Condivido l’appello di Franco Monaco, deputato pd, a Renzi e Grasso pubblicato su “Huffington Post” il 9 dicembre, che chiede ai due di tentare un’alleanza elettorale: come si uniscono le destre, così facciano le sinistre. Nel primo commento qualche riga della lettera di Monaco, che saluto nel buon ricordo degli incontri a Legnano: io lassù per conferenze e lui che lì vive e sverna.
Aggiornamento al 16 dicembre. Ho aderito alla richiesta Monaco. Chi volesse farlo vada a questo sito: https://www.change.org/p/a-renzi-e-grasso-il-miracolo-dell-unit%C3%A0-%C3%A8-ancora-possibile
Centrosinistra largo. Franco Monaco chiede a “tutti” uno “scatto di responsabilità e di unità” che faccia prevalere le “ragioni dell’unità” nonostante le “recenti rotture”. “Sarebbe un atto di umiltà e di coraggio apprezzatissimo dal popolo democratico di centrosinistra”. Monaco invita a guardare al centrodestra che “alle elezioni si presenta unito” e a tener conto del fatto che “un centrosinistra largo governa in migliaia di amministrazioni locali”. “Se lo si volesse, il tempo ancora c’è. Non è necessario pensare a una impossibile unificazione di soggetti politici distinti. Si tratterebbe di convergere, più modestamente, su un programma di governo imperniato su pochi ma qualificati punti. Con due bussole: l’Europa e la lotta alle disuguaglianze, che è la priorità delle priorità. E di scegliere insieme una figura di garante/federatore (Prodi? Gentiloni?) di comune accordo o attraverso primarie di coalizione, magari con una leale competizione tra voi”.
Da elettore del Pd sottoscrivo la lettera di Monaco. Le differenze tra Grasso e Renzi sono minori che tra Berlusconi e Salvini. Maggiori sono però tra loro i personalismi e le rigidità. Se non proveranno davvero ad allearsi sarà giusto che vengano battuti sia dai grillini saltanti sia dalle destre che tengono a bada risentimenti e chiodi fissi.
E per un pugno di voti inpiu’,guadagnati sulla pelle dei malati terminali, oggi il.governo del PD guidato da Gentiloni fa approvare una legge sui DAT abborracciata e criticata da ordine dei medici e bioeticisti.
Per un pugno di voti in piu’…Che disgusto,un partito simie vome puo’essere votato da un cristiano?
Renzi ha fatto terra bruciata con tutti: compagni di partito, alleati e oppositori dialoganti. La sua arroganza ha prodotto anche questo risultato. Come biasimare chi si è sentito “asfaltato” e “rottamato” o insultato in mille modi diversi?
Detto questo, sarebbe opportuno chiedersi come fa un cattolico a votare un partito che in questa legislatura è riuscito (e rivendica con un certo orgoglio laicista) ad attaccare come mai prima quelli che restano, al di là dei pontefici regnanti, i valori non negoziabili (o semplicemente cattolici) e la dottrina sociale della Chiesa: divorzio breve, matrimonio (di fatto) tra omosessuali (e comprese le adozioni per intervento dei magistrati) e, dulcis in fundo, l’eutanasia.
Vorrei poter esprimere tutto l’orrore che provo, da cattolico, di fronte a questi trionfali risultati politici, ma mi limito a dire che, sic stantibus rebus, è che è MOLTO PROBLEMATICO il voto al PD per un cattolico che voglia essere minimamente coerente.
Mi piacerebbe che l’onestà intellettuale di tanti simpatizzanti per il PD portasse a riconoscere questa problematicità PER L’ELETTORATO CATTOLICO (non discuto naturalmente sul voto comprensibilmente entusiasta dei non credenti).
La Legge sul Biotestamento e fine vita e’ stata approvata a voto segreto (I vigliacconi non ci hanno neppure messo la faccia) Bocciato l’emendamento Quagliarello che chuedeva almeno di.non aver il diritto di sospendere alimenrazione ed idratazione. Un a Emma Bonino trionfante.La maggior parte dei medici che si mettono.le mani nei capelli.
I cattolici in politica non esistono.piu’volatilizzati.
Volatilizzata e muta la CEI anzi forse complice.
Un governo a fine legislatura, non eletto dagli elettori, governo su cui I sondaggi danno un gradimento.popolare al di sotto del 30 percento, non eletto m a cooptato dall’alto, c on voto segreto decide sul fine -vita dei cittadini italuani.
E’democrazia? E oggi i cattolici in politica chi sarebbero?
Vabbe che Bergoglio stima la Bonino, magari e’s’accordo anche.lui su questi ignobili DAT.
Maria Cristina,
il voto segreto poteva favorire un voto negativo da parte dei PD che non condividevano. Neanche di nascosto, sembrerebbe, hanno votato contro. Comunque, hai visto i numeri? Un trionfo per i radicali, mica un pugno di voti. E questo nonostante nelle audizioni i medici e gli esperti avessero segnalato come la proposta di legge fosse da modificare. Concordo con Gian Luigi Gigli (e col card. Bassetti) che bisognerebbe ricomporre la frattura creatasi in politica tra cattolici del sociale e cattolici della morale (altrimenti la prenderemo nei denti su tutto).
Come fa Monaco a proporre un’alleanza con un politico dello spessore di Grasso che nonostante sia diventato un capopartito non si è dimesso dalla sua carica?
Il PD, o i suoi predecessori a partire dal PCI, hanno sempre perso quando hanno puntato a sinistra. Col voto di oggi, che ha preso a pesci in faccia i cattolici, hanno perso le prossime elezioni.
BIOTESTAMENTO: I MEDICI CATTOLICI DI MILANO SALUTANO CON FAVORE LA LEGGE APPROVATA OGGI: mi arriva questo comunicato che riporto per intero. E’ esattamente la mia posizione in materia.
14 dicembre 2017 – I Medici Cattolici di Milano salutano con favore la norma sul biotestamento approvata oggi dal Parlamento. La mediazione trovata a livello parlamentare risponde in più parti al documento promosso da A.M.C.I. Milano sul tema disposizioni anticipate pubblicato nel 2009 anche sul tema alimentazione\idratazione.
“La legge, frutto di un onorevole compromesso, rispetta i dettami della Costituzione e la carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (diritto alla vita e alla salute). Rispetta l’autonomia decisionale del malato e al contempo l’autonomia professionale e responsabilità del medico. Valorizza la relazione di cura nella forte alleanza terapeutica medico-paziente e familiari, attraverso decisioni partecipate nella pianificazione delle cure. Garantisce la libertà del malato nella sua fragilità per non sentirsi abbandonato, né oggetto di un’applicazione rigida e impersonale di schemi terapeutici inadeguati o sproporzionati. Dice un no chiaro all’eutanasia e va ben oltre l’accanimento terapeutico. L’obiezione del medico non si pone perché il medico può disattendere le DAT quando sono palesemente incongrue” – dichiarazione del dott. Alberto Cozzi, Presidente Associazione Medici Cattolici italiani – Sezione di Milano.
Il documento del 2009 può essere letto qui: http://www.aggiornamentisociali.it/LYT.aspx?Code=AGSO&IDLYT=769&ST=SQL&SQL=ID_Documento=2994
L’USO PROPORZIONATO DEI MEZZI TERAPEUTICI
È molto importante oggi proteggere, nel momento della morte, la dignità della persona umana e la concezione cristiana della vita contro un tecnicismo che rischia di divenire abusivo. Di fatto, alcuni parlano di “diritto alla morte”, espressione che non designa il diritto di procurarsi o farsi procurare la morte come si vuole, ma il diritto di morire in tutta serenità, con dignità umana e cristiana. Da questo punto di vista, l’uso dei mezzi terapeutici talvolta può sollevare dei problemi.
In molti casi la complessità delle situazioni può essere tale da far sorgere dei dubbi sul modo di applicare i principii della morale. Prendere delle decisioni spetterà in ultima analisi alla coscienza del malato o delle persone qualificate per parlare a nome suo, oppure anche dei medici, alla luce degli obblighi morali e dei diversi aspetti del caso.
