Il contadino cacciatore esce di casa alle cinque del mattino per il giorno dell’apertura, doppietta in spalla, cane scatenato (liberato dalla catena), stivali da andar per fossi e fratte. Ma alle cinque e trenta si scatena anche il temporale. Torna a casa alle otto bagnatissimo, lui il cane la doppietta e gli stivali pieni d’acqua e dice: “Lo sapevo, perchè ‘curina porta il fiasco sulla schina’ ed erano quattro giorni che soffiava”. Curina è lo scirocco, secondo il dialetto della Marca d’Ancona. La schina è la schiena. Per sapere dell’altro sul contadino cacciatore vai ai post del 18 e 21 maggio.
Curina porta il fiasco sulla schina
18 Comments
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Si vede che abitiamo in terreni confinanti. Per noi umbri del nord (e quindi tutto sommato estranei all’Umbria propriamente detta) la schina è la schiena, come nelle Marche. Curina invece è un cognome per noi, ma forse il suo etimo viene appunto dalla Marca d’Ancona.
Buon 20 settembre a tutti!
140 fa il Regno d’Italia prendeva a cannonate il papa…
… non c’è più quel sano anticlericalismo di una volta!
“Curina” l’ho sentito, ma è appunto propriamente anconitano e limitrofo (mi pare lo usino anche a Senigallia), non tanto dell’entroterra.
La vera caccia si scatenerà però tra un pò, con le squadre che vanno a cinghiali.
Cosa assai più regolamentata e organizzata, data anche la pericolosità.
Il trofeo, quando c’è, è poi equamente diviso tra i partecipanti, nel corso di una rustica cena a base di ogni caloria e scaldata da fuoco scoppiettante e generose libagioni.
“Curina”, riferita allo scirocco e con piccola variazione di pronuncia, si dice anche in Abruzzo.
Un cordiale saluto a tutti.
Bella la caccia. Bello più che altro andare per campi e sentire l’aria pulita. Bello guardare il cielo, sentire l’aria nelle giornate d’inverno. Bello vedere il cane correre con un bandito, lui che portato in campagna al primo sparo si spaventò e divenne obiettore di coscienza. I bisnonni che fondevano il piombo e avevano il colino per fare i pallini. Altri tempi, altre stagioni.
Probabilmente molti urleranno sdegno davanti a quello che dico. Non sono un violento e non ho mai sparato, per mia fortuna. Mi limitavo a guardare. Penso però che firme e petizioni e sbraitamenti vari contro la caccia siano solo tempo perso. Secondo voi, uccide di più un cacciatore (che tra parentesi ormai non si prende più nulla e spesso gli uccelli sono ammalati), o le varie discariche e robe cancerogene sparate nell’aria e nel terreno di questo povero pianeta? Dov’è che l’uomo dev’essere amministratore del Creato che Dio gli ha affidato?
Temo l’ambientalismo, specialmente quello italiano del no a qualunque cosa. No al nucleare, no alla TAV, no alla caccia, no a qualsiasi cosa. Temo l’ambientalismo politically correct italiano, quello rappresentato da politicanti che promettevano (o avrebbero promesso) campi da golf al posto delle discariche. Quelli che si indignano per i cacciatori ma che non gliene frega niente – o non sanno niente, o non si interessano – ai termovalorizzatori campani. Quelli che tutto sommato, evvabbè si poteva mettere la monnezza di Napoli dentro il Vesuvio, tanto… quelli che “no al circo senza animali” e non sanno che le leggi italiane impongono una vera e propria “pensione” per gli animali anziani (e intanto le tradizioni si perdono, ma è tanto bello guardare il Circo a Montecarlo sabato sera su Rai3); quelli che ti raccontano che meno figli si fanno è meglio è, sennò poveri animali. E gli economisti, gli orridi economisti che ti vengono a dire che in un paese cattolico parlare di controllo delle nascite è impossibile e dunque non si potrà mai fare una seria economia.
Caro Tonizzo, ecco un’iniziativa moderna per gli ex cacciatori e per le persone preoccupate dall’ambientalismo del no a tutto campo: il prossimo weekend è dedicato a Puliamo il Mondo. Si tratta di un’idea lanciata vent’anni fa cui aderiscono 120 paesi, patrocinata anche dall’UNEP – Programma Ambientale delle Nazioni Unite.
Si puliscono spiagge e fiumi, valli e radure, strade e quartieri. Naturalmente, sarà una pulizia un po’ simbolica, avendo il progetto uno scopo principalmente educativo. Infatti vi sono impegnate soprattutto le scuole, ma anche genitori e figli, nonni e nipoti, e circoli di scouts e di giovani marmotte. Nonché singoli appassionati delle varie età, compresi ex cacciatori per i quali si dà un’occasione di tornate a muoversi sul territorio.
In genere vengono forniti attrezzi e indumenti leggeri, come rastrelli e guanti, sacchi e magliette. E, se si ha fortuna, un ricco soft drink a fine mattinata.
