Ieri sera Via Crucis del Rione Monti guidata da don Francesco su testi di don Primo Mazzolari: “Adoriamo la tua benedetta e straziata umanità che ci riappare quaggiù in ogni povero”. Partenza dalla chiesa di Santa Maria ai Monti, stazioni per le vie Madonna dei Monti, Tor de’ Conti, Baccina, Sant’Agata dei Goti, Panisperna. Eravamo forse duecento. Presenti i due pope della vicina chiesa degli Ucraini cattolici e il pope dei Georgiani ortodossi, con sosta nella Chiesa di San Bernardino in uso ai cattolici cinesi e davanti a tre case di suore che avevano posto sulla soglia un altare con croce, conclusione nella chiesa di Sant’Agata dei Goti affidata agli Stimmatini. Nel primo commento altre immagini della modesta e viva Via Crucis monticiana.
Con la Croce per le vie del Rione Monti
14 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Lungo il Muro Fermafuoco. Ci siamo fermati davanti alle “pietre di inciampo” che ricordano gli ebrei perseguitati dai nazisti. Abbiamo fatto una stazione all’angolo tra via Baccina e via dei Neofiti: altra memoria ebraica forte. Abbiamo costeggiato il Muro Fermafuoco che divideva il Foro dalla Subura: noi siamo nella Subura. Dunque una Via della Croce che univa epoche e genti, con la Croce portata da una comunità piccola ma viva, piena di legami. Tanti giovani a pregare e cantare. Io il più vecchio. Alla fine erano otto, tra pope e preti, a darci la benedizione dal presbiterio di Sant’Agata dei Goti. Visitatori belli, narrate le vostre Vie della Croce.
Un’uscita indifesa. Per un’altra uscita della mia parrocchia nel quartiere, il giorno del Corpus Domini, leggi qui
http://www.luigiaccattoli.it/blog/2014/06/24/il-corpus-domini-in-piazzetta-a-monti/
Il punto da cogliere: don Francesco è un sostenitore della “Chiesa in uscita” di Papa Bergoglio e già da prima e ancora di più oggi intende la processione del Corpus Domini e la Via della Croce come uscite. Si va direttamente tra la gente. Senza luminarie, stendardi, polizia. Un’uscita umile, indifesa, alla pari. Dalle porte e dalle finestre facce distratte o partecipi. Nessun segno d’ostilità. Bravo il mio don Francesco.
Nella Parrocchia del mio paese si celebrerà la “Via Crucis” la sera di venerdì prossimo: spero di tornare in tempo da Milano per parteciparvi (in questi ultimi anni, a volte vi sono riuscito ed a volte no).
Buona domenica pomeriggio al “pianerottolo” !
Roberto 55
Quest’anno, per me, via crucis con mia moglie sui pianerottoli del mio condominio, per accompagnare nel segreto bisogni molto profondi e situazioni solitudine, sofferenza e frattura gravi e al momento non avvicinabili.
Detto con rispetto per il papa, per il don in questione e per Accattoli, non è per loro…
Il papa ha detto e dice “Chiesa in uscita”, ma è stato recepito: “Chiesa in gita fuori porta”. Insomma, scampagnate tra amici, passeggiate giusto per guardare e per farsi vedere.
Un cristianesimo che non rompe le palle -23 mag 2012 -pardonnez-moi le francesism- a nessuno non è cristianesimo. E’ una scampagnata tra amici, nulla più.
Ad esempio, oggi Domenica delle Palme, c’erano dei centri commerciali aperti.
Ecco, una “Chiesa in uscita” seria si organizza e va a rompere le palle fuori ai centri commerciali ricordando agli avventori che sono dei merd ehm, dei peccatori che non santificano la domenica e nè la fanno santificare ai poveri cristi che li dentro -magari a part-time e sottopagati- ci lavorano.
Usciamo davvero a “evangelizzare” …
Comunque ci son più preti e suore nel rione Monti che in tutta San Benedetto.
La mia parrocchia naviga praticamente in mezzo ai campi, per le processioni infatti ci si organizza in diocesi. (Però noi non ci andiamo mai guardiamo il Papa in televisione)
A Trieste, con la Parrocchia dei Santi Andrea e Rita, da un paio d’anni facciamo la via crucis per le vie del rione insieme alla Parrocchia confinante di Madonna del Mare e finiamo con una cena povera i cui proventi vanno alle Caritas delle due Chiese. Una settantina di persone, prevalentemente anziane, e qualche bambino. Quest’anno, causa poggia e freddo, non l’abbiamo fatta! Mi è dispociuto.
Mi fa piacere che si stia riscoprendo il valore delle processioni.
Siamo passati da anni in cui si diceva (anche da alcune sedi arcivescovili molto importanti e molto ascoltate) che l’importante era la fede interiore e non “ostentare” e “sfoggiare” per le vie della città, “imponendo” ai non credenti (oggi ci sono anche molti appartenenti ad altre religioni) uno “spettacolo” che non apprezzano.
Si riscopre la devozione popolare, magari purificata da alcuni eccessi, e il valore di una testimonianza offerta a tutti: noi ci crediamo sul serio e siamo qui senza vergognarci, preghiamo per la nostra comunità e per tutti quelli che vi appartengono, chiunque può aggiungersi, anche solo per un tratto.
A proposito di Via Crucis:
http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2015/03/29/news/via-crucis-sui-canali-e-tanta-suggestione-1.11143900
In un altro paese vicino, da alcuni sta diventando una tradizione quella della Via Crucis a quadri viventi nella chiesa parrocchiale, cioè con attori che rappresentano immobili la scenda descritta nella stazione della Via Dolorosa.
Tra quelle a cui ho partecipato è forse la più suggestiva.
E’ più forte di me. Non sopporto le rappresentazioni viventi del dolore, Il Cristo con il sangue finto e la madre con il volto emaciato; non parliamo poi di finte flagellazioni e crocifissioni: alla fine tutti contenti, che è venuta bene e le pie donne in lacrime come prefiche romane.
Non si può trasformare tutto in teatro.
Qualche volta lasciamo spazio al silenzio e alla meditazione.
Lasciamo parlare la croce!
Non sono obbligatorie, puoi benissimo non assistervi.
Caro Fides e cari tutti vorrei proporvi di ascoltare questi canti della liturgia ortodossa del Sabato Santo: gli ENKOMIA . Cantati dai monaci atoniti sono impressionanti.
http://traditioliturgica.blogspot.it/2015/03/gli-enkomia-lamenti-funebri-del-sabato.html
”
(Gli enkomia o elogi)esprimono la profonda pietà della Chiesa, dinnanzi alle spoglie mortali di Cristo. Lo sbigottimento e il dolore non sono mai tali da prevalere al punto che già qui si evoca la resurrezione che darà vita e trasfigurerà il corpo del Salvatore. Si evita, così, di cadere in una cupa tristezza o di crogiolarsi nel puro dolore, come potrebbe succedere in una pietà deviata che prende troppo in considerazione il dato psicologico e umanistico della vicenda e lascia sullo sfondo quello rivelato.