAZIONALE – DA CARLO che ora è gestito da un arabo corposo e chiassoso che ha aggiunto un cartello cubitale con il suo nome – DA MOSTAFA’ – e ha incollato a un paravento in vetro un foglio con la scritta AVEM PASTA DE MICI, che interpreto come un socievole “abbiamo cibo per gatti”. Suggerisco Piazza Vittorio a chi voglia studiare l’ibrido linguistico del galoppante meticciato immigratorio.
Da Mostafà: “Avem pasta de mici”
18 Comments
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Piazza Vittorio, come l’Esquilino, è un laboratorio straordinario della società in divenire.
Può fare paura o può affascinare.
Il mio quartiere si trova nella prosecuzione del triangolo che parte dall’Esquilino e si dilunga lungo le direttrici della via prenestina e via casilina con il diversificarsi dei colori della pelle che vanno dal chiarissimo slavo, all’asiatico, all’africano, all’america latina.
Quando cammino per strada, le lingue, non mi sono più comprensibili,
provo il desiderio di ritrovarmi per magia in un paesino della Marsica per sentirmi un po’ tra i miei “connazionali”….
Sì!
Fa un effetto di confusione personale,
ritrovarsi a passare per le strade dei propri quartieri natii (per me l’Esquilino) e l’attuale quartiere di vita e non capire più un accidente delle parole che si dicono…
le barbe lunghe come i vecchi cappuccini,
quegli zucchetti bianchi,
il dì di festa del Venerdì che verso le 14.30 circa si vedono sciamare in uscita dal loro luogo di preghiera per gli islamici,
nessuno
ci aveva detto che l’Italia come ha sempre avuto, sempre avra’ come tutta l’Europa questo scambio di popoli,
sì, avevamo studiato la storia, l’arrivo dei cosiddetti barbari, i caucasici… e che altro…
…. Ma sembrava lontano nella storia,
nessuno aveva avuto l’intelligenza di prepararci alla ciclicità di questi avvenimenti….
E io tra le mie strade mi sento a disagio…. Fondamentalmente per ignoranza, sconosciutezza delle diversità……
Il quartiere in cui sono, non ha criminalità dovuta a islamici,
quella che c’è purtroppo è fondamentalmente italiana, con aggiunta di altri bianchi….come noi…
Siamo andati in giro per l’Africa a mettere anche in cinta un po’ di negrette “bell’abbissina”(questo non faceva ribrezzo!!! Quando c’era LUI…!!! Se non fosse che inficiava la purezza della razza…)
L’Italia è andata a fare affari nelle terre africane, multinazionali andate a prendere beni minerari e vari, pagati due soldi ai locali e rivenduti a costi d’oro in occidente….
Voglio i loro beni,
i loro soldi (islamici)
il loro lavoro,
ma mi spaventa che li si possa vedere in giro per la strada.
Vorrei che ci arricchissero,
ma che fossero invisibili…..
E per coloro che rimangono ai margini dei margini…????
Razionalmente non la penso così,
ma il mio inconscio….
educato in quelle generazioni passate…..
faccio una fatica della madonna
a far evolvere la mia coscienza.
Da piccolo mio babbo mi insegnava che i giudei avevano in mano la finanza mondiale,
era colpa loro l’immoralità, la corruzione.
Cattolico bigotto…
Per fortuna lì maturai una avversione da antivirus nei confronti dell’antigiudaismo di mio padre…
Ma altre cose sono rimaste sotto la cenere del conscio….. e vedo che non accade solo a me
Un saluto
Chissà se passa un vicentino, cosa pensa di quella scritta 🙂
Perché i pregiudizi non li abbiamo solo contro gli stranieri…
I miei ricordi del grande mercato di Piazza Vittorio sono tanti, bellissimi e colorati. Ci andavamo almeno una volta al mese noi sorelle (5) con i nonni a comprare di tutto di più ed ogni volta era una festa. Ci alzavamo prestissimo per prendere la merce più fresca e soprattutto ad un buon prezzo: quasi tutti i banchi erano gestiti dai “giudei” (non capirò mai perchè li chiamassero con quell’appellativo gli ebrei) e la prima mancia fungeva da “rito propiziatorio” per cui con due lire la nonna riusciva ad accaparrarsi 5 paia di scarpe con relativi calzini…
C’erano amici di famiglia che avevano un banco di “salumi e formaggi”, ma l’ultima volta che andai e cercai della sora Ines mi disse l’ultimo superstite romano che aveva venduto ai cingalesi, dopo che il mercato era stato trasferito in altra sede. Sinceramente passare tra quei banchi e non sentire il dialetto della mia città, il chiasso, lo schiamazzo dei venditori che invogliavano all’acquisto delle merci in quel modo forbito, pittoresco, unico nel suo genere mi ha fatto male. Si, mi manca la piazza di un tempo. Vedere che gli Italiani han dovuto cedere la loro attività ai cinesi …non per discriminare, ci macherebbe -tutti su questa terra abbiamo il diritto di vivere, di campare..però, appunto per questo, il fenomeno merita una riflessione più attenta. A me personalmente questo aspetto della società così profondamente mutato da 30 anni a questa parte spaventa…dico la verità : mi spaventa!
Siamo in un momento di passaggio particolarmente forte. I nostri figli, parlo per esperienza personale, si spaventano molto meno di noi o non si spaventano affatto.
