Con Pietro che vuole distogliere Gesù dalla via della Croce e si becca un violento “vade retro”
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Luigi Accattoli
Tu sei il Cristo. Il brano che abbiamo letto l’ultima volta segnalava la comprensione dell’identità messianica di Gesù da parte di Pietro: “Tu sei il Cristo”. Quello che leggiamo ora segnala l’incomprensione – sempre da parte di Pietro – di ciò che comporta quell’identità: cioè che Gesù sarà un Messia sofferente e che i suoi discepoli sono chiamati a seguirlo per la via della sofferenza, presentata dal Maestro stesso come l’unica che può approdare alla Pasqua di risurrezione. “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”, leggeremo la prossima volta al versetto 34 di questo stesso capitolo.
Pietro si ribella immediatamente alla prospettiva della sofferenza affermata da Gesù in questo primo annuncio della Passione e della Risurrezione, ma analogamente si ribellerà – fattualmente – a quella prospettiva l’insieme dei discepoli quando arriverà il secondo annuncio: appena udite le parole drammatiche del Maestro prendono a discutere – nel prosieguo di quella stessa trasferta – su chi fosse tra loro “il più grande” (9, 34). Infine, subito dopo il terzo annuncio assisteremo alla richiesta di Giacomo e Giovanni di avere riservati per sé i primi posti “nella tua gloria” (10, 37).
1 Ottobre, 2022 - 18:47
Luigi Accattoli
Il Regno di David e quello di Gesù. Ecco dunque il quadro: i discepoli tutti, e Pietro per primo, intendono ancora la predicazione di Gesù sull’avvento del Regno come l’annuncio di un evento politico che libererà il popolo d’Israele dal dominio romano e ristabilirà il Regno di David. E continueranno a pensarla così fino all’Orto degli Ulivi.
In questo episodio Pietro, scandalizzato dall’annuncio della Passione, tratta male Gesù: lo rimprovera per quello che ha detto e lo scongiura di non dire più quelle parole irresponsabili. E Gesù a sua volta tratta malissimo Pietro: addirittura lo chiama Satana, l’assimila cioè al tentatore che già nella prova del deserto l’aveva invitato a cercare l’approvazione delle folle facendo pane dalle pietre e gettandosi dal pinnacolo del Tempio (Matteo 4).
Leggeremo questi tre versetti provando a metterci nei panni di Pietro, che sono quelli del buon israelita del suo tempo, molto simili – non c’è dubbio – a quelli del buon cristiano di oggi; tentati, anzi convinti l’uno e l’altro – cioè sia l’israelita che attende il Messia, sia il cristiano che ha conosciuto l’avvento di Cristo – che la sequela del Maestro sia destinata a condurre quanti l’hanno accolto di successo in successo, fino a un pieno trionfo della comunità degli eletti. Forse solo riconoscendoci in quell’aspettativa fallace potremo avviarci alla comprensione dell’insegnamento evangelico che rovescia le aspettative di successo e invita a prendere la croce.
1 Ottobre, 2022 - 18:47
Luigi Accattoli
Marco 8, 31-33. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
1 Ottobre, 2022 - 18:48
Luigi Accattoli
Rifiutato dagli anziani. v. 31: cominciò a insegnare loro. Da qui all’inizio del racconto della Passione, nel capitolo 14, l’intera seconda parte del Vangelo di Marco può essere interpretata come una ininterrotta pedagogia di Gesù verso i discepoli per aiutarli a intendere il genere di Messia che egli ha scelto di essere: non il condottiero trionfante che aveva in mente Pietro quando gli aveva detto “tu sei il Cristo”, ma il Figlio dell’uomo rigettato dagli uomini e destinato a trionfare solo passando attraverso la morte.
