Lunedì 16: ultimo appuntamento di Pizza e Vangelo dell’anno 2024. Leggeremo dal capitolo 15 di Marco il cosiddetto “processo davanti a Pilato”. Chiameremo in aiuto studiosi dei Vangeli e artisti: tra questi il Tintoretto della Scuola grande di San Marco e il Rouault del Miserere. Nei commenti trovate la scheda di preparazione alla lectio. Chi di voi conosca amici o parenti che potrebbero essere interessati a questi appuntamenti, li inviti a collegarsi. Per avere le indicazioni per il nostro zoom basta inviarmi una mail, o fare la richiesta con un commento a questo post, o interpellarmi in Instagram o in Facebook
Con Pilato noi chiediamo a Gesù: perchè non rispondi alle accuse?
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Quello sconcertante silenzio. Eccoci al secondo processo dopo quello religioso: questo è in sede civile, diremmo noi oggi. Anzi: penale. Nel terzo annuncio della passione Gesù aveva detto che a Gerusalemme il Figlio dell’uomo sarebbe stato “condannato a morte e consegnato ai pagani” (Marco 10,33): ora siamo a questa consegna. Ai pagani, cioè ai romani che da novant’anni governavano l’intera geografia biblica. Mentre nel processo religioso Gesù era stato interrogato sulla sua identità di Messia, qui gli viene chiesto se egli sia il re dei Giudei in senso politico; e tanto era stata esplicita la sua affermazione in risposta al sommo sacerdote – “io lo sono” – tanto è ora reticente la sua risposta a Pilato, con quell’ambiguo “tu lo dici”, con il quale non nega di essere re ma neanche l’afferma e – soprattutto – non risponde alle accuse specifiche, di carattere politico, che i sinedriti portano contro di lui, affermando che solleva il popolo e impedisce di pagare il tributo a Cesare (Luca 23, 2 e 5).
Concentreremo la nostra attenzione sul mistero del silenzio che Gesù oppone a queste accuse, tanto da suscitare la meraviglia di Pilato (v. 5), governatore della provincia romana di Giudea dal 26 al 36 dopo Cristo. Già il Nazareno aveva taciuto a lungo davanti al Sinedrio (Marco 14, 61), tace ora davanti a Pilato e Luca ci informa che non “risponde nulla” davanti a Erode Antipa (Luca 23, 9).
Il silenzio di Gesù è sconcertante e ha in sé “qualcosa di tormentoso”, scrive Romano Guardini, cioè di angosciante per il lettore dei Vangeli; e lo possiamo intendere soltanto – precisa il teologo – come “realtà divina”, cioè come un fatto che attesta la identità di Figlio di Dio del Rabbi di Galilea che ora è sottoposto al giudizio di un tribunale umano: egli “ha accettato nella notte del Getsemani” di non sottrarsi al disegno di morte ordito contro di lui dagli avversari e ora il suo silenzio non è altro che la conferma – ovvero il dispiegamento – di quell’accettazione. Noi capiremo davvero quel silenzio “solo se avvertiremo la calma profonda e composta che regna in Gesù” lungo l’intera Passione: egli “non lotta, non dà prove, non confuta, non attacca, non cerca di attirare il favore. Lascia libero corso agli avvenimenti. Anzi, nel momento dato, dice esattamente ciò su cui contano gli avversari per poterlo mandare a morte. Il suo tacere fa sì che avvenga quanto deve accadere” [Romano Guardini, Il Signore, Morcelliana 2005, pp. 514 e 522].
Nella Passione del Vangelo di Marco Gesù parla meno che negli altri Vangeli. Dalla croce, in Marco, emetterà solo il grido finale: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Marco 15, 34).
A cogliere il mistero del silenzio di fronte a Pilato noi ci faremo aiutare oltre che dagli studiosi dei Vangeli da due pittori che quel silenzio l’hanno raffigurato visivamente: il Tintoretto e Rouault.
Marco 15, 1-5. E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. 2Pilato gli domandò: “Tu sei il re dei Giudei?”. Ed egli rispose: “Tu lo dici”. 3I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. 4Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: “Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!”. 5Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
Egli rispose: tu lo dici. v. 1: E subito, al mattino. Dunque il processo davanti al Sinedrio, narrato nel capitolo 14, è avvenuto nella notte. In Luca, al momento della cattura nel Getsemani, Gesù dice ai catturatori: “Questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre” (22, 53).
v. 1 b: i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio. Marco qui richiama al lettore le tre componenti del supremo tribunale ebraico.