Ciascuno ha il dovere di curarsi e di farsi curare. Coloro che hanno in cura gli ammalati devono prestare la loro opera con ogni diligenza e somministrare quei rimedi che riterranno necessari o utili.
Si dovrà però, in tutte le circostanze, ricorrere ad ogni rimedio possibile? Finora i moralisti rispondevano che non si è mai obbligati all’uso dei mezzi “straordinari”. Oggi però tale risposta, sempre valida in linea di principio, può forse sembrare meno chiara, sia per l’imprecisione del termine che per i rapidi progressi della terapia. Perciò alcuni preferiscono parlare di mezzi “proporzionati” e “sproporzionati”. In ogni caso, si potranno valutare bene i mezzi mettendo a confronto il tipo di terapia, il grado di difficoltà e di rischio che comporta, le spese necessarie e le possibilità di applicazione, con il risultato che ci si può aspettare, tenuto conto delle condizioni dell’ammalato e delle sue forze fisiche e morali.
Per facilitare l’applicazione di questi principii generali si possono aggiungere le seguenti precisazioni:
– In mancanza di altri rimedi, è lecito ricorrere, con il consenso dell’ammalato, ai mezzi messi a disposizione dalla medicina più avanzata, anche se sono ancora allo stadio sperimentale e non sono esenti da qualche rischio. Accettandoli, l’ammalato potrà anche dare esempio di generosità per il bene dell’umanità.
– È anche lecito interrompere l’applicazione di tali mezzi, quando i risultati deludono le speranze riposte in essi. Ma nel prendere una decisione del genere, si dovrà tener conto del giusto desiderio dell’ammalato e dei suoi familiari, nonché del parere di medici veramente competenti; costoro potranno senza dubbio giudicare meglio di ogni altro se l’investimento di strumenti e di personale è sproporzionato ai risultati prevedibili e se le tecniche messe in opera impongono al paziente sofferenze e disagi maggiori dei benefici che se ne possono trarre.
– È sempre lecito accontentarsi dei mezzi normali che la medicina può offrire. Non si può, quindi, imporre a nessuno l’obbligo di ricorrere ad un tipo di cura che, per quanto già in uso, tuttavia non è ancora esente da pericoli o è troppo oneroso. Il suo rifiuto non equivale al suicidio: significa piuttosto o semplice accettazione della condizione umana, o desiderio di evitare la messa in opera di un dispositivo medico sproporzionato ai risultati che si potrebbero sperare, oppure volontà di non imporre oneri troppo gravi alla famiglia o alla collettività.
– Nell’imminenza di una morte inevitabile nonostante i mezzi usati, è lecito in coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita, senza tuttavia interrompere le cure normali dovute all’ammalato in simili casi. Perciò il medico non ha motivo di angustiarsi, quasi che non avesse prestato assistenza ad una persona in pericolo.
CONCLUSIONE
Le norme contenute nella presente Dichiarazione sono ispirate dal profondo desiderio di servire l’uomo secondo il disegno del Creatore. Se da una parte la vita è un dono di Dio, dall’altra la morte è ineluttabile; è necessario, quindi, che noi, senza prevenire in alcun modo l’ora della morte, sappiamo accettarla con piena coscienza della nostra responsabilità e con tutta dignità. È vero, infatti, che la morte pone fine alla nostra esistenza terrena, ma allo stesso tempo apre la via alla vita immortale. Perciò tutti gli uomini devono prepararsi a questo evento alla luce dei valori umani, e i cristiani ancor più alla luce della loro fede.
Coloro che si dedicano alla cura della salute pubblica non tralascino niente per mettere al servizio degli ammalati e dei moribondi tutta la loro competenza; ma si ricordino anche di prestare loro il conforto ancor più necessario di una bontà immensa e di una carità ardente. Un tale servizio prestato agli uomini è anche un servizio prestato al Signore stesso, il quale ha detto: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
Roma, dalla sede della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, il 5 maggio 1980.
(non servono commenti! giuseppe zanotto)
“L’OBIEZIONE DI COSCIENZA NON C’È
In tutto questo il ruolo del medico è particolarmente sollecitato e va segnalata nel testo l’assenza di una vera “obiezione di coscienza”: nei resoconti giornalistici al testo di legge si parla di “obiezione di
coscienza” ma in realtà ciò che prevede il testo è qualcosa di molto diverso, e numerose infatti sono state le critiche su questo punto. Il sanitario è tenuto, secondo la norma approvata, a “rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il
trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo” e “in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale”. Quindi, poiché – come già detto – la norma considera idratazione e nutrizione artificiali sempre e comunque
come trattamenti sanitari ai quali è possibile rinunciare, il medico è chiamato ad agire attivamente e a sospenderli anche nei casi in cui essi non siano configurabili come accanimento terapeutico. In pratica, è questo un punto davvero delicato, il medico è obbligato a sospendere il trattamento e dunque a portare a morte il paziente, se questa è la scelta di quest’ultimo (o del tutore o fiduciario): e infatti la norma specifica che il medico, facendo questo, è “esente da ogni responsabilità civile o penale”, e il riferimento implicito sul lato penalistico è a quegli articoli del Codice penale che puniscono l’omicidio del consenziente e l’aiuto al suicidio.
La legge dunque – almeno nella sua interpretazione letterale – prevede che il medico non solo potrà, ma anche dovrà (cioè sarà obbligato a compiere l’atto della sospensione della idratazione e nutrizione che porteranno come conseguenza certa alla morte del paziente. Ed egli non potrà rifiutarsi, giacchè la norma non prevede un’esplicita possibilità di obiezione di coscienza.
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/biotestamento-cosa-prevede-la-nuova-legge
Dalla nuova legge se il paziebnte o chi per lui esige che siano sospese l’alimentazione e l’idratazione anche se questo comporta la morte, il medica sarà OBBLIGATO a fare la volontà del paziente anche se non fosse d’accordo. .
Insomma il ruolo del medico diventa quello del boia.
Se l?associazione medici cattolici di milano è “contenta” di questa legge credo che dovrebbero togliere “cattolici” dalla loro sigla.
http://www.lanuovabq.it/it/14-12-2017-litalia-sancisce-il-diritto-di-farsi-uccidere
“Il Testo unico non indica nessuna condizione particolare né nessuna motivazione specifica, perciò tutte le circostanze e tutte le motivazioni addotte sono valide per chiedere di morire. In merito alle condizioni, non solo i pazienti terminali, ma anche quelli che possono guarire, i disabili, i sani – compresi le persone anziane – possono accedere all’eutanasia di Stato. Chiunque in qualsiasi condizione. L’eutanasia incondizionata esige anche che il consenso valido per morire non sia solo quello attuale, ma anche quello contenuto nelle Dat. Efficace perciò anche il consenso datato, inattuale che potrebbe contrastare con la volontà del paziente incapace di esprimersi. Relativamente alle motivazioni, ogni ragione è buona per morire e non c’è nemmeno l’obbligo di esporla al medico, né di verificarla, né tanto meno di indicarla nella cartella clinica. Perciò si può chiedere di morire non solo perché si soffre terribilmente, ma anche perché si è depressi, infelici per una delusione amorosa o perché un affare è andato male, stanchi semplicemente di vivere perché anziani, etc. Basterà, all’atto pratico, sedare la persona e farla morire di sete e di fame.
La legge italiana sull’eutanasia diventa così la norma più permissiva che esista a livello mondiale perché almeno in Belgio, Olanda e Canada, i paesi forse più liberal su questo tema, qualche paletto lo avevano pur messo in merito all’accesso alla “dolce morte”.”
In buona sostanza la ratio della nuova disciplina normativa è composta dai seguenti punti. Primo: si introduce un vero e proprio diritto a morire, declinato come diritto di togliersi la vita lasciandosi morire e diritto di farsi uccidere. Secondo: si introduce un diritto ad uccidere sia in capo a genitori e altri rappresentati legali sia in capo al medico, dato che tale potere di uccidere viene legittimato da una norma giuridica. Terzo: si introduce il dovere di uccidere in capo al medico dietro richiesta del diretto interessato anche quando non è più vigile, ma che ha redatto le Dat al fine di voler morire, e dei genitori, tutori etc.