Impegno anche in tutt’Italia. Consiglio di darsi un po’ d’entusiasmo e di contattare i circoli di Legambiente più vicini, o gli uffici all’ambiente e cultura delle amministrazioni comunali. Buon lavoro a tutti.
Condivido e apprezzo.
A me piace molto di più il cane “scatenato”, ma scatenato sul serio e non “liberato dalla catena”.
Mi sa di festa, di gioia, di brio, di tenerezza … soprattutto perchè va a spasso con il suo padrone … dicci poco!!!
Me lo vedo ‘sto cane allegrotto e super sveglio con un padrone ancora un po’ addormentato: troppo bella come immagine di fedeltà ed affetto.
Mi piace propri tanto questo cane e credo proprio che non gli importi un accidenti di niente essersi preso un temporale con i fiocchi e contro fiocchi.
Ho visto la foto della bellissima cicogna nera uccisa il primo giorno di caccia nel padule di Fucecchio. Altri uccelli di specie rare e protette sono stati feriti. Ma anche pensare alle specie “cacciabili” fa venire i brividi
“Curina”: nelle Marche, dunque, il vento (o, almeno, questo vento) è femmina?
“Porta il fiasco sulla schina” vuol dire che dietro di sé porta la pioggia, no? E, allora, come si spiega questa associazione tra il fiasco e l’acqua? Nel fiasco ci sta il vino, “opperbacco”!
Misteri marchigiani.
@Fiorenza … non so perchè ma mi hai fatto venire in mente la samaritana al pozzo. Mah! Comunque è bello, è proprio bello … in effetti in cacciatore non ha ucciso proprio niente per merito – guarda un po’ – dell’acqua che poi sarebbe un “vino” particolare visto che viene contenuto in un fiasco.
Grazie
E come avrà fatto il violento “shulùq” arabo (poi shurùq, poi scirocco) a diventare “curina”? Conservando la u della sillaba iniziale del termine arabo e poi ingentilendo con un diminuitivo? Così come il “garbhi” (il vento occidentale) è diventato, in Romagna, il “garbino” ?
(Mi piacciono le “etimologie fantastiche”)
Ciao Marta
Ciao Fiorenza … wow mi stai stupendo.
Per i nomi dei venti ingentiliti … boh! forse perchè esiste un “vento” sì impetuoso, ma gentile (anche se deciso) (vd, Pentescoste ed altri casi evangelici in cui il vento è diventato un po’ mezzo)?
Ah … è bella anche la “doppietta” bagnata che è stata resa quasi un giocattolo.
O.T.:
Ieri sera con dei giovani in parrocchia abbiamo visto il film documentario di Salvatore Presti “LUCE VERTICALE, Rosario Livatino, Il Martirio”, che contine anche dei suoi interventi.
Mi piace ricordarlo a Lei e ai suoi ospiti visto che oggi ricorre il 20esimo anniversario del martirio del Giudice Rosario Livatino.
La Chiesa Agrigentina il 5 maggio 2010 in occasione dell’estremo saluto al padre ha voluto dare l’annuncio dell’avvio della causa di beatificazione del Magistrato che Giovanni Paolo II definì: “martire della giustizia ed indirettamente della fede”.
Giovanni grazie d’aver ricordato il caro Livatino nel suo “giorno natale”. Nella pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto, capitolo primo, NUOVI MARTIRI, paragrafo c MARTIRI DELLA GIUSTIZIA, si può leggere un mio profilo del “giudice ragazzino”.
Grazie Giovanni e grazie Luigi.
Un bel dono anche per oggi.
P.S. Luigi, finisci con “Fossimo nei primi secoli della Chiesa, Rosario Livatino sarebbe già venerato come martire e dottore.” Ma oggigiorno c’e’solo da sperare che negli uffici vaticani “sotto” i quali il povero Livatino dovra’ passare x poter essere beatificato, non ci sia qualche segretario e/o leccapiedi – con tanto di mantelletta rosse, berretta e/o zucchetto – imparentato in sangue e/o in interessi con la mafia.
“In questa Società in continua evoluzione il Magistrato è colui al quale è affidato lo specialissimo compito di applicare le leggi, ed in piena e totale indipendenza da ogni centro di potere, politico e mafioso.
Quest’indipendenza non risiede solo nella propria coscienza, nella sua libertà morale, nella fedeltà ai principi della legge e della Costituzione Repubblicana, ma anche nella trasparenza della sua condotta, nella rigorosa normalità della sua vita di relazione, nella sua assoluta indisponibilità ad ogni iniziativa d’affare.
Il Giudice deve, così, offrire di sè stesso l’immagine di persona seria, equilibrata, responsabile, capace di condannare come di assolvere ed anche, e soprattutto, di capire”.
(Rosario Livatino).
Buona notte a tutti !
Roberto 55