Amici belli, il gruppo di lettura della Bibbia che si riunisce a casa mia, lunedì 18 – cioè domani – legge dal libro degli Atti [27, 13-35] l’episodio della tempesta che porta alla deriva la nave dell’apostolo Paolo in viaggio verso Roma. Nel brano c’è un versetto delle meraviglie, il 35, che possiamo tenere come luce ogni volta che ci troviamo a una celebrazione eucaristica in presenza di non credenti. Non dico di più per indurvi a leggere i commenti che seguono.
Con Paolo che spezza il pane in mezzo alla tempesta
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L’epopea marinara di Paolo – già avviata nel brano precedente a questo – raggiunge il culmine a seguito di un “vento d’uragano” che porta alla deriva per due settimane la nave di Alessandria in viaggio per Roma sulla quale l’apostolo è imbarcato insieme ad altre 275 persone. La tempesta oscura l’orizzonte, non si vedono ne sole né stelle. Tutti temono il naufragio che infine davvero arriva.
Vedremo come già la volta scorsa il dispiegamento delle risorse narrative del testo e la sua accuratezza marinara, che ci fa certi ancora una volta della buona presa storica dell’autore degli Atti. Ma ci fermeremo soprattutto su due momenti forti, cristiani e quasi liturgici, del racconto, per i quali vai al commento seguente.
Viene un angelo. Il primo momento forte è dato dalla visione notturna di un angelo che assicura Paolo della salvezza: Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare, ed ecco, Dio ha voluto conservarti tutti i tuoi compagni di navigazione; mentre ognuno pensa a salvare se stesso, magari abbandonando gli altri (i marinai) o uccidendoli (i soldati), il cristiano si fa carico della salvezza di tutti; egli è portatore del sacramento di salvezza di tutto il genere umano; egli è innestato in quel sacramento che è la Chiesa.
Il secondo momento, ancora più forte, è quello dell’Eucarestia fattuale o vissuta, seppure non liturgica, realizzata dall’spostolo che compie secondo la sequenza rituale i quattro gesti che la connotano in tutti i testi evangelici: prese un pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. Il versetto 35 che chiude il brano è di quelli che vanno memorizzati con gratitudine piena: in mezzo alle tempeste della storia la Chiesa fa presente la promessa di salvezza portata da Cristo; la fa presente in più modi, ma tutti fondati sul mistero della presenza eucaristica del Signore. Presenza che in circostanze straordinarie può essere invocata o evocata “davanti a tutti”, come dice il testo; ovvero anche in presenza dell’umanità non credente, perché sempre la Chiesa, cioè la piccola famiglia dei discepoli di Gesù, “vive nella presenza di tutta l’umanità in ogni luogo della terra e in ogni tempo” (Paolo Bizzeti gesuita, studioso di Paolo e oggi vescovo in Turchia, mio caro amico, così interpreta il brano rifacendosi a una magistrale lectio di don Divo Barsotti).
Atti 27, 13-35 Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, ritenendo di poter realizzare il progetto, levarono le ancore e si misero a costeggiare Creta da vicino. 14Ma non molto tempo dopo si scatenò dall’isola un vento di uragano, detto Euroaquilone. 15La nave fu travolta e non riusciva a resistere al vento: abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva. 16Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Cauda, a fatica mantenemmo il controllo della scialuppa. 17La tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per tenere insieme con funi lo scafo della nave. Quindi, nel timore di finire incagliati nella Sirte, calarono la zavorra e andavano così alla deriva. 18Eravamo sbattuti violentemente dalla tempesta e il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; 19il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l’attrezzatura della nave. 20Da vari giorni non comparivano più né sole né stelle e continuava una tempesta violenta; ogni speranza di salvarci era ormai perduta.