Prendo atto che l’onestà intellettuale che avevo invocato nel mio intervento delle 14.00 NON è tra le doti dei tanti simpatizzanti del PD e della sinistra che frequentano questo blog.
Non nascondo la mia delusione.
Mi auguro che questa ennesima dimostrazione di furore laicista e radicale da parte del PD sia pesantemente punita dall’elettorato cattolico italiano (o perlomeno da chi coerentemente vuole rimanere fedele alla dottrina sociale della Chiesa) in occasione di tutte le future scadenze elettorali. Mi auguro che ci siano voci “libere e forti” che possano ricordare queste prodezze anche ai più distratti (e non ultimi magari anche Avvenire e la CEI) e magari incoraggiare coloro che, controcorrente, hanno votato a favore della famiglia e della vita (e quindi, lo ribadisco, contro divorzio breve, unioni civili e biotestamento).
La posizione dei medici cattolici di Milano mi pare perfettamente condivisibile.
Bisognerebbe chiedere ai s-giornalisti della NBQ con quale faccia parlano di eutanasia, e di stato, per giunta.
Penoso.
Concordo lorenzo
Cristina vicquery
I medici della Facolta’ di Medicina della Cattolica e del Gemelli hanno rilasciato una dichiarazione negativa sul la legge sui DAT : si deve fare obiezione.
E padre Bebber capo degli ospedali cattolici ha detto: nei nostri ospedali non lasceremo morire ci protegge il concordato.
Lo trovate su Avvenire.
La posizione dei medici cattolici di Milano si differenzia alquanto da quella della stessa associazione nazionale
“E’ chiaro che valuteremo caso per caso le volontà espresse dal paziente, ma prevedo un forte margine nel ricorso all’obiezione di coscienza da parte dei medici cattolici”. Lo afferma all’ANSA il vicepresidente dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci) Giuseppe Battimelli, esprimendo “rammarico e contrarietà” per la approvazione della legge sul Biotestamento…”
Io personalmente avrei preferito a questa legge una legge meno vincolante e che prevedesse in modo esplicito la obiezione di coscienza (si dice genericamente che il medico non ha obblighi professionali). Avrei insistito di più sulla alleanza terapeutica paziente-medico-famiglia.
Mi rifiutero’ di applicare personalmente decisioni che in scienza e coscienza giudicassi sbagliate.
Certo che se tutti i medici si potessero trincerare dietro le loro credenze religiose per non fare il proprio dovere… Meglio un altro mestiere. Ne guadagnerebbero anche i loro pazienti.
Il problema è proprio quello: fare il proprio dovere di medico.
Nessuno vuole trincerarsi dietro a nulla. Cercare una alleanza terapeutica parlando, dialogando, discutendo fino ad ora non mi ha provocato problemi. E ne guadagnano anche i pazienti.
Leopodo Cali’secondo te il dovere di un medico e’quello di dare l’eutanasia?O di far abortire?
Ti ricordo cge queste due azioni sono proibite al nedico sal giuramento di Ippocrate, ben prima del cristianesimo.
Siamo medici npn dispensatori di morte a richiesta ne’semplici lacche’dello Stato.
Andrea Salvi ha ragione, il dovere del medico è curare, non sottostare alle imposizioni del Beppe Englaro di turno.
Adesso sta venendo fuori come veramente è morta Eluana: tra sofferenze atroci. Con la consueta faccia di bronzo solo tra un po’ i radicali ‘scopriranno’ che morire di fame e sete è doloroso per cui spingeranno per far approvare l’eutanasia attiva.
Questa legge rende la vita disponibile e visto che lo Stato continuerà a non aiutare le famiglie dei malati, questi ultimi si sentiranno in dovere di cavarsi dai piedi per non essere di peso, anche economicamente, alla famiglia.
Aggiornamenti sociali. Sulla linea dei Medici cattolici di Milano è anche la rivista dei gesuiti milanesi “Aggiornamenti sociali”:
http://www.aggiornamentisociali.it/articoli/custodire-le-relazioni-la-posta-in-gioco-delle-dat/
Non sono d’accordo per lo meno sul punto 5 del documento: Terri Schiavo ed Eluana Englaro, in stato vegetativo secondo i medici, sono morte, è documentato, soffrendo moltissimo. Quindi o non erano in stato vegetativo e i medici hanno finto che lo fossero perché comunque per loro non era vita degna, o lo erano e questa non è una morte accettabile. Poi che in un documento di cattolici si definisca accettabile la disposizione di voler morire per fame e sete in caso di stato vegetativo (a tempo indefinito, non terminale) mi lascia perplesso (eufemismo).
Sulle idee della sezione milanese l’AMCI nazionale ha detto che prende atto ma fa osservare che i loro aderenti sono pochi.
Enrico Usvelli
L’autopsia di Terry schiavo ha mostrato che i danni cerebrali erano vastissimi e irreversibili e il suo stato vegetativo irrecuperabile. Non è morta soffrendo tantissimo.
http://www.nytimes.com/2005/06/15/national/schiavos-brain-was-severely-deteriorated-autopsy-says.html
Lo stesso dicasi di ELuana
Cristina Vicquery
Io credo che in uno stato vegetativo non ci sia sofferenza, ma ovviamente non posso esserne sicura.
Ritengo invece che una persona in fin di vita ma non in stato vegetativo, l’idratazione possa portare ad un alleviamento delle sofferenze fino alla cessazione della vita stessa.
Lo dico, anche questo, per esperienza diretta.
Qualche anno fa una mia carissima parente prossima alla morte e senza flebo, chiedeva continuamente di bere. Le portavamo l’acqua, ne beveva un piccolo sorso e dopo un po’ la rimetteva. Così per tutto il giorno e la notte. Una sete che non si spegneva mai.
Chiesi al suo medico di farle le flebo per idratarla. Con la flebo lei smise di chiedere acqua. Dunque, almeno da questo punto di vista ebbe qualche sollievo. Ad un certo punto ebbe qualche convulsione. Il medico le tolse allora la flebo ritenendola del tutto inutile, e da quel momento iniziò uno strazio infinito: per lei e per noi.
Io vidi l’incredibile, l’assurdo di una vita umana che si spegneva in preda ad un tremito invincibile e incontrollabile che le faceva masticare labbra e lingua facendola sanguinare in modo orribile.
Questo modo, direbbe il Poeta, “ancor m’offende”.
Non so se lei si rendesse conto. Spero di no. Ma io sì, sanguinavo davvero nel cuore sperando e chiedendo al Signore che, se era in Suo potere, la facesse morire il più presto possibile.
E alla fine, non certo per le mie preghiere, venne la morte come una liberazione. Davvero una liberazione! Ma davvero!!…
Può essere definita una tale fine-vita degna di un essere umano che ha tribolato per una vita intera? Io dico proprio di no. NO!!
Smettiamola allora di pontificare appellandoci a criteri religiosi.
Non credo che Dio voglia una morte così per i suoi figli. Proprio non riesco a crederlo. Morti così penose ti fanno perdere la fede in un Dio buono e misericordioso e ti fanno temere la morte ancor più di quanto già non accada. Il quale Dio, non dimentichiamolo, vuole la collaborazione degli esseri umani in TUTTO ciò che riguarda l’umano, quindi anche nel momento in cui la fine si approssima. Rientra, questo, fra l’altro nella libertà data da Dio all’uomo. Se un medico si oppone a questa libertà di decidere anche sul modo di concludere la propria esistenza, fa violenza all’uomo stesso.
Il testamento biologico era ora che fosse voluto dalla Legge.
Come sempre avviene, le riserve ci sono e ci saranno, ma bisogna guardare, SEMPRE, alle positività più che alle negatività. Bisogna considerare i passi in avanti che si fanno in un percorso di civiltà.
picchio
su Eluana c’è un articolo di Lucia Bellaspiga del gennaio 2010 che commenta le carte che descrivono gli ultimi suoi giorni.
