Intervento di Luigi Accattoli alla tavola rotonda
“Le fonti di chi fa informazione religiosa” del 3 marzo 2017
nell’ambito del VII corso di specializzazione in informazione religiosa
presso la Università della Santa Croce
A quattro anni dall’elezione di Francesco la Santa Sede è tutto un cantiere con sopra la scritta “Lavori in corso”. “Devo anche pensare a una conversione del Papato” è il sottotitolo di quella scritta (Evangelii Gaudium 32). Non si vede ancora la piramide rovesciata di cui viene parlando il Papa delle periferie, pare anzi che l’esercizio dell’autorità petrina sia più forte che mai, ma la sensazione è di trovarsi nel vortice di un cambiamento epocale.
In questo tempo di mezzo la maggior fatica per il corrispondente dal Vaticano è quella di discernere tra segni di novità e di continuità nella predicazione e nelle decisioni del Papa. Fatica raddoppiata dal conflitto interpretativo che accompagna ogni giornata di questo Pontificato.
Il Papa argentino sta infatti per festeggiare l’ingresso nel quinto anno registrando un massimo di efficacia della propria iniziativa e un massimo di contestazione: e i due massimi sono in relazione tra loro. Non sarebbe tanto criticato, anche all’interno della Chiesa, se la sua predicazione e le sue riforme non fossero incisive.
Tutti i Papi sono contestati, da dentro e da fuori, da destra e da sinistra. È lo scotto che la Chiesa cattolica paga con la sua pretesa – unica sul pianeta – di affidare a una sola persona il governo di una realtà mondiale che raccoglie oltre un miliardo di battezzati. Ma se tutti i Papi sono contestati, i Papi riformatori sono contestati due volte: è un convincimento antico nelle Chiese che non si debba mai cambiare nulla e chi propone cambiamenti viene posto comunque sotto accusa.
Infine Papa Bergoglio è contestato tre volte a motivo della sua parresia. Tutti i Papi recenti cercavano di attenuare con il proprio linguaggio il risentimento di quanti non erano d’accordo. Seppure dovevano contraddirli, provavano a farlo con buone parole. Papa Francesco non si preoccupa di tenere buoni gli oppositori e – qui è la più sorprendente delle sue novità – persino polemizza con loro, dicendo per esempio che quanti vogliono «tornare indietro» rispetto al Concilio Vaticano II sono «stolti» e «testardi». Si tratta di un atteggiamento spregiudicato che è forse attribuibile alla «libertà di spirito» dei gesuiti, che è famosa; e che agita oppositori e sostenitori oltre l’oggettiva valenza delle singole vicende.
L’informatore è distratto dal rumore di fondo generato dal conflitto tra esaltazione e contestazione che accompagna la narrazione d’ogni giornata papale e che è più forte rispetto a quanto abbiamo conosciuto con tutti i Papi dell’ultimo secolo.
Esempi di drammatizzazioni ingenue degli antagonisti: la rinuncia di Benedetto non fu libera e dunque non è valida, Francesco non è stato eletto nel rispetto delle norme canoniche, non è adeguato al compito al quale è stato chiamato, sta portando alla rovina la Chiesa Cattolica.
Esempi di esaltazioni ingenue dei sostenitori: Papa Bergoglio ha liberato la Chiesa dalla sindrome della sconfitta storica, ha riportato i fedeli al confessionale, ha già ottenuto una ripresa delle vocazioni, se non fosse ostacolato dalla Curia e dagli episcopati potrebbe fare molto di più.
Indico tre vie di discernimento delle fonti mediatiche e confidenziali; tre vie che possono aiutare il corrispondente dal Vaticano a ridurre quel rumore di fondo e ottenere una buona presa sugli eventi realmente significativi del Pontificato e sul dibattito che l’accompagna.
Queste le tre vie:
- escludere dalla propria indagine attiva i rappresentanti delle due tendenze ingenue, quella che drammatizza e quella che esalta, a partire da quanti operano a titolo personale: e quasi tutti appartengono a questa tipologia;
- interrogare i testimoni davvero rappresentativi della comunità ecclesiale, sia sul piano curiale ed episcopale, sia su quello popolare, dalle realtà associative a quelle parrocchiali, senza trascurare – qui – nessuna tendenza;
- contemperare le testimonianze degli uni con quelle degli altri.