Contrario a ogni maternità surrogata e in silenzio su Fabo

Sono contrario alla maternità surrogata: anche se libera da condizionamenti, non pagata, amicale. Contrario che vi sia una previsione di legge che la favorisca. Non ho parole su Fabo, Gianni di Sanzo e gli altri che decidono di morire e vanno a uccidersi in Svizzera: rispetto le varie opinioni su come prevedere o limitare o escludere per legge questa modalità del fine vita, ma non ho un mio convincimento. Cerco di farmelo tenendomi stretto a questi fratelli che sono nell’estremo bisogno. In casa dedichiamo a loro e ai familiari le preghiere della tavola che faremo lungo la Quaresima appena iniziata.

120 Comments

  1. Andrea Salvi

    Io, pur rispettando il dramma umano tremendo di Fabo, sono fermamente contrario al suicidio, assistito o meno che sia. Ho trovato molto equilibrate le parole di mons.Paglia espresse in una intervista a radio vaticana, da cui estrapolo questo passo che condivido: “La vicenda di dj Fabo è molto triste ed è anche una grande sconfitta per lui, nel senso che, purtroppo, avrà sentito di non farcela, e una sconfitta per la società che non ha saputo rispondere. Nella profondità dell’animo di Fabo c’era come una grande domanda di amore, di senso della vita, se valga la pena vivere anche in situazioni difficili. Purtroppo la società intera non ha saputo rispondere. Ed è questo che deve suscitare in noi una riflessione urgente. Purtroppo la confusione che sta avvenendo ovunque tra eutanasia, accanimento terapeutico, suicido assistito, terapia del dolore, testamento biologico, rende necessario riprendere in mano le fila di tutti questi temi che sono enormi, ma non vanno confusi”. Il giorno in cui dovessero introdurre il suicidio assistito in Italia (Dio ce ne scampi) senza obiezione di coscienza, appendero’ il camice al chiodo.

    1 Marzo, 2017 - 17:08
  2. Mi è piaciuto il discorso di mons. Paglia.

    1 Marzo, 2017 - 17:14
  3. Lorenzo Cuffini

    Non ritengo che sia una buona metafora, quella della sconfitta; o della vittoria, o della battaglia che entrambe sottintendono, per avvicinarsi a situazioni come questa.
    Sconfitta, de che?
    Dice : ” nel senso che avrà sentito di non farcela”.
    E, in questo, dove sarebbe la sconfitta?
    Le domande che si pone Paglia sono belle e condivisibili: specie se se ne dibatte di gamba sana.In questo caso è facile parlare di senso della vita, di domanda di amore e se valga la pena vivere in situazioni difficili.Nelle situazioni in cui si è trovato, e non tre giorni, Dj Fabo, le cose scommetto che debbano risultare un po’ diverse.
    Mi asterrei a piè pari da qualunque commento, a meno che non fossi nella stessa situazione, e magari volessi dire e fare cose anche opposte diametralmente alla sua. Trovo saggia la posizione di Luigi.
    Concordo invece con la seconda parte di quanto dice Paglia :” purtroppo la confusione che sta avvenendo ovunque tra eutanasia, accanimento terapeutico, suicido assistito, terapia del dolore, testamento biologico, rende necessario riprendere in mano le fila di tutti questi temi che sono enormi, ma non vanno confusi”.
    Non vanno affatto confusi.Ma affrontati, almeno alcuni, sì.

    1 Marzo, 2017 - 18:17
  4. Victoria Boe

    Intanto vediamo se una legge si farà e in quali termini verrà formulata. Il testamento biologico è necessario, a mio modesto parere. C’è in tutti i paesi civili; soltanto da noi e, se non erro, in Irlanda, ancora non c’è.
    Eppure la vicenda pietosa e clamorosa della Englaro, di Welby ed altre ancora avrebbe dovuto provvedere a colmare una lacuna legislativa che sconcerta. Tutto il Paese si commuove fino alle lacrime davanti ad immagini penose quali quelle del dj Fabo mandate in onda l’altro ieri,ripetutamente, eppure, passato qualche giorno, vanno a finire nel dimenticatoio e nessuna legge compare all’orizzonte.
    Di fronte a situazioni strazianti, che ci fanno assistere al dramma di persone che da anni sono imprigionate in corpi che non rispondono più ad una mente lucida impossibilitata a guidarne i movimenti, e che perciò soffre le pene dell’inferno e vuole uccidersi, io non posso fare a meno di pronunciarmi per il suicidio assistito. Purché richiesto dalla persona stessa.
    Non ha nessun senso–ne sono pienamente convinta– una vita schiava del dolore e che fa soffrire tante altre persone intorno. E, a quel punto, se uno vuol decidere di toglersi di mezzo, ne capisco i motivi e acconsento. Anche nel nome di una libertà che dà diritto ad ognuno di decidere di sé stesso, piaccia o no ad altri.
    Non dimentichiamolo: l’uomo è libero, e nel momento in cui decide di morire, e per motivi validissimi, quella libertà non può essergli conculcata in alcun modo.
    Non c’è senso alcuno nella fine miserrima di un essere umano che sta soffrendo fino all’inverosimile.
    Del resto, non è forse vero che quando ci si vede impotenti di fronte ai propri cari che soffrono ormai vicini alla fine, gli, e ci, auguriamo mentalmente che muoia presto, perché la morte è vista in certi casi come una benedizione?
    Non è forse vero che, per pena immensa, non si esita a porre fine ad un animale sofferente di cui si intuiscono le sofferenze?
    Quale sarebbe la differenza? Io sinceramente non ne vedo.
    E, per favore, non mettiamo in campo quei motivi religiosi cui si ricorreva molti anni fa e che hanno fatto il loro tempo perché finalmente si è riusciti a capire che non avevano fondamento.
    E comunque, sempre in nome di quella libertà sacrosanta di cui sopra, ognuno scelga di patire le pene dell’inferno, se così preferisce, o di esserne liberato il più presto possibile.

    1 Marzo, 2017 - 19:16
  5. Victoria Boe

    “La vicenda di dj Fabo è molto triste ed è anche una grande sconfitta per lui, nel senso che, purtroppo, avrà sentito di non farcela, e una sconfitta per la società che non ha saputo rispondere.”

    Mi spiega per favore, Andrea Salvi, come avrebbe dovuto rispondere la società al dramma di dj Fabo?
    Credo che l’amore lo abbia avuto tutto, ma in certi casi neppure l’amore basta.
    Ha avuto mai il dubbio che la società non è fatta solo di uomini che, come lei, sono convinti che “valga la pena vivere anche in situazioni difficili”; e che per molti altri, al contrario, le cose stanno diversamente e questo convincimento non ce l’hanno affatto?
    Perché chiamare sempre in causa la “società” colpevole di tutto?
    Le frasi fatte, gentile sig. Salvi, dovrebbero essere evitate perché il più delle volte scarseggiano di sostanza.
    Non esiste da nessuna parte una società omologata. E meno male.

    1 Marzo, 2017 - 19:34
  6. Andrea Salvi

    L’altro ieri sera a RAI1 Beppe Englaro ha dichiarato che secondo lui se e’ vero che esiste il diritto a rifiutare le terapie, non esiste diritto a decidere di darsi la morte. E non mi sembra che Englaro sia un sostenitore del cilicio.

    1 Marzo, 2017 - 19:52
  7. Victoria Boe

    Strano. Io invece ho sentito dire da parte di Beppe Englaro che “l’autodeterminazione terapeutica è un diritto”.
    Ora, se è vero che un malato grave chiede di non avere più assistenza terapeutica, ciò è equiparabile, di fatto, ad un suicidio. O no?
    La stessa persona potrebbe, fra l’altro, farla finita gettandosi dalla finestra di un ospedale o della sua casa, come a volte è avvenuto.
    Nel caso di dj Fabo, Welby etc…questo non era ovviamente possibile perché prigionieri di un corpo immobilizzato.
    Allora, se chi è nelle loro condizioni chiede un suicidio assistito, ovvero un accompagnamento dolce e veloce verso la fine, questa soluzione può davvero sembrare tanto scandalosa? Non sarà che si ha una paura folle del termine “suicidio”, che ha un suono sgradevolissimo?
    Inoltre, su argomenti così delicati si potrebbero dire molte altre cose; per esempio che in parecchi paesi si mettono in atto, privatamente, forme di uccisione sbrigative, ben conosciute e quasi professionali, per affrettare una morte che, fra inaudite sofferenze, tarda ad arrivare.
    In poche parole: la morte non risparmia nessuno, ma perché si dovrebbe morire dopo un’agonia senza fine, che ti fa morire mille volte prima ancora di fermare il motore che ti tiene in vita? Ovvero, dopo una lotta estenuante con la morte, che non si decide a darti il colpo definitivo liberatorio?

    1 Marzo, 2017 - 21:34
  8. Victoria Boe

    Strano. Io invece ho sentito dire da parte di Beppe Englaro che “l’autodeterminazione terapeutica è un diritto”. Solo questo.
    Ora, se è vero che un malato grave chiede di non avere più assistenza terapeutica, ciò è equiparabile, di fatto, ad un suicidio. O no?
    La stessa persona potrebbe, fra l’altro, farla finita gettandosi dalla finestra di un ospedale o della sua casa, come a volte è avvenuto.
    Nel caso di dj Fabo, Welby etc…questo non era ovviamente possibile perché prigionieri di un corpo immobilizzato.
    Allora, se chi è nelle loro condizioni chiede un suicidio assistito, ovvero un accompagnamento dolce e veloce verso la fine, questa soluzione può davvero sembrare tanto scandalosa? Non sarà che si ha una paura folle del termine “suicidio”, che ha un suono sgradevolissimo?
    Inoltre, su argomenti così delicati si potrebbero dire molte altre cose; per esempio che in parecchi paesi si mettono in atto, privatamente, forme di uccisione sbrigative, ben conosciute e quasi professionali, per affrettare una morte che, fra inaudite sofferenze, tarda ad arrivare.
    In poche parole: la morte non risparmia nessuno, ma perché si dovrebbe morire dopo un’agonia senza fine, che ti fa morire mille volte prima ancora di fermare il motore che ti tiene in vita? Ovvero, dopo una lotta estenuante con la morte, che non si decide a darti il colpo definitivo liberatorio?

    1 Marzo, 2017 - 21:37
  9. Victoria Boe

    Mi scuso per il doppio (quasi) identico commento.
    Il mio computer ha fatto le bizze, come spesso accade.

    1 Marzo, 2017 - 21:41
  10. Andrea Salvi

    Decidere di farsi sospendere le cure e lasciare che la vita abbia la sua fine naturale quando la malattia non lascia vie di uscita non è la stessa cosa che darsi la morte. E’ una differenza che Englaro ha colto é quindi e’ possibilissimo che oltre a dire che non esiste diritto a decidere di darsi la morte (l’ho sentito con le mie orecchie rimarcare la differenza tra il caso di sua figlia e quello di Fabo) abbia detto anche che la autodeterminazione terapeutica e’ un diritto. Per me non c’e’ contraddizione.

    1 Marzo, 2017 - 21:56
  11. Victoria Boe

    La differenza fra i due casi l’ ho sentita anche io e non ho colto il passaggio ” non esiste il diritto a darsi la morte”. Questa è una sua lettura. Prendo atto del fatto che lei legge solo quel che vuole leggere.
    Il discorso però è meno semplicistico di quello che lei prospetta.
    Provi a mettersi, se le riesce, nei panni di chi si trova in quelle condizioni e forse qualche idea la cambierà. Non dico altro.

    2 Marzo, 2017 - 0:18
  12. Andrea Salvi

    Ma lei ha ascoltato l’intervista a Englaro sul TG di RAI delle 20 o no? Altrimenti il discorso che ha fatto a me lo faccia a se stessa.

    2 Marzo, 2017 - 6:13
  13. Federico Benedetti

    Francamente mi stupiscono le parole di Luigi:
    “Non ho parole su Fabo, Gianni di Sanzo e gli altri che decidono di morire e vanno a uccidersi in Svizzera: rispetto le varie opinioni su come prevedere o limitare o escludere per legge questa modalità del fine vita, ma non ho un mio convincimento”.