Questo è uno stralcio della lettera che scrisse il padre di Terri al sig. Englaro:
‘La mia famiglia e io siamo addolorati per la perdita di Terri e io in particolare lo sono per il modo in cui lei è stata messa a morte. È morta per fame e sete.
Questo tipo di morte è crudele e barbarico. I sostenitori dell’eutanasia Le diranno che far morire di fame e di sete una persona con danni cerebrali non causa dolore. Sono stato testimone di questo tipo di esecuzione e posso dire che è falso. È di gran lunga la morte più dolorosa che un essere umano possa sperimentare. Questa è la ragione per cui accade sempre nella più stretta riservatezza, al riparo di testimoni e cineprese’
Comunque, indipendentemente dalle sofferenze, il discorso fondamentale è che quando una persona NON è in fine vita alimentazione ed idratazione NON sono accanimento terapeutico ma sostegno vitale. Toglierli è eutanasia passiva.
Zaninetta, uno dei fondatori della medicina palliativa in Italia, nell’aprile scorso avanzò alcune perplessità sulla legge, perplessità che ho fatto mie
Questo il link:
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/zaninetta-le-cure-palliative-sono-altro.
Aggiungo che in questo campo, anche se nascosto dietro il nome di questa o quella associazione, ciascuno per quello che dice rappresenta prima di tutto se stesso, data la estrema varietà di opinioni e di sfumature esistenti. Questo vale per tutti.
enrico
purtroppo ho già avuto a che fare con persone a me care giunte per malattia ( cancro) ad uno stadio in cui non c’era più nulla da fare e in cui è stato giudicato opportuno , visto quanto espresso dal malato quando era ancora cosciente, non insistere con cure. In un caso si è scelto di non attaccare il respiratore artificiale, nell’altro anche di non mettere sondini vari.. Sarebbe stato solo un prolungare una vita di giorni, magari settimane di tribolazione.
Grazie a Dio oggi la terapia contro il dolore ( almeno qua ) è ottima e non ho visto le scene che ha descritto Vittoria. ma ho visto i miei cari morire in pace, serenamente, la sofferenza c’era stata ben prima con chemio, operazioni…..
Ricordo ancora come mi ha accarezzato lievemente i capelli accomiatandosi da me nell’ultimo giorno della sua vita quella persona a me cara.. a cui è stato risparmiato un inutile accanimento .
cristina vicquery
Cristina, tieni presente che non tutti muoiono in ospedale, dove i vecchi ammalati spesso non li vogliono proprio perché i vecchi devono lasciare il posto ai giovani. Mancano i letti. Li mandano a morire “in pace” a casa loro. Ho visto anche questo.
Qui subentrano i medici di base, i quali spesso non sanno che pesci pigliare.
Come è stato il caso del medico della mia parente cara.
I vecchi purtroppo sono l’ultima ruota del carro in questa società malata. Solo se hai “santi in paradiso” forse può esserci qualche speranza di interessamento per chi è vecchio.
Che tristezza victoria…nel mio caso il mio caro è morto in ospedale, e negli ultimi 20 giorni spostato in camera singola perché lui è noi potessimo stirare tranquilli..È stato curato con attenzione e gentilezza che sono andate ben oltre al dovere professionale..
Qui forse siamo ancora in un’isola felice…..
Cristina Vicquery
Stare non stirare….
Cristina
Tutte le associazioni cattoliche si sono espresse contro questa legge che, obbiettivamente, introduce in Italia l’eutanasia. Il fatto che si vada a pescare l’unico gruppo che, con termini ambigui, non vuole dispiacere a chi in questo momento è al potere dimostra solo quella scarsa onestà intellettuale che ho già invocato due volte in questo post.
Sono addolorato e deluso. Le scelte politiche possono dividerci, ma un dialogo è possibile solo nel rispetto della verità. Qui si stravolge la verità per difendere l’indifendibile.
Misura le parole Federico.
L onestà intellettuale ha tutto un altro indirizzo di quello a cui abitano quelli che sostengono che questa legge introduce l eutanasia.
Concordo:con queste basi nessun dialogo è possibile.
Sai che bella scoperta,peraltro.
Ebbene, lo ammetto: sono un disonesto intellettuale, sono convinto che questa legge introdurrà l’eutanasia. Sono orgoglioso di pensarla come il Centro Studi Livatino (‘vile e stantia scelta di morte’), Gian Luigi Gigli (‘aiutare le tendenze suicidarie degli individui’) e come il sen. Lucio Romano di Democrazia Solidale (ed ex-presidente di Scienza e Vita) che ha cercato di far passare gli emendamenti ed alla fine ha votato contro la legge.
picchio,
anche mia madre è stata lasciata andare da mio padre, molti anni fa. Ha potuto passare i suoi ultimi giorni a casa anche grazie al medico di famiglia che non ha cercato di forzarci ad un inutile ricovero.
Alla fine quello che conta è sempre il rapporto medico- paziente-famiglia. Se si crea un’alleanza tutto di guadagnato per il paziente terminale, ma questa può venir fuori solo dal dialogo tra gli interessati, non da una qualsiasi legge.
Vorrei ricordare qui, estrapolato da una intervista comparsa sul Corriere, un pensiero della moglie di Andreatta, vissuto in coma per 7 anni.
“Al di là delle decisioni personali, come la pensa Giana Petronio? «Non sono un’integralista, rispetto le scelte altrui, comprendo la pietas dei medici sulla sospensione delle cure quando la linea tra la vita e la morte è sottilissima. Sono molto perplessa, invece, sull’introduzione di una legge ad hoc. Temo che, nei fatti, venga stravolta».
Come si può vedere le perplessità non sono solo dei fondamentalisti/integralisti. Come ho già esemplificato col pensiero del palliativista dr Zaninetta.
Le perplessità sono sempre benvenute, e l’alleanza terapeutica essenziale.
Quello che trovo inutile, anzi dannosissimo perché mette un carico ideologico a situazioni delicatissime e tutte diverse l’una dall’altra, è procedere col trinciapolli e i paroloni, in questo campo.
Per cui confermo che mi sembra che l’eutanasia stia tutta da un’altra parte.
” Normare” una materia come questa, si presta a dei rischi e a delle storture?
Certo che sì, come sempre. Anzi: molto più di sempre.
Occorre tenere occhi aperti e vigilare sugli uni e sulle altre. Anche in modo molto rigoroso.
Ma una cosa sola, a mio parere, è peggio di questi rischi pur consistenti.
Far finta che il problema non esista.
Certamente non era pensabile tenere la testa sotto la sabbia, rifugiarsi dietro una etichetta perfetta ( ma ormai svuotata del senso originario e di senso proprio) quale quella di ” fine naturale ” della vita, e affidarsi al caso e alla fortuna di incontrare un medico e una struttura di buon senso. E se l caso non si pone? La pietas dei medici è ottima roba, e io ne ho avuti esempi maiuscoli; ma ho anche avuto esempi opposti, e la tragedia è che questi esempi hanno conseguenze dirette sulle vite umane, ovviamente.
Mi pare che avere una normativa che consenta di esprimersi su situazioni che sino alla generazione precedente alla nostra semplicemente NON ESISTEVANO ( e diventeranno al contrario sempre più numerose) e che, per sostanza, nulla hanno a che fare con la ” naturale” conclusione di una esistenza, sia necessario.
Con tutti gli accorgimenti e le accortezze del caso. E una ferma decisione di vigilare in direzione ANTI EUTANASIA.
Chiedo a chi è contrario alla legge sul biotestamento: loro, a prescindere da tutto quel che si è detto fin qui, il testamento biologico lo farebbero sulla propria fine ?