v. 31b: che il Figlio dell’uomo doveva soffrire. Questo è il primo dei tre annunci della Passione che troviamo nel Vangelo di Marco: gli altri due li incontreremo nei capitoli 9 (30-34) e 10 (32-40). Analoghi passi paralleli sono nei Vangeli di Matteo e Luca: nel racconto della Passione e nei suoi preannunci i Sinottici appaiono sostanzialmente coincidenti. – Gesù non si qualifica come Messia ma usa qui e in tutte e tre le predizioni della Passione (come altre volte nei Vangeli: una cinquantina di volte nell’insieme dei quattro) la denominazione di “Figlio dell’uomo” attribuita al Messia dal profeta Daniele (7, 13s).
v. 31c: ed essere rifiutato. Qui è echeggiato il versetto 22 del Salmo 118: La pietra rifiutata [scartata] dai costruttori / è divenuta la pietra d’angolo.
v. 31d: rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi. Sono le tre componenti del Sinedrio, il supremo tribunale ebraico del tempo di Gesù, che lo processerà e lo consegnerà a Pilato. Gli anziani, ovvero l’aristocrazia laica, i notabili tra il popolo. I capi dei sacerdoti: cioè le famiglie sacerdotali che presiedevano al culto del tempio. Gli scribi, ovvero i dottori della legge, custodi dell’ortodossia dottrinale.
1 Ottobre, 2022 - 18:49
Luigi Accattoli
Guardando i suoi discepoli. v. 32: Faceva questo discorso apertamente. Qui il testo greco ha la parola parresia: schiettezza, coraggio, libertà. Si direbbe che siamo a una svolta del segreto messianico: fino a qui il Maestro invitava i discepoli a mantenere riservata la sua qualifica di Messia, da qui in poi è lui stesso a insegnare apertamente di quale messianicità egli sia portatore.
v. 32b: Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Questo rimprovero è esplicitato nel passo parallelo di Matteo: “Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai” (16, 22). Per intendere l’atteggiamento di Pietro, che qui impersona l’attesa giudaica del Messia, è utile leggere un breve, famoso saggio di Oscar Cullmann, “Gesù e i rivoluzionari del suo tempo”, Morcelliana 1971 (edizione originale tedesca 1970) nel quale leggiamo questa affermazione centrale: “Gesù è stato condannato dai Romani in quanto agitatore zelota, così come è indicato dalla scritta posta sulla croce” (p. 21).
v. 33: voltatosi e guardando i suoi discepoli. La vivacità del gesto di scostarsi da Pietro che l’aveva “preso in disparte” e di rivolgersi al gruppo dei discepoli è tipica di altri momenti narrativi del Vangelo di Marco. Al capitolo 3 lo vedemmo “guardare tutt’intorno con indignazione” quanti lo accusavano di guarire in giorno di sabato, prima di dire all’uomo dalla mano inaridita: “Stendi la mano” (3, 5). Al capitolo 10 lo vedremo rivolgere uno sguardo straordinariamente intenso al ricco che gli chiede “che cosa devo fare per avere la vita eterna”: “Fissatolo, lo amò” (10, 21).
1 Ottobre, 2022 - 18:50
Luigi Accattoli
Va’ dietro a me Satana. v. 33b: rimproverò Pietro. Il verbo greco tradotto con “rimproverò”, epiteman, è lo stesso con cui Marco al versetto precedente aveva riferito il rimprovero di Pietro a Gesù e con cui in 8, 30 era stato narrato il monito di Gesù ai discepoli perché non parlassero con nessuno della sua identità messianica. L’uso dello stesso verbo viene a configurare una specie di sfida alla pari (Schnakenburg la chiama “duello”) tra il Maestro e il primo dei discepoli. Non dobbiamo farci sfuggire la drammaticità di questo scambio.
v. 33c: va’ dietro a me, Satana! E’ da questo passo di Marco, come fu reso dalla traduzione latina detta Vulgata, “vade retro me Satana”, che viene la formula latina “vade retro Satana” degli esorcismi e l’espressione entrata nel linguaggio comune e anche cinematografico “vade retro”. Il Passo parallelo di Matteo 16, 23 nella Vulgata è reso diversamente: “vade post me Satana”. Gesù qui tratta Pietro come al termine delle tentazioni aveva trattato Satana, nel racconto che ne fa il Vangelo di Matteo: “Vattene Satana”, che la Vulgata traduceva: “Vade Satana” (4, 9s). Ma con una differenza: a Satana Gesù dice “vattene” nel senso di vai lontano, lasciami; mentre a Pietro dice: vai dietro a me, non andarmi davanti come se fossi tu il Maestro.