    Come può un cattolico non avere parole a riguardo?
    La stessa idea di “testamento biologico” è un atto di disprezzo nei confronti della vita di chi è malato. Come se lo stato dicesse: ci sarà un momento in cui tu ammalato (o anziano inutile o disabile o depresso o debole…) sarai un peso per la società, la tua vita varrà meno di niente e non varrà più la pena di viverla.
    Per un cattolico la vita è un dono prezioso ed è SEMPRE DEGNA di essere vissuta. Lo stato laicamente dovrebbe prendersi cura dei soggetti deboli e sostenere le famiglie economicamente.
    Non è una questione di diritti (specchietto per allodole) ma di soldi: perchè uno stato moderno, attraverso la fiscalità generale (perchè è chiaro che altrimenti le famiglie non ce la fanno e i malati si sentono un peso per i loro cari), dovrebbe sostenere i costi di farmaci, cure mediche, badanti, psicologi, protesi, strumenti… ?
    La risposta di un cattolico è: perchè la vita ha valore sempre, anche quando una persona non ne può più e arriva a desiderare la morte.
    Uno stato civile non è quello che consente il suicidio, ma quello che fornisce ai deboli e alle loro famiglie il massimo sostegno (costi quello che costi!). Una società civile non è quella che si commuove comprensiva nei confronti di chi, comprensibilmente, desidera la morte, ma quella che si fa carico della sofferenza e delle difficoltà, quella che non NON LASCIA SOLI i malati e i loro familiari.

    Come scrive Eugenia Roccella (ma è solo uno degli interventi sensati di questi giorni):
    “Aiutare a morire chi, per disperazione, malattia, o qualunque altro motivo, voglia porre fine alla propria vita, vuol dire costruire una società da cui fratellanza e solidarietà sono escluse.
    L’angoscia e la solitudine sono sentimenti che non si possono eliminare dall’esistenza, ma solo affrontare, stringendosi nell’amore e nella solidarietà. Se la risposta al dolore umano diventa il suicidio assistito, ogni forma di disperazione potrà essere risolta con l’eutanasia: la morte di un figlio è un dolore meno atroce della tetraplegia? La depressione profonda è meno grave della cecità?”

    2 Marzo, 2017 - 9:14
  14. Federico Benedetti

    Condivido, invece, e “copierò” l’intenzione di Luigi:
    “In casa dedichiamo a loro e ai familiari le preghiere della tavola che faremo lungo la Quaresima appena iniziata”.

    2 Marzo, 2017 - 9:20
  15. Lorenzo Cuffini

    Un cattolico puo’ benissimo non avere parole al riguardo: anzi, sarebbe meglio che non ne avesse, piuttosto che ragionare per frasi precotte e rispostine pronte all’uso e alla bisogna, in casi in cui si sballa clamorosamente sia l’uno che l’altra.
    Normare la giungla che si è venuta creando nei fatti dal momento in cui ( per benedetta e mai abbastanza lodata fortuna) il progresso medico e scientifico ha creato le condizioni per cui uno- per la prima volta nella storia dell’umanità- puo’ venirsi a trovare , in modo assai probabile, proiettato in una situazione un tempo semplicemente INESISTENTE, in cui la “vita” è prolungata, resa possibile, in certi casi artefatta- o comunque puo’ esserlo- in una infinità di modi , si è reso indispensabile.
    Normare tutta questa materia non significa affatto dire da parte della società tu sei un peso, togliti dai coglioni.Vorrei ricordare a tutti quanti che questo la società, e noi tutti, lo diciamo già tutti i giorni, e senza bisogno di leggi specifiche, agli infiniti casi in cui persone e famiglie sono abbandonate in modo miserevolmente umano da tutto e tutti, cattolici e parrocchie compresi che se la cavano con una visita del ministro straordinario dell’Eucarestia, la proposta di un pellegrinaggio a Lourdes, l’invio di un pio volontario due volte la settimana, coscienza posto, quanto siamo buoni, quanto siamo solidali, quanto siamo fratelli, e chi s’è visto s’è visto.
    Cosa abbastanza squallida, ma che nulla ha a che fare con la necessità che ciascuno possa dare almeno alcune disposizioni di massima inerenti al proprio destino futuro.
    Quello che è indispensabile è evitare , in questo campo, che è incandescente e dolorosissimo, di entrare con la vaga del badilante di professione, e la delicatezza dell’elefante proverbiale tra le proverbiali cristallerie. Ci vuole silenzio, pacatezza, umiltà e pazienza e soprattutto ASCOLTO delle situazioni. Non tribune su cui andare a sparacchiare comizietti improvvisati come quello della Rocella.
    La pelle delle persone, la sofferenza delle persone e la vita delle persone va rispettata: non se ne puo’ fare questione di accademia filosofica da coiffeuse, figurarsi se si puo’ farne luogo per classifiche e votazioni con le palette, dolore di serie A, dolore di serie B, questo è equiparato a quello, come fa la Rocella nelle sue imoprovvide affermazioni.
    Assai meglio tacere che parlare così.

    2 Marzo, 2017 - 9:44
  16. Federico Benedetti

    Sei tu a fare comizi improvvisati, persino su questo tema.
    Siamo d’accordo sul fatto che anche nel mondo cattolico si fa troppo poco.
    Questo però non significa che i cattolici non possano o non debbano dire la loro.
    Ne avevamo già parlato qualche settimana fa: occorre impegnarsi per una cultura della vita. I “radicali” sono impegnatissimi, perchè i cattolici non sono sul pezzo?
    Perchè i nostri pastori sono occupati dal pensiero fisso dell’accoglienza ai profughi e non si preoccupato di questa cultura di morte che sta mettendo radici in Italia, lasciando senza punti di riferimento (il “convincimento” di Luigi!) anche coloro che vanno a messa la domenica e sono cattolici praticanti?

    2 Marzo, 2017 - 10:01
  17. Lorenzo Cuffini

    Per quanto freghi nulla nessuno, io sono cattolico praticante e vado a messa la domenica, come te e Luigi.
    La cultura di morte , come la chiami tu, non sta mettendo radici: è gia bella e presente, e si manifesta urlando proprio ANCHE sull’accoglianza ai profughi e ai deboli. Il “non me frega un casso” di goriniana memoria, come lo decliniamo con la difesa alla vita?
    I riferimenti, da cattolici li abbiamo già tutti.
    Che lo stato faccia il suo dovere e legiferi, una buona volta.

    2 Marzo, 2017 - 10:09
  18. Victoria Boe

    “la risposta di un cattolico è: perchè la vita ha valore sempre, anche quando una persona non ne può più e arriva a desiderare la morte.”

    Belle parole da incorniciare. Ma solo parole.
    Quando una persona decide di mettere fine alla propria esistenza, vuol dire che rifiuta la vita per disperazione, cioè perché ha perso ogni speranza.
    Una vita senza speranza è priva di senso, mentre la vita deve nutrirsi di una qualche speranza.
    Allora, la cultura della vita risulta essere un’ espressione campata in aria e vuota di senso per chi di speranze non ne ha più e trova il coraggio di morire. Perché, non dimentichiamolo, rinunciare alla vita richiede una buona dose di coraggio. Non è come succhiare una caramellina.
    Le prediche sul valore della vita può farle chi si trova in comode posizioni da cui la vita altrui è vista come un film. Chi invece, con sensibilità, riesce ad indossare i panni degli altri, non fa predicozzi sterili e retorici che suonano falsi.

    2 Marzo, 2017 - 11:41
  19. Fabrizio Scarpino

    Federico buongiorno.

    Posso sbagliarmi, ma mi sembra tu stia facendo un po’ di confusione tra testamento biologico e suicidio assistito (eutanasia).

    2 Marzo, 2017 - 13:07
  20. Federico Benedetti

    Victoria,
    lo sforzo collettivo (e quindi anche dello stato) dovrebbe essere proprio quello di non costringere i malati alla disperazione, ma di riconoscere dignità sempre alla vita e all’esistenza delle persone.
    In fondo legiferare e consentire l’eutanasia è la scelta più comoda.
    Siete stanche di vivere? Andatevene pure!
    Forse, come cattolici ma soprattutto laicamente come cittadini italiani, dovremmo chiedere allo stato italiano e alla società tutta una maggiore attenzione verso i più deboli e quella solidarietà per cui un disperato, non sentendosi solo, riesce a trovare un motivo di speranza.
    Non mi sembrano parole vuote.
    Mi sembra invece l’unica strada percorribile in un Paese civile.
    Mi spaventa piuttosto il silenzio di chi sta a guardare o le posizioni dichiarate a favore del suicidio di stato. Oggi la discussione sulle DAT è solo all’inizio e può non preoccupare l’opinione pubblica, ma chi ci dice che (come è già successo) non si arrivi a prevedere l’eutanasia per i disabili, per gli anziani improduttivi, per quei “deboli” che costituiscono un peso per la società di oggi e di domani? Il “limite” si sposterà inevitabilmente sempre più “avanti” …
    Non sentite anche voi odore di zolfo?

    2 Marzo, 2017 - 13:09
  21. Fabrizio Scarpino

    Premessa l’umana delicatezza che ci vuole su tali temi del fine vita, tutti sappiamo che in merito al suicidio assistito la dottrina cattolica è fermamente contraria.

    Diversa posizione si ha sulla legge sul testamento biologico che, condivido sia assolutamente necessaria.

    Nel caso del testamento biologico il punto delicato è: nutrimento e idratazione per un soggetto immobilizzato, in grave stato di disabilità, sono o non sono terapie? Su questo “fronte” ci sarà l’ennesimo scontro.

    2 Marzo, 2017 - 13:13
  22. Federico Benedetti

    Fabrizio,
    nessuna confusione, il tema è quello posto da Luigi con le parole “Fabo, Gianni di Sanzo e gli altri che decidono di morire e vanno a uccidersi in Svizzera”.

    Se vogliamo entrare nel “particolare” della legge sul testamento biologico, facciamolo pure, ma io ero rimasto al tema.
    E’ vero che purtroppo la stumentalizzazione dei radicali (e non solo, il PD anche stavolta, com sempre, è dalla parte sbagliata) ha finito per associare le due cose e finirà per influenzare il dibattito parlamentare…

    2 Marzo, 2017 - 13:17
  23. Federico Benedetti

    Nutrizione e alimentazione: cibo e acqua.
    Non sono cure mediche ma sostentamento (anche se si usa un sondino o un altro strumento che la tecnologia moderna mette a disposizione dell’umanità).
    Anche i poppanti non possono alimentarsi da soli e devono confidare nelle cure materne di un adulto. Anche loro, per quanto sani, muoiono se nessuno li nutre e li idrata.
    Non si dovrebbe nemmeno prendere in considerazione che alimentazione e idratazione possano essere considerate una terapia medica.
    Sono CURA ALLA PERSONA!.

    Solo da un punto di vista ECONOMICO (i maledetti soldi!) si può pensare di assimilare idratazione e alimentazione degli invalidi alle terapie mediche.
    E’ davvero possibile che non sia evidente?
    Dobbiamo aspettarci uno “scontro” anche su questo?

    2 Marzo, 2017 - 13:24
  24. Federico Benedetti

    Togliere alimentazione e idratazione ad una persona, per quanto sedata, significa farla MORIRE DI FAME E DI SETE.
    Non vi si accappona la pelle solo al pensiero?

    2 Marzo, 2017 - 13:26
  25. Lorenzo Cuffini

    Oh sì.
    D’altro canto mi si accappona la pelle allo stesso modo a pensarmi intrappolato in un corpo/prigione che, fino a qualche anno fa, avrei secondo natura abbandonato moltissimo tempo prima.
    Mio nonno raccontava che suo padre, morta sua moglie, alla prima influenza si era ostinatamente rifiutato di mangiare qualsiasi cosa gli venisse data, morendo di lì a poco.Inizi del 900, il suicidio era ancora gravemente sanzionato post mortem dalla chiesa cattolica, ma l’avo se ne andò munito di ogni conforto religioso e senza che a nessuno passasse per la cocuzza di bollare il suo atteggiamento come quello di un suicida.

    2 Marzo, 2017 - 14:03
  26. Lorenzo Cuffini

    Quanto alla valutazione economica di queste situazioni, per cui sarebbe per vil (anzi: maledetto!) denaro che si porrebbe mano a ogni genere di considerazione, mi pare eccessivo e fuorviante. Anzi: facciamo attenzione a non cadere nell’errore oppostoSe no si arriverebbe a un’altra aberrazione: che la vita vale se io ho qualcuno che la paga. Se anche la società potesse coprire d’oro ogni singolo caso di questi, il dramma di una vita non vita, di una vita artificialmente protratta , resterebbe intatto. Per il protagonista prima di tutto, che è quello che conta, anzi che straconta. E per la famiglia subito dopo.

    2 Marzo, 2017 - 14:12
  27. Federico Benedetti

    Mi sembra assurdo usare espressioni come “vita non vita, di una vita artificialmente protratta”.
    La vita è vita.
    A seguito di un incidente o di una malattia la vita può essere diversa da come era prima, ma va accettata e accolta così com’è perchè ha sempre e comunque un valore grandissimo e mantiene sempre la sua dignità.
    La società, la collettività,… “noi” dobbiamo essere vicini a chi vive la fatica di queste situazioni, non cercare la scorciatoia (coraggiosa, come dice Victoria) del suicidio.

