Mio dono ai visitatori: è il volto di un crocifisso in legno della Basilica Vaticana, già attribuito a Pietro Cavallini, appena restaurato e presentato stamane ai giornalisti. Sono andato per voi alla presentazione. Ne è venuta una mattinata felice davanti al volto parlante. Nei commenti altre pagliuzze delle mia felicità.
Padre nelle tue mani affido il mio spirito
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A mio intuito l’artista ha voluto dare volto alle parole “Padre nelle tue mani affido il mio spirito” che sono le ultime di Gesù nel Vangelo di Luca. Ognuno che ha gli anni ha visto le ultime parole negli occhi e sulle labbra di un morente. Sono queste.
Anche se mancano riscontri documentali mi piace che un tempo il crocifisso sia stato attribuito al pittore Pietro Cavallini ((1240-1330 ca): esso infatti tanto è scultura quanto pittura. Vasari racconta di un Cavallini “devotissimo e amicissimo de’ poveri”, che invecchia in Roma “menando vita esemplare che fu quasi tenuto santo”.
Oltre all’incrocio tra pittura e scultura qui abbiamo quello tra Oriente e Occidente: questo Gesù è vivo come nelle icone orientali ed è sofferente come nell’iconografia occidentale. Qui si passa dal Christus triunphans al Christus patiens. Qui Gesù muore e il suo ultimo fiato muove l’anima di chi lo guarda.
Questa immagine rammenta tantissimo Il crocifisso parlante di Santa Brigida di Svezia posto tra l’altare maggiore e l’abside all’interno della basilica di San Paolo fuori le mura, luogo carissimo anche a Sant’ignazio di Loyola. Si dice che la Santa durante giunta a Roma per l’approvazione della regola (brigidine) si recò in Basilica e implorò, ai piedi di questo crocifisso, che cessasse la cattività Avignonese. Ma, mentre rivolgeva le suppliche la statua cominciò a parlarle. Di fatti, l’opera Lignea della fine del XIII secolo – mi sembra che l’autore fosse un certo Cavallini- di pregevole fattura mostra tutta la sofferenza di Cristo accentuata dalla torsione del collo nelle ore di trapasso dalla vita alla morte e per ciò è piegata verso il basso, in direzione della santa.
Se non quello, sarà probabilmente una replicata, copiata e riprodotta a Roma al tempo del Papato avignonese.
Ah ecco..leggo ora le “pagliuzze” di Luigi. Parliamo della stessa opera dunque…ovvero, del “crocifisso parlante del Cavallini. Non sapevo fosse stato restaurato. Spesso mi sono recata per ammirarlo nella basilica di San Paolo fuori le mura…è vero, guardarlo è qualcosa di meraviglioso, trasmette una tale emozione che descrivere sarebbe impossibile..,
quando ho postato il primo commento era visibile solo il volto di Gesù, non c’era alcuna annotazione, per questo sono rimasta piacevolmente sorpresa… Non si può dimenticare un volto così…
Dall’articolo di Luigi mi pareva di aver capito che si trova a San Pietro, mentre tu parli di San Paolo fuori le mura. Magari sono due crocefissi simili? O lo stesso spostato da una parte all’altra?
Cristina vicquery
Sono due crocifissi simili ambedue attribuiti al Cavallini. Quello di cui parlo nel post e al quale si riferisce la foto è conservato a San Pietro, quello di cui dice Claudia Leo è a San Paolo fuori le Mura. Dopo aver ricordato l’attribuzione di quello di San Pietro al Cavallini,la scheda sulle “vicende storiche” fornita alla stampa dai restauratori dice: “A lui viene attribuito anche il Crocifisso ligneo della Basilica di San Paolo fuori le Mura, che, secondo una pia tradizione, parlò a Santa Brigica di Svezia (1303-1373); Crocifisso stilisticamente vicino al nostro”.
Esatto Luigi. Infatti i volti sono molto simili ma a livello espressivo -osservavo da vicino, attraverso il web – ma non identici. Quello che, tradizione vuole, parlò a Santa Brigida ed è in San Paolo, ha lineamente più duri, allungati,irregolari, espressione molto più affranta e il collo è anatomicamente “deformato” dal guardare in basso, lateralmente, verso un punto preciso. L’impatto con quel Cristo parlante è struggente..
grazie delle precisazioni! Buon fine settimana a tutti.
cristina vicquery