v. 33d: tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. E’ umano fuggire la sofferenza e cercare l’affermazione in potenza. Ed è proprio in quanto umana che questa via era stata proposta a Gesù dal tentatore. E ancora: è in quanto umana, troppo umana si direbbe, che questa via poteva costituire una tentazione per il Nazareno. La decisione dai tratti drammatici con cui Gesù reagì allora a Satana e con cui reagisce ora a Pietro ci induce a immaginare il peso – ovvero l’attrattiva – che quella tentazione dovette rappresentare per lui.
1 Ottobre, 2022 - 18:51
Luigi Accattoli
Conclusione. Abbiamo già osservato – nel commento ai versetti – che il severo monito rivolto da Gesù a Pietro è simile a quello che il Rabbi di Galilea aveva rivolto al Satana delle tentazioni come sono narrate da Matteo (4, 8ss): Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”. 10Allora Gesù gli rispose: “Vattene, Satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”.
Le tentazioni prospettate a Gesù da Satana sono le stesse fatte proprie dei discepoli e possiamo immaginare che anche Gesù abbia dovuto compiere un cammino di comprensione della sua missione libera da ogni tentazione di potenza mondana che non sarà stato senza difficoltà.
Non c’è tentazione se la proposta del tentatore non trova una qualche rispondenza nell’intimo del tentato, una rispondenza che magari egli ignora o nasconde a sé stesso.
Quella di intendere la messianicità di Gesù come una via di potenza e di dominio è ritornante nei Vangeli, in occasione di tutte e tre le predizioni della Passione, ma anche nel tentativo di mettere mano alla spada – proprio da parte di Pietro: Giovanni 18, 10 – mentre Gesù viene arrestato nell’Orto degli Ulivi; ed è una tentazione permanente nella storia della Chiesa, che diviene trionfante non appena cessano le persecuzioni dell’impero romano e i cristiani possono rapportarsi direttamente ai poteri mondani e a essi allearsi: si pensi al Papato politico e statuale, alle Chiese di Stato del mondo anglicano e protestante, al motto dell’ortodossia “un re una Chiesa”.
La lettura di questa pagina evangelica dovrebbe portarci alla domanda su come noi avvertiamo quella tentazione nella nostra vita personale e nella vita della comunità. Dai Vangeli sappiamo che quella tentazione non può non essere presente tra noi come sempre fu presente nei discepoli. Più arduo è individuare i segni della sua presenza.
1 Ottobre, 2022 - 18:52
Luigi Accattoli
Un aiuto da Ratzinger. A tenere aperta questa domanda può aiutarci un capitolo del “Gesù di Nazaret” di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI intitolato “La confessione di Pietro” (pp. 333ss del primo volume, quello Rizzoli del 2007). Ne riporto un brano: “Sappiamo che nel corso dei secoli, e anche oggi, i cristiani – senz’altro in possesso della giusta confessione – hanno sempre di nuovo bisogno di essere istruiti dal Signore sul fatto che il suo cammino in tutte le generazioni non è il cammino della gloria e del potere terreno, bensì il cammino della croce. Sappiamo e vediamo che anche oggi i cristiani – noi stessi – prendono da parte il Signore per dirgli: Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai. E poiché abbiamo il dubbio che Dio non intervenga a scampare dal pericolo, cerchiamo noi stessi di evitarlo con tutti i nostri stratagemmi. E così il Signore deve sempre di nuovo dire a noi: Dietro di me, Satana! L’intera scena possiede, da questo punto di vista, una sinistra attualità. Poiché, in definitiva, continuiamo a pensare secondo la carne e il sangue e non secondo la rivelazione che possiamo ricevere nella fede” (p. 346).
