Incontro annuale degli operatori di Paoline Multimedia
Figlie di San Paolo – Via San Giovanni Eudes 25 – Roma
Sabato 24 marzo 2018
Divido la conversazione in due punti.
- Che intenda dirci il Papa con la consegna a farci “discepoli missionari”.
- Come il cristiano comune possa esercitarsi a esserlo nella sua giornata.
Prima parte: che vuol dire la chiamata a essere discepoli missionari
Il concetto di “discepolo missionario” proposto dal Papa ne “La Goia del Vangelo” viene dal documento di Aparecida.
“Ogni discepolo è missionario, perché Gesù lo rende partecipe della sua missione e allo stesso tempo lo unisce a se stesso come amico e come fratello” (Aparecida 144).
La Gioia del Vangelo cita sette volte Aparecida e dieci volte “Evangelii Nuntiandi” (1975), che ha un capitolo, il sesto, intitolato “Gli operai dell’evangelizzazione”, dove – rinviando al paragrafo 35 del documento del Vaticano II “Ad Gentes” – tratta della “Chiesa tutta intera missionaria” e dice del ruolo di evangelizzatori che spetta ai laici.
“Tutti siamo discepoli missionari” è il titolo di un capitoletto de “La Gioia del Vangelo” che occupa i paragrafi 119-121. Richiamo i passaggi centrali.
- In tutti i battezzati, dal primo all’ultimo, opera la forza santificatrice dello Spirito che spinge ad evangelizzare […]. Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della fede – il sensus fidei – che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio. La presenza dello Spirito concede ai cristiani una certa connaturalità con le realtà divine e una saggezza che permette loro di coglierle intuitivamente, benché non dispongano degli strumenti adeguati per esprimerle con precisione.
Quest’affermazione del Papa io l’intendo così: nessuno ha il diritto di dire “non sono all’altezza per evangelizzare”.
- In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19) […]. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione, dal momento che, se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari” […].
Qui trovo la riposta all’obiezione: non ho tempo per farlo e per prepararmi a farlo.
- Certamente tutti noi siamo chiamati a crescere come evangelizzatori. Al tempo stesso ci adoperiamo per una migliore formazione, un approfondimento del nostro amore e una più chiara testimonianza del Vangelo […]; questo però non significa che dobbiamo rinunciare alla missione evangelizzatrice, ma piuttosto dobbiamo trovare il modo di comunicare Gesù che corrisponda alla situazione in cui ci troviamo […]. Il tuo cuore sa che la vita non è la stessa senza di Lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli altri. La nostra imperfezione non dev’essere una scusa; al contrario, la missione è uno stimolo costante per non adagiarsi nella mediocrità e per continuare a crescere […].
In queste parole è la risposta allo spavento di chi dice: io sono peccatore e non sono degno di farmi apostolo.
In altri due luoghi dell’esortazione “La Gioia del Vangelo” Francesco usa l’espressione “discepoli missionari”. Sono di buona efficacia comunicativa e preludono bene alla seconda parte di questa mia riflessione, dove un povero “discepolo missionario” parla ad altri poveri “discepoli missionari”. Ma tutti desiderosi di fare bene e di dire bene.
La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano: “La Gioia del Vangelo” 24.
I discepoli missionari accompagnano i discepoli missionari: “La Gioia del Vangelo” 173.
Seconda parte: come addestrarci a essere discepoli missionari nella giornata
- Prima del risveglio. Trovo utile un momento di preghiera e programma della giornata che verrà. Un esame di coscienza previo. Torna quel figlio dall’estero. Devo incontrare tale persona. Partecipare a una riunione. Preghiera che prepara il terreno. Invoca lo Spirito in vista degli impegni del giorno. In appendice metto la traccia dell’invocazione che seguo in questo momento e che ho abbozzato parafrasando il “Vieni Santo Spirito”.
- Dopo il risveglio. Studiare il modo di restare davanti al mistero di Dio o di tornare a esso in vari momenti della giornata. Magari richiamando l’esame mattutino nei suoi punti nodali. “Ecco ora sto andando all’aeroporto a prendere quel figlio che torna e debbo cercare la parola da dirgli”.
- Avere lo scrupolo di realizzare almeno un momento di “preghiera pregata” ogni giorno: cioè di preghiera espressa in parole, evitando d’accontentarci del facile alibi che tutta la vita può essere preghiera. Io ho elaborato per me il criterio dei cinque figli, ché tanti ne ho: mi impegno a pregare a nome di tutti e cinque ogni giorno. Magari anche solo un “Padre nostro”. Cinque sono le principali “preghiere delle ore” e il cristiano comune che vive nel mondo deve inventare qualcosa di simile per una reale vita di preghiera indispensabile ad attivare la sua condizione di discepolo missionario.
- Da soli e con la famiglia. Uno dovrà cercare d’essere discepolo missionario verso se stesso, innanzitutto, per evitare che la sua giornata torni pagana a ogni ora che volge. E poi con la famiglia. Non con insistenze predicatorie, ma con sorgiva comunicazione della propria gratitudine al Signore e della felicità che ci viene dall’averlo incontrato.
- Con la famiglia e con gli ospiti. Cercare di avere sempre ospiti, il più possibile. E ci faremo comunicatori di quella gratitudine e di quella felicità – di cui al punto precedente – con chi viene in casa nostra. I primi cristiani crebbero nello scambio dell’ospitalità tra famiglie, che era alla base dell’umile ed efficacissima rete di Chiese domestiche che troviamo descritta negli “Atti degli Apostoli” e nelle lettere di Paolo.
- Fuori di casa. Nel fare un regalo: dovremmo sviluppare un’arte del regalo incentrata sulla Bibbia, per esempio su edizioni appropriate di essa da scegliere per ogni destinatario. Lavorando in una libreria che è anche un centro multimediale potete sviluppare in molte direzioni una pedagogia mirata alla diffusione di quell’arte. Nel motivare una decisione: facciamo quella vacanza, o quella spesa, anche per questo motivo cristiano. Nell’allacciare relazioni: spesso sperimentiamo che c’è incomunicabilità, o comunque mancanza di comunicazione tra discepoli. I discepoli missionari invece comunicano.
- Nel lavoro: è il campo più fruttuoso, quello dove dovremmo seminare di più. Anche solo, o innanzitutto, portando la riflessione e la ricerca di letture e sussidi culturali verso ciò che davvero conta. Poniamo che un cliente della vostra libreria multimediale ami polemizzare, per esempio su Papa Francesco, dicendo “questo Papa non parla mai di Gesù, è fissato con gli immigrati e con l’ecologia”; voi potreste segnalargli alcuni volumi che raccolgono le sue omelie e altra produzione biblica e cristologica.
- In ospedale – al pronto soccorso – visitando chi è nella prova – chi piange un morto. Il discepolo missionario se gli è concesso dalle circostanze dà ragione della sua scommessa sulla promessa di Cristo. Si tiene pronto a darla. Senza invadenza. Secondo la possibilità di parola e di accoglienza. Chiedendo allo Spirito di mandargli le parole utili a quella testimonianza.
Appendice. Invocazione breve allo Spirito Santo
(mia proposta – da svolgere ogni mattina – o comunque almeno una volta nella giornata)
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.
Vieni Santo Spirito manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Aiutaci ad avere in noi le parole e i sentimenti di Gesù,
guidaci a vivere secondo la sua volontà.
Vieni Consolatore degli umili, vieni Padre dei poveri:
insegnaci a riconoscerti in ciascuno dei tuoi figli
a partire dai più tribolati
e da quanti non ti conoscono. Amen