v. 1 c: dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Per il Sinedrio Gesù è reo di morte (Marco 14, 64) ma essendogli preclusa la possibilità di mettere a morte il “reo”, la via obbligata è quella della consegna al procuratore romano. In Giovanni questa limitazione della giurisdizione giudaica quanto alla pena di morte è così richiamata: “Pilato disse loro: prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge. Gli risposero i Giudei: a noi non è consentito mettere a morte nessuno” (18, 31).
v. 2: Pilato gli domandò: tu sei il re dei Giudei? L’espressione “re dei Giudei” torna 5 volte nel capitolo: qui e ai vv. 9, 12, 18, 26. L’intera narrazione ruota intorno a queste parole e tende a chiarire di quale regalità si tratti: l’ultimo re dei Giudei era stato Erode il Grande, ma ovviamente la regalità del Cristo per gli autori dei Vangeli non può non essere del tutto diversa da quella del sovrano che aveva attuato la strage degli innocenti.
v. 2 b: egli rispose: tu lo dici. Gli esegeti interpretano questo rimando di Gesù a quanto affermato dall’interlocutore come una risposta “evasiva” e comunque solo parzialmente positiva, come a dire: “Certo, io sono re, ma solo in un certo senso, diverso da quello che tu immagini” (Benoit 203). In Giovanni troviamo queste altre parole di Gesù: “Io sono re” ma “il mio regno non è di questo mondo” (19, 36s).
v. 3: lo accusavano di molte cose. Marco non specifica le accuse, che sono invece riferite da Luca: “Costui metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re” (23, 2); e ancora: “Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui” (23, 5).
v. 4: Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: non rispondi nulla? Si ha l’impressione che Pilato voglia indurre Gesù a difendersi dalle accuse. Nel parziale favore delle narrazioni evangeliche verso il governatore romano gioca certamente un ruolo il clima antigiudaico che viene crescendo nelle comunità cristiane lungo i decenni delle loro redazioni.
v. 5: Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. Il silenzio di Gesù che domina i racconti evangelici della Passione rimanda al silenzio del Servo sofferente di Isaia: vedi su questo i due approfondimenti riportati di seguito.
Il Nazareno tace come il Servo sofferente di Isaia. Nella Passione narrata da Marco non c’è nessuna citazione diretta dei Cantici del Servo di Isaia 40-55, ma ci sono diverse allusioni a essi o perlomeno degli echi. In 15,5 Gesù sta in silenzio davanti a Pilato; vedi Is 53,7: “non aprì la sua bocca”. In 15,14 Pilato ammette che Gesù non ha fatto niente di male; vedi Is 53,9: “sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca”. In 15,19 i soldati insultano e sputano addosso a Gesù; vedi Is 50,6: “non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”. In 15,15 Gesù viene flagellato; vedi Is 50,6: «Ho presentato il dorso ai flagellatori». Gli echi di questi canti del Servo ricordano ai lettori di Marco che Gesù lungo la sua Passione soffre nel suo ruolo di Servo del Signore.
John R. Donahue e Daniel J. Harrington, Il Vangelo di Marco, Elledici 2006, p. 390
Il silenzio di Gesù secondo Schnackenburg. Quale valore assume questo silenzio di Gesú agli occhi della Chiesa primitiva e a quelli del nostro evangelista? Di fronte a questo passo, si potrebbe andare col pensiero al carme del sofferente Servo di Jahvè (Isaia 53, 7); è un riferimento alla Scrittura che tuttavia qui non vien chiarito. Vi si potrebbe scorgere anche un senso di disprezzo per questi giudei, i quali avanzano accuse infondate e calunniose, come avevano fatto i falsi testimoni al loro stesso tribunale. Marco però nella sua teologia del figlio dell’uomo considera le cose con una profondità anche maggiore: Gesú non fa alcun tentativo per smontare le accuse levate contro di lui, perché vuole percorrere il cammino che gli è stato stabilito. Forse nella meraviglia di Pilato vi è un sentore dell’elevatezza e della dignità che, malgrado tutto, irradiavano misteriosamente da Gesú. Il racconto però è troppo succinto per affermare con certezza una simile interpretazione di stile giovanneo. Il silenzio fa parte della figura del figlio dell’uomo il quale, misconosciuto e disprezzato, calunniato e odiato dagli uomini, consapevole del proprio destino e sottomesso alla volontà del Padre, prende su di sé l’oscura sua passione.
Rudolf Schnackenburg, Vangelo secondo Marco, Città Nuova 1973, pp. 285s
Una pizza che dura da 21 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 21 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 16 dicembre. L’appuntamento precedente fu lunedì 2 dicembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post dell’11 dicembre:
https://www.luigiaccattoli.it/blog/simon-pietro-alle-prese-con-quel-gallo-che-non-cessa-di-cantare/