1 Ottobre, 2022 - 18:52
Luigi Accattoli
Pizza pizza: ma dov’è sta pizza? Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
1 Ottobre, 2022 - 18:56
Luigi Accattoli
Venga chi vuole. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 3 ottobre. L’appuntamento precedente fu lunedì 19 settembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 23 settembre:
Tu sei il Cristo. Il brano che abbiamo letto l’ultima volta segnalava la comprensione dell’identità messianica di Gesù da parte di Pietro: “Tu sei il Cristo”. Quello che leggiamo ora segnala l’incomprensione – sempre da parte di Pietro – di ciò che comporta quell’identità: cioè che Gesù sarà un Messia sofferente e che i suoi discepoli sono chiamati a seguirlo per la via della sofferenza, presentata dal Maestro stesso come l’unica che può approdare alla Pasqua di risurrezione. “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”, leggeremo la prossima volta al versetto 34 di questo stesso capitolo.
Pietro si ribella immediatamente alla prospettiva della sofferenza affermata da Gesù in questo primo annuncio della Passione e della Risurrezione, ma analogamente si ribellerà – fattualmente – a quella prospettiva l’insieme dei discepoli quando arriverà il secondo annuncio: appena udite le parole drammatiche del Maestro prendono a discutere – nel prosieguo di quella stessa trasferta – su chi fosse tra loro “il più grande” (9, 34). Infine, subito dopo il terzo annuncio assisteremo alla richiesta di Giacomo e Giovanni di avere riservati per sé i primi posti “nella tua gloria” (10, 37).
Il Regno di David e quello di Gesù. Ecco dunque il quadro: i discepoli tutti, e Pietro per primo, intendono ancora la predicazione di Gesù sull’avvento del Regno come l’annuncio di un evento politico che libererà il popolo d’Israele dal dominio romano e ristabilirà il Regno di David. E continueranno a pensarla così fino all’Orto degli Ulivi.
In questo episodio Pietro, scandalizzato dall’annuncio della Passione, tratta male Gesù: lo rimprovera per quello che ha detto e lo scongiura di non dire più quelle parole irresponsabili. E Gesù a sua volta tratta malissimo Pietro: addirittura lo chiama Satana, l’assimila cioè al tentatore che già nella prova del deserto l’aveva invitato a cercare l’approvazione delle folle facendo pane dalle pietre e gettandosi dal pinnacolo del Tempio (Matteo 4).
Leggeremo questi tre versetti provando a metterci nei panni di Pietro, che sono quelli del buon israelita del suo tempo, molto simili – non c’è dubbio – a quelli del buon cristiano di oggi; tentati, anzi convinti l’uno e l’altro – cioè sia l’israelita che attende il Messia, sia il cristiano che ha conosciuto l’avvento di Cristo – che la sequela del Maestro sia destinata a condurre quanti l’hanno accolto di successo in successo, fino a un pieno trionfo della comunità degli eletti. Forse solo riconoscendoci in quell’aspettativa fallace potremo avviarci alla comprensione dell’insegnamento evangelico che rovescia le aspettative di successo e invita a prendere la croce.
Marco 8, 31-33. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
Rifiutato dagli anziani. v. 31: cominciò a insegnare loro. Da qui all’inizio del racconto della Passione, nel capitolo 14, l’intera seconda parte del Vangelo di Marco può essere interpretata come una ininterrotta pedagogia di Gesù verso i discepoli per aiutarli a intendere il genere di Messia che egli ha scelto di essere: non il condottiero trionfante che aveva in mente Pietro quando gli aveva detto “tu sei il Cristo”, ma il Figlio dell’uomo rigettato dagli uomini e destinato a trionfare solo passando attraverso la morte.
v. 31b: che il Figlio dell’uomo doveva soffrire. Questo è il primo dei tre annunci della Passione che troviamo nel Vangelo di Marco: gli altri due li incontreremo nei capitoli 9 (30-34) e 10 (32-40). Analoghi passi paralleli sono nei Vangeli di Matteo e Luca: nel racconto della Passione e nei suoi preannunci i Sinottici appaiono sostanzialmente coincidenti. – Gesù non si qualifica come Messia ma usa qui e in tutte e tre le predizioni della Passione (come altre volte nei Vangeli: una cinquantina di volte nell’insieme dei quattro) la denominazione di “Figlio dell’uomo” attribuita al Messia dal profeta Daniele (7, 13s).
