Vado a messa a Santa Maria Maggiore e si prega – come sempre – per il nostro papa tedesco, invitati a farlo da un celebrante polacco. Assiste alla messa solenne l’arciprete della Basilica che è un cardinale statunitense, mentre il diacono è un nero e il maestro che aiuta l’assemblea a rispondere ai canti lo diresti cinese, o coreano. Uscendo dalla Basilica mi imbatto in una processione della comunità filippina che ha sede in Santa Pudenziana e sfila festante e danzante con tamburi e statue coperte di fiori. Forse un giorno i romani riscopriranno il Vangelo attestato tra loro da forestieri, come ai tempi di Pietro e Paolo.
Cristiani autoctoni e forestieri
5 Comments
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Caro Luigi, ci pensavo proprio oggi a questo tema, in relazione al calo di Vocazioni Sacerdotali nel nostro Paese: Gli Operai della Messe, in Italia, potrebbero arrivare anche dall’Estero(Africa, Filippine, Sud-America, Oceania). Un caro saluto a tutti.
Se posso…
http://canali.libero.it/affaritaliani/politica/vaticanochiesafuturonerorientale.html
la Chiesa è per sua stessa natura universale,
attenzione solo a non far diventare la vocazione un modo per gli abitnati dei paesi poveri di “sbarcare il lunario”… è un rischio da valutare che ha portato diveris danni e che ha fatto dimanticare agli occidentali come si “educa” alla vocazione…..
Da Mario Barbero, missionario in Congo (vedi commento n. 10 al post del 29 dicembre), ricevo questo messaggio:
Carissimo luigi, leggendo sul tuo blog la tua testimnianza della Messa a S. Maria Maggiore, ti comunico questa mia esperienza simile qui a Kinshasa
Domenica 14 gennaio. Lo Stade des Martyres, il piu’ grande stadio di Kinshasa, ospita oggi 80 mila fedeli per la Messa di azione di grazia per la vita e la morte del Card. Federico Etsou, morto il 6 gennaio in Belgio ove da mesi era in cura. Una celebrazione vibrante che dura sei ore. Una celebrazione di fede e di serenita’ nel ricordo di colui che per 16 anni fu arcivescovo di Kinshasa. Da giovedi 11, quando il corpo del Cardinale arrivo’ a Kinshasa, una folla senza numero si avvicenda attorno al suo feretro nella cattedrale Notre Dame du Congo, notte e giorno a pregare e cantare e e ascoltare testimonianze sulla vita di questo grande figlio della Chiesa congolese.
Per tre giorni, ogni sera alle 6 c’era una Messa con la cattedrale gremita, ma oggi, domenica, tutte le parrocchie di Kinshasa hanno voluto darsi l’appuntamento allo stadio per pregare. Sono presenti quasi tutti i Vescovi del Congo (e sono circa 50) ma anche altri del Congo-Brazzaville e del Burundi e dell’Angola e moltissimi sacerdoti. Rappresentanti del governo e di tutte le confesioni religiose sono anche qui a pregare.
I canti magnifici, in lingala, francese, kikongo, latino sono partecipati da tutta l’immensa assemblea.
L’organizzazione logistica e liturgica hanno del miracoloso, sembrerebbe di essere in piazza San Pietro, ma con una maggiore partecipazione della gente ai canti. Mentre seguo questa festa dello spirito e vedo la lunga fila di sacerdoti che distribuisce la comunione per quasi un’ora, mi tornano alla mente le parole (probabilmente di Paolo VI) “l’Africa e’ la nuova patria di Cristo”.
L’espressione è di Paolo VI, ripresa da Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica “Ecclesia in Africa” (1995), al n. 6. Sono stato presente tante volte – durante i viaggi papali – alle celebrazioni africane e sempre ho avuto la viva percezione della verità di quelle parole.