    2 Marzo, 2017 - 14:23
  28. Lorenzo Cuffini

    Tutto questo detto, anche io, per la copertura indispensabile legislativa, mi sto limitando a parlare di DAT, non di eutanasia o di suicidio assistito.
    E lasciamo stare l’odore di zolfo e altre amenità.
    Così come sarebbe ridicolo cercare odore di zolfo nel fatto che la scienza medica oggi può una montagna di cose per le quali fino a trent’anni fa si allargavano le braccia e si diceva “siamo nelle mani di Dio”, altrettanto lo è cercarlo nella necessità di regolamentare basicamente una serie di conseguenze impensabili e imprevedibili un tempo che sono in grado di scardinare dall’interno il concetto stesso che fino a poco fa era pacifico: quello della vita ” alla sua conclusione naturale “. Visto che in un mucchio di casi questa conclusione naturale non lo è manco di striscio, occorre metter mano al ginepraio, senza nascondere la testa sotto la sabbia.

    2 Marzo, 2017 - 14:28
  29. Lorenzo Cuffini

    Talmente poco vera ormai quello che è sempre stato, cioè “che la vita è vita”
    che ci sono casiin cui ormai sono necessari anche dibattiti e fior di questioni di lana caprina per capire cosa e quando è vita…..

    2 Marzo, 2017 - 14:31
  30. Lorenzo Cuffini

    ” Mi sembra assurdo usare espressioni come “vita non vita, di una vita artificialmente protratta”.
    Ti sembra bene.
    Pensa a come “deve sembrare assurdo” a chi quelle espressioni se le vede calare addosso come una camicia di forza imposta dalle circostanze, dal medico di turno, dal capriccio del caso, da enne fattori che possono intervenire….

    2 Marzo, 2017 - 14:35
  31. Lorenzo Cuffini

    …senza parlare del caso in cui poi dovesse essere un giudice, un tribunale a cui venisse demandato il compimento in un senso o nell’altro del suo destino.
    Lo stato si prenda le sue responsabilità e, nei tempi e nei modi necessari,provi almeno a iniziare a mettere alcuni punti fermi .

    2 Marzo, 2017 - 14:38
  32. Federico Benedetti

    La scienza medica ha fatto progressi anche in altri campi.
    Andrebbe rivista anche la legge sull’aborto, dato che in prossimità del terzo mese di gravidanza il bambino abortito potrebbe sopravvivere come tanti bambini fortemente prematuri e invece viene soppresso senza pensarci due volte.
    Eppure la 194 è un tabù e i progressi scientifici non la scalfiscono…

    2 Marzo, 2017 - 15:07
  33. Victoria Boe

    Cerchiamo di chiarire qualcosa, se è possibile.
    Togliere l’alimentazione e, soprattutto, l’idratazione ad una persona significa– è banale dirlo– toglierle la vita fisiologica; ma quando una persona è in coma irreversibile, la vita di fatto non c’è più.
    La mente che tutto dirige, non funziona più.
    La persona non sente nulla di nulla, non ha un minimo di coscienza della sua esistenza, ovvero è nel limbo di una esistenza senza senso.
    Vivere la vita di un vegetale è di una assurdità scandalosa. Una vita così serve solo, forse, a illudere qualcuno dei parenti che spera in un miracolo che non ci sarà mai, e che egoisticamente si accontenta di vedere il proprio caro consumarsi a poco a poco steso in un lettino. In casi come questi, la vita, che in realtà vita non è, potrebbe durare mesi o anni senza sbocco verso una ripresa. Una vita vegetativa, appunto; una vita, cioè, che non ha niente di umano. Era il caso di Eluana, che, fra l’altro, aveva manifestato con chiarezza le sue volontà, eseguite poi da suo padre. È stato il caso di una persona che conoscevo bene e che però non è durata così a lungo.
    Diverso però è il caso di una persona che, PRIGIONIERA di una malattia senza speranza di guarigione, desidera lucidamente affrettare la morte, possibilmente senza soffrire. Perché ogni essere umano ha tutto il diritto di non soffrire. Chiaro? Le persone amiche, quelle che amano davvero chi è in tali condizioni di sofferenza, possono farsi in quattro o in cento pezzettini per convincerle dell’importanza di una vita devastata, ma in certe condizioni i ragionamenti e le carezze cadono nel vuoto più assoluto. Si può soffrire con loro, anzi ciò è inevitabile, ma di certo la sofferenza condivisa non porta nessuna consolazione a chi la sta vivendo in prima persona.
    I casi sono due: o la malattia, pur nella sua gravità, consente di alleviare il dolore ricorrendo a qualsiasi modalità a disposizione; oppure, se si resta INGABBIATI in una malattia senza scampo, che può essere fisica o mentale o tutt’e due le cose insieme( perché–lo si sappia– c’è una unione indissolubile fra corpo e psiche), e non si è in grado di sottrarsi alla vita da sé, allora è lecito chiedere a qualcuno di aiutarlo a morire. È più che lecito.
    A chi lo si deve chiedere? Questo è il punto vero.
    Se c’è una struttura ospedaliera che risponda alla sua volontà dopo opportune verifiche, allora le sue volontà saranno esaudite: qui, nel nostro Paese. Altrimenti, ci sarà un Cappato qualsiasi che accompagnerà il malato in Svizzera o in Olanda per aiutarlo a morire. Con grande dispendio di soldi, naturalmente.
    Da qui la necessità, prima fra tutte, di un testamento biologico sul fine-vita, ma anche, a mio parere, di una legge ben precisa che consenta ad una struttura medica ben organizzata, o anche a un medico di base in piena scienza e coscienza, di aiutare un malato che lo voglia, ad accelerare l’arrivo di una morte ormai desiderata come una liberazione da ogni male.
    È nell’ordine delle cose che la libertà dell’essere umano possa portarlo al suicidio. Se questo accade per motivi molto gravi, chi può dare lezioni sulla non-liceità di tali atti?
    Dico queste cose anche perché ho assistito ad alcune morti letteralmente disumane, di fronte alle quali sono rimasta sconvolta non potendo fare niente di niente. Tutte le volte che quelle immagini mi si ripresentano, lo sconvolgimento mi riprende tale e quale; e torno a chiedermi quale sia il senso di una morte così. Nessuna risposta plausibile.

    2 Marzo, 2017 - 15:46
  34. LuigiMortari Fides

    Madre mia, quanta violenza ci può essere in una religione, che dice: tu DEVI soffrire, tu DEVI portare questa croce perché la verità che IO posseggo impone a TE che non credi di adeguarti al MIO credo che è l’unico vero e possibile..
    Faccio mie le NON PAROLE di Luigi Accattoli in quanto sono l’unica risposta seria e autentica.
    Io credo che la sofferenza abbia un senso, così come tutto ha un senso, ma non sono sicuro di saperla sopportare, sono anche un gran fifone;
    Se mi capiterà e dovrò sopportarla spero che il Signore mi dia la forza per bere l’amaro calice, ma se non ce la farò spero comprenderà: Lui era il Cristo, eppure quanto supplicò il Padre di evitargli quel doloroso momento.
    Io certo Cristo non sono…

    2 Marzo, 2017 - 19:53
  35. Victoria Boe

    Non è vero che “tutto ha un senso” nella vita. Avvengono molte cose senza il minimo senso. La vita è fatta di senso e di non-senso, e l’uomo deve, per quanto è possibile, cambiare le cose che, appunto, non hanno un senso.
    Dio ha dato all’uomo questa possibilità. Non è Lui a intervenire, lascia a noi di intervenire. Noi possiamo solo chiedere di essere illuminati da Lui.
    I cambiamenti non sono dietro l’angolo, certo, ma gradualmente avvengono.
    Sulla sofferenza senza senso ci sono pagine significative, anche delle Sacre Scritture, a parlarci del non-senso. Basti pensare a Giobbe, per esempio.
    Fra l’altro, il dolorismo della religione cristiana ha fatto il suo tempo, grazie a Dio. E anche altri assunti della nostra religione sono stati, almeno in parte, superati.
    Non dimentichi, sig. Luigi Mortari Fides, che due papi–Ratzinger e Bergoglio–hanno detto, in tempi diversi, che un significato della sofferenza non c’è. Il che ha suscitato l’indignazione di qualche giornalista retrogrado.
    Ma, a parte questo, se almeno due papi, diversi fra loro, sono arrivati a questo convincimento, ciò significa che qualche passo in avanti si è fatto.

    2 Marzo, 2017 - 20:43
  36. LuigiMortari Fides

    Non concordo, Victoria Boe. Sono di formazione scientifica e come tale non posso accettare l’idea che qualsiasi cosa possa non avere un senso. Posso accettare e anzi sono convinto del fatto che le limitazioni dei nostri sensi e della nostra capacità intellettiva ci impediscano di coglierlo; ma un senso, pur recondito certamente c’è.
    Il fatto che i papi abbiano affermato che la sofferenza non ha un significato non mi lascia indifferente, ma lo interpreto pensando che Iddio nella perfezione del suo creato non possa essersi dimenticato di dare un senso alla sofferenza; ma forse ha deciso per qualche motivo di porre un velo alla sua comprensione.

    2 Marzo, 2017 - 21:09
  37. Clodine-Claudia Leo

    Purtroppo, nel cosidetto “stato di diritto” si legifera nell’ambiguità, penso alle adozioni gay e alla maternità surrogata: si era partiti, pur riconoscendo le unioni civili – dopo accordi e tecnicismi- che non sarebbero state ammesse adozioni gay! come al solito tutto scivola automaticamente sul piano inclinato ed ecco che vengono riconosciute..! Lo sapevamo noi cattolici -che l’orecchino al naso non l’abbiamo- che una legge del genere era destinata a degenerare e tal quale sarebbe quella del fine vita, eutanasia e simili: Dio non voglia. dapprima si parlerà dei “casi estremi”, dei malati terminali poi, in automatico, la pendenza aumenterà e si passerà ad applicarla ai malati non terminali, gli anziani, a chi soffre per il mal di vivere, e cos’ via. Io provo orrore- Orrore puro dinnanzi ad una simile prospettiva. Intanto, da decenni la terapia del dolore viene tranquillamente applicata ( così è stato per mio padre 20 anni fa, per mia cognata ,58 anni, tanti parenti e amici alle quali è stata applicata e dal sonno si son trovati nell’al di la) . La cosiddetta, alimentazione assistita ( l’ha sperimentata mia madre) altri non è che idratazione la quale impedisce , quella si, una morte atroce.

    Morire disidratati è disumano, come è disumana la società in cui viviamo: disumana. I malati hanno bisogno di esser amati, non uccisi. La pena per chi si trova in situazioni tragiche che paralizzano il corpo è non avere accanto qualcuno che ti vuole al mondo così come sei. Non è la malattia che uccide, ma il pensiero di togliersi da parte perchè non si è più efficienti, ci si sente in colpa per il fatto di esistere, di costare tempo e denaro ..e così…immersi nella solitudine e nella disperazione..non si cerca che la morte…

    2 Marzo, 2017 - 22:17
  38. Lorenzo Cuffini

    Anche quello che sta scritto nel commento precedente è disumano e ha insita la sua bella dosa di orrore.

    2 Marzo, 2017 - 22:24
  39. Clodine-Claudia Leo

    Certo che c’è un senso al dolore, e anche alla paura che incude la croce ha il suo senso: non siamo stati creati per la morte, ma per la vita. Siamo “biofili ” non “necrofili”, creati da Colui che è “amante della vita”. La paura della morte è la più grande tentazione dell’uomo che non risparmiò neppure Nostro Signore, il quale pure era Dio, e invitò i discepoli che dormivano mentre lui sudava sangue a pregare per non caderci ,loro stessi, in quella terrore paralizzante (Lc 22,39-46)

    Il problema, Fides, amico mio, sta a monte, non a valle, e consiste nel fatto che si crede in Cristo, nella Parola di Dio. Magari in budda, nel nirvana, nelle pratiche zen, ma , riguardo a Gesù , al Risorto, vige una sorta di Arianesimo e non credendo nella potenza della croce si ricorrere a tutto perché ci venga tolta .Invece andrebbe cercato Dio perchè ci doni ogni forza per vivere, con fede pura, ogni croce come vera via della Vita, e non solo per noi, ma per il mondo! Oggi, per liberarsi dalle croci si fa di tutto e si ricorre a tutto dalle megere agli stregoni, al paranormale e al diavolo in persona fino a diventare idolatri. Un cane che si morde la coda, da peccato in peccato attribuendo a Dio responsabilità…che non ha…

    2 Marzo, 2017 - 22:56
  40. Clodine-Claudia Leo

    sorry@ e consiste nel fatto che NON si crede in Cristo, nella Parola di Dio…

    2 Marzo, 2017 - 22:58
  41. giuseppe di melchiorre

    A Luigi Mortari.
    La mia non è una critica, vuole essere un ragionamento che prende spunto da quanto scrivi. Io non ho una formazione scientifica, ho quel che resta di una formazione classica. Tu scrivi, riferendoti a Dio, “perfezione del suo creato”.
    Secondo me il creato non è perfetto, ma non perché Dio ha dei limiti. Non è perfetto proprio perché è “creato”, quindi ha necessariamente dei limiti. E la sofferenza è la conseguenza di questi limiti. “Perfetto”, etimologicamente parlando, è il superlativo di “fatto”. Come dire “fattissimo”, cioè “fatto al massimo”, “che non ha limiti”, “pari all’essere supremo che non ha difetti”. Ma il creato, l’uomo, sono esseri in divenire, e perciò imperfetti. Per questo esiste la sofferenza. Dio, per non farci soffrire, ci avrebbe dovuto creare “dei”. Ma se lo avesse fatto, e non avrebbe potuto, Lui non sarebbe più Dio. Ha messo un riparo a questo limite della sua creazione, facendosi uomo per condividere la nostra sofferenza, per farci capire che Lui sa cosa vuol dire patire. E ci è vicino. E un Dio che si fa uomo, per condividere i limiti inevitabili della sua creatura, è davvero un Dio. Non per nulla Dio è Amore…
    Ti chiedo di prendere quanto ho scritto solo come una mia idea. Quanto all’argomento fin qui trattato, io mi sento molto vicino a quanto ha scritto Luigi, dico il padrone di casa.
    Buona notte a te e a tutti.