Hai ragione Leopoldo, è un passaggio molto forte. Chiaro che il multiculturalismo non è al pari del vecchio razzismo dove l’accettazione del “diverso” era mirata a modificare e selezionare l’uomo secondo il criterio dell’«ordine sociale perfetto» -eliminando e scartando le razze e culture inferiori incapaci di riprodurre standard umani decenti- mi sembra ovvio. Tuttavia anche nel caso del multiculturalismo credo ci sia un grande, imponente sforzo: l’ impegno che mirante ad accettare, a trovare, forme di coabitazione soddisfacenti. Siamo nel pieno di un cambiamento epocale che investe l’intero tessuto sociale dove, giustamente credo, ogni individuo reclama il proprio diritto ad un suo spazio, ad un posto nel fluido mondo di questa realtà contemporanea…Ma allora proprio in virtù di questo “diritto” si devono poi accettare le conseguenze di una tale scelta. C’è da fare una distinzione tra il pluralismo dei valori, e il multiculturalismo. Il primo si fonda sulla tolleranza, coesistenza pacifica ecc; il secondo, invece, è una mistura caotica di valori e culture non sempre comprensibili, anzi, talvolta addirittura dissenzienti. Forse è questo secondo aspetto che genera, a me personalmente, una certa inquietudine..
@Luca Grasselli
E infatti la prima cosa che ho pensato leggendo a quella scritta é stata “ragù di micio” che qui te l’assicuro si trova ancora…
quindi nesssun pregiudizio…mi sarei sentito a casa !
Ibrido di lingua e ben presto palato…. sarà vera gloria?
Caro Luigi,
mi spiace ma io, dall'”osservatorio” di Milano, ritengo che i nostri futuri dominatori saranno i cinesi.
Perciò, da buon italiano (e specialmente italiano di origine siciliana), sto cominciando a salire sul carro dei vincitori. C’è un profondo vantaggio evolutivo in questo.
Quindi, andiamo sempre a mangiare in un ristorante cinese dove ormai siamo di casa, tintoria cinese, bar cinese, mille cosettine in emporio cinese, e sorrisi smaglianti ad ogni cinese.
Chissà, quando all’INPS ci sarà un funzionario cinese a decidere se darmi o non darmi la pensione, tutto ciò potrebbe tornare utile 🙂 😉
Orsobruno/Aurelio
“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri”
don Lorenzo Milani
Ciao Luigi, a proposito di mercati romani, non posso non segnalarti questa mia:
http://alessandroiapino.blogspot.com/2009/12/amor-ratto-sapprese.html
Per rifarmi al commento di Orsobruno
forse non l’avete letto ma il libro “Rigodon” di Cèline, grande genio purtroppo
ostracizzato perchè non politicamente corretto, si chiude con la profezia che i Cinesi domineranno il mondo. Questa profezia fatta all’inizio degli anni ’60.
E’ ovvio che i nostri futuri dominatori saranno i cinesi: io però invece non solo non salto nel carro dei vincitori ma nutro una intensa, irrazionale antipatia
verso i cinesi e tutto quello che rappresentano: la massa, il lavoro, la uniformità e metodicità da robot, la serietà, la durezza, la mancanza di romanticismo.
preferisco salire sul carro dei perdenti, quello su cui sono saliti Cèline, e tanti altri… 🙂 🙂
MC
Concordo pienamente con Discepolo /MC, e non per irrazionale antipatia, ma per semplice paura. All’elenco dei vizi/virtù che più spaventano dei cinesi aggiungerei l’assoluta riservatezza (mutismo) e l’impenetrabilità.
Mi ha molto colpito la citazione di Don Milani fatta da Clodine. Chi è stato a Prato recentemente (o circa un mese fa ha visto una bella trasmissione di approfondimento su La 7 presentata dalla D’Amico) si può rendere conto che, non molto distante da Barbiana, quel confine tra diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro è drasticamente cambiato. E ha gli occhi a mandorla.
Mi associo in toto a discepolo e a Gerry…
Clodine vado al Nuovo Mercato Esquilino una volta alla settimana e debbo dire che non è affatto vero che non vi siano più banchi tenuti da romani. Predominano gli immigrati ma il rapporto è tre a uno – tre immigrati contro un romano – e non di cento a zero…
Posso assicurarvi, vivendo non distante dal corregionale plpl8, che il ragù di gatto è buonissimo.
Buona serata a tutti !
Roberto 55
Da Maria Antonietta Domenici ricevo questo messaggio:
Gentile dott. Accattoli, anch’io credevo che la pasta de mici fosse cibo per gatti quando l’ho vista negli scaffali della macelleria che frequentavo. Poi la cassiera rumena mi ha spiegato trattarsi di un preparato per umani, piuttosto simile al nostro polpettone.
Saluti
Maria Antonietta andrò a chiedere a Mostafà e riferirò.
Luigi, non frequento il mercato dell “Esquilino da anni.
Vi andai una volta, cinque o sei anni fa credo, per acquistare le famose “lumache” -mi sembra di averne accennato sul blog qualche tempo addietro- e l’unico romano che vidi fu appunto il lumacaro romano, lo stesso di sempre. Certamente non feci il computo delle presenze nostrane dalle altre: mi saltò all’occhio quel tre su uno di cui parli…tutto qui…e mi piacerebbe, se possibile, che fosse invertito (tre romani su uno straniero). E’ peccato se dico questo? E’ innegabile che, ormai, gran parte delle attività sono gestite da stranieri (nel campo dei trasporti ad esempio, dove i comionisti sono rumeni ecc) per cui, non mi dispiacerebbe se un po’ di disoccupazione “di casa nostra” fosse smaltita, se tanti padri di famiglia italiani in cassa integrazione, altrettanto bisognosi, trovassero un minimo di sbocco….