Se lo chiedano con sincerità e con onestà, e poi diano la risposta.
cara Victoria Boe ti dico come medico che :
il testamento biologico è una cosa , il diritto a darsi la morte col suicidio assistito è un altra. dj fABIO HA VOLUTO SUICIDARSI, MA NON HA VOLUTO FARLO DA SOLO , VOLEVA CHE GLIELOM FACESSE UN MEDICO.
l’accanimento terapeutico è una cosa, IL SUICIDIO ASSISTITO E l’eutanasia è un altra.
sono questioni complesse sottili che noN si possono semplificare con facili slogan.
ti faccio un esempio . mio marito ha lasciato in una busta chiusa per me e per i figli le sue volONtà in caso fosse gravemente malato. Io non le ho lette , ma se fra queste volonta’ ci fosse: fatemi l’iniezione letale, io PERSONALMENTE non gliela farei.
un conto ripeto è il testamento biologico , per esempio uno può dire se vuole o non vuole che siano donati i suoi organi, un conto è chiedere l’eutanasia. dicono : ma uno ha il diritto a morire quando e come vuole.
rispondo : questo “diritto” non è affatto vero, perchè se no ogni depresso che dice “voglio suicidarmi voglio morire, non voglio èpiù vivere” dovrebbe avere subito ai suoi ordini medici consenzienti che gli fanno la puntura letale.
la volontà del singolo , ha dei limiti , che dovrebbero essere ragionevoli.
Ripeto un conto è l’accanimento terapeutiuco un conto è l’eutanasia.
Tutti fanno l’esempio di Giovanni Paolo II e del cardinale Martini. ma Giovanni Paolo II e il car4d. artini non hanno chiesto di essere “terminati” dopo due mesi o tre anni di morbo di parkinson perchè ” non voleveno vivere così ”
la legge approvata ieri invece da’ proprio questa possibilità : dopo due o tre mesi o anni i di parkinson tu puoi dire voglio morire e il medico è COSTRETTO a darti la morte.
lo capisci quale grande differenza c’è cara Victoria Boe?
mio padre ha 90 anni è depresso, immobilizzato in sede a rotelle e ogni giorno dice che vorrebbe morire.
cosa dici Victoria Boe devo fargli la puntura letale?
perchè di questo si traTTA: DARE LA MORTE A UNA PERSONA. tU TE LA SENTIRESTI CARA vICTORIA CON TUO PADRE O TUA MADRE? tU SARESTI COSì SICURA DI TE STESSA DA DECIDERE CHE SE UNO DICE VOGLIO MORIRE LO PUOI UCCIDERE PERCHE’ QUESTA E’ LA SUA VOLONTA’ ?
conosco un mio collega medico che ha fatto questo per suo padre: su sua richiesta gli ha fatto una inizieno di morfina che l’ha ucciso.
tu credi che che questo medico poi sia stato felice del suo ghesto? per anni e anni ha portato il rimosrso. aveva incubi notturni, è stato in cura per anni dallo psicanalista. uccidere il proprio padre.
Gli ideologhi alla Emma Bonino pensano che tutto sia facile e semplice basta parlare di 2diritti umani” e oplà il gioco è fatto . tutto facile. E non sanno quali DEVASTAZIONI portano nel cuorer delle persone , delle donne che abortiscono, dei medici che praticano l’eutanasia , simili atti contro la legge morale divina.
DEVASTAZIONI dell’anima. ma a Emma Bonino certo questo non intressa. l’aborto è un diritto, l’eutanasia è un diritto. Lçei piange di gioia perchè è passata la legge sul biotestamento.
DOVE SONO I CATTOLICI CHE PIAgono di dolore?
o EMMA bONINO è DIVENTATA IL LAEDER DEI CATTOLICI SOTTO BERGOGLIO?
cENSURAMI èPURE aCCATTOLI, NON SIA MAI CHE PAROLE APPASSIONATE POSSANO RISUONARE NEL TUO OVATTATO BLOG
Io non ho nessunissima intenzione dico nessuna di fare nessun tipo di testamento biologico. Se sarò cosciente deciderò al momento. Altrimenti mi affido alla alleanza terapeutica tra i miei familiari e i medici che mi cureranno. Su questo punto non ho nessun dubbio. Ma proprio nessuno.
Ho tanti dubbi ma non su questo.
Io invece l’ho già fatto,e da un pezzo. Quando, in realtà, non avrebbe avuto utilità pratica.
Ora non mi resta che capire bene quali siano le modalità formali previste dalla legge.
Francamente. Venturi, capisco benissimo che la si possa pensare in modo differente, ma non vedo per quale motivo un cattolico dovrebbe “piangere di dolore”, davanti a questa legge.
Un conto sono le “parole appassionate”, un conto è il trinciapolli propagandistico. Credo che come medico potresti insegnarcelo da mattino a sera e da sera a mattina, mi pare.
La modalità ” crociata perenne” , di per sè inutile, lo è definitivamente in questo campo.
Faccio poi rilevare, en passant, la imbarazzante assenza di tanta passione e di tanta veemenza, tutta concentrata sul fine vita e sull’inizio vita, per quanto riguarda il DURANTE VITA.
Di cui molti barricaderi sembrano fregarsi alla grande.
“Emma Bonino è diventata il leader dei cattolici sotto Bergoglio?”
Sarebbe questa, la parola appassionata?!!!!
Uppercarità.
🙂 🙂 🙂
Il durante la vita caro Lorenzo presuppone l’essere in vita.
Se ti uccidono prima di nascere ( Emma Bonino grande italiana secondo Bergoglio ha fatto person a lmente 8000 aborti colla pompa di.bicicletta) non c’e ‘un ” durante la vita. Sei milioni di bambini italIani sono stati abortiti.
Quale e’per loro il “durante a vita,” Lorenzo?
Tu che offendi I prolife perche’si interesano dell’inizio e della fine della vita, dimmi, se un essere umano e’abortito cosa e’il ” durante la vita “per lui?
Che EmmaBonino e lo.spirito DI Marco Pannella siano diventati i numi tutelari dei cattolici moderni non lo.dico io ma Mons. PAGLIA che hapregato PUBBLICAMENTEperche’lo spirito diMarcoPannella ci illumini e guidi.
Non dico Amen a talepreghiera perche’lo.”spirito di Pannella”e’lo.spirito del mondo anticristiano, abortista, eutanasico, lo spirito della morte.
“Offendere i prolife”; dove, come, quando,Venturi?
Dico quel che c’è da dire, e senza nessuna offesa.
So che tu ami menar le mani e buttar tutto in caciara, ma sbagliasti clamorosamente indirizzo.
🙂
Comunque, io non parlo di prolife: parlo di te, per esempio.
Maria Cristina Venturi, toh, guarda.
Traggo alcuni passi dal giuramento che il medico presta all’inizio della sua attivita’ e a cui si ispira il codice deontologico. Per conto mio qui c”e’ quanto basta per garantire quella alleanza paziente-medico-famiglia che rende del tutto superfluo il biotestamento
“Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:
di promuovere la salvaguardia della salute, del benessere e dei diritti degli individui e delle popolazioni come mio primo impegno professionale;
di esercitare la medicina in autonomia di giudizio senza accettare nessuna interferenza o indebito condizionamento;
di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno e su un’informazione preliminare alla raccolta del consenso comprensibile e completa;
di informare la mia condotta ai principi di solidarietà e giustizia al fine di garantire il rispetto dei diritti civili circa l’autonomia della persona;
di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute;
di adeguare la conoscenza scientifica, le applicazioni tecnologiche e le mie abilità tecniche alle specifiche caratteristiche del singolo individuo nel rispetto delle sue preferenze e delle sue sensibilità;
di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte;
di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato;
di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della professione.”
Quanto alle paure che questa legge possa aprire la strada alla eutanasia, il passato è maestro. Rileggiamo il testo della 194 e vediamo come un po’ per volta ha finito per essere applicata.
Tu parli di me Lorenzo Cuffini e io voglio offrirti la mia faccia perche’ tu mi schiaffeggi prima su una guancia e poi sul’ altra:
Questa legge sui DAT e’ assolutamente contro la dottrina cattolica
La CEI a guida Galantino e’ colpevole di complicita’ ed omissione.
Il silenzio di Papa Francesco che oggi ha ricevuto per la QUINTA Volta Evo Morales quello del Cristo falce e martello, e’ semplicemente scandaloso ed obbrobrioso!
Ed ora schiaffeggia pure Lorenzo….
Rispondo alla signora Venturi.
Come premessa dico che rientra nella libertà dell’uomo il voler rinunciare alla vita. Una vita insopportabile, per un motivo qualsiasi, può essere spezzata; e infatti sappiamo tutti che nel mondo i suicidî sono tantissimi.