    2 Marzo, 2017 - 23:02
  42. Clodine-Claudia Leo

    Il mio è il pensiero di una credente il quale non chiede di essere condiviso da chi non crede, mi sembra superfluo anche sottolinearlo!

    “«La bugia», spiegò una testimone vittima di atrofia muscolare spinale diagnosticata quando aveva 11 mesi di vita in un’intervista, «sta nell’idea che dipendere sia una cosa terribile. Le persone spesso si fermano all’apparenza e per esempio quando guardano me non vedono quello che io sono. Mi riducono a una donna in carrozzina che scrive con un dito e che si nutre con la peg. Se solo avessero il coraggio di guardare oltre vedrebbero che sono una donna felice». Grazie soprattutto al suo intervento, nel 2009 la legge intesa a sostenere i viaggi dei malati terminali verso paesi che praticano l’eutanasia è stata respinta con 194 voti a 141.

    2 Marzo, 2017 - 23:15
  43. Clodine-Claudia Leo

    Sono d’accordo con te Giuseppe…

    2 Marzo, 2017 - 23:17
  44. roberto 55

    Mi ritrovo, al solito, nelle sensibilità manifestate da Lorenzo ed Andrea, e condivido pure i dubbi espressi da Luigi / Fides e dal buon Giuseppe: alcuni degli amici del blog hanno, comunque, avuto occasione di leggere, in altra sede, un mio commento, volutamente “minimalista”, sulla tremenda vicenda di Fabiano Antoniani, e, francamente, non me la sento di dire di più sul suicidio di una persona che ha dichiarato di voler porre fine ad “un inferno di dolore” (espressione terribile, che, da sola, ci lascia intendere quanto sia agghiacciante la pretesa di voler “giudicare” la decisione di DJ Fabo); nessuno di noi può anche solo lontanamente immaginare cos’era diventata la sua vita, e, dunque, scegliamo almeno il silenzio e la preghiera.
    Circa il Disegno di legge (che verrà discusso in Parlamento dal 13 marzo prossimo), non so neppure io, davvero, che sperare: il punto “critico” è esattamente quello descritto da Fabrizio (ed il dilemma da te ben esposto, Fabrizio, ci rimanda alla vicenda di Eluana Englaro, che tanto discutemmo anche qui), ma, per dirla tutta, io non so proprio se sia meglio nessuna legge od una legge purchessia (perché temo che questa, alla fine, sarà l’alternativa); che il Signore benedica i deputati e senatori “di buona volontà”.

    Buona notte a tutti.

    Roberto Caligaris

    3 Marzo, 2017 - 1:32
  45. Victoria Boe

    Prescindo del tutto da qualsiasi formazione, che sia classica o scientifica. Non c’entra niente la formazione. C’entra invece la capacità di ragionamento andando al di là di qualsiasi indicazione religiosa che ha la presunzione di mettere ogni cosa nel grande calderone di un senso per ogni cosa.
    Eppure, sono cattolica praticante; e con piena consapevolezza, guardando semplicemente la vita intorno a me dove Dio è presente, e le esperienze mie e di altri, dico che ho visto, e vedo, parecchio di insensato. Non tutto naturalmente– e meno male!– ma molto, e lo chiamo col suo nome.
    Il significato lo vedo certamente in moltissimi avvenimenti. Mai ho detto il contrario.
    Non lo riscontro certo nella sofferenza; non certo, soprattutto, nella sofferenza degli innocenti, che–tengo a precisarlo– non sono solo i bambini ma anche molti adulti. Non certo lo vedo nella inspiegabile diseguaglianza della sofferenza, che colpisce crudelmente alcuni molto più di altri. Non appare forse un’ingiustizia questa? Ora, se la premessa è che Dio è nella sua essenza Amore e CI HA CREATI PER AMORE– e si suole dire, infatti, che la vita è un dono ( del quale molti però avrebbero fatto volentieri a meno)– non sarebbe legittimo pensare che ogni vita umana dovrebbe essere configurata all’insegna dell’ amore e della gioia? Quella gioia che si riscontra indistintamente nella primissima infanzia a meno di qualche malattia o della fame che in molti paesi del mondo rende i bimbi degli scheletrini senza vita, quasi, e che turba la “festa” della vita.

    3 Marzo, 2017 - 3:18
  46. Victoria Boe

    Ma le cose, lo constatiamo spessissimo, stanno diversamente.
    Vedo qualcuno che muore tra atroci sofferenze e non ne vedo il senso. Vedo le atrocità commesse dall’ISIS e non ne vedo il senso. Penso ai sei milioni di ebrei uccisi dai nazisti e ad altri genocidi e, francamente, mi sfugge il senso.
    Sono limitata, certo, ma la mia testa pensante si rifiuta di credere che un Dio-Amore voglia la sofferenza delle sue creature predilette, e che si diverta a tenere nascosto il senso del dolore. No, qualcosa non torna in questo ragionamento. E infatti qualcuno ha detto che, una volta trapassato e di fronte a Dio, chiederà a Dio il perché di tante oscurità insensate.
    La via più facile per trovare un senso a tutto ciò che di MALE è presente nella vita, è sempre stata quella di dire che l’uomo non può capire per la limitatezza della sua pur grande intelligenza. Una scorciatoia troppo semplice, a mio avviso.
    Ma ci sono molte teorie in proposito, tutte diverse.
    La teologia, del resto, ha il compito di studiare e di penetrare il più possibile l’essenza di Dio-Mistero.
    Allora, è molto meglio ( per me e per tanti altri) prendere atto semplicemente che la Vita, dove Dio è presente, ha in sé i due aspetti: Bene (armonia, bellezza, giustizia etc…) e Male (dolore, malattie, cattiveria, ingiustizia, disarmonia etc…). Il Bene identificabile con Dio-Amore; il male, solo in parte spiegabile con la cattiveria dell’uomo creato libero anche di commetterlo, per tanti altri versi resta del tutto inspiegabile, e senza alcun fine apparente. Smentisce clamorosamente la bontà di Dio, tanto è vero che scandalizza e allontana da Dio molti uomini. Ogni tentativo di spiegarlo FALLISCE.
    E di questo bisogna prendere atto. Sì certo, può consolare sentirsi dire che Dio si è fatto Uomo per farsi prossimo all’uomo condividendone il dolore; ma se molti possono sentirsi sollevati, a molti altri che stanno bevendo l’amaro calice, la cosa non fa alcun effetto. E questa è una realtà.
    Non è una bestemmia, allora, affermare che il male, nello specifico il dolore, è la faccia oscura del Mistero di Dio, di fronte a cui si può solo chinare la testa.
    Resta il fatto che gli uomini di buona volontà hanno il dovere di contribuire a diffondere il bene e a lottare, quindi, contro il male, di cui le sofferenze sono un aspetto rilevante ed enigmatico.
    E parlare di uomini di buona volontà non significa evocare solo i cristiani, ma anche quelli che professano altre religioni, e anche certi atei che ascoltano la voce della buona e retta coscienza. E sono tanti.

    3 Marzo, 2017 - 3:41
  47. Clodine-Claudia Leo

    Lottare contro il male certamente, ma se per male intendiamo lo spirito del male , artefice di ogni male, allora, a rigor di logica andrebbe combattutto con armi diverse, credo, molto diverse, che le nostre povere armi spuntate..

    Il credente non ragione con la logica del mondo ma pensa come Cristo: spes contra spem è il suo motto. Siamo credenti? Se si ,sappiamo che il male è Satana il quale non lo si può scacciare uccidendo la vittima; il male non è diviso contro se stesso anzi, è rigidamente e fortemente unitario in sé nel suo essere contro Dio e contro il suo Cristo altrimenti non avrebbe retto nel tempo e sarebbe già caduto, senza alcun intervento esterno per la sua intrinseca debolezza ed inconsistenza. In verità il suo regno è ancora ben saldo e non sembra proprio che sia destinato a perire da solo- Per il credente, la malattia, la malvagità ed ogni umana jattura e infine la morte è sua opera, il suo pungiglione.

    Io sono cristiana e non riesco a pensare da laica. Per me la vita umana ha un gran valore agli occhi del Padre che conosce i capelli del nostro capo e sono tutti contati ( Luca 12: 6,7 ) non ci promette il Padre che i nostri capelli NON cadranno, ma che sono tutti contati.Purtoppo siamo tornati indietro, quando i barbari eliminavano gli anziani e gettavano dalla rupe le creature deformi e deboli e i malati senza esclusione.
    Domandarci quanto, e se, siamo veramente credenti s’impone: siamo credenti? Allora se “si” davanti al quesito: “La legge dovrebbe consentire la soppressione degli inguaribili?”, il cristiano deve rispondere: NO. Per i cristiani nessuno può trasformare un delitto in diritto. Pensare che sopprimere i malati rappresenti un “progresso civile” lo sostengono i non credenti per i quali “se Dio non esiste, tutto è possibile”. Dunque, chi crede di essere cristiano, cattolico per giunta, faccia pace col cervello e dica “L’Eterno a Dato, l’Eterno ha tolto, siamo “sconvolti ma non disperati ,colpiti, ma non distrutti. Portiamo sempre in noi la morte di Gesù, perché si manifesti in noi anche la sua vita”.

    3 Marzo, 2017 - 8:38
  48. Lorenzo Cuffini

    🙂
    Vorrei rassicurare quanti sono credenti e affrontano ogni giorno lo schifo, l’assurdità e la fatica indicibile della sofferenza che Cristo stesso ha voluto prendersi addosso ( senza star lì a farci sopra sospirose menate) senza le equazioni algide squadernate qui sopra del tipo ” dunque, chi crede dica e faccia ” questo e quest’ altro… Si scrollino di dosso ogni consiglio e rampogna, soprattutto ogni peso aggiuntivo gettato loro addosso dai compilatori di “ricette cattoliche” sul cosa e come fare.
    C’è Cristo crocifisso, e questo basta, avanza e sopravanza.
    E lui sulla croce ci è salito senza sdottorare a destra e a mancina sulla rava e sulla fava .

    3 Marzo, 2017 - 9:23
  49. Clodine-Claudia Leo

    « … qui contra spem in spem credidit, ut fieret pater multarum gentium secundum quod dictum est ei: Sic erit semen tuum. »

    San Paolo, Lettera ai Romani, 4,18

    3 Marzo, 2017 - 11:17
  50. Clodine-Claudia Leo

    La sintesi di tutto si riussume in una sola parola: la fede.
    La croce non basta . Cristo Signore, senza la fede non salva, è totalmente impotente. La fede è quel dono che opera sull’intelligenza non sui “sentimenti , su quella facoltà ritenuta fredda e perciò impopolare…

    La fede di Abramo e la fede del cristiano:

    “Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza…
    Non vacillò nella fede, pur vedendo gia come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.

    Romani capitolo 4-18,22

    3 Marzo, 2017 - 12:24
  51. Clodine-Claudia Leo

    La fede dipende da una sola autorità , quella di Dio stesso. Non è un vago sentimento che attecchisce nell’uomo per automatismo. Quando il Signore ce lo da, questo dono, ci viene domandato di nutrirlo. Tieniamocela stretta la nostra fede, acnhe se è un piccolissimo germoglio: rendendiamola profonda, estesa, salda, feconda. Abbiamo il dovere di conoscere bene la nostra fede, sondarla, averne cura, difenderla dai sofismi dell’errore. Per quanto riguarda ogni sentimento più o meno religioso, più o meno “laico” che viene utilizzato per indicare un generico pensiero agnostico merita rispetto nella misura in cui aderisce a certi principi : non si può pregare il Dio Gesù Cristo e allo stesso tempo aderire a chi lo nega ….