v. 31c: ed essere rifiutato. Qui è echeggiato il versetto 22 del Salmo 118: La pietra rifiutata [scartata] dai costruttori / è divenuta la pietra d’angolo.
v. 31d: rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi. Sono le tre componenti del Sinedrio, il supremo tribunale ebraico del tempo di Gesù, che lo processerà e lo consegnerà a Pilato. Gli anziani, ovvero l’aristocrazia laica, i notabili tra il popolo. I capi dei sacerdoti: cioè le famiglie sacerdotali che presiedevano al culto del tempio. Gli scribi, ovvero i dottori della legge, custodi dell’ortodossia dottrinale.
Guardando i suoi discepoli. v. 32: Faceva questo discorso apertamente. Qui il testo greco ha la parola parresia: schiettezza, coraggio, libertà. Si direbbe che siamo a una svolta del segreto messianico: fino a qui il Maestro invitava i discepoli a mantenere riservata la sua qualifica di Messia, da qui in poi è lui stesso a insegnare apertamente di quale messianicità egli sia portatore.
v. 32b: Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Questo rimprovero è esplicitato nel passo parallelo di Matteo: “Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai” (16, 22). Per intendere l’atteggiamento di Pietro, che qui impersona l’attesa giudaica del Messia, è utile leggere un breve, famoso saggio di Oscar Cullmann, “Gesù e i rivoluzionari del suo tempo”, Morcelliana 1971 (edizione originale tedesca 1970) nel quale leggiamo questa affermazione centrale: “Gesù è stato condannato dai Romani in quanto agitatore zelota, così come è indicato dalla scritta posta sulla croce” (p. 21).
v. 33: voltatosi e guardando i suoi discepoli. La vivacità del gesto di scostarsi da Pietro che l’aveva “preso in disparte” e di rivolgersi al gruppo dei discepoli è tipica di altri momenti narrativi del Vangelo di Marco. Al capitolo 3 lo vedemmo “guardare tutt’intorno con indignazione” quanti lo accusavano di guarire in giorno di sabato, prima di dire all’uomo dalla mano inaridita: “Stendi la mano” (3, 5). Al capitolo 10 lo vedremo rivolgere uno sguardo straordinariamente intenso al ricco che gli chiede “che cosa devo fare per avere la vita eterna”: “Fissatolo, lo amò” (10, 21).
Va’ dietro a me Satana. v. 33b: rimproverò Pietro. Il verbo greco tradotto con “rimproverò”, epiteman, è lo stesso con cui Marco al versetto precedente aveva riferito il rimprovero di Pietro a Gesù e con cui in 8, 30 era stato narrato il monito di Gesù ai discepoli perché non parlassero con nessuno della sua identità messianica. L’uso dello stesso verbo viene a configurare una specie di sfida alla pari (Schnakenburg la chiama “duello”) tra il Maestro e il primo dei discepoli. Non dobbiamo farci sfuggire la drammaticità di questo scambio.
v. 33c: va’ dietro a me, Satana! E’ da questo passo di Marco, come fu reso dalla traduzione latina detta Vulgata, “vade retro me Satana”, che viene la formula latina “vade retro Satana” degli esorcismi e l’espressione entrata nel linguaggio comune e anche cinematografico “vade retro”. Il Passo parallelo di Matteo 16, 23 nella Vulgata è reso diversamente: “vade post me Satana”. Gesù qui tratta Pietro come al termine delle tentazioni aveva trattato Satana, nel racconto che ne fa il Vangelo di Matteo: “Vattene Satana”, che la Vulgata traduceva: “Vade Satana” (4, 9s). Ma con una differenza: a Satana Gesù dice “vattene” nel senso di vai lontano, lasciami; mentre a Pietro dice: vai dietro a me, non andarmi davanti come se fossi tu il Maestro.