Si arriva al punto che la morte viene vista come una necessità, ovvero come l’unica scappatoia per rimediare ad uno stato di cose che porta sofferenze inaudite.
DJ Fabo doveva per forza chiedere l’aiuto di qualcuno, non essendo in grado di farlo da solo. Quindi non mi pare l’esempio calzante, il suo.
Anche nel corso del processo a Cappato, che lo accompagnò laddove sarebbe morto, le immagini impressionanti del dj hanno scosso tutti i presenti. Proprio tutti.
Se oggi possiamo parlare di legge sul biotestamento, lo dobbiamo proprio a lui, il cui caso è stato talmente eclatante da spingere ad affrettare una legge che giaceva nel cassetto da anni e non veniva mai affrontata.
Spostare il discorso sull’eutanasia significa forzare il dibattito.
Sono molti quelli che criticano il biotestamento avendo paura che si arrivi all’estremo dell’eutanasia, ma quest’ultima è tutta un’altra cosa.
Nel biotestamento ad un certo punto si parla di “sedazione profonda” in certi casi, ed io la trovo giustissima.
Nel caso da me riferito ( la mia parente) sarebbe stata opportuna proprio una sedazione profonda da parte del suo medico. Invece quel medico non fece nessuna sedazione, né leggera né profonda, e quella mia parente morì come un cane straziato. Sofferenze senza senso sotto ogni profilo.
Al contrario, mia madre morì (abbastanza giovane) dopo molti patimenti per un cancro. Però morì dolcemente passando dal sonno alla morte senza accorgersene. Come mai? Perché il suo medico, avendo saputo da noi familiari che da molti giorni e molte notti lei era tormentata da una tosse insistente che non le dava requie ( e neanche a noi ), si azzardò, dopo averci pensato bene, a farle la morfina–e noi non lo sapevamo– per calmare quella tosse, non per ucciderla. Certamente non per farla morire.
E lei finalmente prese sonno e, svegliatasi dopo qualche ora, disse a mio padre, il quale le stava vicino ed era contento che finalmente si riposasse, che lei non aveva più nessun dolore e stava bene. Niente tosse, niente dolori; solo riposo. Riprese a dormire e dopo qualche ora passò dal sonno alla morte, cogliendoci di sorpresa.
Ecco, signora Venturi. Una morte così io la auguro a chiunque stia molto male. Direi che è un “diritto” dell’essere umano quello di morire così, cioè non stravolto dall’agonia né da infermità crudeli che possono durare anche mesi ed anni.
Aggiungo anche che io sono convinta che se Dio ha dato all’uomo la possibilità di trovare dei rimedi per lenire le sofferenze fisiche e psichiche di cui si soffre, di questi rimedi noi uomini ABBIAMO IL DOVERE di servirci, non lasciarli lì con il pretesto di motivazioni religiose.
Io però nel famoso giuramento di Ippocrate leggo anche questo passaggio:
“di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;”
Dove è da sottolineare il “sollievo della sofferenza”.
Questo non c’è più nel giuramento del medico all’ inizio della sua attività?
Come mai è scomparso?
Non c’è modo peggiore di fare una legge di quando la si fa sull’onda emotiva di un fatto di cronaca (vedi vicenda del dj Fabo).
Quanto alla seduzione profonda e’ prevista dalla medicina palliativa in casi particolari. Nessuno la può pretendere al di fuori di questi casi.
Victoria Boe: da una parte dici che spostare il discorso sulla eutanasia e’ forzare il dibattito, dall”altra la invochi?
Tra seduzione profonda terminale e stare a guardare ci sono tante altre forme di terapia del dolore tra cui l’uso degli oppiacei in dosi non mortali. Non facciamo confusione. C’è ne e’ già abbastanza.
Maria Cristina Venturi oggi alle 16,35: Emma Bonino ha fatto personalmente 8.000 aborti colla pompa di bicicletta
Maria Cristina Venturi il 14 dicembre 2016 alle 20,04: EMMA BONINO ha effettuato 14.000 aborti
Maria Cristina Venturi il 26 novembre 2016 alle 14,45: Emma Bonino ha procurato 11.000 aborti con una pompa da bicicletta
Caro Luigi, mi spiace ma purtroppo i numeri riportati dalla Venturi, nella media, non sembrano lontani dal vero.
Nella sua biografia di Emma Bonino, Giorgio Dell’Arti riporta quanto segue:
“Nel 1976, in un’intervista rilasciata a Neera Fallaci per Oggi, descrisse il modo in cui diceva di aver praticato 10141 aborti clandestini: «Volendo fare le cose ad arte, si usa l’aspiratore elettrico a cui mediante un tubo si attacca la cannula Karman in plastica trasparente. Senonché l’aspiratore elettrico costa un mucchio di quattrini (mi pare 400.000 lire), a parte che pesa trasportarlo per fare aborti nelle case. Per risparmiare usiamo una attrezzatura per l’aspirazione più rudimentale, ma che funziona benissimo lo stesso. Prima di tutto, occorre un vaso, ermeticamente chiuso, dove si crea il vuoto e dove finisce il contenuto dell’utero che viene aspirato con la cannula. Io uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto marmellata. Il barattolo viene chiuso con un tappo di gomma che ha tre fori: da un buco parte il tubo di gomma in cui si inserisce il gommino della pompa da bicicletta …”
Purtroppo sono cose raccontate dalla Bonino stessa…
Ogni fatto è importante, Andrea Salvi. La legge era già stata preparata ben prima del caso dj Fabo, ma restava ferma nel cassetto.
Se la vicenda del dj ha smosso le acque, a me non interessa che la legge sia stata portata in Parlamento sull’onda emotiva. Mi basta sapere che quella triste vicenda sia servita a qualcosa, abbia fatto fare, cioè, dei passi in avanti. Il progresso procede sempre per piccoli passi, qualunque sia l’accadimento che lo induce.
La seduzione profonda è prevista in casi particolari, ma tu–mi dispiace dirlo– hai evitato di evocarla. E mi è lecito chiedermi il perché.
Ci sono molti casi particolari per cui è bene praticarla, ma a quanto pare a molti medici non va di praticarla, e ancora una volta mi chiedo il perché.
La morte di dj Fabo non può chiamarsi “eutanasia”, caro Andrea Salvi, così come non si può parlare, a mio avviso, di eutanasia per il caso Welbi ed altri casi molto simili. Questi sono, in realtà, suicidî assistiti.
Si trattava di persone sofferenti al massimo grado, che chiedevano di poter morire non riuscendo a sopportare le condizioni miserrime in cui versavano. Distrutti nel fisico e nella mente. Del tutto impotenti sotto ogni punto di vista. Avessero potuto farlo da sé, lo avrebbero fatto di sicuro. Ci fosse stata la legge del biotestamento, per loro sarebbe stato più facile avere la fine sperata.
Bisogna sapersi immedesimare, con grande sensibilità, nelle persone, non parlare sulla base di motivazioni preconcette, tipiche di chi non ha sperimentato di persona e può pontificare da una cattedra, specie se è cattedra religiosa.
Se gli oppiacei servono ad alleviare le sofferenze fisiche e psichiche, ben vengano gli oppiacei. Ma se non hanno effetto per questo scopo, allora bisogna ricorrere ad altri mezzi più idonei, senza trincerarsi dietro il paravento di pretesti che parlano solo di incapacità o di mancanza di coraggio di certi medici ad attuare le doverose iniziative necessarie ad alleviare quelle sofferenze non capite di fatto.
Oppure si tratta di paura, nascosta perfino a sé stessi, di incorrere in sanzioni legali e di affrontare processi, quale quello che sta affrontando Marco Cappato.
Credo che la legge del biotestamento risolverà molte situazioni di dolore penoso, tanto fisico quanto, soprattutto, psichico, per le quali era bene trovare una soluzione accettabile.
🙂
Quella che schiaffeggia, e spesso alla ” dove colgo colgo” sei tu, Maria Cristina Venturi. Cessa dal farlo, e la tua faccia , e il tuo nome, non avrà per me alcun motivo di appunto o di rilievo.