    3 Marzo, 2017 - 12:54
  52. Federico Benedetti

    Condivido gli interventi di Clodine.

    3 Marzo, 2017 - 13:01
  53. Federico Benedetti

    Dato che alcuni di voi hanno già compiuto 70 anni, forse saranno interessati a questa notizia, significativa del percorso che intraprende una società “civile” partendo da una semplice legge sul testamento biologico.

    http://www.tempi.it/olanda-eutanasia-per-tutti-ecco-la-kill-pill-per-chi-compie-70-anni#.WLlmYzhqBkd

    Varrebbe la pena, nel primo venerdì di Quaresima, riflettere anche sulla vicenda della piccola Marwa (15 mesi) che i medici vogliono a tutti costi sopprimere anche contro il parere dei genitori…

    http://www.ilgiornale.it/news/cronache/accanimento-terapeutico-vs-diritto-vita-caso-piccola-marwa-1370738.html

    Olanda e Francia, Paesi civili, hanno la fortuna di avere una legislazione avanzata sul fine vita… o no?

    3 Marzo, 2017 - 13:54
  54. Federico Benedetti

    A proposito, avete rinnovato la tessera del PD?

    3 Marzo, 2017 - 13:56
  55. Victoria Boe

    A conferma di quanto ho scritto sopra sulla inspiegabilità della sofferenza, riporto alcune considerazioni del card. C.M.Martini.
    So che era un cattolico più che convinto; so che è stato un grande uomo, ancor prima che un grande vescovo, che, nella sua religiosità, rifuggiva dai luoghi comuni tanto cari a certi cattolici che sono soliti affidarsi alle sicurezze dogmatiche che propinano con molta facilità a chi non si accontenta delle frasi trite e ritrite, preconfezionate, studiate a memoria e pronunciate da una cattedra, e con cui peraltro non vengono date risposte convincenti ai tanti perché della vita.
    Egli ebbe a dire, nel corso di una lunga conversazione con un altro uomo di fede che lo interrogava sul male e sulla sofferenza: “Se osservo il male nel mondo, esso mi toglie il respiro. Capisco chi ne deduce che non esista alcun Dio…
    Nessun essere umano può rispondere all’interrogativo sull’origine del male, se non per approssimazione: Dio ha donato all’uomo la libertà. Non vuole dei robot, degli schiavi, ma dei collaboratori…Con la libertà, tuttavia, nascono pure le difficoltà. Puoi dire di “no” anche all’amore di Dio, anche al bene…
    Se in linea di principio NON SO RISPONDERE alla domanda sulla sofferenza, posso pur sempre interrogare la mia vita: dove posso intervenire per migliorare la situazione? Se mi comporto in questo modo, molta dell’infelicità cambierà…
    L’infelicità ha diversi livelli, spero che la mia fede in Dio sia abbastanza salda da vincere anche l’infelicità della malattia e la solitudine nella morte.”

    Parole su cui riflettere, che ci vengono da un uomo esemplare che non aveva ricette facili da proporre a chi si interrogava sulla vita, ma cercava di capire, con umiltà e grande realismo, l’inquietudine degli uomini comuni, i quali di fronte ai drammi del mondo non sanno darsi pace e continuano a cercare Dio. Una ricerca che durerà per l’intero percorso della vita e si concluderà con l’ultimo respiro.
    Sono questi gli uomini che ci danno affidamento e speranza. Gli altri, quelli che credono di saperla lunga e danno lezioni di fede dal pulpito, non sono per niente persuasivi. Peccato che non se ne accorgano.

    3 Marzo, 2017 - 14:30
  56. Lorenzo Cuffini

    A fanfalucare di sofferenza ci si trova sempre con un pugno di segatura in mano.
    Cristo crocifisso basta, avanza e sopravanza.
    Abbarbicati a lui. Nient’altro.

    3 Marzo, 2017 - 14:39
  57. Lorenzo Cuffini

    “avete rinnovato” chi, Fede?
    Io, personalmente , no.
    Non avendone mai avuta una, tessera del pd, o di qualsiasi altro partito, mi resterebbe difficile rinnovarla.
    Cuntent?

    3 Marzo, 2017 - 14:41
  58. roberto 55

    Ma Lorenzo, amico mio, lascia perdere, per carita’ ………
    Vale, piuttosto, la pena di riprendere il tuo (e di Luigi / Fides) spunto sulla testimonianza di Gesu’ Cristo, e la grande lezione del Cardinale Martini, opportunamente citata da Victoria (che ringrazio): io penso, molto semplicemente, che ogni sofferenza abbia un senso, ma la sfida cui noi cristiani siamo chiamati consiste proprio, a parer mio, nel cercare di saperla “leggere” e di trarne motivo per aumentare la nostra fede in Nostro Signore; e’ uno sforzo difficile, ma …….. qualcuno, forse, ci ha mai assicurato che essere cristiani sia un “passepartout” prima la bella vita ?

    Buon fine – settimana !

    Roberto Caligaris

    3 Marzo, 2017 - 15:10
  59. Federico Benedetti

    Ci sarebbe anche il discorso dei bambini Down, che normalmente vengono fatti abortire.
    Non possiamo certo chiedere ai genitori di accogliere un figlio disabile, ma vi pare possibile che venga rifiutata (e soppressa) una vita che può essere ricca e gioiosa come quella che possono testimoniare tanti Down adulti (verrebbe da dire “sopravvissuti” alla selezione eugenetica praticata negli ospedali italiani)?
    E’ un discorso “collaterale” a quello sull’eutanasia, ma che riguarda comunque il valore e la dignità della vita.

    3 Marzo, 2017 - 15:44
  60. Leopoldo Calò

    L’idea che ci siano vite non degne di essere vissute, prive di senso perfino al di là della volontà di porvi fine, inequivocabile, di chi le vive, sta passando come una verità pacificamente accettata.
    Questa idea mi fa orrore.

    3 Marzo, 2017 - 17:52
  61. Federico Benedetti

    Fa orrore anche a me.
    Credo che i cattolici (insieme ai laici più sensati) debbano prendere posizione e avere un “convincimento” a favore della vita. Sono certo che in questi tempi difficilii i cattolici sono chiamati a dare una testimonianza diversa, profetica.

    3 Marzo, 2017 - 19:54
  62. Lorenzo Cuffini

    Caro leopoldo, capisco che il fatto che questa idea “passi pacificamente” possa fare orrore.Lo fa anche a me, per quanto possa valere il mio parere. Mi fa molto meno orrore, semmai una grande tristezza e una indicibile compassione, il fatto che questa idea si faccia strada, magari con strazio, nella mente e nella
    esistenza di persone letteralmente devastate da condizioni incredibili persino a dirsi: figurarsi a viversi. Questo non significa che tra le stesse persone non ci possano essere atteggiamenti diversi, opposti, di accettazione e di offerta persino: e non è detto che vengano tutti da persone credenti.
    Non tutto è bianco e non tutto è nero.

    3 Marzo, 2017 - 20:05
  63. Lorenzo Cuffini

    Caro Federico, c’è bisogno come il pane di testimonianze diverse e profetiche, da parte dei cattolici.
    Che siano TESTIMONIANZE CON LA PROPRIA VITA però.
    Se no, fanno l’effetto opposto.
    Di cui saremo, io credo fermamente, doppiamente responsabili.

    3 Marzo, 2017 - 20:07
  64. Clodine-Claudia Leo

    Intanto il cristiano, il cattolico, dove rendere testimonianza al Signore e a Lui solo, pertanto non offende la Verità con la menzogna, né falsa la propria esperienza di fede vissuta per chissà quale recondito scopo. Tutti, indistintamente,testimoniamo con la nostra vita. Tutti abbiamo conficcata nella carne non una, ma svariate spine. Qui nessuno è esente da prove piccole e grandi fintanto si sta in questo mondo, indipendentemente dal proprio credo.
    Il cristiano, il cattolico, sa che è proibito falsare la verità nelle relazioni con gli altri ma non per una norma morale, ma per un sacro timor di Dio. Allora, evitiamo il sarcasmo e l’ ironia che risulta fuori luogo e proviamo ad interpretare in un senso favorevole i pensieri, le parole e le azioni di chi tenta, goffamente, di dare testimianza e rendere ragione della propria fede .

    3 Marzo, 2017 - 21:49
  65. Lorenzo Cuffini

    L’ironia non risulta mai fuori luogo.
    Delle menzogne, sarebbe bene occuparsi quando le si riversano copiosamente, in prima persona, invece che moraleggiarci come categoria astratta.
    Il sarcasmo bisognerebbe intanto capire bene cosa sia, prima di indicarlo .
    Le spine nella carne le abbiamo tutti, non è roba che si esibisce come una mostrina.
    Il “sacro timor di Dio “, infine, lo lascerei rigorosamente nel cassetto, perché rischia di suonar grottesco sulle labbra di chi lo pronuncia. Basterebbe un minimissimo timore del ridicolo di quello che si dice, che, invece, drammaticamente manca.

    3 Marzo, 2017 - 22:23
  66. Clodine-Claudia Leo

    Faccia sua questa bella arringa: l’inconscio l’ascolta!

    3 Marzo, 2017 - 23:05
  67. Lorenzo Cuffini

    Non c’è bisogno di inconscio, sa.
    Basta sturarsi le recchielle
    🙂

    4 Marzo, 2017 - 0:37
  68. roberto 55

    Assolutamente giusto ed opportuno, Lorenzo, il tuo ricordo della vicenda di Gorino.

    Buona notte !

    Roberto Caligaris

    4 Marzo, 2017 - 1:18
  69. Clodine-Claudia Leo

    Ecco , si studi bene le orecchie!

    4 Marzo, 2017 - 3:55
  70. Clodine-Claudia Leo

    Sì sturi bene le sue di orecchie . L’inconscio nel suo caso c’entra sempre Cuffini, visto il singolare attaccamento verso la mia persona, … è la sindrome del gobbo ( e del bullo) che non vedendo la sua, di gobba, la proietta sugli altri. …

    4 Marzo, 2017 - 4:38
  71. Clodine-Claudia Leo

    Le “orecchielle” se le mangi con le cime di rapa….o di rava o di fava…come direbbe lei con il suo linguaggio forbito .

    Pace e bene !

    4 Marzo, 2017 - 4:49
  72. Lorenzo Cuffini

    L’attaccamento alla sua persona, vivaddio, è inesistente.
    Sono le omelie pataccare che non possono passare via lisce.

    4 Marzo, 2017 - 9:19
  73. LuigiMortari Fides

    Lorenzo Cuffini, lei è un provocatore.
    Ci sono modi più civili per dissentire.
    Qui nessuno l’ha nominata Inquisitore del blog.

    4 Marzo, 2017 - 10:50
  74. Clodine-Claudia Leo

    E’ un bullo, Fides…purtroppo di questi personaggi squallidi è pieno il web. E’ il rischio che si corre. A me, personalmente, fa solo molta pena…è un maleducato, un frustrato, ma non lo vedi come si esprime…
    Ti ringrazio Fides per la solidarietà e la simpatia che mi dimostri, ricambiata, sei un brava persona.

    Un abbraccio
    Clo

    4 Marzo, 2017 - 11:15
  75. Enrico Usvelli

    Ho letto solo stamattina (in parte) i vostri commenti sull’argomento. Condivido quanto scritto da Clodine e Federico.
    Sui singoli casi non ritengo sia il caso di giudicare, se non altro troppo poco ne so e quello che so chissà se è (tutto) vero.
    Ricordo di aver letto recentemente di una persona che era ritenuta ormai ‘andata’ ma che in realtà, anche se non era in grado di comunicare, capiva perfettamente quel che le succedeva attorno. E si deve essere molto divertito le volte che ha sentito gli infermieri parlare di lasciarlo morire. Sulle situazioni di coma e di incoscienza in generale sappiamo ancora troppo poco.
    Sul testamento biologico penso quello che pensava Fantozzi sulla famosa corazzata. Mentre conosci perfettamente i beni materiali che possiedi e quindi ne puoi disporre abbastanza tranquillamente col testamento lassico(è nei gialli che sorgono i problemi, nella vita reale di solito no), col testamento biologico cosa disponi? Come fai a sapere che malattie o traumi o altro ti capiteranno e quindi a regolare quello che i medici potranno fare? E comunque il testamento lo fai da sano: che probabilità ci sono che una volta gravemente infermo tu rimanga della stessa idea? Pochissime, probabilmente solo se ti sentissi un peso per la tua famiglia. Lo Stato abbandona le persone non quando non permette loro di suicidarsi (come si è sentito dire), ma quando pone una serie di ostacoli economici, di assistenza ecc.
    Ultima cosa, la civilissima Svizzera non si discosta molto dalla barbara e retrograda Italia: non permette di ammazzare i malati. Però c’è uno spiraglio nelle loro leggi: non è perseguibile chi aiuta un altro ad uccidersi purché non ne abbia un interesse. Ecco che in questo spiraglio si infilano cliniche private che, a pagamento ovviamente, permettono a chi vuole morire di farsi aiutare a farlo da un amico. Quindi nessuna ‘morte dignitosa’ di Stato, magari a carico del loro Servizio sanitario, ma solo interesse economico di qualche clinica privata (Planet Parenthood insegna).