21Da molto tempo non si mangiava; Paolo allora, alzatosi in mezzo a loro, disse: “Uomini, avreste dovuto dar retta a me e non salpare da Creta; avremmo evitato questo pericolo e questo danno. 22Ma ora vi invito a farvi coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite umane in mezzo a voi, ma solo della nave. 23Mi si è presentato infatti questa notte un angelo di quel Dio al quale io appartengo e che servo, 24e mi ha detto: “Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare, ed ecco, Dio ha voluto conservarti tutti i tuoi compagni di navigazione”. 25Perciò, uomini, non perdetevi di coraggio; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato detto. 26Dovremo però andare a finire su qualche isola”.
27Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell’Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l’impressione che una qualche terra si avvicinava. 28Calato lo scandaglio, misurarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, misurarono quindici braccia. 29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno. 30Ma, poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prua, 31Paolo disse al centurione e ai soldati: “Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo”. 32Allora i soldati tagliarono le gómene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.
33Fino allo spuntare del giorno Paolo esortava tutti a prendere cibo dicendo: “Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell’attesa, senza mangiare nulla. 34Vi invito perciò a prendere cibo: è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto”. 35Detto questo, prese un pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.
Venite tutti. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome ed è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo ai visitatori i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 18 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano nella preparazione della lectio. Ma faccio questa segnalazione anche perché chi è a Roma, o capita a Roma nei nostri lunedì, venga alle serate. Chi volesse esserci mi mandi un’e-mail e io gli dirò il dove e il come. Saremo felici di avere nuovi ospiti: ordiniamo sempre qualche pizza in più.
Ultimo incontro. Chi voglia un’idea di quello che abbiamo letto nell’ultimo incontro vada qui:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/con-lapostolo-paolo-parte-per-roma-in-catene/
Paolo Bizzeti. Ecco un brano dell’interpretazione del nostro testo fornito da Paolo Bizzeti, che citavo sopra al commento n. 2. Al versetto 35 c’è uno dei più bei racconti di celebrazioni eucaristiche, dove il cristiano e l’umano si mescolano senza soluzione di continuità. (…). Certo, la domanda teologica è se Paolo ha veramente celebrato l’eucarestia o no, perché queste persone non sono battezzate e il cibo che usa è un cibo comune. Gli esegeti più accorti dicono che Luca volutamente mantiene i contorni sfumati: non si può non pensare all’Eucaristia e d’altra parte non è esattamente il rito dell’ultima cena. Ma proprio questo è interessante, che un pasto feriale, senza connotazioni religiose, ma vissuto con lo stesso spirito, esprima in profondità il senso dell’eucaristia. Fra un pasto normale e il rito dell’eucaristia, c’è l’eucaristia vissuta.
Paolo Bizzeti, Fino ai confini estremi. Meditazioni sugli Atti degli Apostoli, EDB 2008, pp. 391-392.
Divo Barsotti. Qui invece è il testo di Divo Barsotti sul quale si basa Paolo Bizzeti. In quell’atto Paolo misteriosamente già realizza la salvezza futura, come la Chiesa la realizzerà attraverso tutti i tempi in un atto che non è soltanto memoriale della passione e risurrezine di Cristo, ma è anche anticipazione dell’eschaton, presenza reale, anche se anticipata, della salvezza futura. Paolo celebra l’Eucarestia alla presenza di tutto l’equipaggio e dei prigionieri. La Chiesa vive nella presenza di tutta l’umanità in ogni luogo della terra e in ogni tempo. In questo passo degli Atti sembra ricapitolarsi tutta la storia del mondo. La presenza della Chiesa nelle vicissitudini del tempo e nella tempesta è presenza che annuncia la salvezza con la Parola e l’anticipa misteriosamente nella celebrazione eucaristica. Paolo testimone e ministro di Cristo è qui segno di quella presenza. Nella celebrazione eucaristica si raccoglie la vita del mondo e dell’umanità: nella nave in mezzo alla tempesta non sono presenti soltanto i discepoli, ma tutta l’umanità nella sua accezione più vasta, con i delinquenti, i marinai prezzolati, con i soldati e il centurione: è l’impero romano e il popolo ebraico.
Divo Barsotti, Meditazione sugli Atti degli Apostoli, Queriniana 1977, p. 501.
Non conoscevo questo passo avvincente degli “Atti”.