Detto questo, se uno dice di mettere la faccia, bene, che ce la metta.
Che non significa nascondersi dietro la cattolicità del DAT, Galantino, la Cei o Bergoglio che riceve Morales per la ennesima volta.
Tutte cose che hanno il loro peso, ma c’entrano come i cavoli a merenda con la questione che io TI ho posto.
Caro Andrea: tu sei un medico, e , da medico , capisco benissimo il tuo punto di vista.
Io non lo sono.
Sono un futuro paziente: momentaneamente in me, m non so per quanto e sono lieto di potermi fidare di un giuramento di un professionista.
Tuttavia non vedo per quale motivo, dal momento che la scienza e il progresso medico – mai abbastanza benedetti- possono , a differenza di quello che è sempre stato da che mondo e mondo, pormi con buona probabilità in una situazione in cui la condizione naturale della mia esistenza potrebbe essere “sospesa” o divenire “impossibile” per enne ragioni, io non possa fare valere il mio parere e il mio orientamento sulle decisioni che qualcun altro dovrà prendere al posto mio.
Non dico che questo si un obbligo, ovviamente.
Chi non lo riterrà giusto, non lo farà.
Ma chi riterrà di doverlo fare, lo potrà- io dico finalmente- fare.
Per quale motivo i mie familiari – ammesso che ci siano,e che siano in grado di farlo- dovrebbero avere titolo a decidere de facto in mio luogo? E per quale motivo io dovrei essere obbligato a scaricare su di loro il peso non da poco di quella scelta, senza far loro conoscere con chiarezza la mia volontà in proposito?
Victoria Boe
Continui a fare confusione
Il caso welby a parere di molti esperti di medicina palliativa fu un caso di legittima sospensione delle terapie, stronbazzato dai radicali come un caso di eutanasia (falso!).
Quanto al caso del dj Fabo si tratta di un caso di suicidio assistito che la legge attuale sulle DAT non prevede.
Quanto alla sedazione profonda se hai letto bene la ho nominata come già prevista attualmente in casi particolari dalla medicina palliativa.
ANDREA
“Il caso welby a parere di molti esperti di medicina palliativa fu un caso di legittima sospensione delle terapie”
E la risposta del Card. Ruini che negò il funerale religioso fu qualcosa di profondamente anticristiano
cristina vicquery
Purtroppo da una parte i radicali strumentalizzarono il caso parlando di eutanasia, dall’altra trovarono facile sponda in una parte del mondo cattolico che pure definì il caso eutanasia, quando si sa che nessuno può essere sottoposto a trattamenti contro la propria volontà. E’ un principio costituzionale oltre che un principio deontologico medico. Il risultato fu una contrapposizione deleteria in cui la Chiesa ha fatto la parte di chi vuole imporre sofferenze prodotte dalla tecnologia medica. Per conto mio purtroppo fu un autogol tragico.
Luigi Accattoli posso sbagliare sul numero esatto degli aborti fatti da Emma Bonino, 8000, 100000, di piu’ Comunque sia la Verità’ e’ che ne fece TANTi , tanti, vino la pompa di biciclette, per dimostrare che si doveva accettare che L’ aborto fosse regolarizzato e pianificato.
La poetica dei radicali e’ da sempre dai tempi delle battaglie di apannella , Adele Facci, Bonino, per il principio dei ” diritti individuali” Si batterò per aborto divorzio contraccezione, droga leggera liberA, eutanasia.
Le lacrime della Bonino quando e’ stata emanata quest’ ultima legge le capisci: sono le lacrime di chi ha visto vincere tutte le sue idee UE battaglie politiche. Tutte le battaglie politiche dei radicali sono state vinte: aborto, divorzio, eutanasia, unioni omosessuali.
I cattolici in tutto ciò’? Ci sono stati dei cattolici che hanno contrastato queste idee dei radicali, ponendosi contro aborto , divorzio, eutanasia.
E ci sono stati cattolici che invece sono stati complici e d’ accordo con L’ agenda radicale. Tu Luigi Accattoli da che parte stai? sei uno di questi cattolici d’ accordo con Emma Bonino , col divorzio, aborto, eutanasia, matrimoni omessessuali?
Non lo hai mai detto chiaramente Luigi Accattoli: ma oggi è’ il momento di dirlo, tanto non krischi nulla. La maggior parte della Chiesa e’ apertamente con L’ agenda dei radicali. Lo sei anche tu? Almeno abbi la coerenza di dirlo: si’ sono d’ accordo con Emma Bonino e coi radicali!
Non ti succedera’ nulla anzi sarai benemerito nella NeoChiesa.
Credo che i fedeli cattolici abbiano diritto a sapere come la pensano i loro pastori e i portavoce e giornalisti. E’ un nostro diritto saperlo con CHIAREZZA e senza sotterfugi.
Dunque ti chiedo : tu Luigi Accattoli quanto condivi dell’ agenda dei radicali di Emma Bonino?
…. ” sarai benemerito nella NeoChiesa”
Non esiste nessunissima neochiesa, men che meno con le maiuscole.
Esistono piuttosto cattolici che si ribellano alla Chiesa- l’unica- che c’è.
Ne traggano una buona volta le conseguenze e evitino di scantonare contro i muri parlando d’altro.
Vero, Maria Cristina Venturi?
🙂
“Quanto alla sedazione profonda se hai letto bene la ho nominata come già prevista attualmente in casi particolari dalla medicina palliativa.”
Andrea Salvi, quali sarebbero i casi particolari della medicina palliativa?
È possibile saperlo o lo si deve solo intuire? O dipende dalla volontà del medico quali siano davvero?
Quanto al caso Welby, sono del tutto d’accordo con quel che ha detto Cristina.
Una Chiesa Madre accoglie anche chi ha deciso di togliersi la vita, in qualunque modo lo faccia. E lo affida alla misericordia del Signore. Altrimenti la Chiesa non può essere sbandierata come “Madre”.
L’essere “madre” non può dipendere dalla capocchia dei ministri della Chiesa.
La seduzione profonda e’ prevista in quei pazienti “terminali” in cui il dolore e/o l’angoscia o la difficoltà di respiro non rispondono alle altre terapie anche in alte dosi.
Non ha nulla a che vedere con il suicidio assistito.
Capisco che -dato l’argomento- ci sia una certa tendenza alla drammatizzazione del linguaggio, mentre invece bisognerebbe sforzarsi di mantenere alta l’obbietività delle valutazioni, evitando confusioni di termini e di concetti.
Ieri per esempio su Avvenire, Angelelli, Direttore Nazionale della Pastorale per la salute, faceva la seguente affermazione:
D -Questa legge può aprire la strada all’eutanasia in Italia?
R- Di fatto è già successo. L’eutanasia si può applicare in tanti modi diversi. Quella attiva prevede che si facciano azioni concrete per porre fine alla vita di una persona. Ma se il paziente rifiuta la terapia, rifiuta alimentazione e idratazione (con questa legge può farlo), la sua patologia progredirà; dovremo sollevarlo dal dolore con la palliazione fino a quando non diverrà sedazione. L’avremo semplicemente lasciato morire, con stile ma senza umanità.
La domanda è- e lo chiedo ai medici: ma rifiutare il trattamento, qualsiasi trattamento, da parte del paziente, non è sempre lecito, anche ora? Non dobbiamo sempre firmare consensi ( per giunta informati?).Io potevo già ora rifiutare il trattamento e innescare il ragionamento che fa Angelelli.
O no?
vero Lorenzo
poi perchè anche prima di questa legge era lecito rifiutare la ventilazione artificiale, ma una volta che eri stato attaccato alla macchina non ti era più concesso cambiare idea?
cristina Vicquery
La tua Lorenzo e’ chiaramente una domanda retorica, di cui conosci la risposta
Il diritto del malato a decidere in piena coscienza e libertà se, da chi e come farsi curare discende dall’art. 32 della nostra Costituzione secondo il quale “Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.
Esiste la possibilità di un trattamento sanitario obbligatorio in caso per esempio di ricovero coatto in psichiatria oppure la possibilità di un consenso al trattamento fornito da un amministratore di sostegno nominato da un tribunale.