    4 Marzo, 2017 - 11:21
  76. LuigiMortari Fides

    Sui singoli casi non ritengo sia il caso di giudicare

    Ma la realtà, sig. Usvelli, concorderà certamente che è fatta di tanti, singoli casi; e ogni caso è una storia di vita unica e irripetibile, su cui nessuno conosce a fondo se non chi vive quell’esperienza.
    Le leggi purtroppo hanno il difetto di non guardare alla specificità delle situazioni limitandosi a stabilire criteri validi nella generalità.
    Che senso ha dirsi “contrari al suicidio” quando non si è mai sperimentata una situazione che ha portato una persona a cercarlo o a metterlo in atto?
    Aldilà delle leggi occorrono prima dell’umano giudizio la carità e la misericordia.
    Auguro a Fabo e a tutti noi di trovarne presso il Padre Celeste in misura maggiore di quanta ne hanno avuto da tanti “giusti”.

    4 Marzo, 2017 - 11:34
  77. Lorenzo Cuffini

    Caro Fides,

    Grazie per il “lei” distanzioso, molto divertente.

    4 Marzo, 2017 - 12:23
  78. Lorenzo Cuffini

    Claudia Floris Leo, lei non corre alcun rischio.
    Le tavanate che lei scrive invece, come quelle di tutti, hanno la certezza di non passare indenni.

    4 Marzo, 2017 - 12:27
  79. Clodine-Claudia Leo

    Neppure le sue , di ” tavanate” passano inosservate caro Cuffini. Ciascuno in questa sede rivela quello che è. Si tenga le sue minacce non spaventano proprio nessuno.
    Mi stia bene

    4 Marzo, 2017 - 12:44
  80. Enrico Usvelli

    LMF,

    ‘Che senso ha dirsi “contrari al suicidio” quando non si è mai sperimentata una situazione che ha portato una persona a cercarlo o a metterlo in atto?’

    Beh, se sono cattolico cerco di seguire quello che dice la Chiesa in tutte le situazioni, sperimentate o meno. Per cui dico che sono contrario al suicidio e che non dovrebbe essere mai approvata una legge che lo permetta. Non mi piace che i radicali usino casi limite per far passare leggi che, giocando coi termini usati nella loro scrittura, permettano cose ben diverse rispetto a quelle per cui erano nate.
    Se condanno il suicidio in generale è chiaro che non approvo nemmeno quello del singolo, che sia di Fabo o di pinco pallino. Ma non mi permetto di condannare il suicida all’inferno perché non è mio questo compito. Ho letto su Avvenire che Fabo ha incontrato due volte padre Vincent Nagle. Nell’ultima Fabo ha acconsentito a che fosse detta una Messa per lui dopo la sua morte. Spero vivamente che il Padre Celeste abbia accolto lui e quanti non ce l’hanno fatta a portare quel peso gravoso che si sono ritrovati addosso. Come i 3 morti oggi a Firenze, padre (che avrebbe sparato prima ai familiari e poi a sé stesso) e madre 80enni e figlia gravemente disabile. E’ stata fatta da poco una legge per il ‘dopo di noi’, che garantisce ai disabili senza famiglia una adeguata assistenza. Io l’ho saputo perché tempo fa avevo firmato una petizione al riguardo, ma quanti anziani l’hanno saputo? Se una cosa non è nell’agenda dei radicali e/o della lobby LGBT ha poco spazio sui media.

    4 Marzo, 2017 - 12:49
  81. Enrico Usvelli

    A proposito di Marwa scrive Silvana De Mari:

    Lentissimamente ha dato segni di miglioramento, segni di gioia quando sente la voce della mamma. Ma non è abbastanza.

    La macchina della morte si è messo in moto. I signori della vita e della morte hanno stabilito che la sua vita non è degna di essere vissuta. Nella disperazione del suo papà e della sua mamma la piccola verrà uccisa. Costerà 30 euro ucciderla.

    Le sue apparecchiature costano migliaia di euro. In Francia è cominciata così: un caso limite, persone molto ingenue che hanno parlato di libertà, e ora siamo al calcolo dei costi.

    Anche in Belgio siamo al calcolo dei costi. Una signora malata di vecchiaia, malattia progressiva e incurabile, è stata gentilmente soppressa mentre si contorceva e hanno dovuto tenerla ferma ( che scena inelegante!). Non ne voleva più sapere del testamento biologico firmato anni e anni prima, quando era giovane e arrogante e non sapeva che la vita ha sempre un valore.

    4 Marzo, 2017 - 12:58
  82. LuigiMortari Fides

    Gentile Usvelli,
    Se la libertà si trasforma in calcolo dei costi non diamo la colpa alla libertà e soprattutto non sacrifichiamola in funzione di essa potrebbe essere usata.
    Analogamente, la notizia di oggi su quell’orfanotrofio ci dice a cosa si riduce la carità; vogliamo allora abolirla per impedire che possa essere usata in modo criminale?

    4 Marzo, 2017 - 13:47
  83. Federico Benedetti

    Ringrazio Enrico per aver ribadito quanto scrivevo ieri: non è una questione di diritti umani o civili, come vogliono farci credere alcuni politici ( che magari qualcuno di voi ha votato), ma di soldi.
    Anche sul testamento biologico sono d’accordo con lui: chi ci dice che, trovandoci nella fase più grave di una malattia, noi continueremo a vedere le cose come le vediamo da sani?
    Continuo a pensare che compito di una società ( e di uno stato) civile e solidale, di un ordine di medici (pensiamo a cosa significa deontologia per un medico!)e di tutti noi singolarmente sia di stare vicino e aiutare un ammalato ad accettare serenamente e dignitosamente la propria vita, non ad aggravare la disperazione e la solitudine di una persona che soffre lasciandolo solo e rassegnato al suicidio.

    4 Marzo, 2017 - 13:49
  84. Clodine-Claudia Leo

    Parecchi anni fa – ho smarrito il conto nel tentativo di rimuovere il ricordo che ora qui, mi sento di condividere- dovetti assistere impotente, mio malgrado al suicidio in diretta di una persona a me cara.
    Sai quelle amicizie quelle amicizie di quando al mattino apri la finestra e ti trovi di fronte la dirimpettaia: un sorriso, un saluto, il cenno con la mano per dire :” ci si vede dopo”. Magari al mercato o ai giardini lei col cane, io, con la nipotina (a l’epoca la mia prima era piccola e spesso dormiva da me). Cosi’ , senza che nulla turbi quell’apparente normalità . Uno scambio di sorrisi, il solito semplici gesto che prelude quotidiani momenti ai quali non si da così tanta importanza, forse perché si da tutto per scontato, come se tutto ci fosse dovuto e ci si dimentica di ringraziare il Signore per il miracolo di rivedere ogni giorno il sole, gli alberi, la vita che respira così preziosa e benedetta…

    Ma quella mattina di primo autunno le cose andarono diversamente. Aprii la finestra e la scena che mi si parò dinnanzi si presentò diversa: vidi l’ imposte della mia amica stranamente spalancate. Una sedia, montata sopra ad un tavolino appositamente sistemato, emergeva da sopra il davanzale. Lei vi salì, e nel giro di un istante precipitò. Cadde giù come un fantoccio, una bambola di pezza. Un urlo mi si strozzò nella gola. Scendemmo di corsa io e ad altri…ma non potemmo fare altro che raccogliere il suo ultimo respiro. Presi un lenzuolo e coprii quel corpo minuto rivestito da una vestaglietta di pail azzurra imbratta di sangue. Qualcuno raccolse le pantofoline scaraventate a destra e a manca.
    Per anni ed anni mi colpevolizzai, accusandomi di essere stata poco attenta. Mi accusai fino a cadere in buio spirituale per non aver saputo intercettare quell’angoscia , quel disagio, quella solitudine. Sembrava serena, nulla avrebbe fatto presagire un epilogo tanto tragico!

    4 Marzo, 2017 - 14:38
  85. Clodine-Claudia Leo

    l’uccisione di sé stessi è troppo innaturale, non può scaturire da una volontà libera .L ‘assenza d’amore è la causa: una gabbia che imprigiona e stritola lo spirito e l’anima…chi si suicida è già morto dentro.

    4 Marzo, 2017 - 14:56
  86. Lorenzo Cuffini

    “l’uccisione di sé stessi è troppo innaturale, non può scaturire da una volontà libera .L ‘assenza d’amore è la causa: una gabbia che imprigiona e stritola lo spirito e l’anima…chi si suicida è già morto dentro.”

    Ammesso anche che ci possa essere qualche caso in cui per eventualità sia vero questo, ma come si fa a sparare una cosa di questo genere con sicurezza estrema, come fosse un dato di fatto acclarato?
    Ma la piantiamo di fare morali campate per aria e gettare la croce sulla povera gente già devastata dal dolore? Non solo chi si toglie la vita, ma anche i parenti, per esempio, che si vedono caricati di ulteriori pesi e giudizi senza costrutto alcuno?
    Robe da chiodi.
    Poi dice ” bullo”. Magari!
    Che cavolo c’è da bullizzare?!
    Io direi che c’è da vergognarsi, piuttosto.

    4 Marzo, 2017 - 15:37
  87. Victoria Boe

    “Beh, se sono cattolico cerco di seguire quello che dice la Chiesa in tutte le situazioni, sperimentate o meno.”

    Gentile Enrico Usvelli, non entro nel merito delle sue convinzioni circa la liceità del suicidio. Ognuno, nella sua libertà di pensiero, ha ragione.
    Invece contesto quanto sopra io ho riportato del suo discorso.
    Da sempre mi oppongo a questa acritica obbedienza alla Chiesa, definita “mater et magistra” a prescindere da qualsiasi considerazione di merito.
    Non è detto, infatti, che la Chiesa abbia sempre ragione, e non è detto che un cattolico debba rinunciare alle sue capacità intellettive in nome di un’obbedienza aprioristica alla “mater”, che non poche volte, nella storia, non si è dimostrata tale, e alla “magistra”, che non sempre ha insegnato bene.
    Ripeto: non mi riferisco al tema in questione; parlo in generale.
    Essere cattolici non deve avere il sapore del servilismo e dell’affidamento totale all’Istituzione. Tanto è vero che parecchi illustri cattolici, che hanno lasciato un profondo, magnifico, segno nella storia della Chiesa, si sono affrancati dalla soggezione totale alla Chiesa pur rimanendo nella piena cattolicità. A volte sono stati emarginati, messi in un angolo, dalla madre Chiesa per poi, magari, essere rivalutati e perfino beatificati.
    Essere cattolici non significa esserlo in conformità piena e incondizionata alla cattolicità del papa e delle gerarchie ecclesiastiche, che hanno elaborato una dottrina che qualche incongruenza l’ha dimostrata e tuttora la dimostra.
    Forse vale la pena ricordare che la Chiesa ha, come qualsiasi altra istituzione, vari livelli, uno dei quali è la cosiddetta “base”. Lei ed io ne facciamo parte, a meno che lei non sia un prete o un religioso ( non mi pare, per la verità).
    La “base” è, anch’essa, Chiesa, e ha tutto il diritto di esprimere le sue opinioni facendole arrivare ai vertici, anche se tali opinioni sono a volte difformi da quelle dei vertici.
    La Verità si fa avanti anche così. Non esiste una verità precostituita, prerogativa esclusiva della Chiesa nei suoi vertici, caro sign. Usvelli.
    Esiste invece una piena libertà di coscienza in materia religiosa, la quale, dopo essere stata conculcata per molti secoli dalla chiesa cattolica, nel nostro tempo è stata affermata dagli ultimi papi a partire da Giovanni XXIII per arrivare a papa Francesco. Ed è stato, questo, un bel passo in avanti. Sembra però che molti cattolici non lo sappiano, e sono quelli che parlano di “mancanza di umiltà” se non si china la testa, sempre e comunque, agli insegnamenti della Chiesa-Istituzione. Evidentemente non hanno ben capito, e me ne rammarico, il significato vero del termine “umiltà”. Meglio soprassedere, allora.
    Tutto questo per dire, infine, che è più che legittimo esprimere con chiarezza, e non a mezza voce, le proprie discordanze rispetto alle indicazioni della “Madre e Maestra”, per fare strada alla Verità, il cui cammino viene intralciato molto spesso dalle resistenze di chi si àncora ad una fissità fuori dalla logica dell’eterno Divenire. Una logica che impone non leggi rigide, immobili, valide in qualsiasi circostanza e per qualsiasi uomo, ma leggi che tengono in conto la possibilità di mutamenti alla luce di certe varianti evidenziate dalla Realtà in atto, che va attentamente letta e valutata.
    Spero di essere stata chiara.