v. 33d: tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. E’ umano fuggire la sofferenza e cercare l’affermazione in potenza. Ed è proprio in quanto umana che questa via era stata proposta a Gesù dal tentatore. E ancora: è in quanto umana, troppo umana si direbbe, che questa via poteva costituire una tentazione per il Nazareno. La decisione dai tratti drammatici con cui Gesù reagì allora a Satana e con cui reagisce ora a Pietro ci induce a immaginare il peso – ovvero l’attrattiva – che quella tentazione dovette rappresentare per lui.
Conclusione. Abbiamo già osservato – nel commento ai versetti – che il severo monito rivolto da Gesù a Pietro è simile a quello che il Rabbi di Galilea aveva rivolto al Satana delle tentazioni come sono narrate da Matteo (4, 8ss): Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”. 10Allora Gesù gli rispose: “Vattene, Satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”.
Le tentazioni prospettate a Gesù da Satana sono le stesse fatte proprie dei discepoli e possiamo immaginare che anche Gesù abbia dovuto compiere un cammino di comprensione della sua missione libera da ogni tentazione di potenza mondana che non sarà stato senza difficoltà.
Non c’è tentazione se la proposta del tentatore non trova una qualche rispondenza nell’intimo del tentato, una rispondenza che magari egli ignora o nasconde a sé stesso.
Quella di intendere la messianicità di Gesù come una via di potenza e di dominio è ritornante nei Vangeli, in occasione di tutte e tre le predizioni della Passione, ma anche nel tentativo di mettere mano alla spada – proprio da parte di Pietro: Giovanni 18, 10 – mentre Gesù viene arrestato nell’Orto degli Ulivi; ed è una tentazione permanente nella storia della Chiesa, che diviene trionfante non appena cessano le persecuzioni dell’impero romano e i cristiani possono rapportarsi direttamente ai poteri mondani e a essi allearsi: si pensi al Papato politico e statuale, alle Chiese di Stato del mondo anglicano e protestante, al motto dell’ortodossia “un re una Chiesa”.
La lettura di questa pagina evangelica dovrebbe portarci alla domanda su come noi avvertiamo quella tentazione nella nostra vita personale e nella vita della comunità. Dai Vangeli sappiamo che quella tentazione non può non essere presente tra noi come sempre fu presente nei discepoli. Più arduo è individuare i segni della sua presenza.
Un aiuto da Ratzinger. A tenere aperta questa domanda può aiutarci un capitolo del “Gesù di Nazaret” di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI intitolato “La confessione di Pietro” (pp. 333ss del primo volume, quello Rizzoli del 2007). Ne riporto un brano: “Sappiamo che nel corso dei secoli, e anche oggi, i cristiani – senz’altro in possesso della giusta confessione – hanno sempre di nuovo bisogno di essere istruiti dal Signore sul fatto che il suo cammino in tutte le generazioni non è il cammino della gloria e del potere terreno, bensì il cammino della croce. Sappiamo e vediamo che anche oggi i cristiani – noi stessi – prendono da parte il Signore per dirgli: Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai. E poiché abbiamo il dubbio che Dio non intervenga a scampare dal pericolo, cerchiamo noi stessi di evitarlo con tutti i nostri stratagemmi. E così il Signore deve sempre di nuovo dire a noi: Dietro di me, Satana! L’intera scena possiede, da questo punto di vista, una sinistra attualità. Poiché, in definitiva, continuiamo a pensare secondo la carne e il sangue e non secondo la rivelazione che possiamo ricevere nella fede” (p. 346).
Pizza pizza: ma dov’è sta pizza? Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Venga chi vuole. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 3 ottobre. L’appuntamento precedente fu lunedì 19 settembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 23 settembre:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/con-pietro-il-primo-dei-discepoli-che-dice-a-gesu-tu-sei-il-cristo/
https://gpcentofanti.altervista.org/tre-semi-di-gesu-per-una-nuova-epoca/