Per esempio nel nostro ospedale il posizionamento di una PEG per la nutrizione, in caso di disfagia in persona incapace di fornire il proprio consenso, viene effettuata solo previo consenso dell’amministratore di sostegno, che, se non c’e’, deve essere nominato dal tribunale.
Esiste poi il cosiddetto stato di necessità in cui il paziente per le condizioni critiche non puo’ esprimere consenso e ogni ritardo metterebbe a rischio la vita del paziente in cui decide il medico di solito in accordo con i familiari. Ma non rientra tra questi casi il posizionamento di una PEG.
In sostanza se il paziente non è giudicato matto dallo psichiatra, ci vuole il suo consenso per ogni terapia soprattutto se invasiva. Al momento del ricovero si dà un consenso generico alle normali terapie farmacologiche
“…dovremo sollevarlo dal dolore con la palliazione fino a quando non diverrà sedazione.L’avremo semplicemente lasciato morire, con stile ma senza umanità.”
Questa frase mi sconcerta. Ma anche mi fa indignare.
Qual è il concetto di “umanità” secondo Angelelli?
Forse lasciare che un malato muoia tra sofferenze indicibili?
Non lo si fa con gli animali, e si dovrebbe volerlo per delle persone umane? Che cosa hanno di meno le persone rispetto agli animali perché si voglia lasciarlo morire fra le sofferenze?
Di quale “umanità” si va parlando? Non riesco proprio a capirlo.
Grazie per la risposta, Andrew.
La domanda era sì retorica, ma fino a un certo punto, non essendo io un tecnico : per questo ne chiedevo conferma al medico.
Ripeto.Capisco che il terreno sia un campo minato e che non esista una soluzione ottimale per normare questa materia: tale e tanta è la varietà dei casi e delle situazioni, e tale e tanta è la varietà dei rischi e delle difficoltà di qualunque tipo che ci sono connesse. Penso anche che sia giusto che vengano evidenziati : rischi e difficoltà. Soprattutto, che si vegli attentamente sul loro verificarsi.
Capisco meno che si faccia di tutta l’erba un fascio e si alimenti un ” allarme” generico e confuso.Specie da chi è in posizione di responsabilità tecnica come il buon Angelelli.
La frase sul “lasciarlo morire con stile, ma senza umanità” , è, ad essere benevoli, sibillina.
Non meno sibillino, nella stessa intervista, è un passo dedicato ai caregivers delle persone non autosufficienti.
Che siano tirate in causa, sarebbe cosa buona, di per sé.
Il modo in cui lo si fa, è – di nuovo – perlomeno sconcertante.
D – In un Paese di vecchi e di malati cronici, quale sarà l’impatto di una norma come questa? ( anche la domanda di Paolo Viana non brilla per sensibilità verso le persone marchiate nelle loro belle categorie di appartenenza)
R – Ci sono persone che hanno smarrito il senso della vita e forse pensano che morire sia una scelta logica. Ma ce ne sono tante altre che vorrebbero vivere, ma si sentono di peso, anche economico, per le loro famiglie. Vedere nei volti dei loro cari la fatica della cura potrebbe scoraggiare la voglia di vivere. Le famiglie, ora cosiddette caregivers, senza sostegno da parte dello Stato, rischiano di soccombere. Manca una rete di servizi sul territorio che aiuti le famiglie a curare al meglio i loro cari. Papa Francesco ha indicato queste famiglie per la loro «straordinaria testimonianza d’amore».
Mi domando quale esperienza diretta abbia Angelelli di caregiving familiare: sospetto poco o nulla, come la gran parte degli operatori di pastorale della salute che hanno una esperienza fondamentalmente ospedaliera.
Perché altrimenti non farebbe affermazioni come quella sull’ ” aver smarrito il senso della vita” che- detta così- è, nell’ordine : gratuita, generica, condannante.
Per ciò stesso, profondamente sbagliata in termini in tutti e tre i casi.
Non ne farebbe come quella secondo cui “ce ne sono tante altre che vorrebbero vivere, ma si sentono di peso, anche economico, per le loro famiglie. Vedere nei volti dei loro cari la fatica della cura potrebbe scoraggiare la voglia di vivere”.
Caro Angelelli: TUTTE vorrebbero vivere ( e quasi tutte vogliono vivere con una passione insospettabile) ma ” vivere” detto così’, in astratto, significa non capire nulla di che cosa sia quel tipo di vita lì, che non puo’ essere liquidato in modo generico e semplicistico: per una questione di RISPETTO della persona ammalata.
Si sentono di peso, queste persone splendide, perché sono persone normali e sensate come tutte le altre e, come tutte le altre, E’ NATURALE che si sentano di peso in situazioni come queste. E’ l’abc del caregiving familiare fare questa inevitabile esperienza.
“Vedere nei volti dei loro cari la fatica della cura “: altroché vedere nei volti, caro Angelelli.”La fatica della cura” nei propri riguardi è un macigno che chiunque si trova a vivere queste situazioni conosce fin dall’inizio, che va a toccare i sentimenti di amore e di legame più profondi che una persona possa sperimentare.
Non è questione di volti, più o meno dissimulanti, più o meno rassererenanti, è questione di RELAZIONI.
Questa fatica della cura c’è; ed è solo uguagliata, come intensità, da quella speculare e opposta dalla fatica di chi, quella cura, deve accettarla.
Ci sono già queste fatiche, caro Angelelli. Dove vive?
Potrebbero scoraggiare la voglia di vivere già adesso.In certi casi già succede.
Ora io le chiederei, a lei che è un poco il ” ministro della Salute ” della Chiesa Cattolica Italiana.
LA Chiesa che fa, a questo riguardo?
Il suo ufficio, che fa a questo riguardo?
Le parrocchie che fanno, a questo riguardo?
Le associazioni e gli ordini dedicati, che fanno, a questo riguardo?
I singoli cattolici, SOPRATTUTTO NOI SINGOLI CATTOLICI: che fanno a questo riguardo?
Glielo dico io, caro Angelelli: NULLA.
Arretrati, fuori misura, impreparati, fermi a cent’anni fa.
Dunque, capirà che se non diventa questa LA PRIORITA’ della “pastorale della salute”, è ANCHE la pastorale della salute stessa che deve essere portata al banco degli imputati con l’imputazione di RESPONSABILITA’ DIRETTA in calante dignità della vita delle persone ammalate e delle loro famiglie e relazioni.
http://www.aldomariavalli.it/2017/12/17/le-dat-un-errore-fatale-e-le-sole-parole-che-contano/
e non pensiate che sia solo un raccontino umoristico un paradosso:
sarà la realtà del domani. LO STATO con la maiuscola che entra colla sua consueta ottusda burocrazia nella vita e morte dei cittadini.
No, scusi lei ha scritto questo .. e dunque se non la pensa più così deve fare ricorso in marca da bollo in tre copie per poter cambiare le sue disposizioni.. Quanto tempo ci vuole? dipende.. i nostri uffici sono oberati di lavoro.. Come dice ? Lei vorrebbe cambiare i suoi voleri sulle DAT prima di morire? Eh caro signore, ci vuol pazienza, aspetti il suo turno.. se muore prima …
Il bello è che che ci siamo messi VOLONTARIAMENTE in tale incubo!
Un consiglio da medico e da amica: le ultime volontà ditele solo a tu per tu ai vostri cari di cui vi fidate ciecamente, PER CARITA’ NON SCRIVETELE IN UN DOCUMENTO UFFICIALE CHE UN DOMANI SARA’ USATO CONTRO DI VOI!
Un “raccontino umoristico” nessuno oserebbe ritenerlo: non si vede dove dovrebbe essere l’umorismo. Al dolente Aldo Maria Werther riesce assai meglio e naturale la lacrima al ciglio , del sorriso ironico.
Qui poi mescola Dat, traduzioni a lui non grate e sghiribizzi personali in una pagina da libro di lettura delle elementari.
Giusto per la cronaca,
oggi l’associazione Luca Coscioni è partita alla carica per arrivare al suo vero obiettivo: l’eutanasia attiva.