    4 Marzo, 2017 - 16:04
  88. Enrico Usvelli

    Lorenzo,
    ha detto Angelo Mainini, il fisiatra che ha seguito Fabo per due anni:
    ‘«La scienza medica fa progressi impensabili per migliorare e allungare la vita, ma nessuno è stato in grado di dare a Fabo la motivazione sufficiente a continuare ad amare la sua […] In decenni a contatto diretto con pazienti come Fabo vediamo che il problema è avere o non avere qualcosa per cui valga la pena vivere»’

    Avere o non avere qualcosa per cui vivere. Che non vuol dire avere una fede. E’ molto simile all’assenza di amore di cui parla Clodine. Mainini parla in base alla sua esperienza: diciamo anche a lui di star zitto? Possiamo farlo, ma dovremmo anche spiegare perché.
    Ritengo anch’io, come Federico, che quello della Roccella sia un intervento sensato. Siccome non è da ieri che la Roccella si occupa di questi temi, definire il suo un comizietto improvvisato mi pare non colga nel segno. Non vorrei che tu non avessi colto il significato delle sue parole, visto che non è assolutamente sua intenzione fare classifiche di malati.
    Scrivi anche ‘normare…si è reso indispensabile’. Ma le norme e la distinzione tra cura del malato e accanimento terapeutico ci sono già. Non è cercando di bypassare il medico che le cose si possono risolvere.
    Ti lamenti delle parrocchie: ok, si può fare di più e meglio certamente. Ma devi riconoscere che i cattolici sono quasi gli unici ad esserci in tutte le situazioni peggiori e disperate, in tutto il mondo. O preferisci la ricetta radicale che prevede di buttare bimbo e acqua sporca?

    4 Marzo, 2017 - 16:25
  89. Enrico Usvelli

    Victoria,
    ‘Non è detto, infatti, che la Chiesa abbia sempre ragione, e non è detto che un cattolico debba rinunciare alle sue capacità intellettive’

    Lasci stare le sue tiritere sulla Chiesa Cattolica, che rivelano un’ alquanto scarsa conoscenza.
    Restiamo sull’argomento. Esiste un comandamento che dice non uccidere, pertanto il suicidio non è lecito per un cattolico. Punto.

    4 Marzo, 2017 - 16:45
  90. maria cristina venturi

    dal Giuramento di Ippocrate che OGNI MEDICO dovrebbe sottoscrivere:

    “Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recar danno e offesa.
    Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo.
    Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte.”

    PS: Probabilmente salterà fuori qualcuno a dire che le parole del giuramento di Ippocrate vanno “contestualizzate” e che nessuno a quei tempi aveva il registratore per sapere cosa veramente ha detto Ippocrate.

    4 Marzo, 2017 - 16:48
  91. Enrico Usvelli

    LuigiMF,
    non sono riuscito a capire pienamente cosa volesse dire con gli ultimi interventi, forse mi sono perso qualcosa o forse lei ha sottinteso qualcosa che io non sono invece riuscito ad afferrare.
    Sono tornato indietro nei commenti ed ho trovato questo suo:

    ‘Se mi capiterà e dovrò sopportarla spero che il Signore mi dia la forza per bere l’amaro calice, ma se non ce la farò spero comprenderà: Lui era il Cristo, eppure quanto supplicò il Padre di evitargli quel doloroso momento.’

    Sono fifone quanto lei e quindi d’accordo con lei. Spero in primo luogo nella bontà del Signore che mi risparmi dolori atroci o che mi dia la forza di sopportarle e in secondo luogo nei progressi delle cure palliative (che comunque già adesso ottengono buoni risultati).

    4 Marzo, 2017 - 16:57
  92. Victoria Boe

    “Lasci stare le sue tiritere sulla Chiesa Cattolica, che rivelano un’ alquanto scarsa conoscenza.”

    Mi dispiace per lei, le mie non sono “tiritere”, anche se le fanno venire il mal di pancia, come è chiaro.
    Quanto alla “alquanto scarsa conoscenza”, la attribuisca a sé stesso, perché la evidenzia a tutto tondo.
    Per quanto attiene al suicidio, ne ho già parlato e non ci ritornerò.

    4 Marzo, 2017 - 17:05
  93. Federico Benedetti

    Ringrazio Discepolo per averci ricordato le parole, chiarissime, del giuramento di Ippocrate. D’altra parte chi sceglie di studiare e intraprendere la professione medica certamente è spinto dal desiderio di curare, guarire e sostenere la vita, non di porre termine a tutto con la morte del paziente.
    Per non parlare di chi sceglie di essere ginecologo e ostetrico per far nascere i bambini: come ci si può stupire se ci sono tanti obiettori di coscienza che si rifiutano di farli abortire?

    4 Marzo, 2017 - 17:59
  94. Enrico Usvelli

    Victoria,

    ‘io non posso fare a meno di pronunciarmi per il suicidio assistito’

    Esatto, LEI può pronunciarsi per quello che vuole.
    La Chiesa Cattolica non ha ancora abrogato i 10 comandamenti per cui il ‘non uccidere’ è ancora valido.
    LuigiMortariFides ha scritto che se non ce la farà a sopportare il dolore spera che Dio lo comprenderà. Questa è la posizione corretta: se io non ce la faccio, pur sforzandomi, a seguire quello che mi chiede il Signore, chiedo perdono e mi affido alla sua misericordia, ma non pretendo di cambiare le sue leggi a mio comodo.

    ‘Non è detto, infatti, che la Chiesa abbia sempre ragione, e non è detto che un cattolico debba rinunciare alle sue capacità intellettive in nome di un’obbedienza aprioristica alla “mater”, che non poche volte, nella storia, non si è dimostrata tale, e alla “magistra”, che non sempre ha insegnato bene.’
    Infatti queste cose le dice lei, mica la Chiesa o io. Si procuri un Catechismo e legga cosa dice su Tradizione, Magistero, Deposito della Fede ecc.

    4 Marzo, 2017 - 19:51
  95. Clodine-Claudia Leo

    Anche io ringrazio discepolo, la ringrazio di cuore per il suo intervento, stesso per Enrico Usvelli del quale condivido pienamente il pensiero; rinnovo la mia stima e simpatia per fides e Federico…
    Un caro saluto e buona prima Domenica di Quaresima.

    Dio vi benedica tutti !

    4 Marzo, 2017 - 20:02
  96. Victoria Boe

    Enrico Usvelli, parliamoci chiaro.
    Intanto la invito a non estrapolare da un intero discorso una frase che fa al caso suo per contestare chi non la pensa come lei.
    Non è corretto un giochino di questo genere.
    Tutti quelli che lo fanno, strumentalizzano a proprio piacimento le altrui parole. Ripeto: non è corretto e–aggiungo–è da superficiali. È anche poco onesto, a dir la verità.
    Ho già detto–credevo di essere stata chiara– che essere cattolici non significa condividere sempre e a priori quel che dice la Chiesa-Istituzione.
    Lei ritiene che, al contrario, si debbano seguire pedissequamente i dettami della Chiesa, ed io non posso fare altro che rispettare il suo pensiero.
    Ma lei rispetti il pensiero degli altri, compreso il mio.
    Credo di conoscere il catechismo almeno quanto lei, forse anche di più, caro Usvelli, per cui non mi procurerò proprio niente.
    Dovrebbe, invece, leggerlo bene lei, il catechismo, per riscontrarvi le non poche incongruenze che vi si trovano, se lo si legge con attenzione.
    Così come molte incongruenze si trovano nella Sacre Scritture, per esempio.
    Dunque, non si metta anche lei a dare lezioni di cattolicità.
    Lezioni indigeste e controproducenti, per intenderci.
    Ci sono delle leggi scritte? Sì, ci sono; ma in materia religiosa la Vita supera le leggi scritte. In altre parole: Dio è al di sopra delle leggi.
    Il tribunale di Dio è ben diverso da quelli umani.
    Chi ancora non ha capito questo, può pure arrogarsi il diritto di pontificare. Ma sbagliando alla grande, peccando di presunzione.
    Di fronte ad una malattia grave-gravissima c’è il caso di chi la sopporta con rassegnazione, anzi con eroismo, ma c’è anche il caso di chi soccombe e non riesce più a sopportarla.
    Lei si è mai trovato in simili condizioni? Ha mai provato la disperazione più nera, quella che, appunto, porta al suicidio? Non credo. E allora non può, non deve, pontificare. Non deve farlo lei né alcun altro, nemmeno la Chiesa, se mi permette.
    La Chiesa non è Dio. No, non lo è.
    Mi sono spiegata?

    4 Marzo, 2017 - 22:02
  97. Lorenzo Cuffini

    NO, caro Enrico, quello che dice il fisiatra è radicalmente diverso e in certo senso opposto alle crudeli affermazioni di Claudia Floris Leo.
    Ma fa lo stesso.
    Della fattispecie, il caso specifico di dj Fabo, come di altri specifici casi, non parlo: qualsiasi cosa si dica nello specifico , è superflua, insensata e , in ultima analisi, fuori luogo.
    La posizione di Luigi padron di casa si conferma di gran lunga la piu’ saggia.

    4 Marzo, 2017 - 22:15
  98. Lorenzo Cuffini

    Il giuramento di Ippocrate, e MCV bene lo sa essendo medico e non la vispateresa che finge di essere, è molto bello, ma oggi come oggi vuol dire tutto e niente. In modo particolare quel ” per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recar danno e offesa.” che vuol dire? Che il mio destino sarà scelto dal medico di guardia del pronto che deciderà se intubarmi o meno, se tenermi in vita o meno, se attaccarmi a una macchina o meno? Potrò aver voce in capitolo in alcuna di queste scelte, o no, se mi ci verrò a trovare? Io dico assolutamente di sì. Massima fiducia per i medici, come per i tribunali, ma che sia un camicie bianco o una toga a decidere della mia vita francamente non mi garba punto. E non vedo che cappero c’entri con l’etica cristiana.

    4 Marzo, 2017 - 22:24
  99. Lorenzo Cuffini

    Tutto questo detto, siamo riusciti ancora una volta, come già per gli omosessuali, i divorziati risposati, e altre categorie di ” timbrati”, a portare sul banco degli imputati (!!!) persone che non hanno un bel nulla, ma proprio un bel nulla che nessuno di noi possa loro imputare.
    Discettando della soro sofferenza come se fossimo periti su un tavolo settorio.
    Ma periti de che? Tutti sappiamo cosa dice la Chiesa, il catechismo e il Magistero su questo punto.Ma sappiamo anche che la Chiesa è andata assai piu’ cauta, in questo caso, di un tempo, che la media dei feroci fustigatori che sono spuntati come funghi a dire ” questa è la posizione corretta, questa no”.Che la Chiesa che un tempo negava funerali in chiesa e terra sconsacrata aqueti poveri infelici, ora li accoglie quasi sempre come madre trepida e addolorata due volte.
    Provassimo a metterci per un attimo nei panni dolenti di queste persone, dei loro cari, di chi ha vissuto con loro, mentre noi eravamo impegnati a sentirci er mejo e gli unici a fare qualcosa ( magari, Enrico Usvelli, magari: dovremmo perdere il sonno e la vita finchè ci fosse un solo sofferente alla porta, anziché assolvere sempre noi e le balbettanti parrocchie nostre dalla nostra e loro inanità ripetitiva) magari le spareremmo meno grosse .

    4 Marzo, 2017 - 22:39
  100. Enrico Usvelli

    Lorenzo,
    mancanza di amore: immagino sia sottinteso per qualcuno o per qualcosa. E non è la stessa cosa di ‘avere qualcosa per cui vivere’? Come fa ad essere l’opposto?

    4 Marzo, 2017 - 23:50
  101. Lorenzo Cuffini

    Lo puo’ essere benissimo.
    Quando la sofferenza prende possesso di te completamente, interamente, lasciandoti solo sofferenza, e questo tutti i minuti e i secondi della tua vita, del tuo corpo e della tua mente, anche amare, e essere amati, puo’ diventare una parte indicibile di sofferenza. Ho visto storie di amore fortissime che non hanno evitato lo sbocco del togliersi la vita.Amore da entrambi i lati. Non passione e basta. Non trascinamento emotivo e basta. Amore che noi definiremmo oblativo, donato, radicale. Non è bastato, secondo queste categorie.
    Ora, come si dovrebbe sentire, in questi casi, chi resta ,a sentirsi spiegare sotto il naso che ci non ce l’ha fatta a reggere e se ne è andato l’ha fatto per non essere stato amato abbastanza o perché non amava abbastanza chi ha lasciato qui?
    Cosa che puo’ essere falsissima, e certamente, capricciosamente crudele.

    5 Marzo, 2017 - 0:07
  102. Victoria Boe

    Riporto, a proposito di suicidio, una illuminante risposta che un grande cattolico diede a me che lo interpellavo su questo tema e ad un padre, disperato per il suicidio della figlia:

    “Il dramma del suicidio non ha sempre cause evidenti. Mi pare che in tutti i casi si celi una disperazione di fondo, una mancanza di qualsiasi orizzonte che cancella ogni luce sul domani…La Chiesa grazie all’aiuto delle scienze ha capito che il gesto estremo del togliersi la vita non è da attribuire a un rifiuto della vita in se stessa, ma alla percezione che sia l’UNICA VIA DI FUGA DAL DOLORE. Sia esso visibile o nascosto nel cuore. Gesù conosce i segreti del cuore e non è venuto a giudicare il mondo, ma a salvarlo.”

    Queste parole, che rispecchiavano in pieno il mio pensiero, ebbe a dirle, qualche mese prima che morisse, il grande card. C.M. Martini e furono pubblicate nel suo ultimo libro, uscito postumo.
    Un cattolico di indubbio carisma e di grande sapienza, che gli derivavano dalla sua mente aperta, non appiattita sulle regole, e soprattutto dal GRANDE CUORE.
    Un cattolico che rifuggiva il pulpito e si calava in mezzo alla folla, la ascoltava e ne capiva le angosce.
    Qualcuno di questo blog dovrebbe imparare da lui.

    5 Marzo, 2017 - 0:32
  103. Clodine-Claudia Leo

    Avrei voluto non rispondere all’ennesima di Cuffini e alla sue continue invettive delle quali ne ho piene le tasche (per non dire dire qualcosaltro), faccio il fioretto, siamo in Quaresima!

    Signor Cuffini, se si fosse limitato semplicemente a leggere senza proiezioni “ortogonali” si sarebbe accorto che non accenno minimamente alla “mancanza ” d’amore”, questa cosa non l’ho proprio detta, che sono fondamentali certamente, ma non era quello che intendevo.

    In quel piccolo intervento del 4 marzo 2017 @ 14:56, scritto a margine di un racconto drammatico che penso dovesse meritare non solo silenzio, ma un bel po’ di rispetto, focalizzai con precisione alcuni elementi i quali già di per sè messi insieme sgombrano il campo da ogni possibile equivoco. Si spiegano perfettamente da soli. Intanto parlo di “ASSENZA” d’amore (non di mancanza d’amore) assenza d’amore intesa nella sua accezione più drammatica riferita a colui o colei che è “Altrove”, ” Lontano”, “distaccato”. Il soggetto nella fattispecie è la vittima ,che non percepisce più, per un meccanismo che non comprendiamo, afflato, empatia.
    Quando una persona arriva al suicidio vive uno stato interiore, spirituale, totalmente refrattario al mondo esterno. Anche gli affetti, che ha già mentalmente allontanato da sé malgrado si prodighino, non sortiscono alcun effetto sullo spirito di questi fratelli e sorelle amate. Le domande di senso, tutti i radicali “perchè” e per “chi” sono azzerate, vige la totale passività dell’esistenza. Incomunicabilità, solitudine, senso di fallimento, dolore fisico e spirituale, ansia . Tutto, nella sua permanente incombenza, nella sua invincibile forza e ineluttabilità spinge all’estremo irreversibile gesto…
    Questo il senso, che meritare tanto amaro veleno.

    5 Marzo, 2017 - 16:57
  104. Clodine-Claudia Leo

    Avrei voluto non rispondere all’ennesima di Cuffini e alla sue continue invettive delle quali ne ho piene le tasche (per non dire dire qualcosaltro), faccio il fioretto, siamo in Quaresima!

    Signor Cuffini, se si fosse limitato semplicemente a leggere senza proiezioni “ortogonali” si sarebbe accorto che non accenno minimamente alla “mancanza ” d’amore”, questa cosa non l’ho proprio detta, che sono fondamentali certamente, ma non era quello che intendevo.

    In quel piccolo intervento del 4 marzo 2017 @ 14:56, scritto a margine di un racconto drammatico che penso dovesse meritare non solo silenzio, ma un bel po’ di rispetto, focalizzai con precisione alcuni elementi i quali già di per sè messi insieme sgombrano il campo da ogni possibile equivoco. Si spiegano perfettamente da soli. Intanto parlo di “ASSENZA” d’amore (non di mancanza d’amore) assenza d’amore intesa nella sua accezione più drammatica riferita a colui o colei che è “Altrove”, ” Lontano”, “distaccato”. Il soggetto nella fattispecie è la vittima ,che non percepisce più, per un meccanismo che non comprendiamo, afflato, empatia.
    Quando una persona arriva al suicidio vive uno stato interiore, spirituale, totalmente refrattario al mondo esterno. Anche gli affetti, che ha già mentalmente allontanato da sé malgrado si prodighino, non sortiscono alcun effetto sullo spirito di questi fratelli e sorelle amate. Le domande di senso, tutti i radicali “perchè” e per “chi” sono azzerate, vige la totale passività dell’esistenza. Incomunicabilità, solitudine, senso di fallimento, dolore fisico e spirituale, ansia . Tutto, nella sua permanente incombenza, nella sua invincibile forza e ineluttabilità spinge all’estremo irreversibile gesto…
    Questo il senso: meritare tanto amaro veleno??
    .

    5 Marzo, 2017 - 16:58
  105. Clodine-Claudia Leo

    Ohh, spero Luigi ne tolga uno…due identici mi sembran troppi!

    5 Marzo, 2017 - 17:00
  106. Clodine-Claudia Leo

    chiedo scusa per gli errori ma digito da un dispositivo mobile piccolo e scomodo!
    Spero si sia capito il senso di ciò che intendevo.

    5 Marzo, 2017 - 17:09
  107. Clodine-Claudia Leo

    Clodine-Claudia Leo scrive,

    4 marzo 2017 @ 14:56

    l’uccisione di sé stessi è troppo innaturale, non può scaturire da una volontà libera ( eccetto per Platone e gli stoici, quando per malattia , fisica o mentale, ci si decide per la morte, non la volontà, ma la netta percezione di non avere altra via conduce al gesto, e qunque dove sta’ la scelta? ) L ‘assenza d’amore (non assenza della rete affettiva parentale) è la causa ( per assenza intendo il distacco della persona da ogni afflato,laddove il “donde” registra la sua insignificanza) : una gabbia (l’assenza d’amore) che imprigiona e stritola lo spirito e l’anima…chi si suicida è già morto dentro ( e se sei morto dentro non ami né te stesso, né gli altri, perché sei già altrove..)

    Per una maggiore comprensione…nel caso in cui…hai visto mai…

    5 Marzo, 2017 - 18:16
  108. Clodine-Claudia Leo

    solo la fede da un senso al non senso…

    5 Marzo, 2017 - 18:24
  109. Lorenzo Cuffini

    La passione per il tavolo settorio è indomabile, evidentemente.

    5 Marzo, 2017 - 19:34
  110. Clodine-Claudia Leo

    Lo vede che non c’era niente di crudele, niente di cattivo, niente di male ,se non nella mente di chi legge. La sua reazione inaspettata mi ha ferito tantissimo, ne ho sofferto. Per quella esperienza vissuta e narrata (mi sembra di averne parlato a suo tempo, qui, da Luigi ) finii in analisi perché non dormivo più. Capisco che non c’è feeling, , però , veramente, eviti quando possibile di attaccare senza motivo, io sono una persona Cuffini…una persona, se proprio non le dispiace, dunque, preferirei essere ignorata. Grazie e buona serata.

    5 Marzo, 2017 - 20:57
  111. Lorenzo Cuffini

    Vede, lo sono pure io, ma questo non ha importanza alcuna.
    Qui non si inscena uno psicodramma a due, tra me e lei.
    CI ricordiamo, sì, che siamo in piazza?
    Anzi : una strapiazza, dai numeri dei frequentatori impressionanti.
    Non è un epistolario privato tra due quaqquaraqqua quale io e lei siamo. Purtroppo per noi, e per tutti quanti, PARLIAMO IN PUBBLICO.
    Non ad un diario riservato.
    Quindi ogni parola pronunciata PUO’ COLPIRE, FERIRE persone, come me e lei, perfettamente sconosciute, su cui noi riversiamo ogni genere di parere, giudizio inappellabile, spiegazione e quant’altro sia.
    Con l’aggravante che molti di questi che passano, leggono e non intervengono manco di striscio, non esternano nemmeno il loro eventuale dolore.
    Siamo in luogo pubblico, non siamo a casa nostra, abbiamo una ribalta che NON ci meritiamo.
    Ogni altra nostra esigenza, paturnia e coloritura personale non ha nessunissima importanza.

    5 Marzo, 2017 - 22:00
  112. Clodine-Claudia Leo

    Appunto, ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Dietro la mia firma c’è la mia faccia e mi assumerò le mie, lei le sue e così ciascuno dirà ciò che riterrà opportuno nel bene e nel male. Chi interviene si firma, e conosce le regole.
    Il riferimento è il gestore del blog Luigi Accattoli, non Lorenzo Cuffini.Pertanto lei stia al suo posto, e non si permettera di chiedere o domandare spiegazioni tale che gli altri si debbano giustificarea lei, Cuffini , ciò che pensano e scrivono riguardo questo o quello. Se siamo in una piazza, come lei afferma,cammini per la sua strada senza importunare il prossimo altrimenti non si lamenti, poi, se qulcuno gli rifila un calcio dove non batte il sole.
    Il padrone lo faccia in casa sua l’inquisitore nella sua parrocchia -se glielo consentono- e vedrà che ogni cosa andrà al suo posto.
    Di giudice c’è né uno solo, che peserà ciascuno per quello che è e non per quello che appare. Spero di essere stata chiara.

    6 Marzo, 2017 - 8:56
  113. Lorenzo Cuffini

    “non si permetterà di chiedere o domandare spiegazioni”
    ” cammini per la sua strada senza importunare il prossimo ”

    🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂

    Vedo che è in vena di babbiare, come scriverebbe Camilleri.

    Io non sono Camilleri, quindi mi limito a dirle: ma non se ne parla proprio.

    6 Marzo, 2017 - 13:12
  114. Lorenzo Cuffini

    Ci mancherebbe pure che il fatto di parlare in pubblico ( che già è un privilegio immeritato e gratuito, visto che non siamo in casa-leggi blog o sito – nostra) comportasse una sorta di “garanzia di non intervento ” e di diritto ” all’assenza di contraddittorio”.
    Guardi che chiedere o domandare spiegazioni è il minimo sindacale, e il fatto che lei bolli questo elementare aspetto con espressioni tipo ” il padrone lo faccia a casa sua, l’inquisitore nella sua parrocchia”, parla da solo. Se poi aggiungiamo l’altra perla “altrimenti non si lamenti, poi, se qualcuno gli rifila un calcio dove non batte il sole.”, direi che il quadretto che vien fuori è perfetto.
    Proprio perché io non sono il padrone di un fico , qui dentro ( e anche fuori), e non inquisisco un bel tubo, le faccio presente che non lo è nemmeno lei. Quindi come me, e come tutti gli altri, se qualcuno mi e le domanda ragione di quel che scrive i casi sono due: o si risponde ( ma bisognerebbe essere in grado di farlo) o si tace ( per svariati motivi che vanno dal doler di calli alla filosofia esistenziale, ma è roba che interessa a zero gente). Se lei preferisce la terza strada di tirar calci come un mulo recalcitrante, padronissima,
    De gustibus.

    6 Marzo, 2017 - 13:29
  115. Clodine-Claudia Leo

    Con la differenza che io non la importuno mentre lei ogni due per tre mi rompe i cosiddetti zebedei. Se il mio minimo sindacale è che lei si faccia una bella porzione di affaracci suoi su quanto dico e scrivo, considerando che a nessuno qui interessa il suo parere, la pianti e porti rispetto, maleducato rompicoglioni!..

    6 Marzo, 2017 - 13:41
  116. LuigiMortari Fides

    Camilleri direbbe piuttosto che lei ha rotto i i cabasisi!

    6 Marzo, 2017 - 13:52
  117. Lorenzo Cuffini

    Buona citazione, Fides.

    6 Marzo, 2017 - 20:08
  118. Lorenzo Cuffini

    Il ” maleducato rompicoglioni” è eloquente e dimostrativo di un modo di pensare ( si fa per dire).
    In questo senso, vale da solo piu’ di tutto il resto degli interventi affastellati sul tema dall’autrice, e me ne rallegro vivamente.

    7 Marzo, 2017 - 16:41

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